Peppo se le telefonate fossero uscite a tempo debito non saremmo qua dar la colpa alla prescrizione, dato che fino al 2008 ci hanno voluto far credere che l'Inter non telefonava e invece.... Usufruire della prescrizione è stata l'unica azione "legale" che il Morattone ha fatto anche se il senso etico si è andato a far benedire come spesso capita quando c'è bisogno di prendersi le proprie responsabilità, intanto il dentone è noto per gesti e modi di fare da galantuomo(gesto dell'ombrello docet\fp\)
Facciamoci due risate\as\\as\\as\
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Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
14:17 - "L'operazione Ladroni mi venne commissionata dall'Inter nella persona di Moratti, poi la feci con Facchetti": lo ha detto Tavaroli rispondendo alla domanda del legale dell'ex arbitro De Santis. L'operazione "Ladroni" portò l'ufficio sicurezza di Telecom a indagare sui rapporti tra Luciano Moggi e alcuni arbitri di serie A.
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"We are all star people, from the dust we came and to the dust we shall return. So let's celebrate Love. Ciao Mamma.
Dossier su De Santis. Tavaroli: La ordinò Moratti
Mandate in pesantissima contraddizione anni di versioni interiste e di Moratti soprattutto sulla vicenda dello spionaggio
© LaPresse
MILANO - Clamoroso a Milano: al processo Telecom depone, dopo un'udienza andata buca per malore, Giuliano Tavaroli. E manda in pesantissima contraddizione anni di versioni interiste e di Moratti soprattutto sulla vicenda dello spionaggio ai danni di De Santis, ma anche di utenze dei dirigenti juventini Giraudo e Moggi, dello stesso arbitro De Santis (che chiede 21 milioni di risarcimento per lo spionaggio Telecom), i designatori Bergamo e Pairetto e alcune utenze Gea. Tavaroli sotto giuramento ai giudici di Milano conferma quanto asserito in fase d'indagine e contestato (con la Figc a credere al numero 1 interista) che fu proprio Moratti e l'Inter a commissionare l'Operazione Ladroni. «L'operazione Ladroni mi venne commissionata dall'Inter nella persona di Moratti, poi la feci con Facchetti»: lo ha detto Tavaroli rispondendo alla domanda dei legali dell'ex arbitro De Santis, Irma Conti e Paolo Gallinelli.
Questa l'affermazione, ora le domande.
Perché la Figc e Borrelli, allora capo dell'Ufficio Indagini, credettero alla versione Moratti («non ho mai dato alcun mandato a Tavaroli per redigere un dossier su De Santis») senza tenere conto degli interrogatori di Tavaroli, allora in carcere, che aveva parlato dei summit in Saras?
Perché si arrivò all'archiviazione del caso dello spionaggio per improcedibilità (la prescrizione cadde sui pedinamenti a Vieri e altri giocatori), dovuta alla morte sopravvenuta di Giacinto Facchetti?
Perché la Figc non ha mai chiesto ufficialmente al pm milanese Ilda Bocassini gli atti di archiviazione dell'assunzione di informazioni sulla deposizione di Nucini sui fatti poi divenuti accuse al tribunale di Napoli?
E perché l'indagine sui fatti di Telecom non è partita dal maggio 2006 quando Nucini, Cipriani e gli altri protagonisti della vicenda Telecom rilasciavano interviste?
Perché, stando alle parole sotto giuramento di Tavaroli (confermate nell'incidente probatorio di Tronchetti Provera) l'Inter indagava sui protagonisti di Calciopoli tra il dicembre 2002 e l'inizio del 2003, un anno e mezzo prima della Procura di Napoli e del maggiore Auricchio?
E perché l'unico arbitro sotto la lente illegale era De Santis, così come capitato poi a Napoli nell'indagine che ha portato alla semidistruzione della Juventus di Giraudo, Moggi e Capello?
Oltre le domande, oggi una parola sotto giuramento: Tavaroli indica in Moratti colui che commissiona l'indagine, che lo stesso Moratti in Figc nega di aver commissionato. La Juventus che è in causa contro la Figc per la modesta cifra di 443 milioni prenderà visione di quanto sta emergendo ormai ufficialmente in udienza a Milano? Pensiamo di sì.
Dossier su De Santis. Tavaroli: La ordinò Moratti - Calciopoli / Juventus / Serie A / Calcio - Tuttosport
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ah, aggiungo,
dove sono tutti i contestatori di Tuttosport, quelli che lo denigrano puntualmente?
No, perchè apro il sito della carta da culo rosa, e ovviamente di questa notizia non c'è ombra.
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Invece pare ci sia oggi (dovrebbe essere quella la notizia), a pag. 19: ecco un commento da tuttojuve:
Per la Gazza è più importante la mucca Yvonne di Tavaroli
La Gazzetta parla del coinvolgimento di Moratti. Ma molto, molto in fondo al giornale.
07.06.2012 14:00 di Daniele Gamberini articolo letto 1264 volte
Questa mattina una frase su twitter di Umberto Zapelloni (vicedirettore della Gazzetta dello Sport) mi aveva sconvolto: “Andate a dare un’occhiata al giornale e ve ne accorgerete”. Si parlava di calciopoli, delle rivelazioni di Tavaroli che finalmente gettavano un po’ di luce sul ruolo che Moratti ha avuto in questa farsa. Vuoi vedere che il quotidiano milanese ha finalmente ammesso che la squadra degli onesti è in verità tutt’altro che onesta?
Con fatica ho acquistato il giornale rosa e, dando una prima occhiata, la notizia non l’ho trovata. Ci ha preso in giro, penso. E invece ecco che spunta a pagina 19 il pezzo: “Spiavo De Sanctis per conto di Moratti”. Cronaca letterale, nessuna opinione, pezzo freddo quasi quanto un comunicato stampa o un lancio di agenzia. Nessuna retromarcia, nessun dubbio sulla limpidezza di Massy e compagnia (telefonica) salta fuori leggendolo. Insomma, per la Gazzetta riportare una notizia che mette, di per sé, in cattiva luce i prescritti è già uno sforzo epico, impossibile chiedere a loro di commentarla.
Quello che un po’ urta è la sistemazione dell’articolo: siamo a pagina 19. Direte voi: nelle pagine precedenti ci saranno delle notizie incredibili che non possono lasciare il posto ad una dichiarazione che conferma che nel 2006 c’è stata una farsopoli. Mica c’è una finta-storia su un finto-caso e una finta-inchiesta come quella su Buffon, che invece prese la prima pagina di diritto. E allora andiamo a leggere cosa c’è di più importante rispetto alle dichiarazioni di Tavaroli nell’edizione odierna della Gazza.
Nella pagina precedente, cioè alla 18, c’è un’interessantissima e decisiva inchiesta sul rapporto bestie/calcio: “Ecco a voi la fattoria degli animali indovini, i discendenti del polpo Paul”. E allora abbiamo il furetto Fred, l’elefantessa Citta e la mucca Yvonne, che muovendosi e mangiando (cosa peraltro naturale per le loro specie) fanno pronostici sulle gare dell’europeo.
Ci mancherebbe, notizie del genere sono chiaramente più clamorose rispetto ad uno che ammette il coinvolgimento dell’Inter in uno dei periodi più bui del pallone italiano e internazionale, e che ha causato la rovina di una squadra che vinceva tutto e che inoltre ha dovuto privarsi di alcuni dei suoi giocatori migliori regalandoli (o quasi) a chi, secondo l’ex capo della sicurezza di Telecom, aveva organizzato tutto. Insomma caro Zapelloni, niente di nuovo sotto il sole.
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DAL CASO TELECOM UNA NUOVA GRANA PER PALAZZI
Tavaroli ribadisce
«Operazione Ladroni
ordinata da Moratti»
di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 07-06-2012)
ROMA. Clamoroso a Milano: al processo Telecom depone, dopo un’udienza
andata buca per malore, Giuliano Tavaroli. E manda in frantumi la tesi di Moratti
e dell’Inter sul dossieraggio illegale ai danni dell’arbitro De Santis e di
altri attenzionati nell’Operazione Ladroni. Ricordiamo che in un appunto della
segretaria dell’ex investigatore Telecom, Adamo Bove (morto suicida nel 2006
allo scoppiare dello scandalo), comparivano come utenze telefoniche da
attenzionare quelle intestate alla Juventus in uso a Giraudo e Moggi, quelle
targate Figc in uso a Bergamo e Pairetto, due telefoni della Gea e il numero
dell’ex arbitro di Tivoli intestato all’amico e assistente Ceniccola, quella
di Mariano Fabiani. «L’Operazione Ladroni mi venne commissionata dall’Inter
nella persona di Moratti, poi la feci con Facchetti», ha detto sotto
giuramento lo spione al centro dello scandalo Telecom. Esattamente il
contrario di quanto riferito da Moratti all’Ufficio Indagini della Federcalcio
il giorno 3 ottobre 2006 a Francesco Saverio Borrelli, allora capo degli
investigatori Figc, ai suoi vice Loli Piccolomini, Leonelli e Scquicquero.
«Non ricordo se avvenne o meno un incontro a tre, vale a dire con Tavaroli, il
Facchetti e il sottoscritto - mette a verbale il numero uno dell’Inter -, non
ho mai dato alcun mandato al Tavaroli per redigere un dossier sull’arbitro De
Santis né ho mai visto un documento in merito. Ho appreso solo dalla recente
lettura dei giornali dell’esistenza del cosiddetto “Dossier Ladroni”. In
termini più espliciti confermo di aver contattato il Tavaroli per consultarmi
su quanto stava avvenendo col Nucini, m a escludo di avergli dato alcun
mandato per svolgere indagini sul De Santis (?) l’incontro col Tavaroli
(avvenne, allora? Ndr) non aveva avuto alcun concreto seguito».
ARTICOLO 39 Quanto basta perché la Procura federale chieda (sono emersi
fatti nuovi) la revisione ex articolo 39 di quell’archiviazione e creare i
presupposti per rivedere il criterio di illibatezza previsto dal parere
federale del 2006, anche se a posteriori.
Una contraddizione che poteva emergere molti anni fa, questa: sarebbe
bastato chiedere a Moratti di commentare nel marzo 2007, prima dell’archiviazione
per prescrizione e improcedibilità nei confronti del già defunto Facchetti, gli
interrogatori di Tavaroli che la stessa versione fornita ieri sotto giuramento
la sciorina da sei anni. Ma la Figc non lo fece. Bastò la versione Moratti. E
archiviò la pratica col procuratore Palazzi a fine giugno del 2007. Certo,
viene in mente che di recente - il 30 marzo 2011 - Palazzi si scomoda e va a
Milano a sentire Moratti sulle telefonate scoperte da Moggi e dalla sua difesa,
sulla vicenda Calciopoli 2: la questione Nucini era stata sviscerata in aula
a Napoli, aveva già riempito i giornali dal 2006 (mai attenzionata e creduta
sui rapporti segreti con Facchetti). Ha, Palazzi, fatto la domanda a Moratti
sul Dossier Ladroni? E ora, di fronte a tutto questo cosa farà la Figc, in
attesa del duello al Tar con la Juventus proprio sulla dis-par condicio
investigativa e sullo scudetto assegnato a Moratti?
CONTRADDIZIONE Un’udienza, quella di ieri, che andrà aggiornata a
mercoledì prossimo, quando Tavaroli - dopo le domande dei pm e delle parti
civili che chiedono i risarcimenti per le azioni di intelligence illegale del
gruppo guidato proprio da Tavaroli nella gestione Tronchetti Provera -
dovrà rispondere alle domande degli avvocati difensori. Riduce la portata
delle responsabilità ascritte a molti chiamati in causa. Amplia a dismisura,
invece, la posizione relativa al dossieraggio illegale effettuato ai danni
dell’arbitro De Santis, ma anche di quelli che vennero attenzionati da Adamo
Bove. Insomma, a Moratti non fa sconti, Tavaroli.
LE DIVERSE VERSIONI E manda in pesantissima contraddizione anni di
versioni interiste e di Moratti soprattutto sulla vicenda dello spionaggio ai
danni delle utenze dei dirigenti juventini Giraudo e Moggi, dell’arbitro De Santis
(che chiede all’Inter 21 milioni di risarcimento per lo spionaggio Telecom), i
designatori Bergamo e Pairetto e alcune utenze Gea. Tavaroli sotto giuramento
ai giudici di Milano conferma quanto asserito in fase d’indagine e contestato
(con la Figc a credere al numero 1 interista) che fu proprio Moratti e l’Inter
a commissionare l’Operazione Ladroni. «L’operazione Ladroni mi venne
commissionata dall’Inter nella persona di Moratti, poi la feci con Facchetti»:
lo ha detto Tavaroli rispondendo alla domanda dei legali dell’ex arbitro De
Santis, Irma Conti, che assiste la parte civile De Santis con Paolo Gallinelli.
DOMANDE Ora le domande che riemergono sono tante: quell’indagine
privata illegale venne datata dallo stesso Moratti alla Figc tra il 2002 e il
2003, due anni prima dell’inizio del lavoro di Auricchio e dei pm di Napoli.
Che attorno alle stesse identiche figure si muovono: Moggi, Giraudo,
Bergamo, Pairetto, De Santis (unico arbitro intercettato), la Gea? Un caso? E
perché la pm Bocassini non ha mai voluto rendere pubblico il
contenuto dell’archiviazione della “chiacchierata” in Procura con Nucini? E
la Figc ha mai chiesto copia di quell’atto? E perché da ultimo il
vicepresidente interista Ghelfi, in rappresentanza del club milanese nella
recente causa civile promossa da De Santis ha dichiarato - come da memoria
depositata - che Facchetti avrebbe agito autonomamente nella vicenda
Tavaroli-Nucini? E negato ogni interessamento dell’Inter? Le risposte a
queste domande interessano molto alla Juventus, che in sede Tar chiede
un maxirisarcimento da 443 milioni alla Figc. Certo, la Procura federale è
ora in altre faccende affaccendata, ma un quarto d’ora per rispondere prima
della chiamata al Tar del Lazio, forse è il caso che lo si trovi.
___
IL CASO
«Spiavo De Santis
per conto di Moratti»
Tavaroli in aula ammette: «Il dossier Ladroni mi venne
ordinato dal patron dell'Inter e lo gestii con Facchetti»
Fatti prescritti per la giustizia sportiva, ma si riapre la questione etica
di MARCO IARIA (GaSport 07-06-2012)
«L'operazione Ladroni mi fu commissionata da Massimo Moratti, poi io la gestii
con Giacinto Facchetti». Nel bel mezzo di una deposizione-fiume al processo
sui dossier illegali Telecom ai danni di politici, imprenditori, giornalisti,
sono bastate queste parole di Giuliano Tavaroli a riaprire il pentolone delle
polemiche su Calciopoli. Perché per la prima volta l'ex capo della sicurezza
di Telecom e Pirelli ha detto in un'aula di tribunale, in qualità di testimone
(dopo aver patteggiato 4 anni) e quindi sotto giuramento, ciò che aveva
riferito ai pm di Milano nell'autunno del 2006. A porgergli la domanda i
legali dell'ex arbitro Massimo De Santis, parte civile nel procedimento in
Corte d'assise, che nella causa per risarcimento danni rinviata ad ottobre
chiederà all'Inter 21 milioni di euro. De Santis è stato oggetto di
investigazioni riservate tra il 2002 e il 2003, realizzate anche dall'agenzia
Polis d'Istinto di Emanuele Cipriani, sulla cui scrivania fu trovato il
dossier Ladroni: l'input sarebbe partito dopo una denuncia dell'ex arbitro
Danilo Nucini all'allora presidente nerazzurro Facchetti sull'esistenza di una
presunta combriccola romana.
Meccanismo È stata una dipendente Telecom, Caterina Plateo, a raccontare
agli inquirenti come funzionava il dossieraggio, producendo gli appunti
manoscritti sui tabulati «spiati» (con orario, durata e destinatari delle telefonate),
in particolare «gli sviluppi del traffico in entrata e in uscita su utenze
telefoniche intestate a Figc, Ceniccola (ex guardalinee, ndr), Juventus e Gea
World. Mi sono stati richiesti come al solito da Adamo Bove (allora dirigente
Telecom, poi suicidatosi, ndr) in data 11-2-2003 e dopo la mia elaborazione
sono stati consegnati allo stesso». Non intercettazioni, cioè ascolto delle
conversazioni, ma dati sui traffici magari per scoprire connessioni tra vari
soggetti, attraverso il cosiddetto sistema Radar, programma antifrode nelle
intenzioni, rivelatosi strumento di controllo illecito in grado di non lasciar
traccia in azienda. Tavaroli, in uno degli interrogatori, aggiunse che
l'attività sul calcio riguardava anche accertamenti bancari.
Moratti L'Inter ha sempre respinto qualsiasi addebito. Ascoltato il 3 ottobre
2006 dall'allora capo dell'ufficio indagini Figc Francesco Saverio Borrelli,
Massimo Moratti dichiarò che sulla scia delle rivelazioni di Nucini a
Facchetti «ritenni opportuno fare delle verifiche in merito e a tal fine mi
rivolsi al Tavaroli, che conoscevo come persona capace che curava la sicurezza
della Pirelli (...) Non ho mai dato alcun mandato al Tavaroli per redigere
dossier sull'arbitro De Santis né ho mai visto alcun documento in merito». Per
l'Inter nessun coinvolgimento in sede penale e un fascicolo aperto dai
procuratori federali (relativo anche a presunti pedinamenti di Vieri, Mutu,
Jugovic e Ronaldo) e archiviato il 22 giugno 2007, con un'ulteriore coda senza
esito dopo l'esposto della Juventus sullo scudetto 2006 revocato ai bianconeri
e assegnato all'Inter a tavolino. È vero che la fattura da 50 mila euro per
l'operazione Ladroni venne pagata a Cipriani da Pirelli e non dall'Inter, ma
lo stesso investigatore privato ha fatto mettere a verbale: «Tavaroli spiegò
che era opportuno che l'investigazione non risultasse». A quei tempi, tra
l'altro, Pirelli era socia dell'Inter col 19,5% delle azioni.
Intrecci Anche se ieri Tavaroli non ha fatto che confermare la deposizione
resa ai magistrati, la portata delle sue dichiarazioni è evidente.
Innanzitutto per il contesto (davanti ai giudici) ma anche e soprattutto per
l'eco sull'opinione pubblica. Sullo sfondo dei tradizionali legami tra Inter e
Pirelli-Telecom, dossieraggi illegali su una serie di soggetti (compreso
Mariano Fabiani, ex d.s. di Messina e Genoa) vicini all'ex direttore generale
della Juve Luciano Moggi, avvenuti tra il 2002 e il 2003. Poi, nel 2004,
l'avvio delle indagini della Procura di Napoli che svelarono l'esistenza di
una cupola tale da condizionare arbitri e apparati delle istituzioni
calcistiche e condussero nel 2006 alla retrocessione in B della Juventus e
alla decapitazione dei suoi vertici dirigenziali. È una successione di fatti
che, agli occhi del popolo bianconero, rimette in discussione perfino la
genesi di Calciopoli. Quel che è certo è che si riapre l'eterna questione
etica sottesa a cavilli e formalismi. Per la giustizia sportiva i fatti
riemersi ieri sono coperti da prescrizione. L'Inter non rischia nulla. Moratti,
semmai, deve preoccuparsi per la richiesta milionaria di risarcimento danni
di De Santis (oltre a quella di Vieri). E per il dibattito che giocoforza si
riaccende sull'opportunità di aver assegnato il titolo 2006 all'Inter.
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LE REAZIONI
Club in silenzio
Ma sul web i tifosi
si scatenano
di ANDREA FANÌ (GaSport 07-06-2012)
Quella testimonianza, sulle operazioni di dossieraggio ai danni dell'ex
arbitro De Santis e altri soggetti «per conto di Moratti e dell'Inter» che
ieri Giuliano Tavaroli ha rilasciato al Tribunale di Milano, ha scatenato una
serie di reazioni uguali e contrarie.
Il silenzio Zero movimenti dai canali ufficiali dei due club, il cui
antagonismo si è decisamente inasprito dopo i fatti di calciopoli. Né la
Juventus né l'Inter ieri hanno commentato la testimonianza dell'ex capo della
sicurezza di Telecom e Pirelli, società riconducibili entrambe a Marco
Tronchetti Provera all'epoca dei fatti rivelati da Tavaroli (primi sette mesi
del 2003).
Il rumore A fare da contrappunto al silenzio delle società, le numerose
reazioni dei tifosi, specie in rete. «È finalmente arrivata l'ora di dire la
verità su calciopoli: è stata tutta una montatura» sostiene la maggioranza del
popolo juventino, che chiede ai vertici dell'Inter, di «rinunciare alla
prescrizione» che ha congelato il fascicolo aperto la scorsa estate dal
procuratore Figc, Stefano Palazzi. «Ho sempre creduto nell'operato e
nell'onestà della Juventus» si spinge a dire Vincenzo su un forum. Fanno muro,
compatto, i tifosi dell'Inter, la cui «strategia» difensiva è sintetizzata da
quel «Tavaroli getta fango su Tronchetti Provera solo per vendetta», postato
da Davide su un sito di sostenitori nerazzurri. «Piuttosto la Figc ci assegni
anche gli altri scudetti rubati dalla Juve negli anni precedenti» ha scritto
un altro tifoso interista.
___
IL CASO DE SANCTIS
Tavaroli: «I dossier
me li chiese Moratti
Li feci con Facchetti»
L’ex responsabile della sicurezza di Pirelli e Telecom coinvolge il mitico giocatore scomparso
di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 07-06-2012)
MILANO - «L’“Operazione Ladroni” mi venne commissionata dall'Inter nella
persona di Moratti, poi la feci con Facchetti» : ecco l’accusa lanciata ieri
da Giuliano Tavaroli durante il processo sul caso dei dossier illegali
celebrato nell'aula bunker della Corte d'Assise di Milano. L’ex responsabile
della sicurezza di Pirelli e Telecom, rispondendo come testimone a una domanda
di Irma Conti, legale di De Santis (l’ex arbitro ha chiesto 21 milioni di euro
come risarcimento danni per essere stato spiato), non ha avuto incertezze nel
sottolineare che l’input proveniva dal patron nerazzurro e ha ribadito
un’accusa che aveva già formulato nell’ottobre 2006 quando era in carcere a
Voghera.
I FATTI - Agli atti dell'inchiesta, risultano più dossier, tra i quali quelli
di De Santis, dell’ex direttore sportivo di Messina e Genoa Mariano Fabiani e
del guardalinee Enrico Cennicola, confezionati tra il gennaio e il luglio del
2003. Della vicenda ha parlato anche l'investigatore privato Emanuele Cipriani
che aveva portato avanti parte dell’opera con la sua società, la Polis
d’Istinto. «Tavaroli si limitò a dirmi che De Santis era un arbitro che
probabilmente prendeva i soldi - ha fatto mettere a verbale Cipriani - e che
occorreva controllare società sportive in Calabria per verificare un possibile
collegamento con De Santis. L'incarico mi venne conferito da Tavaroli in
Pirelli e io fatturai alla Pirelli su richiesta espressa di Tavaroli» .
Moratti ha più volte spiegato, anche davanti alla giustizia sportiva, che «un
uomo si offrì di mettere sotto osservazione De Santis sottolineando che
conosceva alcune persone in grado di darci informazioni, ma non ne uscì nulla.
Zero su tutta la linea. L’Inter però non ha dato nessun mandato per seguire
qualcuno» .
IRRITAZIONE - Dalla sede dell’Inter nessun commento ufficiale, ma viene fatto
rilevare che Moratti non ha mai ordinato qualcosa di illegale, tanto meno
l’Operazione Ladroni, e che quel dossier non è mai stato visionato né pagato.
In corso Vittorio Emanuele, insomma, non c’è preoccupazione, trattandosi di
una vicenda sulla quale la giustizia sportiva ha fatto accertamenti a
ripetizione, piuttosto profonda amarezza perché viene coinvolta ancora una
volta la figura di chi (Facchetti) non c’è più.
ecurity.
"We are all star people, from the dust we came and to the dust we shall return. So let's celebrate Love. Ciao Mamma.
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PROCESSO TELECOM, TAVAROLI CONFERMA IN AULA
“Fu Moratti il mandante
del dossier De Santis”
Nelle carte riferimenti anche a utenze Juve
Il presidente dell’Inter ha sempre negato
di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 07-06-2012)
L’operazione «Ladroni» parte da lontano, ha l’ex arbitro Massimo De Santis
come protagonista, o meglio, vittima di spionaggio (dai conti bancari alle
uscite a cena) e, da ieri, un mandante, secondo quanto affermato sotto
giuramento in un aula di tribunale - quello di Milano - da Giuliano Tavaroli,
ex capo della security di Telecom e Pirelli. «Sì, l’input per confezionare il
dossier Ladroni venne da Moratti. Per l’Inter...», la risposta di Tavaroli,
testimone-imputato al processo sui dossier illegali, alle domande dei legali
dell’ex fischietto De Santis, Irma Conti e Paolo Gallinelli.
Tavaroli racconta la sua verità, la stessa fatta mettere a verbale
nell’interrogatorio del 29 settembre del 2006 nel carcere di Voghera.
«...Attorno alla fine del 2002 ebbi un incontro con Moratti e Facchetti presso
la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato
avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri
aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio
facente capo a Moggi ed avente come perno essenziale l’arbitro De Santis... Si
raggiunse l’accordo - così Tavaroli - nel corso di quella riunione che
Facchetti dovesse incontrarsi nuovamente con l’arbitro (Nucini, ndr). . . .
Contestualmente, sulla base di alcuni numeri cellulari che Facchetti mi diede
dicendomi che erano riferibili a Moggi, chiesi a Bove (responsabile della
sicurezza della Tim, ndr) di verificare se quei numeri fossero attivi. . . ».
Eccoli i protagonisti: Tavaroli, l’investigatore privato Cipriani, a cui fu
dato il compito di agire, e la segretaria di Bove, Caterina Plateo, i cui
appunti contenevano riferimenti ad accertamenti sulle utenze anche
intestate alla Juve e alla Gea. Moratti ha sempre ammesso di «non aver
mai commissionato altre indagini oltre a quella fatta svolgere su Vieri».
Il patron nerazzurro davanti all’allora capo dell’Ufficio Indagini della
Federcalcio, Francesco Saverio Borrelli - interrogatorio del 3 ottobre del
2006 - ha negato «di aver dato alcun mandato al Tavaroli per redigere un
dossier sull’arbitro De Santis o di aver mai visto alcun documento in merito.
Ho appreso - raccontò il patron nerazzurro Moratti agli inquirenti federali -
solo dalla recente lettura dei giornali dell’esistenza del cosiddetto “Dossier
Ladroni”. In termini più espliciti, confermo di aver contattato Giuliano
Tavaroli per consultarmi su quanto stava avvenendo con Nucini, ma escludo di
avergli dato alcun mandato per svolgere indagini su De Santis.. . ». La Figc,
nel giugno del 2007 arrivò ad archiviare il procedimento e lo fece l’attuale
capo della procura Stefano Palazzi.
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Milano «Ecco cosa feci per Moratti e l’Inter»
Dossier, Tavaroli difende Tronchetti
di LUIGI FERRARELLA (CorSera - Cronache 07-06-2012)
MILANO — Una difesa totale di Marco Tronchetti Provera, un pizzicotto
calcistico a Massimo Moratti, un accenno ma solo in generale a un ordine
dell'ex amministratore delegato di Telecom Carlo Buora, un attestato di
estraneità ai Ds: è la deposizione ieri di Giuliano Tavaroli al processo per i
dossier illeciti della Security di Pirelli-Telecom, dove torna in parte teste
avendo già patteggiato 4 anni.
Inter L'avvocato di parte civile dell'arbitro Massimo De Santis gli chiede da
dove nel 2002 venisse l'ordine dell'«operazione Ladroni», dossier a base
di pedinamenti e ricerche patrimoniali realizzato dall'investigatore privato
Emanuele Cipriani (e fatturato non all'Inter ma alla Pirelli, all'epoca
secondo azionista di Inter col 19%) a caccia di incongruità che nell'arbitro
potessero svelare o condizionamenti dal sistema-Moggi o prevenzioni verso
l'Inter: «Venne da Moratti, e poi io gestii la pratica con Facchetti» (morto),
è l'asciutta risposta di Tavaroli. Moratti, invece, alla Federcalcio nel 2006
e poi sempre, ha affermato d'avergli chiesto solo un consiglio, senza ordinare
nulla.
Oak Fund Era il dossier stilato nel 2002 con 13 report da Cipriani tramite
inverificabili carte bancarie internazionali di una sua asserita «fonte» ex
agente di Scotland Yard, e prospettava che dietro un fondo azionista della
Bell (protagonista nel 2001 della scalata a Telecom) vi fossero dirigenti dei
Democratici di sinistra, partito costituitosi parte civile per tutelarsi da
quello che denuncia come un clamoroso falso. L'operazione, premette Tavaroli,
partì perché Tronchetti voleva verificare voci che accreditavano profitti di
infedeli manager Telecom dietro l'Oak Fund: invece «solo all'ultima pagina
dell'ultimo rapporto mi resi conto che riguardava un partito. Cipriani alla
fine di un lavoro professionale giunse a una ipotesi di proprietà» (appunto i
Ds) «che riferii oralmente solo a Tronchetti». Ma costui «immediatamente
decise di non utilizzare la circostanza, dimenticare, "bruciare"». È proprio
quanto Tronchetti ha sempre affermato. L'avvocato dei Ds, Luongo, obietta
però a Tavaroli l'intervista a Repubblica in due puntate nel luglio 2008 in cui
diceva che a ordinargli un dossier sui Ds era stato Tronchetti: «Non l'ho mai
dichiarato — asserisce Tavaroli —, non ho mai indicato il senatore ds Nicola
Rossi come beneficiario, nelle carte che vidi non c'era alcuna prova di soldi
ai Ds, non ho mai fatto quell'intervista, erano conversazioni di mesi prima e
con molte cose inesatte e false. Non la smentii dietro consiglio del mio
legale e perché avevo altre preoccupazioni. Forse ho sbagliato. Ma deve essere
chiaro che Tronchetti mai mi ha chiesto di indagare su alcun partito del
mondo».
Giornalista Quanto al dossieraggio su Massimo Mucchetti del Corriere,
praticato dallo 007 privato Marco Bernardini e dall'hacker Fabio Ghioni,
Tavaroli attribuisce all'allora amministratore di Telecom «Buora e a De Conto»
solo l'ordine di «capire chi-come-quando dentro le aziende stesse alimentando
fughe di notizie alla base di articoli» sgraditi ai vertici aziendali, come
uno di Mucchetti. Ma Tavaroli scarica su Bernardini e Ghioni «le modalità
aggressive» sul giornalista e su Colao, quali l'intrusione informatica del
novembre 2004 ai pc del Corriere: «Non l'ho né ordinata né saputa, i dati
presi non sono stati mai letti o condivisi in azienda, fu una stupidaggine
sesquipedale di Ghioni, della quale come omesso controllo mi assumo la
responsabilità. Ma nessuno, né io né il management che pure aveva un interesse
per Mucchetti, ha mai ordinato a Ghioni un'attività così fuori luogo e priva
di senso».
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la Repubblica ne parla, in un piccolo riquadro, solo per il riferimento a
Mucchetti, sull'edizione nazionale: più realista del re.
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LO DICE TAVAROLI
«Moratti mi ordinò di spiare l’arbitro De Santis»
art.non firmato (Libero 07-06-2012)
MILANO L’incursione nei pc di Rcs fu una stupidaggine «sesquipedale di cui mi
prendo la responsabilità per difetto di controllo. Nessuno del management ha
ordinato mai a Ghioni (Fabio Ghioni, ex capo dell’ex Tiger team, ndr)di fare
un’attività così intrusiva. Purtroppo è successo, ma i dati prelevati non
furono mai divulgati a nessuno». A dirlo Giuliano Tavaroli, ex capo security
di Telecom sentito ieri nell’aula-bunker di San Vittore al processo sui
dossier illegali. Tavaroli è stato ascoltato come testimone imputato di
procedimento connesso.
«L’ex ad di Telecom, Carlo Buora, e l’allora direttore amministrativo,
Claudio De Conto » ha detto, «chiesero di indagare sulla fuga di notizie
interne all’azienda e poi pubblicate sulla stampa». Tavaroli ha aggiunto che
all’epoca dei fatti fu convocato negli uffici della presidenza di Telecom dove
gli fecero vedere un articolo del Mondo che ipotizzava la cessione del gruppo
Pirelli Cavi. «La notizia anticipava decisioni in corso, estremamente
riservate, cui i manager potevano essere chiamati a rispondere alla Consob».
Sempre ieri Tavaroli ha affermato che Massimo Moratti gli ordinò la pratica
«Ladroni», quella che riguarda in particolare l’ex arbitro De Santis. Moratti
disse che era «per l’Inter». Oltre a De Santis il dossier - confezionato tra
il gennaio e il luglio 2003 - riguardava altre 4 persone. Per i termini
organizzativi Tavaroli prese contatti con l’allora dirigente neroazzurro
Giacinto Facchetti.
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TELECOM
TAVAROLI TIRA IN BALLO
TRONCHETTI E MORATTI
di ANTONELLA MASCALI (il Fatto Quotidiano 07-06-2012)
Giuliano Tavaroli, l’uomo chiave dei dossier illegali targati security
Pirelli-Telecom ieri ha deposto al processo di Milano. Ha tirato in ballo
Marco Tronchetti Provera, l’ex Ad di Telecom, Carlo Buora e il presidente
dell’Inter, Massimo Moratti. Tavaroli, che ha patteggiato, per la prima volta
esplicita chi gli diede l’ordine di spiare la società brasiliana Kroll:
“L’operazione di controsorveglianza su Kroll fu richiesta da Buora che era il
mio capo e dal dottor Tronchetti (indagato, ndr)”. Interrogato dagli avvocati
Mario Zanchetti e Domenico Pulitanò, per la parte civile Massimo Mucchetti,
racconta la genesi del dossier sul vicedirettore del Corriere della Sera: “Un
giovedì sera sono stato convocato in via Negri (presidenza Telecom, ndr) dove
mi fecero vedere un articolo del ‘Mondo’ che ipotizzava la cessione del gruppo
Pirelli Cavi. Anticipava decisioni estremamente riservate… Anche Carlo Buora
mostrò determinazione nel dire: voi della sicurezza dovete capire da dove
escono queste infor mazioni...”. Tavaroli, poi, scarica su Ghioni l’intrusione
nel Pc di Vittorio Colao, ex Ad di Rcs: “Fu una stupidaggine sesquipedale di
cui mi prendo la responsabilità per difetto di controllo. Nessuno del
management ha ordinato a Ghioni di fare un attività così intrusiva”. In aula
viene rievocato poi Calciopoli ai tempi di Moggi. L’avvocato Irma Conti, per
l’ex arbitro Massimo De Santis, parte civile, chiede chi gli commissionò
l’operazione “Ladroni”. Tavaroli coinvolge Moratti: “Mi venne commissionata
dall'Inter nella persona di Moratti. Per le questioni organizzative presi
contatti con Facchetti (lo scomparso dirigente neroazzurro, ndr)”.
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"We are all star people, from the dust we came and to the dust we shall return. So let's celebrate Love. Ciao Mamma.
Il caso Il processo sui dossier illegali
Tavaroli: «Nessuno ordinò lo spionaggio in Rcs»
L’ex capo della security Telecom: «Da Tronchetti mai avuto incarichi su partiti italiani o esteri»
di LUCA FAZZO (il Giornale 07-06-2012)
Si erano mossi mari e monti per evitare che Giuliano Tavaroli venisse a
testimoniare nell’aula del processo per i dossier illegali di Telecom: come se
dalla deposizione del vecchio capo dell’Ufficio sicurezza del colosso
telefonico dovessero arrivare chissà quali altre rivelazioni. Invece nell’aula
bunker, davanti alla Corte d’assise, si è materializzato un tranquillo manager
di mezza età, vistosamente privo di voglia di fare sfracelli. E anche le
domande che gli sono state poste sono suonate pacate e quasi timorose.
Così l’unico affondo lo ha tentato il legale di Massimo Mucchetti, vicedirettore
del Corriere della sera , vittima - insieme ai vertici dell’azienda - delle
incursioni informatiche del Tiger Team, gli hacker al servizio di Tavaroli.
Chi fu a dare l’ordine? Tavaroli racconta che Carlo Buora, ad di Telecom,
esasperato per le continue fughe di notizie, chiese di scovare le talpe:
«Buora mostrò grande determinazione nel dire: voi della sicurezza dovete
capire da dove escono queste informazioni e come vengono trasferite
all’esterno, trovate il sistema di capire chi, come e quando». Ma le modalità
dell’operazione furono un’iniziativa del team: «Una stupidaggine sesquipedale
di cui mi prendo la responsabilità». È ben vero che tutte le attività della
Security «venivano richieste dall’interno dell’azienda», dice Tavaroli, ma la
gestione poi era di mia competenza; in ogni caso «Tronchetti non mi diede mai
nessun incarico di indagare su alcun partito italiano o estero». E racconta di
come Tronchetti reagì malissimo alla scoperta che il misterioso Oak Fund, che
controllava una parte di Bell e che si temeva appartenesse a manager Telecom
infedeli, era in realtà riconducibile - secondo il dossier dell’investigatore
Cipriani - al partito dei Ds: «Tronchetti si sorprese molto e decise di
dimenticare questa circostanza e del dossier non venne fatto alcun utilizzo».
Tavaroli è apparso soprattutto desideroso di fare chiarezza sugli uomini che
lavoravano per lui, da Cipriani al giornalista Guglielmo Sasinini, «erano dei
veri professionisti ».Sul resto (Inter e Moratti a parte) non ha offerto
scoop. Ma una cosa, ha detto, Tronchetti e Buora la vollero: l’incursione
(«controsorveglianza», la chiama) contro l’agenzia investigativa Kroll, che
ribaltò a favore di Telecom la guerra per il controllo della telefonia mobile
in Brasile.
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calcio nella bufera Al processo Telecom parla l’ex capo della Security
«Moratti ordinò il dossier sugli arbitri»
Scommesse, il pm di Cremona e la verità sul derby di Genova: «Avrà effetti devastanti, sarà la cosa peggiore dell’inchiesta»
di LUCA FAZZO (il Giornale 07-06-2012)
«L’operazione Ladroni mi venne commissionata dall’Inter nella persona di
Moratti, poi la feci con Facchetti»: sono le due di ieri pomeriggio, quando
nell’aula bunker davanti al carcere di San Vittore, Giuliano Tavaroli risponde
senza tanti giri di parole alle domande dell’avvocato di Massimo De Santis,
ex arbitro,spiato e dossierato dall’ufficio Security di Telecom. Tavaroli, che di
quell’ufficio era il capo, aveva già detto la stessa cosa nel corso delle
indagini preliminari, durante i lunghi faccia e faccia con i pubblici
ministeri nel supercarcere di Voghera. Ma ieri è la prima volta che Tavaroli
appare in aula e risponde da uomo libero. Alle altre domande sui dossieraggi
di Telecom - dai fondi dei Ds ai rapporti con i servizi segreti - risponde
dicendo il minimo indispensabile. Ma quando l’avvocato di De Santis si alza
per chiedergli dell’inchiesta sul mondo del calcio risponde senza complimenti.
E chiama in causa il presidente dell’Inter Massimo Moratti, che quando nel
2006 fu interrogato dall’ufficio inchieste della Federcalcio (diretto allora
da Francesco Saverio Borrelli) diede della faccenda una versione assai diversa,
raccontando in sostanza di essere stato contattato da Tavaroli a cose già
fatte. Invece ieri Tavaroli va giù duro. E attribuisce senza sfumature a
Moratti l’iniziativa della inchiesta sotterranea contro il «giro» di Luciano
Moggi. Dalle risultanze di quella indagine Moratti partì per mandare Giacinto
Facchetti alla Procura della Repubblica di Milano, bussando alla porta di Ilda
Boccassini. L’inchiesta morì sul nascere. Chi ha ragione? Moratti che nega
ogni responsabilità nell’incarico a Tavaroli? O Tavaroli?
Giacinto Facchetti purtroppo non più dire la sua. Ma nel 2005, avvicinato
da due cronisti, non negò di avere incontrato Ilda Boccassini. E della
circostanza che Moratti possa avere dato una disposizione a Tavaroli la
spiegazione più logica restano i comuni rapporti con Marco Tronchetti Provera,
che era all’epoca presidente di Telecom- e quindi datore di lavoro di Tavaroli
- ma anche vicepresidente e principale sponsor della squadra nerazzurra.
Sull’altro fronte caldo del pallone, quello dello scommesse, il pm di Cremona,
Roberto Di Martino, dice che la verità sul derby Genoa-Sampdoria dell’8
maggio 2011 «avrà un effetto devastante. Sarà la cosa peggiore di quella che
è capitata in questa inchiesta».
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Dossier illegali. L'ex capo della security di Telecom e Pirelli: «Nessun ordine di indagare su alcun partito»
Tavaroli: «Da Tronchetti
nessun incarico sui dossier»
di R.FI. (il Sole 24 ORE 07-06-2012)
«Tronchetti non mi diede mai nessun incarico di indagare su alcun partito
italiano o estero o extraplanetario». Lo ha affermato in aula Giuliano
Tavaroli, l'ex capo della security di Telecom e Pirelli, sentito come
testimone imputato di reato connesso nell'ambito del processo sui dossier
illegali. Vicenda per cui Tavaroli ha patteggiato poco più di 4 anni di
carcere. Rispondendo alle domande dell'avvocato dei Ds, parte civile nel
procedimento, l'ex capo della security delle due società ha negato che
l'allora presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, gli avesse
commissionato qualsiasi tipo di attività di dossieraggio sui Ds in relazione
all'Oak Fund che, stando ai report confezionati dall'investigatore privato
Emanuele Cipriani, sarebbe stato riconducibile al partito allora guidato da
Massimo D'Alema. «Il dossier - ha proseguito Tavaroli - fu chiesto da Buora
e Tronchetti in quanto esistevano sospetti che dietro il fondo ci fossero
manager di Telecom e Pirelli.
Tavaroli è interventuo anche sull'intrusione nel sistema informatico di Rcs,
affermando che è stato un errore, «una stupidaggine». Davanti alla corte
d'assise del Tribunale di Milano, Tavaroli ha spiegato: «nessuno ha mai
chiesto a Ghioni di fare l'intrusione, non aveva ragione di esistere, non era
stata chiesta da nessuno, tantomeno dal management». Un giovedì sera
Tavaroli viene convocato e gli viene mostrata la copertina de Il Mondo in
edicola l'indomani in cui si da' notizia della cessione di Pirelli Cavi. «Incaricai
Ghioni di fare luce sulla fuga di notizie», ricostruisce l'ex capo della
sicurezza. Da chi arrivò l'ordine di fare chiarezza? «È partito da Lamacchia e
poi Buora e De Conto che volevano capire come queste informazioni uscissero
dall'azienda». Per Tavaroli, quindi, nessuno autorizzò l'intrusione che fu «un
grave errore» di cui «mi assumo la responsabilità» in quanto responsabile
della sicurezza. Quei documenti, in ogni caso, «non sono mai stati consultati
da nessuno, nemmeno da me».
Tavaroli inoltre, rispondendo a una domanda di Irma Conti, legale dell'ex
arbitro De Santis, ha affermato che Massimo Moratti commissionò la pratica
"Ladroni".
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La rivelazione L'ex capo della security di Telecom e Pirelli e il «rapporto Ladroni»
«Moratti mi ordinò di spiare De Santis»
art.non firmato (IL MATTINO 07-06-2012)
MILANO Clamoroso rivelazione nel corso di un’udienza del processo Telecom
in corso di svolgimento al tribunale di Milano: in aula depone, dopo una
convocazione andata buca per malore, Giuliano Tavaroli.
L'ex capo della security di Telecom e Pirelli manda in pesantissima
contraddizione anni di versioni interiste e di Moratti soprattutto sulla
vicenda dello spionaggio ai danni di De Santis, ma anche di utenze dei
dirigenti juventini Giraudo e Moggi, dello stesso arbitro De Santis (che
chiede 21 milioni di risarcimento per lo spionaggio Telecom), i designatori
Bergamo e Pairetto e alcune utenze Gea. Tavaroli sotto giuramento ai giudici
di Milano conferma quanto asserito in fase d'indagine su Calciopoli e
contestato (con la Figc che credette al numero uno interista) che fu proprio
Moratti e l'Inter a commissionare la cosiddetta «Operazione Ladroni».
Il presidente dell’Inter, insomma, diede mandato a Giuliano Tavaroli di
preparare un rapporto illegale e di relazionarlo su ciò che riguarda in
particolare la vita dell'ex arbitro De Santis. Tavaroli lo ha ammesso
rispondendo a una domanda di Irma Conti, legale di De Santis.
Tavaroli, testimone-imputato di reato connesso, all' avvocato, parte civile
nel processo, che gli ha domandato da chi fosse stato contattato per il
dossier intitolato «Ladroni», ha risposto «da Moratti» aggiungendo che era
stato commissionato per conto «dell’Inter». Inoltre ha precisato di aver preso
contatti con l'allora dirigente neroazzurro Giacinto Facchetti per i termini
organizzativi dell’operazione. E quando il legale ha chiesto se dunque l’input
provenisse da Moratti, Tavaroli ha confermato con un deciso «sì».
Come risulta agli atti dell'inchiesta, il dossier che riguardava De Santis e
altre quattro persone, tra cui l'ex direttore sportivo del Messina e Genoa,
Mariano Fabiani, ed il guardalinee Enrico Cennicola, è stato confezionato tra
il gennaio e il luglio del 2003. Dell'operazione aveva anche parlato
l'investigatore privato Emanuele Cipriani, ora imputato al processo milanese
con una decina di persone.
Cipriani, il 13 ottobre 2006, aveva messo dichiarato a verbale: «Tavaroli si
limitò a dirmi che De Santis era un arbitro che molto probabilmente prendeva
i soldi e che occorreva controllare società sportive in Calabria per verificare
un possibile collegamento con De Santis. L'incarico - aveva sottolineato nel
corso della sua deposizione l’investigatore privato - mi venne conferito da
Tavaroli in Pirelli ed io fatturai alla Pirelli su richiesta espressa di
Tavaroli».
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L’INTERROGATORIO
Tavaroli e dossier illegali: nessuno
ordinò l’incursione nei computer di Rcs
Moratti chiese all’ex capo della security di Telecom un report sull’arbitro De Santis
art.non firmato (Il Messaggero 07-06-2012)
MILANO - L'incursione nei computer di Rcs, fu «una stupidaggine sesquipedale
di cui mi prendo la responsabilità per difetto di controllo. Nessuno del
management ha ordinato mai a Ghioni di fare un attività così intrusiva.
Purtroppo è successo, ma i dati che vennero prelevati non furono mai divulgati
a nessuno». Lo ha affermato l'ex capo della security di Telecom, Giuliano
Tavaroli, che per la vicenda ha patteggiato 4 anni, sentito ieri
nell'aula-bunker di San Vittore al processo sui dossier illegali, come
testimone imputato di procedimento connesso.
L'ex ad di Telecom Carlo Buora e l'allora direttore amministrativo Claudio De
Conto, ha detto Tavaroli, chiesero di indagare sulla fuga di notizie interne
all'azienda e poi pubblicate sulla stampa. È in sostanza la genesi dello
spionaggio ai danni del giornalista del Corriere della Sera Massimo Mucchetti
e dell'ex sindaco di Telecom Rosalba Casiraghi. Rispondendo alle domande
dei legali di Mucchetti, che è parte civile, Tavaroli ha spiegato: «Un giovedì
sera sono stato convocato in via Negri (uffici della presidenza di Telecom)
dove mi fecero vedere un articolo del Mondo che ipotizzava la cessione del
gruppo Pirelli Cavi e che anticipava decisioni in corso estremamente riservate
di cui i manager potevano essere chiamati a rispondere alla Consob. Buora
mi chiese di trovare il modo di capire come nascono e vengono trasferite
dall'interno dell'azienda queste informazioni». Da qui i due dossier
commissionati all'investigatore Marco Bernardini chiamati Mucca pazza e
Clarabella. Tavaroli ha però affermato che nè lui nè il management sapevano
la modalità con cui vennero commissionati.
Convocato come testimone-imputato di reato connesso al processo sul caso
dei dossier illegali, per i quali ha patteggiato 4 anni, Tavaroli ha detto che fu
Massimo Moratti a commissionargli la pratica Ladroni, quella che riguarda l’ex
arbitro Massimo De Santis. Così ha risposto ad una domanda di Irma Conti
legale di De Santis. Inoltre ha precisato di aver preso contatti con l'allora
dirigente neroazzurro Giacinto Facchetti per i termini organizzativi
dell'operazione. E quando il legale ha chiesto se l'input provenisse da
Moratti, Tavaroli ha confermato con un «sì». Aggiungendo che «era per
l’Inter». Come risulta agli atti dell'inchiesta, il dossier che riguardava De
Santis e altre quattro persone, tra cui l'ex direttore sportivo di Messina e
Genoa Mariano Fabiani e il guardalinee Enrico Cennicola, è stato confezionato
tra il gennaio e il luglio del 2003. Dell'operazione aveva anche parlato
l'investigatore privato Emanuele Cipriani, ora imputato al processo milanese.
Non è la prima volta che Tavaroli racconta la vicenda, sempre smentita dal
presidente dell’Inter e anche dall’ex presidente di Telecom Marco Tronchetti
Provera che, sentito come teste durante l’udienza preliminare nel marzo di due
anni fa, aveva parlato di «iniziativa autonoma» della Security".
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Max, potresti fare un sunto di questi 3 articoli?
Sai che Wizard non ama molto leggere troppo, quindi eviterebbe il tutto ....![]()
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Che i prescritti sono sempre più prescritti. Dopo il doping amministrativo, dopo farsopoli la scamperanno anche per la cosiddetta "operazione ladroni" in cui Moratti commissionò lo spionaggio di società, arbitri, FIGC, etc.
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Ultima modifica di Pisky; 07/06/2012 alle 19:53
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