come ti ricordi io c'ero stato un paio di anni fa ma giÃ* da qualche anno purtroppo il nevaio non è più perenne!!!!!! Gola perfetta per accumulare........e parete verticale alta più di 1000mt. Mt Secco2200mt, zona di accumulo a 900mtOriginariamente Scritto da Ricky nibi
Zona di accumulo, non c'è mai il sole e vegetazione tipica di alta montagna nel raggio di 1km dalla gola. Anche luglio quando ci andai faceva un fresco li dentro.........pareva di essere a ben più di 900 mt!
verso la valle.........
peccato che quell'anno era giÃ* il secondo in cui il nevaio non era più perenne.........gita inutile!!!!
Ps: Comunque il nevaio è esistito veramente, ne hanno parlato anche su un numero(non mi ricordo quale........) del mensile OROBIE.
ne avevano parlato anche quÃ*.......bel racconto!
Da L'Eco di Bergamo di oggi:
ARDESIO Nei giorni più caldi partivano da Gromo con i bicchieri grossi e gli sciroppi di tamarindo e menta nello zaino, e salivano a Novazza, poi camminavano fino a Bani, scendevano al torrente Acqualina e risalivano la Val del Las, fino al piccolo «ghiacciaio» che negli anni Quaranta e Cinquanta tanto piccolo non era visto che anche d'estate conservava una lunghezza di oltre cento metri, una quarantina di larghezza e una dozzina di profonditÃ*.
I ragazzi arrivavano in questa conca silenziosa e d'ombra, custodita da pareti che finiscono nel cielo, grattavano via la superficie di neve sporca e appena appariva il ghiaccio immacolato si davano da fare, picchiavano e rompevano e riempivano i bicchieri, aggiungevano sciroppo e la bibita era pronta.
Oggi il nevaio (in realtÃ* non si tratta di un vero e proprio ghiacciaio) del Monte Secco resiste a stento: settimana scorsa, pur essendo solo al principio dell'estate, era ridotto a una piccola lingua di neve pressata e di ghiaccio, lunga quindici metri, larga una decina, tre metri di massima profonditÃ*. Il caldo torrido di questi giorni ha ridotto notevolmente i confini del piccolo «ghiacciaio». Ma fu solo nel 1993 che il «ghiacciaietto» venne ridotto a tal punto da diventare un fiumiciattolo di acqua.
Nel vecchio antro del nevaio c'è il ghiaione e sopra incombono le pareti del Monte Secco, nel gruppo del Pizzo Arera, che salgono per mille metri e danno il capogiro. Sono pareti color argento, di roccia che è parente della dolomia. Qui, in fondo a questo anfiteatro di pareti rocciose, il sole non batte praticamente mai e la neve caduta dal cielo e precipitata dalle pareti a strapiombo del Monte Secco si scioglie con molta lentezza. Fra precipitazioni e valanghe, in questa conca ombrosa negli anni buoni si raccoglie una gran quantitÃ* di neve. Secondo le testimonianze della gente di Albareti, di Bani, di Ardesio, il «ghiacciaietto» non si era mai sciolto del tutto, almeno fino agli Anni Novanta.
Nel 1993 non era rimasto più nulla, in fondo alla conca sovrastata da queste ciclopiche pareti, c'erano soltanto sassi e alla testata del vecchio nevaio sgorgava un minuscolo rivolo di acqua. Ma grazie alle nevicate degli anni successivi il nevaio si era riformato, abbastanza corposo. All'inizio di agosto del 1995 presentava una lunghezza di quaranta metri, una larghezza di una ventina per una profonditÃ* massima di una quindicina. Il nevaio detiene probabilmente un record: posto sui millecento metri, è uno fra i più bassi in quota presenti nelle Alpi e Prealpi. La gente di Ardesio gli è affezionata. Il vecchio fruttivendolo, il Nedalì, andava su coi sacchi di iuta e tornava giù con il ghiaccio. Anche i ragazzini salivano con i sacchi, ma li usavano per farci grandi scivolate, in piena estate, sotto quelle pareti che danno soggezione. Bisognava però stare attenti: i vecchi della frazioncina di Albareti raccontano di un uomo morto lassù perché caduto in un crepaccio.
Per arrivare alla conca lunare della Val del Las e a quello che resta del piccolo ghiacciaio bisogna salire in auto da Ardesio (nell'asta del Serio) verso Valcanale, dopo un paio di chilometri, sulla sinistra, si imbocca la via Val del Las. È una strada sterrata e abbastanza stretta, si scende con cautela e si lascia la vettura vicino al torrente Acqualina. Si supera un ponticello e si sale nel bosco di abeti, ai bordi del sentiero di montagna si trovano ciclamini e fragole. Dopo un quarto d'ora di cammino ci si trova fuori dal bosco. La vegetazione cambia, diventa come se ci trovassimo a duemila metri, a conferma del clima rigido di questo luogo e della presenza poco distante della macchia di neve, dell'ombra quasi perpetua di questa conca; il sentiero procede su un ghiaione e intorno strisciano cespugli di pino mugo e rododendri. Il sentiero che taglia basso il ghiaione è ormai impercorribile, invaso dai pini mughi. Bisogna quindi prendere il sentiero alto che si sviluppa impervio sui sassi; siamo circondati da pareti vertiginose, il sole scompare dietro le creste. Gli ultimi duecento metri si sviluppano in un pianoro di sabbia e ghiaietta, testimonianza della dimensione che il nevaio di Valcanale poteva raggiungere in passato.
L'ultimo mucchio di neve sta in fondo, contro le rocce, tutto nell'ombra. Dalla parte opposta splende il sole, la vista si apre su Bani di Ardesio, sul Pizzo Redorta e sul Pizzo di Coca, lo Strinato, il Tre Confini, le vette più elevate delle Alpi Orobie.
Paolo Aresi
Ultima modifica di ste; 07/09/2006 alle 22:15
Un mio collega che ha passato l'estate in cascina a valcanale dicce che quest'anno è ancora presente seppur pare si sia diviso in due lingue...
Bidsognerebbe andare a fare un controollino.![]()
ecco le foto sul gias...
Tecnico Meteorologo certificato (WMO 1083 – registro DEKRA DTC-TMT-001-17 secondo UNI CEI EN ISO/IEC 17024:2012). www.meteoravanel.it (webcam realtime e dati meteo da oltre 15 punti di osservazione e monitoraggio a Vittorio Veneto e dintorni).
Già, direi che quest'anno è proprio in formissima![]()
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