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Vento moderato
I giardinieri
Mi permetto di inserire l'ultimo mio racconto.
Grazie per l'attenzione.
http://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17339
Il lavoro quaggiù è duro. Ma anche pieno di soddisfazioni.
Siamo arrivati ormai da dieci anni, e nonostante all'inizio lo scenario fosse tragicamente desolante, ora si iniziano finalmente a vedere i primi risultati.
Quando mi avvisarono che si era reso disponibile un posto di ripopolamento non ci pensai due volte ad accettare. Sapevo che per loro era solo questione di tempo. Avrebbero disceso prima o poi la solita china, che diverse volte ho già visto portare alla catastrofe.
Ma noi non dobbiamo e non possiamo intervenire. Solo osservare e proteggere da interventi esterni il ciclo naturale degli eventi. Osservare da lontano, studiare il processo biologico, e poi naturalmente intervenire per ripopolare.
Ogni volta accade più o meno nella stessa maniera.
Ripeto, l'ho già visto succedere e probabilmente lo rivedrò chissà quante altre volte.
Che a distruggere tutto, compresa se stessa, sia una specie piuttosto che un'altra, ho imparato che fa poca differenza.
Tanto comunque finisce sempre più o meno allo stesso modo.
Ed allora interveniamo noi, i giardinieri, come ci chiamano.
Non siamo certo una casta privilegiata, e non stiamo neppure in cima alla piramide sociale, ma io preferisco così. Mi piace questo lavoro. Mi piace sporcarmi le mani con la terra, con la sabbia, con l'acqua che mi scorre sulla pelle. E se anche i primi tempi questa acqua, questa sabbia e questa terra sono contaminate ed incapaci di dare la vita, nulla toglie all'emozione di toccarle con le mie mani. Sarò io, saremo noi, i giardinieri, che con fatica e pazienza le ridaremo il soffio vitale.
E quando il nostro lungo e paziente lavoro giungerà al termine, alla gioia di rivedere la natura rigogliosa di nuovo ripopolare le terre una volta morte, si unirà la malinconia di sapere che prima o poi succederà ancora. Che ancora una volta la vita evolvendosi distruggerà la vita, distruggerà se stessa.
Ciò che non capisco, ciò che la nostra stessa casta di scienziati e filosofi dopo tanto tempo ancora non è riuscita a comprendere, è il motivo di questo istinto autodistruttivo. Sappiamo da molto ormai, lo abbiamo visto tante volte, che la vita riesce ad evolversi sino ad avere consapevolezza di se stessa. In forme magari diverse, ma sostanzialmente simili nella loro capacità intellettiva. La vita giunge a specchiarsi, a riconoscersi. E dopo il primo incommensurabile stupore, inizia sempre, a questo punto, a volere la sua fine. E tale pulsione autodistruttiva diviene progressivamente sempre più forte a mano a mano che cresce la sua potenza razionale.
Loro sanno che la natura è più forte. Lo sanno e lo hanno espresso in vari modi nelle diverse forme che hanno preso. Ma nonostante tutto arrivano sempre a vedersi prima o poi come immortali, e a pensarsi come dei.
Guardo il tramonto, e posso già intuire nel paesaggio che mi circonda i primi segni di rinascita. Posso già vedere i primi fili di erba che ricopriranno questa terra esanime, le alghe che galleggeranno in questa acqua avvelenata, gli alberi che si ergeranno su questi monti deserti. Vedo la pioggia che scenderà non più acida e radioattiva, ma chiara e fresca, e dissertatrice. Vedo il sole che splenderà finalmente lucente e luminoso, non più offuscato da questa nebbia perenne di smog.
Ma soprattutto rivedo gli animali, che correranno veloci e agili nelle immense praterie e nelle intricate foreste, tra i ghiacci e nei deserti. Rivedo i pesci che risaliranno i fiumi per deporre le uova, e i giganti degli oceani, che attraverseranno il globo come vive navi.
E so che tra queste specie una riuscirà a prevalere. Non perché correrà più veloce, e non perché volerà più in alto. Neppure perché sarà più forte, o più lesta, o più grande. Ma perché, priva di tutte queste qualità, si evolverà nell'unica che potrà salvarla: la ragione. E la ragione che all'inizio la salverà dagli altri animali, alla fine la renderà regina tra gli essere viventi. E quindi la loro aguzzina.
Ora che stiamo ripiantando il mondo, tutto ci sembra avere un senso ed essere pervaso di speranza.
Sappiamo come è andata innumerevoli volte, ma nulla toglie che prima o poi vada diversamente.
E allora potremo finalmente andarcene, per cercare altrove un nuovo pianeta, un nuovo mondo da proteggere. Noi, i giardinieri, noi i guardiani dell'universo.
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