... pensava seriamente di legittimare Hamas dopo la vittoria alle elezioni di gennaio:


http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=84
Hamas si confronta oggi non solo con un’assai difficile situazione interna ma anche, come il Pci, con forze esterne aventi una posta elevata nella questione e decise, se necessario, a interferire pesantemente, forse ben più di quelle con cui dovevano confrontarsi i comunisti italiani. Il dilemma di queste forze esterne è se permettere ad Hamas di legittimarsi oppure no. Lasciarglielo fare significa credere che l’integrazione di Hamas nel processo politico palestinese e nelle responsabilità di governo giocherà a favore della sua normalizzazione nel più lungo termine e che l’evidente carattere strumentale della sua posizione di oggi sarà superato domani. Se, invece, non si ha fiducia in questo tipo di evoluzione, non si permetterà certo ad Hamas di legittimarsi oggi perché questo significa semplicemente dargli modo e tempo di rafforzarsi e di tirare fuori le unghie appena gli sarà possibile e procurare, già adesso, dei danni, se non in Palestina, nell’insieme della regione mediorientale.

Le due diverse risposte al dilemma cominciano già a separare le due sponde dell’Atlantico, l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Cosa farà l’Unione? Gli alleati mediorientali dell’Occidente, in particolare l’Egitto, già propendono per una neutralità prolungata nei confronti di Hamas, rifiutano le categoriche sanzioni che gli Usa e Israele stanno preparando, e si apprestano, invece, a usare la diplomazia per cercare di plasmare la politica di Hamas, come già è stato fatto nei due anni passati. L’Ue, come risulta evidente dalla politica di gestione della crisi che ha messo in opera subito dopo l’inattesa vittoria di Hamas, in principio sarebbe chiaramente orientata nello stesso senso, ma nei prossimi giorni – quando il nuovo governo palestinese avrà preso una forma definitiva – Washington e Gerusalemme pretenderanno risposte univoche alle condizioni che subito hanno posto: riconoscimento di Israele, accettazione dell’acquis di Oslo e smantellamento dell’organizzazione militare. Ogni risposta più sfumata o possibilista apparirà loro come menare il can per l’aia. Gli europei dovranno prendere una posizione definitiva. Si vedrà nelle prossime settimane se seguiranno le loro tendenze oppure si limiteranno a seguire acriticamente gli Stati Uniti oppure si spaccheranno, come sull’Iraq, e resteranno paralizzati mentre, questa volta, è il giardino di casa che brucia.
http://euroatlantic.blogspot.com/200...oristi-di.html
Le dichiarazioni di Frattini seguono la clamorosa notizia, trapelata nei giorni scorsi, delle iniziative informali per escludere Hamas dalla lista nera (così da consentire la ripresa del flusso di finaziamenti interrotto nel 2003), avviate da Spagna e Francia a distanza di appena un anno e mezzo dalla sua inclusione. Pare anche che, durante la Presidenza di Romano Prodi alla Commissione Europea, vi siano stati incontri segreti tra esponenti della Commissione e Hamas. L'episodio è stato più volte smentito dallo stesso Solana ma continua ad essere oggetto di discussioni e di ricostruzioni che trovano «nuovo credito, non solo sulla stampa», come sostiene anche l'interrogazione "a risposta scritta" indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Affari Esteri presentata dai Senatori Compagna e Tonini. Se ciò fosse vero, la posizione dell’UE nei confronti della crisi mediorentale sarebbe ancora più grave.






Corre il 2007 e noi europei abbiamo rischiato di legittimare questa gente:
Le radio e le tv della Striscia trasmettono altri ordini con altre parole, quelle del Fatah sono state zittite. «Vogliamo annunciare alla gente che il passato è stato spazzato via e non ritornerà. L’epoca della giustizia e del dominio islamici è arrivata», proclama un portavoce dell’ organizzazione. I fondamentalisti la chiamano «la seconda liberazione », dopo il ritiro israeliano nell’estate di due anni fa. «Oggi vi abbiamo liberati dai greggi dei collaborazionisti ».
Traditori. Così è stato bollato Samih Mahdoun, prima di essere freddato con sei colpi nel petto. Era uno dei capi delle truppe organizzate da Mohammed Dahlan per contrastare il potere delle squadre di Hamas. Si era vantato di aver eliminato numerosi fondamentalisti, di aver bruciato le loro case. La sua condanna a morte è stata pronunciata al mattino, dal pulpito di una moschea: un imam ha emanato una fatwa, ha decretato che fosse lecito ammazzarlo.
Traditori. Così sono stati bollati i diciotto uomini della Sicurezza preventiva uccisi uno dopo l’altro, quando il palazzo è stato conquistato. «Li hanno presi sulle spalle uno alla volta, scaricati sulle dune di sabbia di spalle e fucilati », racconta un testimone, Jihad Abu Ayad all’Associated Press. Gli ospedali vanno avanti con la poca elettricità fornita dai generatori, il sangue per le trasfusioni è finito. Ieri sono arrivati altri 29 morti, dall’inizio dell’offensiva, sei giorni fa, sarebbero 110.

E' finito ancora prima di nascere il progetto di stato Palestinese, su questo punto sono perfettamente d'accordo con M.Allam:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...-israele.shtml
Quanto all'Occidente ha sbagliato scommettendo e premiando con il Nobel per la Pace il più cinico funambolo della politica mediorientale, Yasser Arafat, che nel 2000 non ha esitato a gettare alle ortiche uno Stato palestinese sul 96% dei territori palestinesi, pur di salvaguardare un potere personale frutto di compromessi con gli estremisti dell'Olp e i terroristi di Hamas. L'Occidente ha sbagliato ancor di più quando nel 2006 ha legittimato Hamas, violando lo stesso bando vigente negli Usa e nella Ue, nell'illusione che la semplice partecipazione alla gestione del potere avrebbe trasformato i terroristi in politici, scoprendo tardivamente che Hamas mai riconoscerà Israele, rinuncerà al terrorismo e accetterà gli accordi internazionali.