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Vento moderato
Non è DIVERTENTE tutto ciò?
Da www.lastampa.it:
Uno scontro fra giudici libera il killer
Si erano conosciuti chattando in Internet, rapidissima convivenza, lei lo lascia, lui la uccide: 24 anni 11 mesi in primo grado, ergastolo in appello, la Cassazione annulla la condanna ritenendo la pena troppo elevata, nuovo processo e altro ergastolo, sentenza-bis della Suprema Corte. Scaduti ampiamente i termini di custodia cautelare, Alì Abidi, tunisino, 47 anni, è tornato libero dopo 6 anni in cella. E da qualche tempo firma - assicura il suo legale, Elisabetta Costa - il registro della questura di Padova, città nel cui carcere l’ex ergastolano era detenuto e da cui - l’hanno stabilito i giudici - non può allontanarsi.
Il suo non è un caso di «malagiustizia». Soltanto di applicazione della legge, e tuttavia un assassino reo confesso, condannato tre volte a pene detentive altissime, ritrovandosi fuori in attesa del prossimo giudizio rappresenta qualcosa di singolare. Lo scontro muro contro muro Torino-Roma sull’entità della pena per Abidi è il vero caso. Apparentemente si è giocato sull’uso che si è fatto delle attenuanti generiche rispetto all’aggravante della premeditazione. «E’ mancato il loro bilanciamento», ha sentenziato la Cassazione. Tradotto: l’imputato non merita la condanna a vita.
Abidi approda in Italia nel 1998. Transita per Bari e risale sino a Riccione. A vendere chincaglierie sulla spiaggia. Come prevede il suo permesso di soggiorno, che un anno dopo lui non tenta di rinnovare. E’ già un altro: si inventa promoter pubblicitario fra Rimini e San Marino, fidanzata in riviera, si installa a casa di lei. E’ un comunicatore, veste elegante e si costruisce una storia su misura per le apparenze: padre mediorientale e madre romagnola, laureato in informatica, devoto a padre Pio, la Porsche gliel’ha distrutta un amico e la fiorente attività aperta a Bari gli è stata rovinata da un commercialista infedele.
Di soldi veri ne vede comunque pochi, e la fidanzata riminese lo scarica. Nel frattempo, in Internet aveva agganciato Rosalba Aiello, funzionaria di Media World nel centro commerciale Le Gru di Grugliasco, Torino. Lei è fresca di separazione dal marito. Abidi si mostra premuroso. Si incontrano, si piacciono, lui le dichiara eterno amore, vuole famiglia e figli con lei. Fa cadere nelle conversazioni con gli amici di Rosalba il «particolare» di aver ricavato dalle sue attività in Romagna un patrimonio di 32 miliardi di lire. Da investire nel futuro dei figli.
Intanto Abidi porta Rosalba di qua e di là in giro per l’Italia e negli alberghi più lussuosi. La Saab 9000 è quella della sua ex, lui le regala un Cartier e costosi accessori per la casa, le manda ogni giorno mazzi di rose. Si è trasferito a Torino, ha aperto una società da nulla (sempre nel campo della pubblicità, qui stampa locandine di pizzerie), punta ad avere una minima liquidità per accedere alla partita Iva e ai crediti delle banche. Quando Abidi riesce finalmente ad andare a convivere con Rosalba nell’appartamento di lei, ad aprile 2001, vi rimane 15 giorni. Il gioco degli specchi e delle apparenze crolla nella vita quotidiana, e Rosalba lo caccia. Abidi reagisce inventandosi la più macabra delle messinscene: il nuovo copione lo porterà ad uccidere Rosalba.
Si procura una carabina calibro 22, riempie un registratore di discorsi farneticanti e grondanti di odio-amore verso Rosalba. Semina le prove di un suicidio allargato. Ha un duplicato delle chiavi di casa di Rosalba, vi entra di nascosto il 21 maggio 2001, spara a bruciapelo contro la donna e l’ammazza. Poi si inietta del veleno intramuscolo, punta la carabina alla propria nuca e si ferisce di striscio. Andrà in coma (farmacologico) ma riesce prima a dar l’allarme e a far ritrovare in salotto la lettera che annuncia il duplice suicidio: la firma di Rosalba, però, l’ha fatta lui. Per i collegi presieduti da Romano Pettenati (il giudice della Franzoni) e Alberto Oggè uno così merita la pena più alta. In Cassazione non sono d’accordo. Rosalba Aiello, separata, funzionaria di «Media World» al centro commerciale «Le Gru» di Grugliasco (Torino) conosce Alì Abidi chattando su Internet nel 2001. Lui si inventa una doppia vita e la conquista. Vanno a vivere insieme, poi lei scopre la verità e lo scarica. Lui la uccide, poi si ferisce mettendo in scena un falso omicidio-suicidio. Ma viene scoperto.
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