
Originariamente Scritto da
zi pacciano
Pensare che basta solo "il tentativo"
Cioe' se chiedi "possibilmente" un arbitro,gia' stai in B
Gliuventus ormai alle corde:
Guida ai processi sportivi: ecco chi rischia la serie B
09:44 del 05 giugno
Le inchieste aperte nelle procure di mezza Italia coinvolgono praticamente tutti gli attori di uno spettacolo sottosopra: calciatori e arbitri, presidenti e vertici federali, direttori generali e procuratori. Se tra frode sportiva, scommesse, doping amministrativo e illecita concorrenza il calcio italiano puzza ormai dalla testa alla coda, la giustizia sportiva si prepara a dire la sua su questo mondo bacato sottoposto a «ricatti, violenze psicologiche e soprattutto connivenze di ogni genere», per dirla con gli inquirenti.
Per capire perché gli equilibri del calcio sono vicini alla fine, e senza risalire allo scandalo delle scommesse degli anni '80 che spedì Milan e Lazio in serie B, basta dare un'occhiata a quanto è accaduto nelle ultime stagioni. Squadre blasonate e storiche come Torino, Fiorentina, Napoli, Genoa, Perugia, Salernitana, Palermo, Catania e Venezia, vittime illustri di una giustizia sportiva mai così severa, anche se non con tutti. La novitÃ* è che tra le squadre in ballo c'è la «Signora» del calcio italiano, la Juventus, come minimo predestinata alla serie B.
JUVE, RETROCESSIONE O RIVOLUZIONE
Intorno al club torinese girano praticamente tutte le inchieste di questa primavera nera. La Juve è al centro dell'illecito sportivo, con l'indubbio ruolo dominante che secondo gli inquirenti napoletani svolgeva il suo dg Luciano Moggi, insieme ad Antonio Giraudo, inquinando designazioni arbitrali italiane e internazionali oltre allo stesso esito del campionato. È sfiorata dal ciclone scommesse, a Parma e a Torino, con un giocatore di prestigio come il portiere Gianluigi Buffon e con alcuni ex bianconeri come Iuliano, Maresca e Chimenti. È interessata anche dal filone sul doping amministrativo, sempre all'ombra della Mole, con i pm che indagano per falso in bilancio dovuto a plusvalenze nelle compravendite di calciatori senza lustro. E anche l'inchiesta romana sulla Gea dei figli d'arte investe in pieno il ruolo di Moggi «re del calciomercato» con un occhio agli interessi juventini.
Dal punto di vista della giustizia sportiva quella bianconera è ovviamente la squadra che rischia di più. Stando alle intercettazioni, tramite Lucianone e i gangli del «sistema moggiano», su tutti Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, avrebbe pilotato le griglie e i sorteggi dei direttori di gara per ottenere arbitri e guardalinee Ã* la carte, oltre ad avvantaggiarsi di avversari indeboliti grazie alle ammonizioni ed espulsioni «guidate» nelle partite delle squadre che avrebbero successivamente incontrato il club torinese. Gli inquirenti ritengono poi di aver raggiunto «una valutazione di gravitÃ* indiziaria in relazione agli elementi probatori acquisiti in almeno 12 gare della Juventus». Insomma, se l'Ufficio indagini riconoscerÃ* l'illecito sportivo dovuto a una diretta responsabilitÃ* dei suoi dirigenti (e tali erano Moggi e Giraudo) il minimo che il club torinese può attendersi è il piazzamento all'ultimo posto del campionato appena concluso con la conseguente retrocessione in serie B. Quasi certa anche la revoca degli ultimi due scudetti: il comma 6 dell'articolo 6 del Codice di giustizia sportiva prevede infatti che le sanzioni debbano considerarsi «aggravate» sia in caso di «reiterazione» sia in caso di «riuscita» dell'illecito.
Possibile anche un'ulteriore penalizzazione in punti da scontare nel prossimo campionato. Di serie B, o di C. Il comma 1, lettera h) dell'articolo 13 del Cgs prevede infatti l'«esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio Federale a uno dei campionati di categoria inferiore». Insomma, la Figc commissariata potrebbe decidere di iscrivere la Juventus persino tra i dilettanti. Ma a fronte dei 12 milioni di tifosi su cui la «Vecchia signora» può contare, e sulla corrispondente fetta di potenziale pubblico televisivo che andrebbe perduta insieme ai guadagni, probabilmente non si arriverÃ* a tanto.
PER LA FIORENTINA UN FUTURO CADETTO
Fra le squadre a rischio-retrocessione c'è anche la Fiorentina. I fratelli Della Valle si dicono «vittime» della cupola moggiana, parlano di «pressioni strutturali» e ricordano i torti arbitrali subiti fino a metÃ* del girone di ritorno. E sin qui hanno probabilmente ragione. Il problema è che, nel finale del campionato scorso, con i viola a un passo dalla B dopo il pareggio interno con il Messina (gol dei siciliani al 95° e arbitraggio contestato da Della Valle) è documentato l'avvicinamento dei vertici societari al «sistema Moggi». Con l'obiettivo dichiarato, secondo i carabinieri, di salvare la squadra dalla B. Sono almeno tre le partite «sortite in risultati forzati corrispondenti agli interessi di campionato», e dalle intercettazioni emerge con evidenza il ruolo chiave del dirigente viola Sandro Mencucci e, in un paio di occasioni, anche di Andrea e Diego Della Valle, con quest'ultimo che incontra in un «pranzo riparatore» il designatore Paolo Bergamo. In particolare, per salvare la Fiorentina si sarebbe anche falsato l'esito di Lecce-Parma all'ultima giornata (arbitro Massimo De Santis) in modo da spedire allo spareggio per la salvezza Parma e Bologna, risparmiando i viola. C'è poi il giallo della combine tentata su Lazio-Fiorentina. Ne parla al telefono con Mazzini il presidente della Lazio, Lotito: «Della Valle mi ha fatto una proposta da bandito». La sorte del club sembra dunque segnata: retrocessione d'ufficio in serie B. Ma a favore dei gigliati potrebbe giocare il «principio di gradualitÃ*»: se la Juve ha fatto quello che ha fatto e finirÃ* «solo» in serie B, la stessa sanzione per i viola potrebbe risultare eccessiva. In questo caso la squadra toscana potrebbe cavarsela con una pesante penalizzazione nel prossimo campionato di A.
LAZIO IN SERIE A MA CON L'HANDICAP
Tre partite «incriminate», una sola ancora in dubbio: Chievo-Lazio 0-1. Il presidente Lotito si è difeso sostenendo che non c'è ombra di un illecito in quelle conversazioni sospette tra lui, Mazzini e il magistrato Cosimo Ferri. E proprio le intercettazioni, se da un lato tirano in ballo la Lazio, dall'altro sembrano un indizio della «buona fede» del presidente biancoceleste, che quasi mai è a conoscenza delle designazioni (che arrivano quando sono giÃ* state ufficializzate) e spesso cade dalle nuvole quando il vice di Carraro gli fornisce rassicurazioni sul fischietto di turno.
A favore di Lotito contano le colossali fregature rifilate dalla «cupola» ai biancocelesti. Come l'affaire Giannichedda, uomo Gea in scadenza di contratto, soffiato dalla Juve a costo zero. Per i magistrati napoletani, in cambio di alcuni arbitraggi accomodati Lotito avrebbe accettato di svolgere un ruolo attivo nel mantenimento dello status quo in Federazione e in Lega in occasione delle elezioni, ma dal punto di vista dell'illecito sportivo la posizione del club romano è meno compromessa di quella della Fiorentina. A differenza di Della Valle, Lotito non parla mai direttamente con Bergamo o Pairetto, e anche se si parla molto di favori arbitrali e di «occhi di riguardo» i riscontri sugli episodi del campo sono scarsi e poco rilevanti. Quanto poi al presunto tentativo di combine proposto dalla Fiorentina e rifiutato dal presidente laziale, Lotito potrebbe rischiare per l'omessa denuncia prevista dall'articolo 6, comma 7 del Cgs. Stando così le cose, la Lazio se la potrebbe cavare con una penalizzazione da scontare nel futuro campionato di A.
MILAN: PERICOLO DI PARTIRE COL MENO
Il Milan è chiamato in causa per le «relazioni pericolose» intessute dall'addetto agli arbitri del club rossonero, Leonardo Meani. L'ipotesi d'accusa è che la societÃ* rossonera abbia tentato di costruire un «contropotere» per opporsi al dominio della «Cupola moggiana», una «rete alternativa» di arbitri e guardalinee «vicini» agli interessi del club di via Turati per non soccombere di fronte ai bianconeri. Ma dalle carte emerge soprattutto l'immagine di un club frustrato, condizionato come gli altri da scelte arbitrali orientate dal «sistema». E così i rossoneri in corsa con la Juve per lo scudetto perdono a Verona contro il Chievo per un gol regolare annullato a Shevchenko e alzano la voce. Meani reclama più attenzione, e per una volta viene ascoltato dai designatori. Nelle intercettazioni tra Bergamo e Pairetto i due danno l'impressione di voler «concedere» un apparente privilegio al Milan per placare le polemiche, ma gli stessi carabinieri osservano come la squadra rossonera non trarrÃ* alcun vantaggio da quelle designazioni. Per la giustizia sportiva c'è anche l'attenuante che Leonardo Meani non è un dirigente ma è un tesserato. Il codice parla chiaro: responsabilitÃ* oggettiva e non diretta. Galliani riceve informazioni solo dal suo tesserato, mai di prima mano tranne in un caso: quando in occasione della squalifica con la prova tv di Ibrahimovic, Bergamo si mostra «indipendente» al moggismo e chiede a Meani di parlare con l'Ad, forse proprio per «blindare» la decisione della Caf, ipotizzano i carabinieri. Ma la chiacchierata è presunta: non si sa nemmeno se poi i due abbiano parlato. L'ipotesi di un «classico» illecito sportivo è sorta solo recentemente, a proposito del pareggio per 1-1 a Udine nell'ultima giornata del campionato 2004/2005. Quel punto, che grazie al concomitante pareggio tra Samp e Bologna darÃ* la Champions League ai friuliani, secondo l'interpretazione che alcuni hanno dato alle chiacchiere tra Meani e il team manager udinese Lorenzo Toffolini, sarebbe frutto di un accordo. Un patto comprensivo tra l'altro del passaggio in rossonero del calciatore Marek Jankulovski.
Trasferimento, a dirla tutta, che era stato giÃ* deciso in inverno, tra novembre (telefonata tra Alessandro Moggi e lo stesso calciatore ceko del 23 novembre 2004) e gennaio. Insomma, le tante parole di Meani con arbitri e assistenti potrebbero tutt'al più costare al Milan una penalizzazione per la prossima stagione.
Non dimentichiamo l'inchiesta sulle scommesse,che potrebbe dare la mazzata conclusiva alla irreversibilmente "nobile" decaduta!

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