Ogni giorno se ne sentono di nuove e rimango allibito da tanta sfrontatezza e spregiudicatezza.
Credo s'imponga una seria riflessione sulla capacità di noi padri nell'educazione dei nostri figli.
Addio ai padri
di
Ernesto Galli della Loggia
Il colloquio che segue è tratto da un filmato su YouTube, registrato con un cellulare nella classe di una scuola italiana la settimana scorsa. Un alunno di una quindicina d’anni, è vicino alla cattedra con un microfono in mano e finge un’intervista alla professoressa: Alunno:Ma lei, professoressa, ha mai provato a mettersi un dito nel culo? Professoressa (imbarazzata e sussurrando): Ma che dici, via... Alunno: Ma lei quanto guadagna? Professoressa (come sopra): Non molto di certo... Alunno: Pensa che guadagnerebbe di più facendo la *******? Questo il brutale, e testuale, referto delle parole. Le quali obbligano a infischiarsene del moralismo e a porsi una domanda: che cosa è, che cosa bisogna pensare di un Paese dove in un’aula scolastica è possibile un simile scambio di battute?
E dove è possibile che ciò accada senza che nelle 24 ore successive (almeno a quel che si sa) vi sia alcuna reazione significativa? A proposito di episodi di brutalità, di violenza o di rifiuto delle regole più elementari del vivere civile come questo, che si susseguono nelle nostre scuole, non è più possibile evocare la categoria onnicomprensiva di «bullismo ». Non è più possibile, cioè, rifugiarsi nella dimensione del patologico e magari pensare che l’azione di un ministro (che pure è necessaria e urgentissima: si svegli onorevole Fioroni, si svegli!) possa essere il rimedio. Certo: la scuola e l’istruzione sono coinvolte, eccome!, ma si tratta di ben altro. Si tratta nella sostanza di una frattura immensa che nella nostra società si è aperta tra le generazioni.
Una frattura che comporta spesso l’impossibilità di trasmettere dai padri ai figli i modelli comportamentali, le gerarchie dei valori accreditati, perfino le regole della quotidianità, che i primi bene o male si credevano tenuti a osservare e che i secondi oggi, invece, neppure quasi conoscono o trattano con assoluta noncuranza. Beninteso, nell’epoca della modernità tutti i passaggi generazionali hanno registrato un problema del genere, che però oggi si presenta in modo radicale per la presenza combinata di due fenomeni inediti e dirompenti. Da un lato l’enorme innalzamento del reddito che da mezzo secolo caratterizza tutte le nostre società, e che consente oggi anche ai giovanissimi, per non dire agli adolescenti, di avere in tasca (o di poter ragionevolmente aspirare ad averlo) denaro da spendere per un ammontare finora impensabile (quanti quindicenni nel 1960 potevano avere un mezzo di locomozione proprio?).
Dall’altro, più o meno nello stesso periodo, ha preso forma una gigantesca rivoluzione scientifico-tecnica di portata generale, sì, ma capace di irrompere in modo pervasivo nella quotidianità del privato (si pensi alla pillola, alla tv, a Internet, all’ingegneria genetica), ed è in questa nuova quotidianità—distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici rappresentati esemplarmente dalla scuola—che si forma la nuova soggettività giovanile, forte del suo potere d’acquisto e non più orientata a un rapporto di imitazione con il mondo adulto ma piuttosto in arrogante, spesso aggressiva e violenta, contrapposizione a esso. Il cui simbolo è non a caso il cellulare.
E’ accaduto, insomma, che nel tardo XX secolo i giovani siano divenuti i fruitori/apostoli di tutte le maggiori novità tecnico- scientifiche e in genere della massiccia innovazione sociale, acquisendone per riverbero il prestigio e un profondo sentimento di autonomia. I padri, invece, sono andati inevitabilmente perdendo, di pari pari passo, il senso culturale del proprio ruolo e dei valori ricevuti e la sicurezza in se stessi. Tutto ciò è specialmente vero per l’Italia perché in Italia la cultura dei padri era particolarmente fragile. Priva di forti modelli tradizional-borghesi, influenzata profondamente dall’incerto permissivismo sessantottesco e dai luoghi comuni culturali del politicamente corretto, essa si è trovata in una situazione di totale debolezza davanti all’irruzione dei processi di autonomizzazione della soggettività giovanile.
Non solo. Da noi era specialmente debole proprio l’istituzione deputata in primis a fare i conti con quella soggettività: la scuola. Cosa poteva mai opporre alla straordinaria sfida dell’epoca la povera scuola italiana, che arrivava all’appuntamento dominata dai sindacati, gestita da una lobby di pedagogisti di regime e guidata da politici paurosi, interessati solo alla carriera?
02 aprile 2007
(dal Corsera online)
La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
Immagino che la prof. abbia risposto di "sì" senza esitare un secondo
x fortuna che i giovani sono il nostro futuro..
stazione meteo :
Davis vantage PRO2wireless ventilata 24h in giardino:http://casalbrunori.altervista.org/G...antage_Pro.htm
Davis sul tetto online: http://www.viverein.org/meteo/index.htm
Cmq obiettivamente a scuola fanno queste cose perchè possono permettersele, voglio vedere se in un posto di lavoro fanno volare una mosca. Insomma dipende dal contesto (non è che voglio giustificare ste idiozie, solo arrivare al fallimento futuro della società mi sembra esagerato)
Dialogo aberrante.
Ma trovo patetico un disquisire in larga parte condivisibile per arrivare alla conclusione delle ultime 3 righe.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
purtroppo non c'è neanche tanto da stupirsi, i genitori di oggi sono troppo permissivi e vedono i loro figli come dei gioielli intoccabili...
questo atteggiamento non fa altro che dare a quest'ultimi "carta bianca" su tutto con le conseguenze che conosciamo tutti.
però muovo anche una critica verso questi insegnanti che non sanno farsi rispettare, ma dico...come fa una professoressa a farsi trattare così???![]()
se non sa farsi rispettare e tenere una classe è meglio che cambi mestiere!!![]()
Torgnon (1350 mt) / Chatillon (530 mt) stazione meteo:
https://www.wunderground.com/dashboard/pws/ITORGN6
http://datimeteoasti.it/stazionimete.../realtime.html
Quoto, soprattutto la prima parte
Abbiamo vissuto una situazione di bullismno anche nella classe di mio figlio per ben 3 anni (e siamo SOLO in quarta elementare)
C'era un gruppetto di bimbi che metteva al muro un compagno ( a rotazione è toccato a quasi tutti i membri della classe) e lo menavano
Dopo la riunione di classe mio figlio si è beccato 1 mese di castigo (niente cartoni, niente play, niente feste di compleanno, niente parco, pallone, ecc.ecc..) lui non apparteneva al gruppetto, ma abbiamo deciso di punirlo severamente, non aveva raccontato nulla a casa di ciò che accadeva in aula!
Sapete i genitori degli alunni colpevoli di atteggiamenti aggressivi cosa hanno detto in riunione?
"Ma sono solo bambini "![]()
Non sono stati affatto puniti, detto questo ...
Adesso le insegnanti, per fortuna, riescono a tenere a bada questi 3 bulletti, i genitori se ne infischiano altamente
Una cosa è certa, su questo NON TRANSIGO e divento estremamente dura e severa, Samuele quella punizione la ricorda benissimo e ha capito perfettamente il significato della stessa!
"E' veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa. La vita è troppo bella per essere insignificante." (Charlie Chaplin)
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