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  1. #4261
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    .....
    Quando questo mondo ti sta crollando addosso..
    La vita non si ferma con una diagnosi di Sclerosi Multipla..

  2. #4262
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

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  3. #4263
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

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    Quando questo mondo ti sta crollando addosso..
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  4. #4264
    Uragano L'avatar di Davide1987
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  5. #4265
    Tempesta L'avatar di StefanoBs
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    Citazione Originariamente Scritto da Davide1987
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    L'alba del 29 Dicembre 2005...
    ...questa meraviglia della natura, colori che sembrano dipinti da una mano divina...questa alba è un soffio che ti entra nell'anima e non può che farti respirare felicità.

  6. #4266
    Tempesta L'avatar di StefanoBs
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    Citazione Originariamente Scritto da SimoneMI
    non e'questione di evidenza,e'questione di regolamenti, e solo un complotto nega l'assoluzione certa.
    fa bene berlusconi a negare l'evidenza,in questo modo influenza l'opinione publicca,elkann e'un tafazzi ,basta vedere la sua vicenda, non e'da fiat e nemmeno da juve,vi fosse stato l'avvocato,a sapere che andava con un trans pure brutto,ma per favore,poi con droga
    dov'e'la serieta?

    ci sono squadre che hanno fatto REATI PENALI falsificando passaporti,bilanci,e non vengono punite come invce sarebbe DA REGOLAMENTO,

    e noi dovremmo essere puniti per delle cose che penalmente fan ridere?

    e chi dovrebbe difenderci,la fiat, non dice nulla a proposito,mentre la finivest difende l'indifendiblebenissimo!? elkan per me non e' lo stile JUVE , elkann,quello e'lo stile TAFAZZI,la cosa piu irrispettosa che possa esistere,rispetto di piu le falsita'di galliani e berlusconi,che la moscezza e menefrreghismo degli elkann.

    se verremo totalmente assolti , per me i piu delusi saranno gli elkann, va cosa devo dire.
    Ma io sto parlando di John Elkann, mica di Lapo.
    A me non interessa se difende l indifendibile Moggi.
    Anzi almeno ci fa uscire con dignitÃ* da questa situazione, radiando il vecchio CDA costituendone uno nuovo, costituendo presto anche un codice di etica. La Juventus ha una storia e uno stile da difendere.
    Se tu hai voglia di correre ancora dietro a Moggi non è colpa di nessuno, anzi ti rendi pure ridicolo.
    L'alba del 29 Dicembre 2005...
    ...questa meraviglia della natura, colori che sembrano dipinti da una mano divina...questa alba è un soffio che ti entra nell'anima e non può che farti respirare felicità.

  7. #4267
    Brezza leggera L'avatar di rjk
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    elkan, un vero signore,..forse troppo per taluni!!


    Juventus, anche Tardelli nel nuovo cda
    mercoledì, 14 giugno 2006 3.39
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    TORINO (Reuters) - Ifil volta pagina nel capitolo Juventus e propone un consiglio di ammimistrazione del club controllato a nove, la maggioranza dei quali indipendenti.
    I nove nominati proposti per tre esercizi sono: Stefano Bertola, Jean-Claude Blanc, Giovanni Cobolli Gigli, Gian Paolo Montali, Riccardo Montanaro, Marzio SaÃ*, Carlo Sant'Albano, Marco Tardelli, Camillo Venesio. I soli non indipendenti sono Bertola, Cobolli-Gigli, Sant'Albano.
    "Oggi voltiamo pagina rispetto a ciò che abbiamo appreso nelle ultime settimane che rappresentano un capitolo triste", ha detto John Elkann, vicepresidente della holding del gruppo Agnelli, aprendo la conferenza stampa con l'Ad di Ifil e, sino al 20 giugno, della Juventus Carlo Sant'Albano e con il direttore sportivo della squadra Alessio Secco.
    "Abbiamo due obiettivi: fare chiarezza e dare stabilitÃ* e prospettive alla Juve", ha aggiunto.
    John Elkann ha affermato la volontÃ* di collaborare con gli organismi competenti per fare luce sulle vicende che hanno coinvolto la Juve, per definire regole e principi e rilanciare in Italia lo sport del calcio.



    complimenti!

  8. #4268
    Brezza leggera L'avatar di rjk
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    Citazione Originariamente Scritto da SimoneMI
    non e'questione di evidenza,e'questione di regolamenti, e solo un complotto nega l'assoluzione certa.
    fa bene berlusconi a negare l'evidenza,in questo modo influenza l'opinione publicca,elkann e'un tafazzi ,basta vedere la sua vicenda, non e'da fiat e nemmeno da juve,vi fosse stato l'avvocato,a sapere che andava con un trans pure brutto,ma per favore,poi con droga
    dov'e'la serieta?

    ci sono squadre che hanno fatto REATI PENALI falsificando passaporti,bilanci,e non vengono punite come invce sarebbe DA REGOLAMENTO,

    e noi dovremmo essere puniti per delle cose che penalmente fan ridere?

    e chi dovrebbe difenderci,la fiat, non dice nulla a proposito,mentre la finivest difende l'indifendiblebenissimo!? elkan per me non e' lo stile JUVE , elkann,quello e'lo stile TAFAZZI,la cosa piu irrispettosa che possa esistere,rispetto di piu le falsita'di galliani e berlusconi,che la moscezza e menefrreghismo degli elkann.

    se verremo totalmente assolti , per me i piu delusi saranno gli elkann, va cosa devo dire.

    21.15 Aggredito verbalmente da Antonio Giraudo e Luciano Moggi nel dopopartita di Reggina-Juventus il 6 novembre 2004, non scrisse nulla sul referto per non compromettere la carriera arbitrale. Gianluca Paparesta si è espresso in questi termini durante l'interrogatorio effettuato dai carabinieri il 13 maggio. "Se avessi provocato un deferimento nei confronti dei dirigenti juventini - disse il direttore di gara - ne sarebbe determinata una consistente compromissione delle mie aspettative di carriera".

  9. #4269
    Brezza leggera L'avatar di rjk
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    ..non ci son prove ..è ^^^?????!!!!


    15/06/2006 10.27 Laudi nella bufera, Moggi a Giraudo: «La Lazio? Chiamo Maurizio» (Corriere della Sera) Altre intercettazioni sui verdetti del giudice sportivo.

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    «Bisogna parlare con Maurizio». Nel mondo del calcio tutti conoscono tutti, e si chiamano per nome. Lo fanno anche Antonio Giraudo e Luciano Moggi, conversazione telefonica dell’11 aprile 2005, agli atti della Procura di Napoli. «Maurizio» di cognome fa Laudi, ha 58 anni, e fino a ieri era colui che, ogni martedì, non in nome di tutto il popolo italiano, ma contro buona parte di esso, squalificava, multava, diffidava i protagonisti del calcio. Giudice sportivo unico, anomalia italiana laddove all’estero esistono organi collegiali. I due capi della Juventus hanno un’idea, vogliono far squalificare il campo della Lazio che la domenica seguente ospiterÃ* i bianconeri. Giraudo: «Chi decide questo? ». Moggi: «Coso... il giudice sportivo, chi decide». Giraudo: «Quindi dobbiamo parlare con lui direttamente». Moggi: «Quindi dico con Maurizio...». Giraudo: «Eh, bisogna parlarci, sì... sì». Moggi: «È importante questo qui eh... Domattina magari lo facciamo venire». Giraudo: «Subito... subito, subito».

    Il campo della Lazio non fu squalificato, fatto segnalato dai carabinieri all’ascolto, ma nelle telefonate oggetto di «ulteriori approfondimenti » da parte dei pm napoletani c’è anche questa. Ciò che i pm partenopei intendono scandagliare è una eventuale contiguitÃ* del giudice con il mondo che doveva giudicare, inconsapevole o meno. Agli atti c’è un’altra telefonata inedita dei soliti Moggi-Giraudo, furenti per la squalifica comminata da Laudi allo juventino Ibrahimovic nella quale Moggi fa pesanti riferimenti alla vita privata del magistrato, lasciando intravedere una profonda conoscenza e disegnando scenari oscuri: «Laudi! Ma si può fare una cosa del genere!».

  10. #4270
    Bava di vento L'avatar di albe79
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    Predefinito Re: Intercettazioni telefoniche: 2 risate con il Sig. Moggi!

    tratto da Repubblica.it

    http://www.repubblica.it/2006/06/sez...inchiesta.html

    L'operazione dei magistrati di Napoli doveva scattare dopo il Mondiale
    Maddalena e il giallo della telefonata ai colleghi: la mia fonte, un carabiniere

    La fuga di notizie "dolosa"
    che ha affossato l'inchiesta


    Così sfumò l'arresto di Moggi: accuse all'Arma e al pm Marabotto
    di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO

    Pierluigi Pairetto

    Le cose dovevano andare così. Il Mondiale "liscio". Poi, a luglio, la luna nera. A giochi chiusi, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo devono essere arrestati. In primavera, i pubblici ministeri di Napoli si mettono al lavoro per argomentare le richieste di custodia cautelare. Con i due designatori degli arbitri e il direttore generale della Juve, guai anche per Franco Carraro (presidente della Federazione Gioco Calcio), Innocenzo Mazzini (vice), Francesco Ghirelli (segretario generale), Maria Grazia Fazi (segretaria della Can, commissione arbitri). Per loro, interdizione dalle funzioni. Le fonti di prova che, per i pubblici ministeri, rendono necessario l'arresto declassano in inviti a comparire quando il segreto istruttorio è manomesso e l'inchiesta sul calcio italiano si trasforma in una storia di fuga di notizie, infedeltÃ* istituzionale, intercettazioni manipolate. In una cronaca di indagati che conoscono le parole che li accusano e possono concordare - sereni - gli argomenti che possono salvarli.

    Gli avvocati di Napoli dicono che l'inchiesta sul calcio è stato il segreto meglio custodito della storia giudiziaria partenopea. Impresa laboriosa in un palazzo di giustizia attraversato da spifferi caldi che hanno fatto epoca nella lotta al crimine organizzato. In questa occasione, al contrario, nessuno sa. I due pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci mostrano in giro l'aria distratta di chi ha ben altro a cui pensare che non a partite accomodate.


    Il trucco ha buon esito. I due pubblici ministeri, per tutto il giorno, lavorano all'ordinario. Quando nel tardo pomeriggio il falansterio giudiziario di Napoli si svuota, i due si mettono al lavoro sulla pila di intercettazioni trasmessa dalla seconda sezione del Nucleo operativo dei carabinieri di Roma. Non è che gli indagati se ne stiano con le mani in mano. Il più intrigante, Massimo De Santis, è in movimento giÃ* dall'ottobre 2004.

    L'arbitro di Tivoli confida nelle sue fonti al Csm. Cerca di capire che cosa cova. Con la prima richiesta di proroga delle indagini (aprile 2005), gli indagati hanno la conferma che qualcosa si muove. Sono vigili e in tensione. Moggi, soprattutto. "Lucianone" ammette (interrogatorio, 15 maggio 2006): "Ero preoccupato per gli sviluppi dell'indagine di Napoli. Prima del febbraio 2005, chiesi all'amico Marabotto - al sostituto procuratore di Torino Giuseppe Marabotto - di interessarsi della questione".

    Moggi non sa che le sue telefonate sono controllate né è in grado di dire chi informa Marabotto, eletto a "consigliere giuridico". Le mosse dei due non sfuggono agli investigatori. Scrive la polizia giudiziaria: "Si registrano contatti telefonici con magistrati e conversazioni tra gli indagati in cui si fa riferimento a magistrati. Tra gli altri, Maurizio Laudi (procuratore aggiunto di Torino e giudice federale), Giuseppe Marabotto, Antonio Rinaudo (sostituto procuratore di Torino), Cosimo Maria Ferri (giudice del tribunale di Massa Carrara, ufficio vertenze della Figc)".

    Nell'aprile del 2006 tutte le carte sono ancora coperte. Meglio, sembrano coperte. Una telefonata svela che il segreto è di carta velina. Il capo della procura di Torino, Marcello Maddalena, nell'ultima settimana di aprile, chiama il suo collega Giovandomenico Lepore, procuratore capo di Napoli. Chiede lumi sullo stato di avanzamento dell'inchiesta. Il procuratore napoletano casca dalle nuvole, ma dissimula la sorpresa. Come fanno i "torinesi" a sapere? Chi li ha informati? Torino sostiene oggi che la fonte è un ufficiale dei carabinieri di Roma. In quel momento l'inchiesta (della cui esistenza, la stampa darÃ* notizia soltanto il 5 maggio) si scopre "malata".

    GiÃ* intorno all'indagine torinese, conclusa con l'archiviazione di Moggi e Pairetto, si era creato un circuito confidenziale che utilizzava informazioni riservate per pilotare gli avvenimenti. Nel settembre 2005, Berlusconi, informato con riservatezza da Franco Carraro, discute con Moggi a Palazzo Grazioli del dossier, "privo di rilievi penali", che il procuratore Maddalena ha spedito al presidente della Figc. Di quell'incontro, ufficialmente si sa soltanto quel che ne riferisce Silvio Berlusconi: "Moggi, di sua iniziativa, è passato a trovarmi nella sede di Forza Italia, per farmi i complimenti per una cosa che si era verificata. Abbiamo parlato delle intenzioni della terna Moggi-Giraudo-Capello".

    Ufficiosamente, fonti vicine a "Lucianone" raccontano un'altra storia. Con il consueto sorriso, come per un bon mot, il presidente onorario del Milan spiega come sarebbe importante che i rossoneri vincessero lo scudetto nell'anno delle elezioni. Con ciglio preoccupato, il premier si interroga sul futuro della patata bollente caduta da Torino nelle mani di Carraro. Fa qualche domandina svagata sul modo di fare di Diego Della Valle, presidente onorario della Fiorentina.

    Il premier, qualche mese dopo, non si trattiene e vuota il sacco in pubblico. A Vicenza, il 18 marzo, accusa il patron della Tod's di comportamenti opachi protetti dalle toghe rosse: "Gli imprenditori come Della Valle, che appoggiano la sinistra, hanno scheletri nell'armadio e sono sotto il manto protettivo di Magistratura Democratica". Si riferisce a quel dossier del calcio di cui ancora nessuno sa nulla?

    Sette mesi dopo, la storia è più complicata. L'inchiesta è fuori del controllo esclusivo della giustizia sportiva. Quei magistrati di Napoli quali assi hanno in mano? Che cosa preparano? Nella prima settimana di maggio, a Roma, c'è l'incontro tra le procure di Napoli e di Torino (primo esito del colloquio telefonico tra Maddalena e Lepore). Oggi, tra i due uffici non corre buon sangue, ma quel che conta è altro. E' un fatto che, con il segreto ormai violato, i napoletani sono costretti a fare un passo indietro. Trasformano le richieste di arresto in avvisi a comparire. Anticipano la discovery e, con essa, il metodo di indagine, i contatti tra gli indagati, la qualitÃ* "negativa" dei loro colloqui. Svelano la coerenza tra gli accordi manipolatori e ciò che avviene, poi, sui campi di calcio e alle classifiche.

    E' un fatto che l'imbarazzo dei "torinesi" cresce. Hanno chiuso precipitosamente un'indagine che i "napoletani" si sono covati come una chioccia le uova. I risultati ora sono in centinaia di intercettazioni che documentano l'esistenza di un Sistema che governa il calcio italiano e lasciano intuire la geografia di poteri. E' un duopolio. Ha i suoi cardini nel predominio del Milan su diritti televisivi e Lega e nel potere della Juventus su Federazione e arbitri. Può contare sulla docile cedevolezza di cinque squadre: Inter, Roma, Lazio, Parma, obtorto collo della Fiorentina.

    Il "mondo a parte" del calcio è tutto qui. Due Soli e cinque Satelliti che si spartiscono, in parti molto diseguali, il "core business" dei diritti televisivi organizzando uno spettacolo posticcio dove la vittoria va in alternanza a due squadre (Milan e Juve) e viene lasciata alle altre cinque l'opportunitÃ* di contendersi la vetrina internazionale (e i milioni) della Champions League. In primavera, il problema è preservare il Sistema dagli impiccioni. Accade così qualcosa che abbiamo scorto giÃ* all'opera nei casi "Bpi-Antonveneta" e "Unipol-Bnl": è la formazione di un mercato illecito di informazioni riservate alimentato dal cuore stesso delle istituzioni, capace di orientare l'opinione pubblica. Produce un'affrettata discovery che deforma e paralizza il lavoro dei pubblici ministeri, offrendoli impotenti alla prova del fuoco dei primi interrogatori. Un esempio può aiutare a capire.

    Quando ascolta quel che ha detto al telefono nei colloqui con Moggi, (interrogatorio del 25 maggio), Paolo Bergamo si dice "esterrefatto". Non trova altra parola, il poveretto. Sembra un giovanotto sorpreso a rubacchiare nel portafoglio della nonna. Quasi si arrende. Stupefatto, appunto. Naturale che i pubblici ministeri vogliano approfittare dello smarrimento per raccogliere una più autentica testimonianza. E' il loro maligno mestiere: indebolire gli attori per comprendere la trama della storia. A questo servivano anche gli arresti. Sarebbero stati domiciliari. Senza possibilitÃ* di comunicare con l'esterno. L'accusa voleva isolare Moggi, Pairetto e Bergamo dal loro ambiente. Da pressioni, complicitÃ*, magari ricatti. I pm falliscono. E tuttavia il peggio deve ancora affacciarsi.

    Giorno dopo giorno, in tranche, in parziali segmenti, in intercettazioni singole, in sequenza temporale, il materiale raccolto nelle indagini si sversa in pubblico con la potenza del getto di un geyser. Vengono pubblicate anche intercettazioni mai trascritte e colloqui mutilati o manipolati per sottrazione. Conversazioni scherzose, e per questa ragione eliminate dai pubblici ministeri, sono offerte come "prove che inchiodano" (è il caso della conversazione tra Lorenzo Toffolini, team manager dell'Udinese e Leonardo Meani, delegato per gli arbitri del Milan).

    Addirittura, appare un atto di indagine che non risulta agli atti. Il contenuto è soltanto verosimile, riguarda il rapporto tra il Milan e gli arbitri. Il numero di protocollo è un falso (Borrelli è venuto a capo del trucco, appena l'altro giorno). E' un modus operandi che abbiamo giÃ* visto in azione nell'estate del 2005, quando intercettazioni ancora non agli atti dell'inchiesta di Milano e neppure mai trascritte (colloquio Consorte-Fassino) sono offerte ai giornali.

    La novitÃ* è che a Napoli, l'ufficio del pubblico ministero individua il luogo e le persone che, uniche, hanno potuto violare il segreto. I nomi sono ora, nero su bianco, negli atti trasmessi alla Procura di Roma. C'è un'accusa grave in queste carte. La fuga di notizie, sostengono a Napoli, è stata così imponente e distruttiva che deve essere stata "autorizzata dal comando del Nucleo Provinciale dei carabinieri di Roma e da alti ufficiali dell'Arma da cui gerarchicamente dipende quella struttura".

    Soltanto qualche falso ingenuo oggi può credere che la fuga di notizie sia un lavoretto storto che si consuma tra pubblici ministeri e cronisti. Si scorge un'altra realtÃ*, più raffinata. Aree infedeli delle istituzioni utilizzano la fuga di notizie per mutilare il lavoro dei pubblici ministeri confidando nell'ansiosa competizione dei media. L'eterogenesi dei fini fa il resto. Ne sortisce un "vietnam" politico-giudiziario-informativo in cui ognuno ci mette del suo per colpire sotto la cintola l'avversario.

    A metÃ* maggio, il lavoro di scasso ha offerto il suo bottino squisito. Tutti sanno tutto. I protagonisti malmessi sanno che cosa hanno detto, quando e come lo hanno detto; che cosa gli sarÃ* contestato in un eventuale interrogatorio o testimonianza. Il programma degli impiccioni di Napoli salta. Era ambizioso. I pubblici ministeri erano convinti di poter ricostruire addirittura un ventennio di storia di "calcio sporco" (1986/2006), dimostrare la continuitÃ* del Sistema e la discontinuitÃ* tra la gestione di Italo Allodi e la mano di Luciano Moggi. Ne vedono addirittura la nascita quando Allodi cade per un'inchiesta del pubblico ministero di Torino, Giuseppe Marabotto, che vent'anni dopo ritroviamo "consulente giuridico" del "nuovo gestore" del Sistema.

    Armando Carbone, che fu "l'uomo di mano" di Italo Allodi, racconta (interrogatorio del 20 maggio 2005): "Quell'operazione giudiziaria fu architettata da Luciano Moggi per prendere il posto di Allodi. Non ho esitazioni a riferire che il giudici Marabotto e Laudi furono strumenti di Moggi e sono persone con le quali Moggi ha continuato a intrattenere rapporti fino ad oggi... Marabotto, ogni volta che io - imputato in quell'inchiesta - provavo a parlare del Torino e della Juventus, mi rispondeva che bisognava parlare di altro. Laudi (allora sostituto procuratore e giudice dell'ufficio inchieste Figc) mi disse che della Juve non bisognava parlare".

    Il castello accusatorio (e la promessa di veritÃ*) mostra il suo sfinimento quando ha inizio il pellegrinaggio di testimoni come Pierluigi Collina: "Moggi? Credo che millantasse. Pairetto e Bergamo? Non ho elementi per dire se dipendessero dai poteri forti" (interrogatorio, 16 maggio).

    L'inchiesta è morente. Non può dare più alcun risultato. I pubblici ministeri di Napoli se ne rendono conto quando dinanzi a loro appare Claudio Lotito (9 giugno). Il presidente della Lazio parla, chiacchiera, straparla. Maneggia l'intero fascicolo delle informative dei carabinieri meticolosamente annotate. Pretende di farsi da solo le domande. Di darsi da solo le risposte. Quando le risposte potrebbero sollecitare pericolose curiositÃ*, tronca il flusso verbale appellandosi alla facoltÃ* di non rispondere. La procura di Napoli decide di fermarsi. La fuga di notizie ha ottenuto il suo scopo.

    Quell'immenso materiale istruttorio che poteva condurre a significative fonti di prova non è più utilizzabile. Si va al deposito di atti che giÃ* tutti conoscono. I pubblici ministeri si conservano tre sole carte, ancora. Le presunte responsabilitÃ* della Commissione di appello federale (i giudici di merito della Figc). Le rivelazioni di segreto di ufficio che coinvolgono carabinieri, poliziotti, finanzieri, magistrati. E, infine, l'indagine accurata sulla "madre di tutte le partite truccate". Lecce-Parma 3-3 (29 maggio 2005).

    C'è un sospetto. Perché quella partita, ultima di campionato, doveva finire proprio con quel risultato, 3-3? Perché tra le 2.187 combinazioni ancora possibili e capaci di decidere il destino di chi doveva andare in serie B, è stato combinato proprio quell'esito? L'arbitro De Santis avrebbe potuto lavorare di fino, come ha dimostrato di saper fare, per dare la vittoria al Lecce e dannare alla B il Parma. Era il modo più semplice per salvare la Fiorentina, come stava a cuore al Sistema. Il 3-3 è un risultato astruso, ma forse assai fine. Quel 3-3 può portare diritto nel cuore dell'affare che il Sistema non governava, ma di cui si approfittavano gli uomini del Sistema. Le scommesse clandestine.

    (15 giugno 2006)
    Quando ami per davvero, non ti basterà il futuro
    Vuoi soltanto avere lei che vale più dell’oro nero
    Vuoi svegliarti la mattina e vederla riposare
    Per avere la certezza che non se ne vuole andare

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