Per oltre mezzo secolo i satelliti meteorologici hanno accompagnato in silenzio la nostra vita quotidiana. Hanno permesso di prevedere piogge e temporali, di avvertire in tempo in caso di uragani, di capire come si scalda o si raffredda il pianeta. È stato un progresso lento, ma costante: anno dopo anno le previsioni sono diventate più precise, le ricostruzioni climatiche più affidabili. Oggi però ci troviamo davanti a una svolta che rischia di interrompere questo percorso. Negli ultimi giorni sono successe due cose che hanno fatto discutere molti esperti.La prima riguarda il satellite NOAA-15, lanciato nel 1998. Dopo 26 anni di servizio, il 19 agosto 2025 è stato spento. Nonostante fosse ancora operativo, la NOAA ha deciso di disattivarlo. Da quel momento in poi resterà un pezzo di metallo in orbita, destinato a vagare per secoli. La sua assenza lascia scoperta un’orbita molto importante, quella dei passaggi mattutini, utilizzata per osservare le condizioni atmosferiche all’inizio della giornata. I successori sono in ritardo e il prossimo arriverà solo nel 2032: significa quasi dieci anni senza una copertura adeguata.La seconda decisione riguarda il futuro programma GeoXO, che dovrebbe sostituire la serie attuale di satelliti geostazionari GOES. Il 20 agosto l’amministrazione americana ha annunciato che non ci saranno più sei satelliti, ma quattro, e che due strumenti fondamentali verranno eliminati: quello per monitorare la qualità dell’aria e quello per osservare gli oceani. In pratica niente più dati continui su incendi, inquinanti o fioriture algali, né informazioni aggiornate sulla temperatura superficiale dei mari e sulle correnti.La spiegazione ufficiale è il contenimento dei costi, fissati a un massimo di 500 milioni di dollari l’anno. Ma è chiaro che dietro c’è anche una scelta politica: mantenere ciò che serve alle previsioni del giorno dopo, tagliando invece gli strumenti più utili al monitoraggio del clima e all’analisi di lungo periodo.Perché è un problema che ci tocca da vicinoI dati satellitari non servono solo agli Stati Uniti. Sono la base dei modelli globali, quelli che alimentano le previsioni anche qui in Europa. Con meno osservazioni, la qualità delle previsioni inevitabilmente cala.Dal lato meteorologico, senza NOAA-15 e con meno satelliti GeoXO, sarà più difficile seguire in tempo reale temporali, nevicate o ondate di calore. Le allerte potrebbero arrivare con meno anticipo e con più margini di errore. In casi estremi, pensiamo a un uragano negli Stati Uniti o a un’alluvione in Italia, la differenza di qualche ora può avere conseguenze pesanti.Dal lato climatico, il rischio è ancora più serio. I satelliti hanno garantito serie di dati continue per oltre quarant’anni, serie che ci permettono oggi di dire con certezza che il pianeta si sta riscaldando. Interrompere queste osservazioni significa creare buchi difficili da colmare. Senza strumenti per gas serra, aerosol e oceani, capiremo meno bene cosa sta succedendo all’atmosfera e al mare, e sarà più complicato prevedere fenomeni come El Niño o valutare l’acidificazione degli oceani. C’è anche un aspetto geopolitico: con gli Stati Uniti che arretrano, toccherà all’Europa raccogliere la leadership. Programmi come Copernicus ed EUMETSAT sono già solidi, ma ora dovranno diventare il riferimento mondiale. Una responsabilità enorme, che ichiederà investimenti, visione e cooperazione internazionale. Negli ultimi decenni eravamo abituati a vedere le previsioni migliorare. Non era un caso: era il risultato di più dati, più tecnologia e più collaborazione internazionale. Ora, per la prima volta da molti anni, rischiamo di fare un passo indietro.È davvero la fine di un’epoca. Non avremo più la certezza che domani le previsioni saranno più affidabili di quelle di ieri. Le scelte che hanno portato a questi tagli nascono da motivazioni politiche, ma le conseguenze le sentiremo tutti, nel quotidiano come nel lungo periodo. L’Europa dovrà colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, che con queste decisioni sembrano avviarsi verso una sorta di nuovo medioevo scientifico, rinunciando a un ruolo di guida che avevano costruito in decenni di impegno. Ma la scienza, per sua natura, non aspetta: se qualcuno abbandona il campo, qualcun altro lo occupa. E questa volta sarà il Vecchio Continente a dover tenere la torcia accesa.
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whatever it takes
https://www.ospo.noaa.gov/data/messages/2025/08/MSG_20250818_1600.html
NOAA 15 and 19 Decommisioning - USRadioguy.com NOAA Reduces GeoXO Satellite Program Impacting Climate and Weather Monitoring | Ukraine news - #Mezha
NBC Palm Springs - Connecting the Valley
scon spunto da questo thread su x
https://x.com/original_lego11/status...52101387882771
Ultima modifica di paolo zamparutti; 21/08/2025 alle 11:01
whatever it takes
Tutto questo è molto triste, ma ormai pare che gli Stati Uniti abbiano abbracciato l'oscurantismo su molti aspetti della vita e della società.
p.s. Una cortesia: da appassionato e studente anche di storia, non parlatemi di medioevo come epoca di regresso, mi viene un coccolone solo a leggerlo![]()
La mia stazione meteo: https://www.wunderground.com/dashboard/pws/IREGGI57
I see a Rainbow RISING!
Non possiamo farci niente, Trump e una buona fetta degli statunitensi vogliono questo.
Non ci resta che prendere noi lo scettro, magari collaborando con altri. Solo che la Russia è fuori gioco, gli stati petroliferi del Golfo sono ovviamente con Trump, rimane forse la Cina.
più che la fine di una era, di pochi decenni comunque, credo che, guardando bene l'andazzo e le scelte che si vanno a fare, si possa dichiarare l'inizio di un'altra, ben meno brillante ovviamente.
eravamo più intelligenti quando eravamo analfabeti.
ho letteralmente sentito la voce di Barbero nella mia testa che mi diceva "Ma scusi, ma lei ha idea di che cosa sta dicendo?!" facendo dondolare una mazza ferrata quando scrivevo del medioevo, ma non mi veniva una formulazione piu adeguata, pensavo di scrivere "era oscura" ma mi sembrava un po' troppo il signore degli anelli. Confidavo non ci fossero medievisti nel forum.
whatever it takes
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