Di GIULIANO BELTRAMI
BAGOLINO - Che facciamo? Ci allarghiamo? Ma sì, allarghiamoci. Ora a puntare alla lotteria sulla ruota di Trento, dopo Lamon, dopo i veronesi e chissÃ* chi altri, ci pensa Bagolino. Mai sentito nominare? Male, ragazzi.
Bagolino. Carta d´identitÃ*: 4.000 abitanti suddivisi in due paesi, Bagolino (accosciato sulle pendici meridionali dell´Adamello) e Ponte Caffaro, frazione del fondovalle, distesa sulle rive del lago d´Idro, lÃ* dove i frati benedettini un migliaio d´anni fa bonificarono la palude. Bagolino ha uno dei più bei centri storici delle Alpi, ma ha pure 800 seconde case che d´estate ospitano, insieme ad edifici rurali ristrutturati, fino a 12 mila turisti. D´inverno, poi, ecco le piste di sci di Gaver e Maniva.
Ma a noi amanti del «bon vivre» piace di più parlare del «Bagòss» e del Carnevale. Il primo, col suo sapore forte, è prodotto in 1.600 quintali ed è tanto ricercato da far piangere il portafoglio. Il secondo, il Carnevale... Beh, bisogna andarci. Oggi, a dire la veritÃ*, ci vanno perfino in troppi, perché non è più il tempo in cui i Bagòssi sfasciavano le cineprese dei foresti che irrompevano nella loro intimitÃ* trasgressiva. Oggi all´ariosa finale del Martedì Grasso ti spingi come fossi a San Pietro per la proclamazione del Papa. Ma il Carnevale, con i suoi «Balarì» e con i suoi «mascher», immutato da mezzo millennio, ti racconta la storia di una comunitÃ* fiera. «Le sante feste de Nadal, le santissime de CarnaÃ*l!»: basta questo antico adagio per capire quanto tengano i Bagòssi al loro Carnevale? Ma oggi parliamo d´altro.
Il sindaco di Bagolino si è unito alla schiera di coloro che vogliono diventare trentini. Una moda? «No, non voglio che scriva nulla: prima devo scrivere io a Lorenzo Dellai». Attacca così Marco Scalvini, sindaco da una legislatura e un pezzo, figlio di un ex consigliere provinciale, geometra di professione, vulcano per missione. Gli spieghiamo che, avendo giÃ* parlato con i giornali bresciani, può raccontarla anche a noi: dopotutto siamo i diretti interessati.
Scalvini comincia con l´articolo 132, secondo comma, della Costituzione, «che prevedeva, in caso di modifica di confini regionali, il pronunciamento almeno del 30% della popolazione delle due regioni interessate. Norma bocciata il 18 ottobre del 2001 dalla Coote Costituzionale, che riconosce pari dignitÃ* fra gli Enti istituzionali, perciò non serve più il parere di entrambe le regioni».
Ciò per dire che Bagolino vorrebbe chiedere l´annessione al Trentino... «Bagolino ha nella storia il Trentino: non serve che racconti che i nostri preti un tempo erano mandati dalla Pieve di Condino. E poi Bagolino ha una peculiaritÃ*: è una repubblica a sé, impermeabile alla gestione della provincia: ha la sua tradizione, il suo dialetto...».
Fermo Marco, fermo. Ma se è una repubblica a sé, perché cambiare? «L´ho detto: siamo più legati al Trentino». Scalvini (fiume in piena) para della politica ecologica trentina, del lago d´Idro, della viabilitÃ*, degli schiaffi ricevuti dalla Regione Lombardia («siamo l´ultimo comune del Bresciano e l´ultimo lombardo»). E l´economia? «Le nostre aziende lavorano da voi e le vostre da noi. E poi negli ultimi anni abbiamo tessuto un rapporto molto proficuo con i comuni trentini». Cita la sistemazione di via Campini, a Lodrone, la via di confine, Scalvini, ma cita anche «Per un futuro migliore», un progetto per combattere le dipendenze, che vede Bagolino insieme ai comuni della valle del Chiese.
Dopo il pubblico c´Ã¨ il privato: «Sa che molte nostre donne sono sposate in Trentino e molti trentini sono sposati a Bagolino?». Come dire? Se si sposano i cristiani, perché non possono sposarsi le istituzioni? Ti pare una domanda da niente?

Da L'Adige.it