nel senso che sarebbe bello fare un'escursione al calderone a maggio o a giugno![]()
penso sia meglio in primavera e poi tarda estate per fare confronti ed osservazione.
Andare ad aprile e poi maggio serve a poco.
...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
ah beh. io pensavo si potesse fare anche una semplice escursione in quel periodo. maggio e giugno sono i mesi più belli per godersi la montagna. poco frequentati e in piena fioritura la vegetazione
...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
la mia webcam:
http://www.meteoliri.it/stazioneFL/panorama.jpg
Dati on line:
http://www.meteoliri.it/meteoliri_si...=109&Itemid=90
spero e voglio esserci!
questa cartolina dovrebbe essere dei primi anni '70. Io ce l'ho dal 1976
Il permafrost dovrebbe essere nella zona compresa tra l'orientale e la centrale, ancora coperto dal ghiacciaio in quegli anni. Sulla sn si vedono le colate interessate dal fenomeno
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Ho trovato un articolo sul Calderone
2020
In Italia si sta sciogliendo il ghiacciaio Calderone
Sempre più visibili le conseguenze del riscaldamento del pianeta
Milano, 15 mar. - Nel nostro territorio e non, come si potrebbe pensare a nord sulle Alpi, c’è già la prima vittima illustre dell’innalzamento progressivo delle temperature: è il ghiacciaio del Calderone, ormai non più eterno, a 2800 metri di quota sul Gran Sasso d’Italia, la vetta più alta dell’Appennino con i suoi 2.912 metri. Il Calderone si sta lentamente sciogliendo e con esso il suo primato, quello di essere considerato il ghiacciaio più a sud d’Europa e questo proprio a causa del progressivo innalzamento della temperatura della Terra, conseguenza diretta del devastante effetto serra.
Nell’agosto del 1573, all’epoca della prima ascensione sul Gran Sasso, il ghiacciaio fu una delle più significative scoperte, ad opera di un antesignano dell’alpinismo, il capitano Francesco De Marchi, addetto militare di Margherita d’Austria, figlia di Carlo V d’Orange e Governatrice dell’Abruzzo, che all’Aquila aveva la sua residenza nello splendido palazzo “delle cento finestre” progettato da Pico Fonticulano, ora diventato sede del Municipio. L’ufficiale raggiunse la vetta nonostante la veneranda età di 69 anni e lo descrisse come: “un vallone lungo un miglio e largo mezzo dove sta neve perpetua”. Va detto infatti che le cronache dei primi dell’Ottocento testimoniano come il Calderone, situato al lato nord di Monte Corno, fosse anche ricco di seracchi e molto più grande di adesso, in quanto nell’ultimo decennio sta pian piano scomparendo: dapprima si è diviso in due placche e poi si è frantumato in più parti, con un danno così grave da avviare il Calderone al declassamento, da ghiacciaio ad innevato, secondo le intenzioni della Società Internazionale che si occupa dello studio e della classificazione dei ghiacciai. Di recente e con grande preoccupazione, ne ha parlato, il Prof. Guido Visconti, fisico dell’atmosfera dell’università dell’Aquila e direttore del Cetemps, Centro d’eccellenza per gli studi e le previsioni sul clima: “Il ghiacciaio è in forte regressione. Resterà ghiacciaio solo se sarà una formazione permanente, altrimenti è un innevato, ossia un deposito di ghiaccio che risponde alle precipitazioni nevose”. Ma è sul quadro generale che il noto scienziato ha fornito un quadro ancor più preoccupante: “L’innalzamento della temperatura sta portando cambiamenti climatici cui flora e fauna non sono in grado d’adattarsi. Sull’Italia centrale e meridionale sarà graduale un processo di desertificazione, con ricadute negative sull’agricoltura. Il danno è ormai fatto, dovuto all’immissione di gas nocivi nell’atmosfera cresciuta del 30 % nell’ultimo decennio. Per fermare questo processo bisognerebbe ridurre del 70% l’anidride carbonica nell’aria, cioè sarebbe come tornare indietro di cento anni: impossibile. Ma è sperabile che almeno ogni sforzo l’attuale civiltà faccia per sopravvivere a se stessa”.
In effetti sembra che finalmente l’Europa si stia accorgendo di ciò: è di pochi giorni fa la grande decisone dei responsabili politici dei 27 stati, componenti l’Unione, di ridurre del 20% le emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990, fissando al 2020 il termine per raggiungere l’obiettivo. Collateralmente in Europa dovranno crescere del 20% le misure di risparmio energetico ed in pari percentuale aumentare le fonti di energia rinnovabili sul totale dei consumi, ora invece attestate ad un misero 7%. Dunque una grande sfida in cui l’Europa intera s’impegna, ma anche un esempio di comportamento per altri paesi a forte industrializzazione che, sono stati finora molto indolenti, se non addirittura ostili, come nel caso degli Stati Uniti, ad uniformarsi ai dettami contro l’inquinamento previsti nel Protocollo di Kyoto. C’è voluta la determinazione della tenace cancelliera tedesca, presidente di turno dell’Unione Europea, Angela Merkel, per riunire tutti ed affrontare la spinosa questione energetica. Non è infatti più un mistero che l’inquinamento atmosferico, dovuto all’irrazionale uso delle fonti energetiche, stia inesorabilmente avviando il nostro pianeta ad una catastrofe climatica di cui, già da qualche anno e nel vecchio continente, si vedono i prodromi terribili con eventi d’inaudita violenza. Basta tornare con la mente a due anni fa ed ai numerosi disastri con 43 vittime, causati dalla tempesta Erwin, in Germania, Svezia, Estonia, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda. Inondazioni, uragani, desertificazione progressiva, scioglimento dei ghiacci ai poli a causa dell’innalzamento della temperatura, sono tutti una conseguenza a catena dell’inquinamento atmosferico e dei guasti provocati dall’insensato disboscamento delle foreste, veri polmoni verdi del pianeta, specie in Amazzonia. L’ormai famoso effetto serra è quel fenomeno per cui, a causa della forte crescita nell’atmosfera della concentrazione di gas, come l’anidride carbonica, i CFC (clorofluorocarburi) e il metano, si forma una sorta di guscio che, oltre a non facilitare la dispersione nell’atmosfera del calore della crosta terrestre riscaldata dai raggi solari, si comporta come una lente che riflette una parte dei raggi infrarossi dalla Terra rispedendoli in giù. Per questo motivo si assiste all’innalzamento della temperatura sia sul terreno che in mare, soprattutto nel Mediterraneo, il nostro mare abbastanza chiuso che sta già mostrando anomalie: senza aumentare il suo livello, che tende a rimanere stazionario, segnala preoccupanti sintomi di diminuzione, a causa della maggiore evaporazione dovuta al riscaldamento globale ed al minore apporto dei fiumi, con conseguente crescita della salinità delle sue acque.
Anche le risultanze del rapporto di recente pubblicato a Parigi dagli esperti dell’IPCC, il Consiglio internazionale dell’ONU per il cambiamento climatico, sono concordi con questa tesi: delineano infatti che, se non ci sarà una radicale inversione di tendenza, entro la fine del secolo, la temperatura sulla Terra aumenterà mediamente tra 1,8 e 4 gradi centigradi, causando il relativo scioglimento dei ghiacci con conseguente innalzamento del livello dei mari, previsto tra 18 e 59 centimetri. Purtroppo non solo questo per il futuro: scenari apocalittici con centinaia di milioni di persone delle zone costiere sotto l’incubo degli allagamenti per la crescita del livello delle acque dei mari, con conseguenze di carattere biologico sulle specie animali del pianeta a rischio d’estinzione, con impressionanti numeri di vittime umane a causa di desertificazioni, carestie, sete, ma anche la crescita di casi di morte per infortuni e malattie derivate dall’afa, per inondazioni, uragani, incendi di boschi e siccità, specie in Europa ed Asia. La “Pravda” inoltre, riportando gli esiti di una conferenza sul clima tenutasi nel gennaio scorso a Vienna, ha citato le affermazioni di alcuni ricercatori, secondo i quali nel 2050 i ghiacciai alpini saranno solo un ricordo, se non si inverte l’attuale trend dell’inquinamento, come ha dichiarato Roland Psenner dell’Università di Innsbruck: “Già ora i ghiacciai del Tirolo, stando ai rilievi degli ultimi anni, decrescono del 3% ogni anno, equivalente alla perdita di uno strato di ghiaccio di circa un metro. Forse, dopo il 2050, potranno relativamente salvarsi solo i ghiacciai esistenti a quote superiori ai 4000 metri d’altitudine. Singolare il caso dell’Italia, dove la temperatura negli ultimi due secoli è aumentata di 1,7 gradi, mentre la variazione più rilevante è avvenuta nell’ultimo mezzo secolo, con 1,4 gradi d’aumento. Sta cambiando notevolmente il clima e si riducono anche le risorse idriche complessive”.
di Loredana Grandi
[URL="http://www.capracottameteo.it"]www.capracottameteo.it[/URL]
dal mio archivio sul Calderone
la prima è dell'agosto 1930; la seconda del periodo 1890-95.
Era veramente bello...
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mamma mia come era carico,
che peccato![]()
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