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  1. #1
    Coordinatore tematico Puglia L'avatar di franko
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    Predefinito P2: x non dimenticare...

    http://it.wikipedia.org/wiki/P2#La_lista

    apro il 3d con la parte conclusiva del resoconto:

    Nel 2007, Licio Gelli ha 88 anni ed è agli arresti domiciliari nella sua Villa Wanda di Arezzo dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta del Banco Ambrosiano. In un'intervista rilasciata a la Repubblica il 28 settembre 2003, durante il Governo Berlusconi II, racconta: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa in 53 punti».


    [quote]
    « Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media »(Licio Gelli)

    La loggia massonica Propaganda Due, più nota come P2, già appartenente al Grande Oriente d'Italia, nata per reclutare nuovi adepti alla causa massonica con evidenti fini di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale, è stata una loggia "coperta", cioè segreta; questa circostanza, insieme alla caratteristica di riunire - appunto in segreto - circa mille personalità di primo piano, principalmente della politica e dell'Amministrazione dello Stato italiano, suscitò uno dei più gravi scandali della storia recente della Repubblica Italiana. [quote]

    Le mani sui mass media
    La scalata ai media italiani iniziò dall’obiettivo più ambito: il Corriere della Sera, il quotidiano nazionale più diffuso e allo stesso tempo più autorevole. Per questa operazione Licio Gelli fu coadiuvato dal suo braccio destro Umberto Ortolani, dal banchiere Roberto Calvi, dall’imprenditore Eugenio Cefis e dalle casse dello IOR, l’Istituto per le Opere di Religione. Infine era necessario un editore interessato all’acquisto della testata giornalistica più importante d’Italia, e furono individuati i Rizzoli. I due fratelli furono convinti dalle buone maniere e dalle argomentazioni di Ortolani e Gelli ad entrare nella P2, anche se si iscriverà solo Angelo, nipote dell’omonimo capostipite


    Gelli quindi ottenne il suo primo obiettivo: inserì nei posti-chiave dalla Rizzoli i suoi uomini, uno su tutti Franco Di Bella al posto di Pietro Ottone, direttore del “Corriere della Sera”. Il controllo del quotidiano dava alla P2 un potere enorme:
    • poteva condizionare ai propri voleri la condotta dei politici, ai quali l’adesione all’area piduista era ripagata con articoli e interviste compiacenti che garantivano visibilità presso l’opinione pubblica;
    • poteva inserire nell’organico del quotidiano personaggi affiliati alla loggia, come Maurizio Costanzo, Silvio Berlusconi, Fabrizio Trecca, con l’ovvio intento di pubblicare articoli graditi alle alte sfere della P2;
    • poteva infine censurare giornalisti, come capitò a Enzo Biagi, che sarebbe dovuto partire come corrispondente per l’Argentina, governata da una giunta militare golpista.
    Nel 1977 la P2 spinse i Rizzoli verso l’acquisizione di molti altri quotidiani: Il Piccolo di Trieste, Il Giornale di Sicilia di Palermo, l’Alto Adige di Bolzano e la Gazzetta dello Sport. Nel 1978 verrà pubblicato ex-novo L’Eco di Padova e la casa editrice entrerà nella proprietà de Il Lavoro di Genova e finanzierà L’Adige di Trento. Nel 1979 la Rizzoli aumentò la propria quota azionaria del periodico Sorrisi e Canzoni Tv portandola al 52%, in modo da ottenerne il controllo. Infine, nonostante l’opposizione dei Rizzoli, venne fondato L’Occhio, con direttore Maurizio Costanzo

    Nell’occasione, il Venerabile incaricò Buono di reclutare il direttore de il Giornale: ”Avevo un grande ascendente su Montanelli, e quindi avrei dovuto persuadere Montanelli, per il Giornale, a entrare”.
    Sebbene secondo persone vicine a Indro Montanelli in realtà Buono non avesse alcun ascendente su di lui, scrissero per il Giornale almeno due personaggi in contatto con gli ambienti massonici: lo stesso Buono e Michael Ledeen, corrispondente per il quotidiano, legato a CIA, SISMI e la stessa P2. Inoltre nel 1978, viste le critiche condizioni finanziarie del quotidiano, entrò con una quota azionaria del 30% Silvio Berlusconi.
    In quello stesso periodo, nacque Telemilanocavo, fondato da Giacomo Properzj e successivamente rilevato dall'allora piduista Silvio Berlusconi, che lo fece poi diventare Telemilano, Telemilano 58 ed infine Canale 5, presumibilmente secondo la strategia seguita da Licio Gelli.
    Una volta scoppiato lo scandalo, le ripercussioni sul gruppo Rizzoli furono enormi: il Corriere della Sera ne uscì pesantemente screditato e perderà dal 1981 al 1983 100.000 copie, nonché le firme di Enzo Biagi, Alberto Ronchey e Gaetano Scardocchia. Franco Di Bella lasciò la direzione il 13 giugno e verrà sostituito da Alberto Cavallari. L’Occhio e il Corriere d’informazione vennero chiusi, Il Piccolo, l’Alto Adige e Il Lavoro ceduti. Nessuna ripercussione invece per Canale 5 ed il suo proprietario, che nello stesso anno dello scandalo acquisirà Italia 1 e solo l'anno successivo Rete 4.



    La lista [modifica] Per approfondire, vedi la voce Lista appartenenti alla P2.
    La lista fu tenuta riservata per qualche tempo dopo la scoperta, ed i tentennamenti di Arnaldo Forlani nel renderla pubblica gli costarono la carica di premier e qualche tempo di lontananza dal proscenio politico-istituzionale.
    Una volta resa pubblica (il 21 maggio 1981), divenne presto memorabile. Tra i 932 iscritti, spiccavano i nomi di 44 parlamentari, 3 ministri dell'allora governo, un segretario di partito, 12 generali dei Carabinieri (la stampa fece più volte il nome di Carlo Alberto Dalla Chiesa sebbene risultasse solo un modulo di iscrizione firmato di suo pugno e nessuna prova di un'adesione attiva), 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, ma anche di giornalisti ed imprenditori come Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica, affiliato alla loggia con tessera n° 1816), Vittorio Emanuele di Savoia, Maurizio Costanzo, Alighiero Noschese e Claudio Villa; in compagnia di Michele Sindona e Roberto Calvi, Umberto Ortolani e Leonardo Di Donna (presidente dell'ENI), Duilio Poggiolini e l'ormai televisivo professor Fabrizio Trecca, insieme a tutti i capi dei servizi segreti italiani e ai loro principali collaboratori.
    Circa quest'ultimo settore, si notò che vi erano iscritti non solo i capi (fra i quali Vito Miceli a capo del SIOS e successivamente direttore del SID, Giuseppe Santovito del SISMI, Walter Pelosi del CESIS e Giulio Grassini del SISDE), che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna.
    Fra questi si facevano notare il generale Giovanni Allavena (responsabile dei famigerati "fascicoli" del SIFAR), il colonnello Minerva (gestore fra l'altro dell'intricato caso dell'aereo militare "Argo 16" e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell'intero Servizio militare del dopoguerra) ed il generale Gian Adelio Maletti, che con il capitano Antonio La Bruna (anch'egli iscritto) fu sospettato di collusioni con le cellule eversive di Franco Freda e per questo processato e condannato per favoreggiamento.
    La naturale funzione dei servizi segreti, va osservato, sarebbe effettivamente ben compatibile con la possibile infiltrazione di elementi, anche in questa organizzazione, per legittimi motivi di servizio; la concentrazione, però, di così tanti elementi, e di che grado, non è mai riuscita a volare indenne sopra il sospetto.
    Fu avanzata l'ipotesi che la lista trovata a Villa Wanda non fosse la lista completa, e che molti altri nomi siano riusciti a non restare coinvolti. Nella ricostruzione della Commissione d'Inchiesta, ai circa mille della lista trovata sarebbero da aggiungere i presunti appartenenti a quel vertice occulto di cui Gelli sarebbe stato l'anello di congiunzione con la loggia. Lo stesso Gelli, in un'intervista del 1976, aveva parlato di più di duemilaquattrocento iscritti.
    Circa il vertice occulto, poi, è nota la clamorosa accusa formulata dalla vedova di Roberto Calvi, che indicò in Giulio Andreotti il "vero padrone" della loggia, ma di tale affermazione non sono mai stati raccolti riscontri attendibili. È bensì vero che Andreotti aveva sempre smentito di conoscere Gelli, sino alla pubblicazione della citata foto di Buenos Aires.
    La bufera politica
    Lo scandalo conseguente al ritrovamento delle liste della P2 fu senza precedenti.
    Il capo del governo in carica, Arnaldo Forlani, fu costretto alle dimissioni nel giugno 1981 perché, più o meno volontariamente, ritardò la conferma del ritrovamento e la pubblicazione delle liste.

    Dalle sinistre prontamente si era levata una violentissima campagna d'accusa che di fatto non sgradiva un eventuale riconoscimento del coinvolgimento di esponenti dei partiti di governo e del PSI (antica "concorrente" a sinistra del partito di Enrico Berlinguer).
    Soprattutto i comunisti, effettivamente, avevano da recriminare contro un organismo che clandestinamente lavorava per la loro espulsione dalla società civile, e non risparmiarono ai partiti di governo ed ai loro esponenti accuse di golpismo e di prono asservimento ad interessi di potenze straniere.

    Altri politici, tra cui Bettino Craxi del PSI e alcuni deputati della DC, invece attaccarono l'operato della magistratura, accusata di aver dato per scontato la veridicità di tutta la lista che invece, secondo Craxi, mischiava "notori farabutti" (di cui però non fece i nomi) a "galantuomini" e di aver causato, con le indagini e l'arresto di Roberto Calvi, una crisi della Borsa (che nel luglio 1981 dovette chiudere per una settimana per eccesso di ribasso).

    L'Italia dopo la P2 [modifica]
    La scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l'esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del lobbismo, cioè di un'azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai lobbisti.

    Altrettanta attenzione è stata posta, nel tempo, al destino dei piduisti, qualcuno dei quali ha avuto pubblico successo, in politica o nello spettacolo, mentre altri si sono morbidamente confusi nell'anonimato; ad alcuni è stato revocato l'esilio. Tra tutti però, il piduista più noto è Silvio Berlusconi.
    E similmente è accaduto ai personaggi politici menzionati nel famoso programma: Bettino Craxi crebbe sino a divenire il più importante esponente del suo partito (del quale ebbe il richiesto "predominio", anche grazie all'appoggio degli USA

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  2. #2
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    Predefinito Re: P2: x non dimenticare...

    Citazione Originariamente Scritto da Cla'86 Visualizza Messaggio
    Ma la P2 ora è scomparsa?

    sì, non se ne parla più

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