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11/12/2000: l'odore della pioggia, le luci su Messina
Dicembre 2000.
Finito lo spettacolo al Vittorio Emanuele, ci assiepiamo, noi e gli altri studenti, sui gradini in marmo freddi e lucidi di pioggia fine.
Piove, su Messina.
Non fa freddo. D'altronde, è mesi che non ne fa.
Vedo ragazze coi piumini, ragazzi con le giacche di pelle, ma non fa freddo.
Il Teatro, stasera, è uno sfolgorare di luci.
Dalle rosticcerie arrivano profumi gustosi. I
l mare è lì vicino, tremulo eppure calmo.
Il suono delle navi sa di abitudine.
Mi sembra di guardarli da lontano, i miei compagni, quasi non fossi tra loro. L'adolescenza che sto vivendo adesso è la fotocopia di un'età adulta che non ho, senza i bollori adolescenziali, fatti di cazzate a raffica, futili ribellioni e utopie.
Mi rifarò fra un anno, ma ancora non lo so. Mi rifarò con le sbronze, con le ragazze esibite come trofei del riscatto, con le schitarrate durante le occupazioni.
Tutto inutile, beninteso. Ma è un puntello che trattiene la consapevolezza di un'esistenza caduca, a tratti assurda.
Ma ora non so nulla. E mi chiedo il perchè di tanto intimismo.
Perchè ripiegarsi nella propria introversione? Perchè?
A chi giova questo guardare il mondo da una finestra ipotetica?
Beh, a qualcuno servirà. Non ho nessuna voglia di abdicare alla mia soggettività. Penso alle frasi di Nietsche nella
cui lettura m'immergo bevendo gocce di sapere, al suo vivere l'attimo come fosse eterno.
Per me, mentre gli amici di domani stanno saltando sui banchi
o facendo scherzi ai professori-anche quelli come me,
che a differenza mia fingono una spavalderia fittizia-io mi godo quest'attimo eterno.
Piove.
Le gocce tintinnano, titillano, a tratti tentennano,
in una virtuosistica autocelebrazione. Gli odori-quello del mare,
quello del cibo, quello della pioggia, si fondono, fendono l'aria,
fondano una koinè che nutre l'anima avviluppata in abissi impercettibili.
I suoni-quelli delle auto, quello delle navi, il vociare festoso
dei miei compagni-trillano, strillano, brillano sulla città.
Questo marmo liscio, questo sapore di un inverno che non arriverà mai affascinano me,
viandante di un'esistenza che altri hanno vissuto.
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