1. Contesto e importanza del monitoraggio dei ghiacciai

I ghiacciai sono indicatori particolarmente sensibili dei cambiamenti climatici. Il loro stato – in termini di estensione superficiale, spessore e volume di ghiaccio – risponde in modo relativamente rapido alle variazioni della temperatura dell’aria e delle precipitazioni. Dal momento che la fusione dei ghiacciai contribuisce all’innalzamento del livello del mare e modifica le riserve idriche disponibili (specie nelle regioni montane), il monitoraggio della loro salute risulta fondamentale per:

  1. Comprendere gli impatti del riscaldamento globale: le tendenze di lungo periodo mostrano l’entità dell’aumento di temperatura e le sue conseguenze sul criosfera (ghiaccio e neve).
  2. Prevedere i cambiamenti futuri: i dati di bilancio di massa consentono di elaborare proiezioni e modelli per stimare le possibili ripercussioni sull’approvvigionamento idrico, sugli ecosistemi e sulla stabilità di alcune zone montane.
  3. Gestire le risorse idriche: molte aree del pianeta fanno affidamento sulle acque di fusione dei ghiacciai per l’irrigazione, l’uso domestico o la produzione di energia idroelettrica.

Il World Glacier Monitoring Service (WGMS) coordina la raccolta e l’analisi sistematica dei dati glaciologici attraverso una rete di collaboratori in oltre 40 Paesi. Questi dati sono poi diffusi in rapporti periodici che permettono di seguire l’evoluzione dello stato dei ghiacciai regionali e globali.

2. Il bilancio di massa: un indicatore chiave

La variabile più importante trattata nel report è il bilancio di massa dei ghiacciai, misurato solitamente in metri di equivalente in acqua (m w.e.). Questo parametro permette di esprimere la variazione di massa dei ghiacciai (guadagni o perdite di ghiaccio) tenendo in considerazione la densità del ghiaccio rispetto all’acqua.

  • Accumulazione: rappresenta la neve (e talvolta la pioggia) che si trasforma in ghiaccio sul ghiacciaio, apportando massa.
  • Ablazione (o fusione): consiste nel processo di scioglimento del ghiaccio, che riduce la massa complessiva del ghiacciaio.

Il bilancio di massa annuo è la differenza tra la massa acquisita durante il periodo di accumulazione e la massa persa durante la stagione di fusione.
2.1 Interpretazione pratica del bilancio di massa

  • Un dato di -1.0 m w.e. all’anno equivale a 1.000 kg di ghiaccio persi per ogni metro quadrato di superficie di ghiacciaio in un anno.
  • L’equivalente in altezza di ghiaccio perso in un anno può essere di circa 1,1 metri di spessore (perché la densità del ghiaccio è circa il 90% di quella dell’acqua).


3. Trend a lungo termine (1949/50 – 2022/23)

Il report del WGMS mette a confronto le misurazioni di un gruppo di “ghiacciai di riferimento” con serie di osservazioni continuative da oltre 30 anni in 19 regioni montane del mondo, in modo da ottenere un quadro globale. Ecco i principali risultati:

  1. Crescente perdita di massa nel tempo

    • Il periodo dal 1950 a oggi mostra un bilancio di massa cumulativo fortemente negativo, con perdite sempre più accentuate dal 1980 in poi.
    • Complessivamente, dal 1950 la perdita cumulativa osservata per i ghiacciai di riferimento supera 30 m w.e. (cioè più di 30 metri di spessore d’acqua equivalente, in media, per metro quadrato).

  2. Ridotta variabilità negli anni ’60, seguita da un drastico aumento delle perdite

    • Nei primi decenni (specialmente negli anni ’60) i ghiacciai risultavano quasi in equilibrio, con valori prossimi allo “steady state”.
    • A partire dagli anni ’70, il trend di scioglimento ha iniziato a intensificarsi, subendo un’accelerazione significativa soprattutto dopo gli anni ’90 e 2000.

  3. Sette dei dieci peggiori anni dopo il 2010

    • Un dato particolarmente allarmante è che sette su dieci degli anni con il bilancio di massa più negativo sono stati registrati dopo il 2010.
    • Gli ultimi due anni idrologici (2021/22 e 2022/23) segnano perdite di -1,1 m w.e. e -1,2 m w.e., rispettivamente, tra i peggiori mai misurati.

  4. Limitazioni di campionamento per i periodi estremi

    • Per gli anni prima del 1960 e per il 2022/23, i dati devono essere interpretati con cautela a causa del numero limitato di osservazioni disponibili. Tuttavia, la tendenza generale rimane chiaramente negativa.


4. Variazioni regionali: un quadro composito

Oltre alla media globale, il WGMS elabora stime regionali della variazione di massa dei ghiacciai. Queste variano a seconda delle condizioni climatiche locali e della diversa altitudine e morfologia dei ghiacciai:

  1. Artico e regioni subpolari

    • Questi ghiacciai spesso rispondono in modo più sensibile ai cambiamenti termici estivi e alla riduzione della copertura nevosa.
    • Alcune aree dell’Artico hanno mostrato tassi di scioglimento particolarmente elevati negli ultimi decenni.

  2. Alpi europee

    • I ghiacciai alpini hanno subito forti riduzioni di area e di volume, specialmente dal 1980 in poi, a causa del marcato aumento delle temperature estive e di alcuni inverni meno nevosi.

  3. Ande e Himalaya

    • Molte regioni andine dipendono fortemente dalle acque di fusione dei ghiacciai per usi idrici. Anche qui, si osservano tendenze negative significative, con scioglimento accelerato in alta quota.
    • Nell’Himalaya, l’aumento delle temperature e i cambiamenti nei regimi monsonici influiscono notevolmente sul bilancio di massa. La situazione varia localmente, ma la tendenza generale rimane di forte riduzione.

  4. Altre regioni montane (Rocky Mountains, Caucaso, Tien Shan, ecc.)

    • Tutte mostrano simili andamenti di declino, sebbene l’entità dei tassi di fusione possa variare a seconda di fattori locali (ad esempio, le precipitazioni invernali o la presenza di nevicate estive in alta quota).


5. Cause e feedback positivi

Il WGMS sottolinea che la forte accelerazione della fusione non è soltanto la conseguenza di un riscaldamento generalizzato, ma anche di diversi feedback positivi:

  1. Abbassamento della superficie glaciale

    • Man mano che il ghiaccio si scioglie, i ghiacciai si abbassano di quota e vengono esposti a temperature mediamente più alte; ciò favorisce ulteriore fusione.

  2. Riduzione dell’albedo

    • Con l’esposizione del ghiaccio scuro (o del suolo sotto il ghiacciaio), diminuisce l’albedo (la capacità di riflettere la radiazione solare), favorendo ulteriore accumulo di calore e quindi accelerando la fusione.

  3. Perdita di continuità e frammentazione

    • I ghiacciai si “disintegrano” in parti più piccole, potenzialmente soggette a velocità di fusione più elevate, perdendo la capacità di autoregolarsi termicamente come un corpo glaciale unito.


6. Implicazioni globali e innalzamento del livello del mare

La fusione dei ghiacciai alpini e polari (esclusa la calotta antartica e quella groenlandese, monitorate in parte a sé stante) contribuisce in maniera significativa all’innalzamento del livello del mare. Sebbene l’Antartide e la Groenlandia rappresentino le più grandi riserve di ghiaccio del pianeta, il contributo dei ghiacciai montani “minori” è tutt’altro che trascurabile:

  • Eventi di fusione stagionale: alimentano fiumi e laghi, aumentando la portata in periodi cruciali (ad esempio in estate), ma riducendo la disponibilità di acqua di fusione nel lungo termine.
  • Rischio di catastrofi glaciali: l’aumento di laghi proglaciali (laghi formati dallo scioglimento di ghiacciai) può innescare fenomeni di collasso e inondazioni improvvise a valle (GLOF – Glacier Lake Outburst Flood).


7. Conclusioni e prospettive future

Le conclusioni del report WGMS mostrano un trend inequivocabile: la perdita di massa dei ghiacciai sta accelerando a livello globale e la maggior parte degli anni con i peggiori bilanci di massa si è concentrata nell’ultimo decennio. Questo trend è in linea con le osservazioni sui cambiamenti climatici globali:

  1. Forzanti climatiche persistenti: le crescenti concentrazioni di gas serra in atmosfera continuano a innalzare le temperature, specialmente nelle aree montane e polari.
  2. Rischi crescenti: l’ulteriore scioglimento dei ghiacciai incrementerà il contributo all’innalzamento del livello del mare e avrà ripercussioni sulle risorse idriche, sugli ecosistemi e sulla stabilità delle zone di alta quota.
  3. Importanza della riduzione delle emissioni: le simulazioni climatiche mostrano come la riduzione delle emissioni di CO₂ e altri gas serra, combinata a strategie di adattamento, possa contenere in parte la fusione dei ghiacciai nelle prossime decadi.


8. Per approfondire



Messaggio finale

In sintesi, il quadro delineato dal WGMS è chiaro: i ghiacciai di riferimento, monitorati in modo continuativo da oltre 30 anni, mostrano un trend di forte e costante riduzione di massa a livello globale. Tale fenomeno, già rilevante negli ultimi decenni, sta subendo un’ulteriore accelerazione nell’ultimo periodo, evidenziando sia la forza del riscaldamento globale in atto, sia l’azione di meccanismi di retroazione positiva che amplificano la fusione. È un segnale di allarme che richiede azioni mirate di riduzione delle emissioni e strategie di adattamento per limitare, per quanto possibile, i futuri impatti socioeconomici e ambientali.