Referente italiano? Semmai è uno dei vari collaboratori dell'IPCC.
Ma a parte questo, come certo saprai, l'Enea è un ente assai complesso. Prima esisteva il Cnen (energia nucleare). Dopo Chernobyl e l'abbandono del nucleare viene creato l'Enea. In esso confluisce quel po' che resta del Cnen e, inoltre, si formano nuove aree che si occupano di energie rinnovabili, climatologia ecc.
Quella che collabora (e non è il referente, ripeto: l'IPCC non ha referenti) con l'IPCC è la sezione climatologia dell'Enea che si occupa di ambiente
http://www.acs.enea.it/
che è poi quella in cui lavora il Prof. Ferrara.
Quindi il tuo messaggio, scusa, è un non sense.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
jonioblu
Non mi hai citato, ma te lo do lo stesso.
Non a caso ho citato le motivazioni (riprendo da dove l'ho letto la prima volta che non ricordo se fosse l'ANSA o un quotidiano on line): "diffondere la conoscenza relativa ai cambiamenti climatici".
Per quanto riguarda l'IPCC per anni ha basato la diffusione della conoscenza su un "oggetto" rivelatosi poi un falso scientifico.
Diciamo che gli scopi erano certamente nobili, ma non lo classificherei certo sotto la voce "diffusione della conoscenza" quanto sotto la voce "il fine giustifica i mezzi".
Mi rendo conto che non si possa buttare la croce addosso ad un organismo in eterno per aver basato per un certo periodo di tempo la sua strategia comunicativa su un qualcosa di errato (in fondo Arafat è stato un terrorista, ma poi dopo vari anni e ravvedimenti ha avuto pure lui il Nobel per la pace) però insomma ... parliamo sempre del Nobel e del citato "diffondere la conoscenza" e di un falso che data un lustro, non un secolo ...
Quanto ad Al Gore ... Mah ... Mi pare che più che altro abbia cavalcato l'onda (giudizio personale), ma ammetto di non sapere nel dettaglio quanta "conoscenza abbia diffuso"; magari appena riuscirò a vedere An Inconveniet Truth mi farò un'idea più precisa di dove vada inquadrato ...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Vincenzo Ferrara... uhmm... già sentito... vi posto un bel messaggio apparso sulla lista "Clima e Dintorni" del CNR che spesso leggo: http://lists.ibimet.cnr.it/mailman/l...climaedintorni
Non è adatta ai catastrofisti e ai sostenitori senza se e ma del Global Warming!
Quel che segue è un articolo scritto da Vincenzo Ferrara nel 1982 sulla "Rivista di Meteorologia Aeronautica" (Volume XLII n. 1, Gen-Mar 1982). E' un documento ececzionale perché spiega perfettamente il Vincenzo Ferrara di oggi, ovvero l'uomo di fiducia che Pecoraro Scanio ha voluto per coordinare la Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici svoltasi a Roma il 12 e 13 settembre. La sua ascesa verso la fama è iniziata negli anni '90 quando ha partecipato ai negoziati internazionali sul clima diventando dal 1992 al 2006 il Focal Point nazionale dell'IPCC, l'organismo dell'ONU che monitora i cambiamenti climatici. Entrato all'ENEA, è diventato anche direttore del Progetto speciale sul clima globale, e fa anche parte del Comitato scientifico del WWF.
Se io fossi un climatologo a contatto con il pubblico, mi comporterei esattamente come il medico di fronte ad un malato più o meno immaginario. Questi malati, infatti, sanno tutto di medicina dai più remoti sintomi alle più catastrofiche prognosi perché seguono fereneticamente tutte le rubriche televisive del tipo: “Curatevi da soli con lo zabaglione”, comprano puntualmente tutte le grandi enciclopedie illustrate a fascicoli settimanali della serie: 2Tutta la salute minuto per minuto”, leggono insaziabilmente libri e riviste di medicina della collana: “Tutto quello che dovete sapere dalla cefalea al cancro fulminante” e, infine, tanto per sgranchirsi il cervello, imparano a memoria il nome di qualche migliaio di medicine al giorno dal prontuario in 78 volumi delle “Specialità medicinali nazionali ed internazionali”.
Un tipo di questo genere, quando sta male e va dal medico, già sa la diagnosi e prevede le possibili cure, compreso il nome di qualche centinaio di medicine adatte al caso. Ebbene, se il medico con il solito linguaggio incomprensibile gli sciorina, traducendo in termini terra-terra, la stessa diagnosi che lui aveva formulato, proponendogli una parte delle medicine che lui stesso aveva pensato, quel medico diventa subito il più grande scienziato di tutti i tempi, un nobel della medicina. Ma se, viceversa, il medico dice qualcosa di diverso da quello che lui pensava, quel medico diventa subito antipatico, incapace e presuntuoso, le sue cure risultano inefficaci, anzi nocive, finché alla fine quel medico viene senza mezzi termini classificato come uno che ha preso la laurea in medicina solo per far soldi perché in realtà non capisce un beneamato tubo di medicina.
Ebbene, per il climatologo succede la stessa cosa. La gente ormai sa tutto sul clima e sul tempo (clima e tempo sono spesso sinonimi), perché ha già letto qualche decina di manuali sul tempo (atmosferico) del passato, presente e futuro, a partire dal big bang iniziale e fino alla fine dell’espansione dell’universo (se ci sarà una fine); conosce a memoria l’enciclopedia a fumetti del 2fatti da solo il tempo che vuoi”, anzi si è già costruito in casa un bel temporale in miniatura con relativi fulmini e trombe d’aria, e poi, cosa più importante di tutte, ha divorato avidamente migliaia di pagine scientifiche dai quotidiani e periodici vari ove si parla addirittura dell’utilità della meteorologia nelle danze della pioggia in Patagonia.
Pertanto appena il tempo fa le bizze e le temperature appena un po’ più fredde del normale, coloro che tutto sanno si agitano furiosamente come morsi dalla tarantola, chiedono notizie e informazioni, telefonano al Servizio Meteorologico e perfino alla Protezione Civile, i giornali e la televisione ne parlano, le interviste si sprecano e la ricerca del “freddo che più freddo non si può” dilaga. In queste condizioni anche i più ignoranti e trogloditi sanno farsi una diagnosi e una prognosi sul clima e sulla lampante variazione climatica, e, come nel caso del malato di cui sopra, si interpella l’esperto climatologo con la frase di rito: ‘Il clima sta cambiando?’.
Orbene, se voi siete climatologo e contemporaneamente desiderate sopravvivere come un climatologo, accrescendo magari la vostra fama, non avete che da comportarvi come il medico, fornendo proprio la diagnosi e la prognosi che la gente si aspetta. Guai a rispondere: “Ma no, è tutto normale”, oppure: “Sono tutte balle montate dai giornali e dalla televisione” o peggio ancora: “Ogni volta che il tempo cambia ci state a rompere le scatole con queste variazioni climatiche”, perché la gente vi guarda prima sbigottita, poi con antipatia e infine conclude all’unanimità che voi meritate il confino in Siberia perché non capite un accidente né di tempo, né di clima. Sarebbe la fine della vostra carriera e vi converrebbe mettervi in pensione prima che vi buttino fuori a calci nel sedere.
L’unica risposta sensata alla domanda: “Il clima sta cambiando?” è: “Ma certo che sta cambiando! E’ ormai una cosa nota, scientificamente accertata e fuori discussione”. A questo punto prevedete per il futuro e per il prossimo secolo un clima esattamente uguale al tempo atmosferico presente, esaltando magari il fenomeno fino alle estreme conseguenze. Così, se fa freddo prevedete “glaciazioni”, se fa caldo prevedete una “era torrida”, e se vi sono condizioni di forte variabilità prevedete “estremi climatici” a breve termine e clima più o meno immutato a lungo termine (secolare).
Ma, direte voi, come fa un climatologo serio a fornire previsioni climatiche, attualmente impossibili, e per giunta previsioni, o meglio predizioni, così opposte senza sentirsi un buffone? Non temete c’è la scienza che vi sorregge, perché la scienza in questo campo ha pensato a tutto e fornisce la soluzione per ogni caso, anche per quelli più disperati.
Perciò, se fa freddo, il discorso scientifico da fare è il seguente: “Il clima sta cambiando e ci avviamo verso una nuova glaciazione. Questo fatto è già stato accertato perché a partire dal 1940, la temperatura media dell’emisfero nord è diminuita di circa 0,4°C, a causa probabilmente della minor trasparenza dell’atmosfera intorbidita dal sempre maggior inquinamento dell’aria. Il raffreddamento dell’aria provoca una maggiore estensione dei ghiacciai e dei mantelli nevosi, i quali essendo altamente riflettenti (albedo elevata) per la radiazione solare provocano a loro volta un successivo raffreddamento e quindi nuovi e più vasti ghiacciai, e così via in una spirale che porterà ad una nuova glaciazione nel giro di un secolo e forse meno”.
Già, ma se fa caldo come si fa a giustificare una previsione di era torrida con questi dati di fatto sul raffreddamento? State calmi. Basta affrontare il problema da un altro punto di vista altrettanto scientifico. In questo caso il discorso è: “Il clima sta cambiando e ci avviamo verso un’era torrida. Tutto ciò è stato già scientificamente accertato perché a partire dal 1850 il contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera è andato progressivamente aumentando e solo in questi ultimi venti anni si è passati da 315 a 334 parti per milione. Ciò significa che nel 2020 l’accumulo di anidride carbonica sarà più che raddoppiato se si tiene anche conto dei sempre crescenti consumi di energia e di utilizzo dei combustibili fossili. L’aumento di anidride carbonica riduce le perdite di radiazione ad onda lunga dalla terra verso lo spazio (effetto serra) e nel giro di meno di mezzo secolo la temperatura media dell’aria aumenterà di circa 2 o 3°C; ci sarà scioglimento dei ghiacci polari ed un aumento medio del livello del mare che sommergerà parecchie località costiere”.
Tutto ciò sarà bello e scientifico, ma se a voi climatologi non va di essere così drastici oppure se le oscillazioni del tempo non sono tali da far presupporre che l’opinione pubblica preveda ere torride o glaciazioni, come comportarsi? Anche in questo caso la soluzione è semplice. Basta impostare il discorso in quest’altro modo: “Il clima sta cambiando, ma con rapide fluttuazioni e su periodi brevi. E’ vero che la temperatura è diminuita dal 1940 ad oggi, ma è anche vero che dal 1880 al 1940 è aumentata in media di 0,6°C. E’ vero che l’anidride carbonica aumenta, ma è anche vero che buona parte della radiazione solare ad onda lunga viene assorbita dagli oceani riducendo l’effetto serra e la rimanente parte viene perduta verso lo spazio a causa di contemporanee variazioni dell’ozono stratosferico. Insomma, episodi a breve termine di insolito clima sono soltanto fluttuazioni di un sistema che già di per se stesso è fortemente variabile. Se si considera il clima su periodi secolari o plurisecolari, si nota che è rimasto del tutto invariato e non vi sono attualmente indizi tali da giustificare una variazione climatica a lungo termine e quindi nel prossimo secolo”.
E con ciò è sistemata anche questa previsione. In definitiva queste ricette sono uguali a quelle del medico di cui sopra: curano tutti i malati autodidatti del tempo e li rendono felici, accrescendo contemporaneamente la vostra bravura di scienziato, perché se vi chiedono: “Il clima sta cambiando?” in fondo già credono che il clima è cambiato e aspettano solo la conferma dell’esperto per sentirsi in pace, appagati dal proprio infallibile genio e della propria ineccepibile diagnosi, anche se frutto dei dotti consigli propinati al pubblico mediante ‘fascisoli settimanali’, con omaggio di un altro fascicolo e della copertina del dizionario del “So tutto io”.
Esattamente.
Precisazione grassettata superflua avendo io indicato a chiare lettere che si parlava di un oggetto di circa un lustro fa.
Io non ho detto che la conoscenza dell'IPCC si basava su questo.
Ma che ne abbia fatto il manifesto invece sì; d'altra parte se il TAR si apriva con l'HS a tutta pagina non è mica colpa mia.
E se è stato usato come leva (anzi come maglio![]()
) per veicolare l'antropogenicità dei cambiamenti climatici nemmeno.
E visto che le motivazioni riportate sono "diffondere la conoscenza in merito ai cambiamenti climatici" ....
Ripeto: non si mette una X perenne sopra a "qualcuno" per uno sbaglio.
Ma è roba un po' troppo recente per meritare il nobel per la pace solo 5 e poco più anni dopo.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Non lo conoscevo. Molto interessante. Ma, sinceramente, non mi sorprende più di tanto. Perché 25 anni fa l'opinione prevalente era questa riportata da Ferrara e si basava su un paio di dogmi
1) Il tempo grosso modo è lo stesso, ma non ne abbiamo memoria. nel senso che ci figuriamo un passato di climi regolari e tipici quasi idilliaco mentre la realtà è che ogni stagione aveva strappi più o meno intensi e prolungati.
2) Se il clima dovesse veramente mutare, allora avverrebbe in tempi lunghi, e comunque superiori alla vita di un individuo.
In questi 25 anni, però, le osservazioni più accurate, l'evidenza scientifica (per esempio coralli plurisecolari morti "di caldo", spostamento di vegetazione più a nord ecc. ecc.), lo studio più particolareggiato hanno finito per far cambiare idea ad un gran numero di addetti ai lavori. La cosa non la ritengo in sé negativa. Chiediamoci: è meglio che uno, di fronte a osservazioni sempre più precise e contraddicenti, cambi la sua idea iniziale o vi rimanga abbarbicato come una patella allo scoglio?
L'IPCC stesso che, come ripeto, si limita a esaminare la letteratura sull'argomento e non a proporre nuove teorie, nel I rapporto era enormememente cauto. Segno che la letteratura era discordante. Mano mano che passano i rapporti e si è arrivati al IV di questi mesi, il numero di osservazioni e studi che propendono per un'origine antropica del GW è diventato una schiacciante maggioranza. Cosa vuol dire questo, se non il fatto che, di fronte alle evidenze, molti scienziati hanno mutato opinione?
Tra questi, evidentemente, anche Ferrara.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
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