Anche il Milan lo vedo bene
Tra l'altro trovo davvero grave la telefonata tra Meani e Rosetti,
dove il dirigente del Milan dice:
Meani : «...oh mi raccomando non espellerne solo uno del Siena fai due o tre».
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Meteo Borgomanero : www.meteoborgomanero.it/
Stazione Meteo : Davis Vantage Pro 2 con Kit Day-Time - Webcam : Canon Powershot A510
I "giapponesi nella foresta" ahahah!
Ho visto solo ora questa perla![]()
Non è bello ciò che è bello, figurati ciò che è brutto
Eh si, era solo Moggi ad entrare negli spogliatoi e regalava biglietti a destrae a manca...insieme a Facchetti, Meani, Sacchi...
Altra 'nuova' intercettazione da Napoli, Galliani chiama Collina ed è amore... "Dopo tanti anni DIAMOCI DEL TU"
E' lo stesso ex arbitro a raccontarlo a Meani. Finora come chiamate 'dirigenti top'-arbitri si era fermi a Paparesta-Moggi e Facchetti-De Santis...
24/nov/2010 15.04.00
Dal mare magnum di 'nuove' intercettazioni sbobinate dalla difesa degli imputati del processo di Napoli su Calciopoli spunta ora una telefonata inedita tra Leonardo Meani, addetto agli arbitri del Milan, e Pierluigi Collina, all'epoca dello scandalo arbitro numero uno d'Italia, poi avviato alla carriera di designatore unico ricoperta negli anni successivi.
E' lo stesso fischietto viareggino a raccontare un'altra telefonata, ricevuta a sua volta da Adriano Galliani in un giorno di grande amarezza rossonera: il lunedì dopo Milan-Juve che costò lo scudetto al Diavolo.
Come ricorda 'TuttoSport', si tratta di un evento raro. Di chiamate dirette tra un 'dirigente top' e un arbitro finora si era a conoscenza solo di quelle Facchettie-De Santis o Paparesta-Moggi.
Ecco il testo della telefonata:
Collina?) Stamattina mi ha chiamato il tuo capo? È stato di una gentilezza assoluta, veramente?
Meani: Galliani? Ieri era incazzato nero.
[...]
Meani: Che t’ha detto (Galliani, ndr.)?
Collina: E’ stato carino, m’ha detto: ‘Io l’ho chiamata unicamente perchè ho letto stamattina che Lei e il Milan non sarebbero più amici”...
Meani: Ma va’...
Collina: ‘Volevo dirLe che queste... mi hanno fatto incazzare queste cose...’. Guardi, io non ho dubbi di questo, né da un punto di vista personale Suo di Adriano Galliani né da un punto di vista di ad del Milan, per cui... Lei... mi fa piacere che mi abbia chiamato. ‘Non voglio parlare della partita di ieri, assolutamente’. No, se vuole possiamo parlarne, ci mancherebbe altro. ‘No, no, non importa, non è... non volevo chiamarLa per questo’. Ho detto: guardi, mi fa piacere, sono quindici anni che ci conosciamo, eccetera. Fra l’altro un giorno spero di poter avere il piacere che Lei mi dia del tu perché mi danno del tu tanti altri, da Giraudo ad altri che comunque sono nel calcio e mi farebbe piacere se Lei veramente... lo considererei un punto d’arrivo, gli ho detto. Fa:‘Guarda, da oggi... da oggi facciamo così. Però, visto che io sono più vecchio di te, non voglio fare il vecchio che poi... (incomprensibile) del Lei. E allora mi devi dare del tu...”
Il progetto era già allora di fare di Collina il designatore, "io, lei e Carraro dobbiamo parlare, non vada in Inghilterra...".
Al termine dell'udienza del primo giugno 2010 l'avvocato Gallinelli deposita la circolare numero 7 della Lega Calcio, datata 5 agosto 2004, che regolamentava l'accesso negli spogliatoi e De Santis nella sua breve dichiarazione spontanea dice:
"Se il colonnello Auricchio avesse chiesto copia di questo atto e letto le disposizioni, certe cose che sembriamo scoprire ora si sarebbero sapute anche durante l’indagine. Si sente parlare a sproposito delle visite di Moggi, ma tutti sapevano cosa si poteva e cosa non si poteva fare. Nessun mistero, nessuna congettura. Ora questa carta è agli atti, poteva essere lì da quattro anni".
La difesa ha dovuto produrre quella circolare perché, ad iniziare dalla prima deposizione del 9 febbraio, il coordinatore delle indagini e firmatario delle informative aveva detto:
Auricchio: Ora le, diciamo, valutazioni investigative sono, appunto, individuabili al di là dell’evento in sé, e quindi la discesa negli spogliatoi etc. …cosa peraltro, diciamo, comunque dal punto di vista anche della disciplina sportiva comunque non consentito, non previsto…
Proteste delle difese in coro: "Ma non è vero!".
Ma gli investigatori non solo avrebbero dovuto cercare quella circolare della Lega, prima di scrivere e sostenere un'inesattezza, ma avevano anche ascoltato altre telefonate nelle quali si parlava delle visite di dirigenti negli spogliatoi, visite che non erano una "esclusiva" di Luciano Moggi. Auricchio, a proposito delle visite di Moggi e Giraudo nello spogliatoio del Granillo di Reggio Calabria, aveva anche evidenziato che l'arbitro Paparesta non aveva refertato l'accaduto.
Ma è l'unico caso in cui si sono imbattuti gli uomini della squadra "off-side"? No!
Oggi possiamo ascoltare una nuova telefonata inedita che dimostra come la cosa non è un unicum moggiano, perché gli investigatori ascoltano che la stessa cosa è avvenuta per Meani, solo che questa non la evidenziano. Dalla telefonata si comprende che Meani era nello spogliatoio dell'arbitro anche nell'intervallo e che l'uomo dell'Ufficio Indagini non referta le proteste di Minotti. Fosse stato Moggi al posto di Meani possiamo ipotizzare che questa telefonata sarebbe stata riportata quantomeno nel capitolo "Il controllo del Palazzo", se non in più capitoli. Nella stessa telefonata apprendiamo, "de relato", che anche per Sacchi era abitudine fermarsi a lungo negli spogliatoi dell'arbitro. Ci hanno presentato Meani come l'uomo che "curava" soprattutto gli assistenti, ma il numero degli arbitri con i quali Leo è in contatto telefonico confidenziale non è mica roba di poco conto. E Christian Brighi, giovane arbitro di soli trentuno anni (nel 2006, ndr), non è certo un "coetaneo ex collega" del Leo.
La telefonata segue la partita Milan-Parma 3-0, giocata il 24 aprile 2005, arbitrata da Rosetti, assistenti Maggiani-Grilli, e Brighi quarto uomo.
Meani-Brighi, 29 aprile 2005, ore 10.11.
Brighi: Pronto?
Meani: Pronto!
Brighi: Sì chi è?
Meani: Ascolta, io prendo Contini, tu prendi Minotti e facciamo la sfida.
Brighi: Ah ah (ride)
Meani: L’unica cosa che l’arbitro sarà un po’ a mio favore, eh…
Brighi: Che bastardo che sei!
Meani: Oh, hai capito?
Brighi: Tutti mi chiedevano l’altro giorno, ma chi è quello pelato di fianco a Meani. Sul finale mi dicevano chi è quello pelato…
Meani: Ascolta vuoi sapere l’ultima della faccenda?
Brighi: Sì dimmi…
Meani: Sai che il Parma ha telefonato a Galliani a scusarsi?
Brighi: Davvero?
Meani: Sì.
Brighi: Bene!
Meani: Dicendo… dicendo che Minotti è un c************e, che non doveva fare una roba del genere.
Brighi: No, ma infatti lui ha pisciato fuori dal vaso. Ieri parlavo col Conte che stranamente sapeva già tutto e allora mi fa: "Scusami, perché non gli hai detto che, quando c’era Sacchi a Parma, era delle mezz’ore negli spogliatoi?"
Meani: Eh, ha ragione.
Brighi: "E nessuno ha mai detto niente e non era neanche l’addetto all’arbitro". Ho detto: "Guarda io purtroppo non c’ero, per cui…".
Meani: Ma lui, io non ho ben capito. Lui a te… Com’è successa la faccenda?
Brighi: Lui, prima della partita, quando tu eri lì dentro, è arrivato lì e mi ha detto: "Ma lui deve stare sempre qui?". E io gli ho detto: "Guarda, perché, che problema c’è?". Lui è andato via. Quando è venuto a fare la sostituzione del secondo tempo, ha detto: "Ma scusami, ma lui è sempre qui?". Ho detto: "Guarda che se hai dei problemi dillo con lui o fai una protesta ufficiale. Fai quello che ti pare. Guarda che a noi di fastidio non ce ne dà. Poi, ripeto, è a casa sua".
Meani: E’ addetto all’arbitro, esatto!
Brighi: "E’ a casa sua, per cui, se vuoi dire qualcosa, digliela, ma dillo con lui direttamente". Ha preso su, è andato via, perché bisogna poi aver le palle per dire certe cose.
Meani: Infatti lui a me non ha detto niente, perché se mi dice qualcosa dico: "Ascolta un po’, Minotti, io sono un addetto all’arbitro, sono entrato, c’è l’Ufficio Indagini". Perché c’era dentro Greco; infatti Greco si è incazzato: "Ma tanto ci sono dentro io…".
Brighi: Eh, ma lui è così, purtroppo, mi hanno detto che è un po’ suonato…
Meani: Infatti… infatti… adesso gli fanno il C**O. Ma ieri mi ha chiamato Galliani, mi ha detto: "Sai che il Parma ha telefonato?". Lui non sapeva niente, Galliani. Mi fa: "Ha telefonato a scusarsi per il comportamento di Minotti che avrebbe fatto…". E lui è caduto un po' dal... (incomprensibile) "Saranno cazzi suoi, è deficiente". Ma lui veramente ha pisciato fuori dal vaso.
Brighi: Sì, sì, no, ma infatti si è comportato male, anche perché poi ripeto fin che lo dice a me è un conto, però dopo se alla fine lo va a dire anche all’Ufficio Indagini ci fa anche una figura di m***a perché erano presenti loro... per cui…
Meani: Ma no, ma poi infatti l’Ufficio Indagini, Greco, continuava a venir da me e mi diceva: "Ma Leo, ma questo continua a rompere il c***o. Allora scriverò che lui mi segnalava la tua presenza, ma io scriverò che io ero dentro con te".
Brighi: Perfetto, per cui…
Meani: Infatti…
Brighi: Ho visto il comunicato, mi sembra che non ci sia scritto niente.
Meani: No, niente.
Brighi: Appunto, per cui…
Meani: Lui ha scritto, ha scritto: "Se io lo invitavo" l’ha inculato così, "Se io lo invitavo a entrare insieme a me, per venire a chiedere qualcosa"… di qua e di là… Ma guarda che c************e che è questo...
Brighi: Vabbè…
Meani: Adesso gli scaravento addosso le truppe cammellate! Eh sì eh, sta' pur certo.Brighi: Quali sono le truppe cammellate?
Meani: I miei cavalli di battaglia…
Ora facciamo un gioco e leggiamo la seconda telefonata che proponiamo oggi sostituendo al nome Meani il nome Moggi. Come sarebbe stato romanzata la frase "Ci sono io domenica, eh. Tranquillo" detta da un uomo della Procura Antidoping a Moggi alla vigilia di Milan-Juventus?
Lasciamo il tutto alla vostra immaginazione, che sicuramente avrà come base di partenza i titoli dei giornali del 2006. Ricordate quei giorni? Ricordate i titoli su Padovano cui si associava solo "ex juventino" e non giramondo del pallone? Ricordate la macchina del fango usata senza garantismo? Nessun direttore sentiva di dover "preservare" qualcuno, allora, nemmeno dei ragazzi, una collega, delle famiglie.
Possiamo presumere che questa telefonata sarebbe stata riportata da Auricchio nelle informative, nel capitolo "La vicenda doping. La risposta del Palazzo", se ci fosse stato Moggi all'altro capo della cornetta.
Di Palma (Procura Antidoping)-Meani, 6 maggio 2005, ore 14.57.
La telefonata avviene due giorni prima di Milan-Juve, scontro scudetto dell'8 maggio 2005.
Meani: Pronto?
Di Palma: Meani buonasera, Adriano Di Palma, Doping, ciao.
Meani: Ciao, non ne ho di biglietti.
Di Palma: A noi bastava solamente uno...
Meani: Uno vediamo dai, uno lo recuperiamo...
Di Palma: Uno solo, uno solo perché l'altro ha avuto un invito dallo sponsor.. uno solo.
Meani: Lo recuperiamo, vabbè.
Di Palma: Ci vediamo là.
Meani: Ciao, ciao, ciao.
Di Palma: Ci sono io domenica, eh.
Meani: Benissimo, ciao grande!
Di Palma: Tranquillo, ciao.
FONTE: JU29RO
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"We are all star people, from the dust we came and to the dust we shall return. So let's celebrate Love. Ciao Mamma.
Eh si, era solo Moggi ad entrare negli spogliatoi e a regalare biglietti a destra e a manca...insieme a Facchetti, Meani, Sacchi...
Altra 'nuova' intercettazione da Napoli, Galliani chiama Collina ed è amore... "Dopo tanti anni DIAMOCI DEL TU"
E' lo stesso ex arbitro a raccontarlo a Meani. Finora come chiamate 'dirigenti top'-arbitri si era fermi a Paparesta-Moggi e Facchetti-De Santis...
24/nov/2010 15.04.00
Dal mare magnum di 'nuove' intercettazioni sbobinate dalla difesa degli imputati del processo di Napoli su Calciopoli spunta ora una telefonata inedita tra Leonardo Meani, addetto agli arbitri del Milan, e Pierluigi Collina, all'epoca dello scandalo arbitro numero uno d'Italia, poi avviato alla carriera di designatore unico ricoperta negli anni successivi.
E' lo stesso fischietto viareggino a raccontare un'altra telefonata, ricevuta a sua volta da Adriano Galliani in un giorno di grande amarezza rossonera: il lunedì dopo Milan-Juve che costò lo scudetto al Diavolo.
Come ricorda 'TuttoSport', si tratta di un evento raro. Di chiamate dirette tra un 'dirigente top' e un arbitro finora si era a conoscenza solo di quelle Facchettie-De Santis o Paparesta-Moggi.
Ecco il testo della telefonata:
Collina?) Stamattina mi ha chiamato il tuo capo? È stato di una gentilezza assoluta, veramente?
Meani: Galliani? Ieri era incazzato nero.
[...]
Meani: Che t’ha detto (Galliani, ndr.)?
Collina: E’ stato carino, m’ha detto: ‘Io l’ho chiamata unicamente perchè ho letto stamattina che Lei e il Milan non sarebbero più amici”...
Meani: Ma va’...
Collina: ‘Volevo dirLe che queste... mi hanno fatto incazzare queste cose...’. Guardi, io non ho dubbi di questo, né da un punto di vista personale Suo di Adriano Galliani né da un punto di vista di ad del Milan, per cui... Lei... mi fa piacere che mi abbia chiamato. ‘Non voglio parlare della partita di ieri, assolutamente’. No, se vuole possiamo parlarne, ci mancherebbe altro. ‘No, no, non importa, non è... non volevo chiamarLa per questo’. Ho detto: guardi, mi fa piacere, sono quindici anni che ci conosciamo, eccetera. Fra l’altro un giorno spero di poter avere il piacere che Lei mi dia del tu perché mi danno del tu tanti altri, da Giraudo ad altri che comunque sono nel calcio e mi farebbe piacere se Lei veramente... lo considererei un punto d’arrivo, gli ho detto. Fa:‘Guarda, da oggi... da oggi facciamo così. Però, visto che io sono più vecchio di te, non voglio fare il vecchio che poi... (incomprensibile) del Lei. E allora mi devi dare del tu...”
Il progetto era già allora di fare di Collina il designatore, "io, lei e Carraro dobbiamo parlare, non vada in Inghilterra...".
Al termine dell'udienza del primo giugno 2010 l'avvocato Gallinelli deposita la circolare numero 7 della Lega Calcio, datata 5 agosto 2004, che regolamentava l'accesso negli spogliatoi e De Santis nella sua breve dichiarazione spontanea dice:
"Se il colonnello Auricchio avesse chiesto copia di questo atto e letto le disposizioni, certe cose che sembriamo scoprire ora si sarebbero sapute anche durante l’indagine. Si sente parlare a sproposito delle visite di Moggi, ma tutti sapevano cosa si poteva e cosa non si poteva fare. Nessun mistero, nessuna congettura. Ora questa carta è agli atti, poteva essere lì da quattro anni".
La difesa ha dovuto produrre quella circolare perché, ad iniziare dalla prima deposizione del 9 febbraio, il coordinatore delle indagini e firmatario delle informative aveva detto:
Auricchio: Ora le, diciamo, valutazioni investigative sono, appunto, individuabili al di là dell’evento in sé, e quindi la discesa negli spogliatoi etc. …cosa peraltro, diciamo, comunque dal punto di vista anche della disciplina sportiva comunque non consentito, non previsto…
Proteste delle difese in coro: "Ma non è vero!".
Ma gli investigatori non solo avrebbero dovuto cercare quella circolare della Lega, prima di scrivere e sostenere un'inesattezza, ma avevano anche ascoltato altre telefonate nelle quali si parlava delle visite di dirigenti negli spogliatoi, visite che non erano una "esclusiva" di Luciano Moggi. Auricchio, a proposito delle visite di Moggi e Giraudo nello spogliatoio del Granillo di Reggio Calabria, aveva anche evidenziato che l'arbitro Paparesta non aveva refertato l'accaduto.
Ma è l'unico caso in cui si sono imbattuti gli uomini della squadra "off-side"? No!
Oggi possiamo ascoltare una nuova telefonata inedita che dimostra come la cosa non è un unicum moggiano, perché gli investigatori ascoltano che la stessa cosa è avvenuta per Meani, solo che questa non la evidenziano. Dalla telefonata si comprende che Meani era nello spogliatoio dell'arbitro anche nell'intervallo e che l'uomo dell'Ufficio Indagini non referta le proteste di Minotti. Fosse stato Moggi al posto di Meani possiamo ipotizzare che questa telefonata sarebbe stata riportata quantomeno nel capitolo "Il controllo del Palazzo", se non in più capitoli. Nella stessa telefonata apprendiamo, "de relato", che anche per Sacchi era abitudine fermarsi a lungo negli spogliatoi dell'arbitro. Ci hanno presentato Meani come l'uomo che "curava" soprattutto gli assistenti, ma il numero degli arbitri con i quali Leo è in contatto telefonico confidenziale non è mica roba di poco conto. E Christian Brighi, giovane arbitro di soli trentuno anni (nel 2006, ndr), non è certo un "coetaneo ex collega" del Leo.
La telefonata segue la partita Milan-Parma 3-0, giocata il 24 aprile 2005, arbitrata da Rosetti, assistenti Maggiani-Grilli, e Brighi quarto uomo.
Meani-Brighi, 29 aprile 2005, ore 10.11.
Brighi: Pronto?
Meani: Pronto!
Brighi: Sì chi è?
Meani: Ascolta, io prendo Contini, tu prendi Minotti e facciamo la sfida.
Brighi: Ah ah (ride)
Meani: L’unica cosa che l’arbitro sarà un po’ a mio favore, eh…
Brighi: Che bastardo che sei!
Meani: Oh, hai capito?
Brighi: Tutti mi chiedevano l’altro giorno, ma chi è quello pelato di fianco a Meani. Sul finale mi dicevano chi è quello pelato…
Meani: Ascolta vuoi sapere l’ultima della faccenda?
Brighi: Sì dimmi…
Meani: Sai che il Parma ha telefonato a Galliani a scusarsi?
Brighi: Davvero?
Meani: Sì.
Brighi: Bene!
Meani: Dicendo… dicendo che Minotti è un c************e, che non doveva fare una roba del genere.
Brighi: No, ma infatti lui ha pisciato fuori dal vaso. Ieri parlavo col Conte che stranamente sapeva già tutto e allora mi fa: "Scusami, perché non gli hai detto che, quando c’era Sacchi a Parma, era delle mezz’ore negli spogliatoi?"
Meani: Eh, ha ragione.
Brighi: "E nessuno ha mai detto niente e non era neanche l’addetto all’arbitro". Ho detto: "Guarda io purtroppo non c’ero, per cui…".
Meani: Ma lui, io non ho ben capito. Lui a te… Com’è successa la faccenda?
Brighi: Lui, prima della partita, quando tu eri lì dentro, è arrivato lì e mi ha detto: "Ma lui deve stare sempre qui?". E io gli ho detto: "Guarda, perché, che problema c’è?". Lui è andato via. Quando è venuto a fare la sostituzione del secondo tempo, ha detto: "Ma scusami, ma lui è sempre qui?". Ho detto: "Guarda che se hai dei problemi dillo con lui o fai una protesta ufficiale. Fai quello che ti pare. Guarda che a noi di fastidio non ce ne dà. Poi, ripeto, è a casa sua".
Meani: E’ addetto all’arbitro, esatto!
Brighi: "E’ a casa sua, per cui, se vuoi dire qualcosa, digliela, ma dillo con lui direttamente". Ha preso su, è andato via, perché bisogna poi aver le palle per dire certe cose.
Meani: Infatti lui a me non ha detto niente, perché se mi dice qualcosa dico: "Ascolta un po’, Minotti, io sono un addetto all’arbitro, sono entrato, c’è l’Ufficio Indagini". Perché c’era dentro Greco; infatti Greco si è incazzato: "Ma tanto ci sono dentro io…".
Brighi: Eh, ma lui è così, purtroppo, mi hanno detto che è un po’ suonato…
Meani: Infatti… infatti… adesso gli fanno il C**O. Ma ieri mi ha chiamato Galliani, mi ha detto: "Sai che il Parma ha telefonato?". Lui non sapeva niente, Galliani. Mi fa: "Ha telefonato a scusarsi per il comportamento di Minotti che avrebbe fatto…". E lui è caduto un po' dal... (incomprensibile) "Saranno cazzi suoi, è deficiente". Ma lui veramente ha pisciato fuori dal vaso.
Brighi: Sì, sì, no, ma infatti si è comportato male, anche perché poi ripeto fin che lo dice a me è un conto, però dopo se alla fine lo va a dire anche all’Ufficio Indagini ci fa anche una figura di m***a perché erano presenti loro... per cui…
Meani: Ma no, ma poi infatti l’Ufficio Indagini, Greco, continuava a venir da me e mi diceva: "Ma Leo, ma questo continua a rompere il c***o. Allora scriverò che lui mi segnalava la tua presenza, ma io scriverò che io ero dentro con te".
Brighi: Perfetto, per cui…
Meani: Infatti…
Brighi: Ho visto il comunicato, mi sembra che non ci sia scritto niente.
Meani: No, niente.
Brighi: Appunto, per cui…
Meani: Lui ha scritto, ha scritto: "Se io lo invitavo" l’ha inculato così, "Se io lo invitavo a entrare insieme a me, per venire a chiedere qualcosa"… di qua e di là… Ma guarda che c************e che è questo...
Brighi: Vabbè…
Meani: Adesso gli scaravento addosso le truppe cammellate! Eh sì eh, sta' pur certo.Brighi: Quali sono le truppe cammellate?
Meani: I miei cavalli di battaglia…
Ora facciamo un gioco e leggiamo la seconda telefonata che proponiamo oggi sostituendo al nome Meani il nome Moggi. Come sarebbe stato romanzata la frase "Ci sono io domenica, eh. Tranquillo" detta da un uomo della Procura Antidoping a Moggi alla vigilia di Milan-Juventus?
Lasciamo il tutto alla vostra immaginazione, che sicuramente avrà come base di partenza i titoli dei giornali del 2006. Ricordate quei giorni? Ricordate i titoli su Padovano cui si associava solo "ex juventino" e non giramondo del pallone? Ricordate la macchina del fango usata senza garantismo? Nessun direttore sentiva di dover "preservare" qualcuno, allora, nemmeno dei ragazzi, una collega, delle famiglie.
Possiamo presumere che questa telefonata sarebbe stata riportata da Auricchio nelle informative, nel capitolo "La vicenda doping. La risposta del Palazzo", se ci fosse stato Moggi all'altro capo della cornetta.
Di Palma (Procura Antidoping)-Meani, 6 maggio 2005, ore 14.57.
La telefonata avviene due giorni prima di Milan-Juve, scontro scudetto dell'8 maggio 2005.
Meani: Pronto?
Di Palma: Meani buonasera, Adriano Di Palma, Doping, ciao.
Meani: Ciao, non ne ho di biglietti.
Di Palma: A noi bastava solamente uno...
Meani: Uno vediamo dai, uno lo recuperiamo...
Di Palma: Uno solo, uno solo perché l'altro ha avuto un invito dallo sponsor.. uno solo.
Meani: Lo recuperiamo, vabbè.
Di Palma: Ci vediamo là.
Meani: Ciao, ciao, ciao.
Di Palma: Ci sono io domenica, eh.
Meani: Benissimo, ciao grande!
Di Palma: Tranquillo, ciao.
FONTE: JU29RO
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Con calma, molta calma...
Con la stessa calma del 2006, quando nelle aule dei tribunale sportivi italiani aleggiava lo spirito di Pinochet.
CALCIO: ABETE, ESPOSTO JUVE? RISPOSTA IN TEMPI TECNICI MA CON BUONSENSO =
Roma, 25 nov. - (Adnkronos) - "Il nostro obiettivo e' dare un
riscontro all'esposto della Juve nei tempi tecnici compatibili con il
buonsenso e lasciando piena autonomia all'attivita' della procura
federale". Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, risponde
cosi' alle domande sull'esposto, presentato 200 giorni fa, dalla
Juventus su Calciopoli con richiesta di revoca dello scudetto del 2006
assegnato all'Inter.
"Ricordo che in realta' l'attivita' della procura su questa
situazione e' partita quando sono state validate le perizie delle
intercettazioni e quindi non bisogna contare i 200 giorni ma molto di
meno", osserva Abete nella conferenza stampa dopo il consiglio
federale. "Di certo, da parte nostra non manca la sensibilita' di
politica sportiva, ma non possiamo invadere zone che non sono di
nostra competenza'', conclude il n.1 di via Allegri.
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non vedo cosa ci fosse da provare su meani, anche lui è stato beccato con le mani nella marmellata!..dov'è la novita???
cmq mi fate impazzire..mi sembra la storia del bue che da del cornuto all'asino!!
spettacolo!![]()
E' chiarito: Dattilo non determinò alcuna squalifica pro-Juve
Giuseppe Rombolà Venerdì 26 Novembre 2010 00:18
Sembra quasi che nel processo su Calciopoli in corso a Napoli vi sia stata un'inversione dell'onere della prova, che siano gli indagati a dover dimostrare la propria innocenza oltre ogni ragionevole dubbio e non l'accusa a doverne dimostrare la colpevolezza. Quasi una trasposizione del vezzo dei giornalisti di considerare colpevoli gli indagati a prescindere delle prove, dalle testimonianze e soprattutto dalle sentenze dei tribunali. Non si spiegano altrimenti tutte le falle nelle tesi dell'accusa, le telefonate dimenticate ed i testimoni non sentiti. Eppure quando vi è un fatto delittuoso la prima cosa da fare è quella di ascoltare i testimoni cercando riscontri oggettivi e dimostrabili.
Invece ci ritroviamo con una tesi accusatoria che ad ogni udienza viene sbriciolata, frantumata dalle deposizioni dei testimoni delle difese.
Cosa avvenuta anche nell'ultima udienza dello scorso martedì 23 novembre, con la deposizione di alcuni testimoni delle difese, tra i quali l'ex assistente Camerota.
Camerota, convocato in quanto persona informata dei fatti dall'avvocato Pirolo difensore dell'ex arbitro Dattilo: era infatti l'assistente n.1 nella partita Udinese-Brescia 1-2 del 26/09/2004, 4° turno di campionato, arbitrata da Dattilo, uno degli indagati. Dattilo, secondo l'accusa, era un arbitro che fischiava a comando, ed anche in quella partita avrebbe agito nell'interesse della cupola, comandato da Moggi. Era uno di quegli arbitri che avrebbero decimato le squadre avversarie della Juventus con ammonizioni ed espulsioni mirate e fraudolente. Si legge infatti nell'informativa dei carabinieri del novembre 2005 alle pagine 20/21:
“..si può scorgere un'azione - attuata con modalità pressoché sistematiche - diretta ad assicurare alla Juventus la posizione di un preventivo quanto illegittimo vantaggio ottenuto a danno delle altre squadre competitrici. Tale situazione di fatto viene raggiunta con il proditorio indebolimento delle squadre avversarie prima ancora che queste hanno gareggiato con la Juventus, conseguito attraverso l'iniquo arbitraggio del direttore di gara che sfrutta le circostanze propizie per ammonire o espellere i giocatori del club che nel turno seguente dovrà affrontare la squadra bianconera, durante le partite che immediatamente precedono lo scontro diretto.”
A suffragare queste teorie non vi sono però riscontri oggettivi, testimonianze inconfutabili o quanto meno intercettazioni perentorie in cui Moggi o Bergamo o Pairetto ordinino l'ammonizione o l'espulsione di questo o quel calciatore. L'unica “prova” citata sono delle intercettazioni di Meani che, colloquiando con alcuni assistenti, identifica nelle ammonizioni mirate un sistema fraudolento usato da Moggi per avvantaggiare la Juventus. E gli inquirenti fanno propria questa teoria senza cercare nessun altro riscontro. Ora, alla luce delle molte telefonate ritrovate in cui l'interlocutore è Meani, il dubbio che l'ex arbitro Lodigiano millantasse ad arte i propri pregi ed ingigantisse i difetti altrui è altissima. Faceva in fondo il suo mestiere di “ufficiale di collegamento” tra il Milan ed il mondo arbitrale. Un avversario di Moggi e della Juventus, le cui affermazioni dovevano quanto meno essere riscontrate. Ma per gli inquirenti le ammonizioni e le espulsioni preventive fraudolente sono provate. E tra queste vi è certamente l'espulsione di Jankulovsky nella partita Udinese-Brescia del 26/09/2004. E Dattilo, che estrasse materialmente il cartellino rosso, agì in modo fraudolento. E tale teoria è stata fatta propria anche dal GUP De Gregorio che ha giudicato Giraudo, condannandolo anche per questa espulsione fraudolenta come si legge nel capo B delle motivazioni (pagine 122-126).
Ma De Gregorio non basa le sue affermazioni sulle intercettazioni di Meani come hanno fatto gli inquirenti, il suo discorso è di portata più ampia.
Per De Gregorio vi sono alcuni elementi fondamentali che gli fanno decidere che quella espulsione è fraudolenta. Vi è una cena il 21 settembre con i designatori, in cui, secondo De Gregorio, viene deciso l'arbitro del match: Dattilo. Vi è poi una telefonata tra Giraudo e Moggi alle 16.58, del 26/09/2004, a partite terminate in cui Giraudo dice a Moggi: “Dattilo è stato molto bravo ma se Dattilo è un po' più sveglio dimezza l'Udinese”. Dattilo è poi uno dei possessori di scheda svizzera, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Ed anche se la scheda svizzera gli viene consegnata successivamente (novembre 2004) - dice De Gregorio - tale circostanza è un sintomo di disponibilità e di vicinanza alla cupola. Infine vi è l'intervento di Moggi presso Baldas per tutelare Dattilo nel processo di Biscardi. Ma ritorneremo a breve su queste affermazioni di De Gregorio.
Vogliamo adesso riportare quanto scritto da uno dei giornali che più di ogni altro ha individuato in Moggi e nella Juventus il male del calcio, in merito a quella conversazione tra Giraudo e Moggi: la Gazzetta.
Scrive Galdi il 5 maggio 2006: «Se l'arbitro è sveglio, dimezza l'Udinese»
«Se è un po' sveglio gli dimezza l' Udinese». Antonio Giraudo è al telefono con Luciano Moggi. È domenica pomeriggio, il 26 settembre 2004. L' arbitro Dattilo è incaricato di dirigere Udinese-Brescia. I due dirigenti bianconeri stanno parlando proprio di lui. L' interesse di Giraudo è palese: il 3 ottobre - la domenica dopo - è in programma Udinese-Juventus. È questa una delle telefonate più imbarazzanti...
Peccato che Galdi dimentichi di chiarire quando questa telefonata sia stata fatta; forse qualcuno lo avvisa e corregge il tiro qualche giorno dopo: il 9 maggio infatti scrive: Quella telefonata Giraudo-Moggi parlando di Dattilo «Se è sveglio dimezza l'Udinese»
Intercettazione di domenica 26 settembre 2004, Antonio Giraudo è al telefono con Luciano Moggi. La Juventus ha giocato in anticipo la sera precedente (1-1 in casa con il Palermo) e i due dirigenti bianconeri commentano le partite della domenica. La telefonata è delle 16.58, quindi quando le partite della giornata sono già state giocate, e non prima delle partite stesse, come erroneamente la Gazzetta aveva scritto nell'edizione di venerdì 5 maggio. Ma non è che questo renda meno imbarazzante la telefonata.
Ci tiene ovviamente a sottolineare che tale piccola circostanza non la rende meno imbarazzante. Sarà, se lo dice lui...
Ma, si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e la Gazzetta ricade nello stesso errore a distanza di ben tre anni, dopo pochi mesi dalla sentenza di condanna in primo grado di Giraudo. In uno speciale su Calciopoli, sull'edizione cartacea in edicola il 13 aprile 2010, a pagina 13 è riportata in un riquadro ben visibile l'intercettazione tra Giraudo e Moggi relativa ad Udinese-Brescia: " Se è un po' sveglio gli dimezza l'Udinese", ma la Gazzetta non resiste ed aggiunge: "Settembre 2004: Giraudo parla con Moggi in vista di Udinese-Juventus".
È ancora ignoto quale sia il sistema di misurazione del tempo per cui alla Gazzetta classifichino una telefonata avvenuta alle 16.58 prima di una partita giocata alle 15.00, ma tant'è.
Ma ritorniamo alla sentenza di De Gregorio ed all'espulsione fraudolenta di Jankulovsky ad opera di Dattilo. Il GUP assume come provato che i sorteggi fossero truccati, che quindi Dattilo venne designato in modo fraudolento e che fosse veramente possessore di una sim svizzera, anche se ricevuta in epoca successiva alla partita Udinese-Brescia.
Signor Giudice, rimarrebbe da capire, e soprattutto da provare, chi, come e quando avrebbe detto a Dattilo di espellere Jankulovsky, Le pare poco?
Ma dalle successive testimonianze rese nel processo celebrato con rito ordinario, sembra che le convinzioni di De Gregorio siano errate: i sorteggi sono regolari, le designazioni corrette e delle schede svizzere si sa molto poco o nulla. Ma l'ultimo e definitivo colpo mortale alle affermazioni degli inquirenti di Auricchio ed alla sentenza di De Gregorio sull'espulsione fraudolenta di Jankulosky l'ha data la testimonianza di Camerota. Il quale in pochi minuti di interrogatorio ha detto che l'espulsione di Jankulovsky l'ha decisa lui, Dattilo non aveva notato un gesto violento del giocatore dell'Udinese contro un avversario ed lui lo ha segnalato, al che Dattilo, applicando il regolamento, non ha potuto fare altro che espellere Jankulovsky.
Audio deposizione Camerota 3 minuti circa:
(per ascoltare andare direttamente sul sito)
http://www.ju29ro.co...a-pro-juve.html
In pochi minuti Camerota ha demolito tutta la teoria di Auricchio e De Gregorio su quell'espulsione pilotata. Eppure agli inquirenti sarebbe bastato poco per appurare la verità, bastava convocare Camerota ed interrogarlo, o anche consultare il referto di fine gara dove vi era l'indicazione che era stato il guardalinee ad indicare che Jankulovsky andava espulso. A volte, dottor De Gregorio, colonnello Auricchio, leggere i documenti ufficiali: ascoltare i testimoni è più utile che leggere la Gazzetta dello sport. E questo si che è imbarazzante, caro Galdi.
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Calciopoli, Napoli avanti
e i silenzi di Palazzi...
L'ex arbitro Paolo Bertini
Il presidente Maria Teresa Casoria va avanti decisa e nella primavera del prossimo anno ci potrebbero già essere le sentenze per Calciopoli. Il prossimo martedì si chiude con i testimoni delle difese, il 14 dicembre si vedrà se ci saranno imputati (Moggi, Bergamo, Pairetto, eccetera) che vogliono essere interrogati: ma è molto improbabile. Da gennaio due udienze a settimana: probabile sentenza verso aprile-maggio. L'ex arbitro aretino Paolo Bertini, quasi sempre presente alle udienze a Napoli, martedì scorso ha rilasciato una dichiarazione spontanea: assolto dalla giustizia sportiva, Bertini ha negato con decisione di essere mai stato un arbitro pro-Juve. ''Ho commesso degli errori (e li ha ricordati) anche a danno dei bianconeri, e non ho mai fatto parte di un'associazione a delinquere''. Il processo, come detto, è quasi alle battute finali: negli ultimi mesi si è scoperto che le indagini dei carabinieri di Roma, dirette dal tenente colonnello Attilio Auricchio, sono state piuttosto lacunose. Molte intercettazioni si sono perse per strada, o sono state (incredibilmente) trascurate: il quadro d'insieme che ne è venuto fuori ultimamente è ben diverso da quello di quattro anni fa. Chissà che idea se ne è fatto il collegio che deve giudicare, lo si scoprirà al momento delle sentenza. Il pm Narducci andrà avanti sulla sua linea, ovviamente: con richieste di condanna per associazione a delinquere. Ma le certezze del passato forse non esistono più. Se Napoli accelera, ecco che Roma frena:
da maggio scorso la Superprocura Figc ha un esposto dettagliato della Juventus, con richiesta di revoca dello scudetto 2006, assegnato dai 'saggi' all'Inter. Ora Stefano Palazzi ha avuto tutte le carte (comprese intercettazioni, trascrizioni, eccetera) per poter agire con una certa velocità: da valutare, come detto, la posizione dell'Inter, cioè le intercettazioni che riguardano Moratti e Facchetti. Si difendevano soltanto contro lo strapotere Juve? Materia delicatissima: ma prima o poi la Figc dovrà pur prendere una posizione. Non è possibile che la giustizia sportiva diventi più lenta di quella ordinaria, come sembra succedere adesso. Tra l'altro, Palazzi ha un'altra grana da risolvere: Premiopoli (vedi Spy Calcio del 10 ottobre). E' dalla primavera il magistrato napoletano che indaga: ha fatto fuori anche due suoi sostituti, avocando l'inchiesta. Ma prima o poi Palazzi dovrà dire cosa ha scoperto, e soprattutto se ci sono reati: anche se di mezzo ci fossero calciatori importanti... Abete aveva promesso celerità e trasparenza della giustizia sportiva: stiamo aspettando con fiducia.
Da Repubblica.it
"Le certezze del passato forse non esistono più" scrive Fulvio Bianchi di Repubblica. Per tutti, tranne che per qualche nord-coreano che si aggira patetico sul forum.
Ciao Peppo.
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