Vorrei sapere se qualcuno è a conoscenza, o se esiste qualche studio che documenti l'effetto della vegetazione sul clima. Si sa che il clima determina il tipo di vegetazione, ma esiste una correlazione inversa di qualche rilevanza? A intuito un area boscosa dovrebbe determinare una maggiore umidità e temperature più basse. Nello sviluppo di un temporale estivo pomeridiano, può un'estesa area boschiva dare un contributo intermini di umidità, oppure le superfici aride facilitano lo sviluppo di cb. C'è qualche studio in merito, oppure ci sono solo supposizioni? Grazie
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Stazione meteo http://www.wunderground.com/weathers...p?ID=ILAZIOFO2
Non è detto che in presenza di folta vegetazione le temperature siano più basse, forse c'è meno scarto termico, sono più equilibrate, ma in inverno con cielo sereno notturno credo che le più basse le trovi nelle zone prive di vegetazione. Credo sia così, vediamo cosa dicono gli altri.![]()
"....[I]E vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire con le nubi del cielo[/I]."
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In un documentario parlavano di un deserto dicendo che anche quando c'era il passaggio di pertubazioni, l'assenza di vegetazione determina un suolo caldo e quindi forte evaporazione di umidità, che contribuisce all'estinzione di possibili deboli pertuibazioni piovose, nel momento in cui passavano su quell'area con atmosfera così secca ed "evaporativa"
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in generale aree ricoperte da boschi limitano le variazioni di quantità di vapore e hanno quindi umidità relative più alte di giorno e più basse di notte rispetto a suoli brulli e riflettono minori quantità di luce (quindi immagazzinano più calore)... da questo segue che i boschi hanno, un pò come i mari (anche se in modo molto meno accentuato), un effetto di termoregolazione sull'ambiente limitando un pò l'escursione termica diurna. Vale il contrario per suoli rocciosi, sabbiosi o brulli, che hanno un effetto Albedo alto e riflettono più luce, perdendo o acquisendo vapor d'acqua in modo più veloce.
Per i temporali, in pianura è proprio la diversa conformazione del terreno e di ciò che ci cresce sopra che determina quelle variazioni di densità e temperatura in orizzontale necessarie ad innescare moti verticali...
Dubito che la conca di Campo Imperatore (2000-2150 m) e il versante aquilano del Gran Sasso (che arriva a 2912 m) siano mai stati coperti di boschi, visto che il faggio, che nell'Appennino è l'albero d'alto fusto che si spinge alle maggiori altitudini, non vegeta dove la temperatura media annuale è inferiore ai +6°C e quella del mese più caldo non raggiunge almeno i +14°C (queste condizoni-limite nell'Appennino centrale si incontrano attorno ai 1900 m), anche l'abete bianco, ha esigenze termiche simili a quelle del faggio (solo eccezionalmente sale sopra i 1800 m) e leggermente più xerofilo (ossia tollera meglio climi più secchi), alberi come larice e pino cembro, che sulle Alpi riescono a risalire a quote superiori ai 2000 m (localmente fino a 2300-2400 m), mancano nell'Appennino.
La presenza di estesi boschi (querceti a rovere e cerro e pinete a pino nero fino a 1100-1200 m a quote basse e faggete o abetine sopra i 1000 m) sui monti che circondano la conca dell'Aquila certamente poteva avere effetti locali, ad esempio limitando l'escursione termica diurna e mantenendo l'u.r. su valori più alti di quelli attuali, ma penso che l'influenza sulla piovosità media non fosse granché significativa...
Ultima modifica di galinsoga; 11/08/2007 alle 09:32
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