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Discussione: inverno 1234

  1. #1
    Vento fresco L'avatar di paolo zamparutti
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    Predefinito inverno 1234

    altro inverno famoso, quello del 1234
    questo precede la PEG, ed in effetti ebbe connotati diversi dagli inverni che iniziarono ad investire l'Europa dal XiV secolo: mentre questi colpiscono ferocemente il nord e centro Europa, questo inverno è registrato in quei luoghi come freddo ma non eccezionale, ben altra cosa in sud Europa, Italia compresa, e sud Italia in particolare.
    oltre al riassunto, raccomando a chi fosse interessato di leggere gli studi citati da cui, appunto, tutto questo è tratto: sono veramente interessanti

    L’inverno a cavallo tra il 1233 e il 1234 fu tra i più rigidi dell’Alto Medioevo europeo, tanto da essere annoverato fra le tre maggiori anomalie fredde del millennio compreso tra il 1000 e il 1300. Le cronache dell’epoca ne offrono descrizioni vivide, ricche di dettagli sui fenomeni estremi e le loro conseguenze. In Europa centro-settentrionale, il gelo fu particolarmente intenso nel gennaio del 1234, mentre nelle regioni meridionali il freddo perdurò fino a febbraio.Si trattò di un inverno insolitamente secco e rigido. Le precipitazioni nevose furono scarse su buona parte del continente, ma le gelate si rivelarono straordinarie. Nelle regioni settentrionali e occidentali, come le Isole Britanniche, la Francia del nord e la Germania occidentale, il freddo fu severo, ma l’assenza di nevicate e la probabile presenza di fitte nebbie limitarono la formazione di spessi strati di ghiaccio sui grandi fiumi. Così, ad esempio, pur in presenza di un gelo diffuso, fiumi come il Reno e la Mosella non congelarono del tutto, indice di un’ondata di freddo asciutto in quelle aree.Spostandosi verso sud, la situazione divenne ancora più grave. Il congelamento dei fiumi nell’Italia settentrionale e nelle Alpi orientali testimonia la violenza dell’ondata di freddo che investì l’Europa meridionale e la fascia alpina. Un ampio anticiclone continentale, centrato sull’Europa centrale, spinse masse d’aria artica verso sud, mentre depressioni mediterranee portarono nevicate sulle zone sud-orientali del continente.Questa configurazione atmosferica eccezionale produsse gelate diffuse su scala continentale. Anche la Spagna centrale ne fu colpita, mentre il Nord Africa visse un inverno insolitamente secco. Si trattò, in ogni senso, di un evento pan-europeo, con l’aria polare spinta straordinariamente a sud e quasi nessuna influenza di correnti più miti.I cronisti contemporanei parlarono di gelo estremo e di danni incalcolabili alle colture. Il freddo si abbatté su un’area vastissima, dal Mediterraneo al nord Europa, colpendo in modo particolare le piante mediterranee: viti, fichi e olivi, normalmente in grado di superare l’inverno anche in zone marginali, subirono gravi perdite. Il rigore del gennaio 1234 portò alla distruzione di queste colture in Italia, Francia e Germania, confermando la portata eccezionale della crisi.Anche le analisi climatiche indirette confermano l’eccezionalità dell’evento. La presenza di olivi e fichi nella valle del Reno durante un periodo caldo del Medioevo testimonia condizioni invernali generalmente miti per l’epoca. Eppure, proprio queste specie, favorite da un clima abitualmente più temperato, subirono danni devastanti nel corso dell’inverno 1233-34.I danni alla vegetazione furono estesi e gravi: olivi, fichi, noci e vigneti furono compromessi su larga scala. Addirittura, una pineta nei pressi di Ravenna, specie ben adattata ai rigori invernali locali, fu seriamente danneggiata dal gelo, a dimostrazione di quanto profonda sia stata l’incursione del freddo anche sulle piante più resistenti.Un simile episodio di gelo prolungato non si sarebbe ripetuto fino alla Piccola Era Glaciale. Gli studi climatologici indicano che, dopo il 1300, gli inverni rigidi aumentarono di frequenza, ma quello del 1234 rimane il più severo dell’intero XIII secolo .Le ripercussioni sociali ed economiche furono profonde. Le società medievali tendevano a interpretare eventi meteorologici eccezionali come segni di sventura: inverni gelidi e stagioni anomale venivano spesso collegati a epidemie e morie di bestiame. Anche se non vi sono prove di epidemie umane direttamente conseguenti al gelo, è documentata una forte mortalità tra la fauna selvatica e domestica. In molte zone si ritrovarono uccelli e animali selvatici morti per il freddo e la fame. Non mancano testimonianze di persone indigenti morte assiderate nelle notti più fredde. È plausibile che anche nell’inverno del 1234 si siano verificate vittime tra la popolazione, benché i cronisti si siano soffermati in prevalenza sui danni agricoli e naturali. L’impatto economico fu devastante: la perdita dei raccolti di viti e frutteti mise in crisi l’approvvigionamento alimentare di vaste aree, e la distruzione degli oliveti , fondamentali per l’alimentazione e l’illuminazione domestica, rappresentò un grave colpo per l’anno seguente. I commerci subirono rallentamenti e si verificarono rincari dei prodotti agricoli rimasti disponibili. In sintesi, l’inverno 1233-34 si configurò come uno dei più gravi shock climatici del Medioevo, un evento raro per quell’epoca di clima generalmente mite, con conseguenze pesanti per l’ambiente, l’agricoltura e la società, dall’Atlantico fino all’Adriatico .Italia: impatti climatici e sociali a livello nazionale In Italia, l’inverno del 1234 fu particolarmente drammatico, perfino più severo rispetto al resto del continente. Le cronache, sia italiane sia straniere, offrono un quadro unitario: la penisola fu stretta in una morsa di gelo che dalla pianura Padana si estese fino al Mezzogiorno, dando luogo a fenomeni eccezionali mai visti a memoria d’uomo. A differenza dell’Europa nord-occidentale, dove il freddo di gennaio fu intenso ma di breve durata, in Italia il gelo si protrasse a lungo ed ebbe effetti amplificati da abbondanti nevicate in diverse regioni. La massa di aria fredda rimase ancorata sull’Europa centrale e meridionale anche nel mese di febbraio, prolungando le gelate. Le conseguenze meteorologiche furono estreme su tutto il territorio. Al nord, i maggiori fiumi ghiacciarono: il Po si trasformò in un nastro di ghiaccio lungo tratti estesi, evento eccezionale data la mole del fiume. Anche la laguna di Venezia si coprì di uno spesso strato di ghiaccio, richiamando le immagini più rigide della Piccola Era Glaciale. Per il XIII secolo, tuttavia, si trattava di un fatto straordinario. Sempre al settentrione, le nevicate furono abbondanti e il gelo prolungato. Nelle campagne emiliane intorno a Parma si verificò una moria generalizzata di fichi e olivi a causa del freddo estremo, prova che le temperature scesero ben al di sotto dei valori tollerabili anche per le specie più resistenti. Situazioni analoghe si verificarono in Lombardia e nell’entroterra veneto. Procedendo verso sud, il quadro restava altrettanto grave. A Roma e nell’Italia centrale si registrarono nevicate e gelate fuori dal comune: persino il Tevere ghiacciò in alcuni tratti, fenomeno rarissimo. Nelle campagne circostanti e in Sabina il terreno rimase gelato per settimane. Nella zona di Montecassino, la neve coprì il suolo per molti giorni tra gennaio e febbraio, e i corsi d’acqua si ghiacciarono completamente. Considerando che questa zona gode normalmente di un clima moderato, la persistenza di ghiaccio e neve testimonia l’eccezionalità dell’evento. Anche il Regno di Napoli e la Sicilia subirono gravi danni agricoli: la gelata bruciò i germogli e compromise la produzione di vino e olio persino nelle aree più favorevoli. In Puglia, le gelate furono accompagnate da nevicate ripetute che devastarono i raccolti nelle zone di Bari e del Gargano, celebri per oliveti e agrumeti. Il raccolto d’olio fu particolarmente scarso a causa delle gelate fuori stagione che danneggiarono gravemente gli ulivi in tutta la penisola. L’Italia visse così un inverno di portata eccezionale, con gelate prolungate, nevicate insolite e fiumi trasformati in lastre di ghiaccio dal nord al sud del Paese. Le ripercussioni socio-economiche furono pesanti. Dal punto di vista agricolo, la distruzione di vigneti, oliveti, fichi e agrumi fu senza precedenti nella memoria medievale. Nel nord molte viti dovettero essere ripiantate, mentre nel centro-sud la perdita degli olivi colpì duramente le comunità rurali per anni. L’impatto fu drammatico: intere comunità rimasero prive di prodotti essenziali, con il vino e l’olio che erano colonne portanti della dieta quotidiana e della vita domestica. Ne seguirono carestie locali e un sensibile aumento dei prezzi. Alcune città furono costrette a importare olio e vino nel biennio 1234-35, con forti ripercussioni sui ceti più poveri. Si ritiene che l’inverno 1234 abbia innescato una crisi di sussistenza: raccolti di grano e foraggio ridotti portarono a carenze alimentari nell’anno successivo. Anche le condizioni sanitarie peggiorarono: la malnutrizione aumentò la vulnerabilità alle malattie, e la perdita di bestiame da lavoro aggravò ulteriormente le difficoltà. La moria di animali domestici fu estesa: molte pecore e altri capi di bestiame morirono a causa del freddo improvviso, penalizzando le economie contadine basate sull’allevamento. La perdita di buoi e muli ostacolò la ripresa agricola con l’arrivo della primavera. Il disgelo primaverile, infine, non portò sollievo: al contrario, provocò nuove disgrazie. Nelle regioni settentrionali si registrarono inondazioni al momento della rottura dei ghiacci, e fiumi come l’Adige e il Po strariparono danneggiando ponti e mulini. È probabile che episodi simili si siano verificati in altre aree, mettendo a dura prova le infrastrutture. In conclusione, l’Italia visse nell’inverno 1233-34 una crisi climatica profonda, che generò gravi danni agricoli, tensioni economiche e pesanti sofferenze sociali. Sebbene non vi siano tracce di migrazioni di massa, è plausibile che molte comunità rurali si siano spostate temporaneamente in cerca di migliori condizioni, conducendo le greggi verso le aree costiere più temperate. Questo inverno rimase impresso nella memoria collettiva come uno degli eventi climatici più duri del Medioevo, e continuò a essere citato nei secoli successivi come termine di paragone per misurare la severità di altri inverni eccezionali. Fonti primarie (cronache medievali coeve)Annales Colonienses Cronaca dei monaci di Colonia (Germania).Testo originale in latino. Riporta il gelo estremo e la distruzione di vigneti, fichi e olivi in Italia, Francia e Germania nel 1234.Riccardo di San G ermano Notaro del Regno di Sicilia. La sua cronaca descrive l’inverno del 1234 con riferimento alle zone di Montecassino e dell’Italia meridionale.Testo in latino medievale. Annales Parmenses e Annales Cremonenses / PlacentiniCronache dell’Italia settentrionale, raccolgono eventi meteorologici rilevanti del periodo. Fonti consultate tramite citazioni negli studi accademici.Monumenta Germaniae Historica (MGH), ScriptoresGrande raccolta di fonti medievali europee, in latino. Utilizzata come riferimento generale per le cronache relative al clima medievale.Fonti accademiche moderne e paleoclimatichePfister, C. et al. (1998) Winter air temperature variations in western Europe during the Early and High Middle Ages (AD 750–1300) The Holocene 8 (1998). Ricostruzione dettagliata basata su 2500 dati documentari e proxy climatici.U tilizzata per il quadro europeo e italiano generale, incluse anomalie termiche e proxy vegetazionali.Diodato, N. et al. (2020)Climate variability in the central Mediterranean since the first millennium: A multiproxy reconstructionEnvironmental Research Communications. Analisi paleoclimatica per il Mediterraneo centrale. Consultata per il contesto climatico italiano e mediterraneo. Camuffo, D. e Enzi, S. (1992; 1995; 2000 circa)Vari studi sul congelamento della laguna di Venezia e dei fiumi italiani, citati nel lavoro di Pfister et al.Importante per la verifica del ghiaccio nella laguna e sui grandi corsi d’acqua italiani.Alexandre, P. (1987)Le climat en Europe au Moyen ÂgeGrande compilazione critica di 3500 testi climatici dal 1000 al 1425.Usato come fonte per l’analisi delle cronache europee e italiane.Glaser, R. (1995)Klima des MittelaltersRiferimento per le temperature stagionali europee nel Medioevo.Van Engelen, A. F. V., Buisman, J. (1995)De weersgeschiedenis van NederlandRicostruzione del clima in Europa nord-occidentale, utile per le comparazioni.Koslowski, G., Glaser, R. (1995)Studi sull’estensione dei ghiacci nel Mar Baltico.Importante per comprendere l’estensione del freddo nel nord Europa.Proxy e dati scientifici complementariEuro-Climhist database (Università di Berna)Database di storia climatica europea, include cronache e dati paleoclimatici.Utilizzato attraverso citazioni di Pfister et al. (1998).Reconstructions based on tree rings, glacial moraines, and lithofaciesCitazioni di lavori di Schweingruber (1988), Grove (1988), Guiot et al. (1988), integrati nei lavori di sintesi.

    Ultima modifica di paolo zamparutti; 10/04/2025 alle 19:30
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  2. #2
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    Complimenti anche qui Paolo👍

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