La questione sostanze è molto confusa .. molti dicono che la neve artificiale ha bisogno di "additivi" per essere prodotta, alcuni parlano perfino di ammoniaca ..di certo non c'è nulla!
Io abito a Folgarida e giro parecchio per tutto l'anno fra gli impianti, conosco le varie statazioni di pompaggio dislocate nel mio comprensorio scistico ma di queste sostanze non ne ho mai viste. Ho visto i camioncini che portano il cloro per l'acqua potabile ma nessun mezzo per portare gli "additivi" e qui di neve artificiale se ne produce molta.. anche gli amici che lavorano per la società non hanno mai sentito parlare e gli impianti a bassa pressione dislocati nelle piste in basso funzionano con l'acqua potabile dell'acquedotto..
Secondo me quindi tutto funziona con normalissima acqua e aria ..![]()
Per laneve artificiale vine utilizzata solo acqua e aria e nessuna sostanza!!! In passato venivano usati additivi a base diammoniaca ma visti i rislutati effimeri eil costo sono parecchi anni che non si usano più! Quindi la neve artificiale non inquina visto che chimicamente ha le stesse caratteristiche della neve naturale.
problemi generati da un sistema di innevamento artificiale sono quindi tantissimi. Riassumiamo quelli che riteniamo più evidenti, e attendiamo vostre aggiunte o indicazioni.
-depauperamento delle falde acquifere (carenza di acqua per uso potabile, sanitario, irriguo, antincendio, collassamento terreni)
-impoverimento dei corsi d'acqua (carenze di cui sopra, aumento concentrazione di inquinanti civili - fogne -, agricoli, industriali)
-inquinamento atmosferico (locale - scarichi dei compressori diesel - o dislocato - dove l'energia assorbita viene prodotta)
-inquinamento acustico (i 7 bar di pressione richiesti alla bocca di uscita di ogni cannone provocano un rumore intenso e continuativo: disturbo alla quiete pubblica, disturbo alla fauna selvatica)
-indebolimento della costituzione manto erboso (da pressione - la neve artificiale è più compatta di quella naturale -, da carenza di ossigeno, da maggior durata del periodo "al buio", da agenti chimici eventualmente presenti nell'acqua); per tutto ciò l'erba resiste meno agli agenti atmosferici e perde le capacità di trattenuta: la pioggia dei temporali estivi ed autunnali porta via sempre più materiale: dilavamento. Rischi idrogeologici.
-avvelenamento delle falde acquifere (da agenti chimici eventualmente presenti nell'acqua, essenzialmente sali: questo punto è ancora provare sono in corso diversi studi indipendenti, ma critiche pesanti agli additivi si sollevano in Svizzera e Stati Uniti, principale accusato: lo Snomax, prodotto di un'industria inglese ora acquistata dalla Eastman Kodak Co. (uno dei maggiori sponsor olimpici peraltro).
-distruzione di piante, tappeto erboso, radici di alberi e di flora in generale, disturbo della quiete della fauna selvativa (i lavori di realizzazione della rete sono particolarmente intrusivi - si scavano trincee per decine di chilometri su e giù per prati e boschi, si stendono chilometri di tubi di plastica, acciaio e gomma, il tutto con ruspe e macchinari rumorosi/inquinanti).
danno paesaggistico: sporgenze dei cannoni (da 1 a 4,5 metri) in inverno come in tutte le altre stagioni.
consumo energetico: spesso l'azione notturna dei cannoni è illuminata da potenti fari. (Sono stati segnalate illuminazioni anche durante il giorno).
Da http://nolimpiadi.8m.com/inneviamoli.htm
Da leggere TUTTO...
Se ne era gia' parlato qui ed erano usciti anche degli articoli su quotidiani a tiratura locale: quando le temperature non sono abbastanza basse, gli additivi vengono usati eccome.
Cmq, anche soprassedendo su questo aspetto, uno skilift od una funivia inquinano in maniera non indifferente e generano quantita' enormi di rifiuti costosi da smaltire, che spesso vengono abbandonati alle quote piu' alte.
Senza contare l'assedio di auto piu' o meno inquinanti che salgono verso la funivia stessa, ed i rifiuti che in genere la maggior parte degli sciatori abbandona ovunque.
![]()
Come se fosse antani...
always looking at the sky
''E' nei ritagli ormai del tempo che penso a quando tu eri qui''
Vasco.
come se uno facesse il Pesto con l'Edera...
(Claudioricci, lunedi' 8 gennaio 2007)
IO non sono assolutamente daccordo!! Questi mi sembrano solo discorsi prettamente estremisti e che non tengono conto ne delle esigenze turistiche delle zone montane ne dei meccanismi di produzione della neve artificiale.
Come prima cosa come ho già ripetuto sono molti anni che nn vengono usati più additivi chimici per produrre neve.
Seconda cosa, tutte le stazioni sciistiche che producono neve hanno dei bacini d'accumulo che vengono ricaricati nei mesi autunnali ricchi di precipitaizoni piovose e quindi non vanno a sotrarre acqua direttamente dalle falde e nei periodi di magra ma anzi i bacini idrici per l'innevamento possono essere anche utili riserve d'acqua per i mesi estivi e spesso vengono usati anche per l'irrigazione.
Terza cosa, il manto nevoso che spesso permane in maniera maggiore sulle piste preserva parecchie specie dalle gelate primaverili e nello stesso tempo rilasciano una quantità di acqua sul suolo in un tempo più lungo favorendone così un miglior assorbimento.
Quindi l'innevamento aritficiale se è fatto come si deve non è dannoso per l'ambiente e per i ghiacciai! Prova ne èla Val Senales e il Molltal dove da anni viene prodotta neve sulle piste estive.
Questo ti basta?
il manifesto - 25 Novembre 2004
Come le tecnologie innevatrici stanno rovinando monti, pendii e ambiente
Montagne pericolose con la neve artificiale
Come le tecnologie innevatrici stanno rovinando monti, pendii e ambiente
Montagne pericolose con la neve artificiale
Batteri sotto gli sci. Un additivo usato nella produzione di neve
artificiale facilita la moltiplicazione di batteri d'ogni tipo, che restano
poi nel terreno e sulla vegetazione. E l'uso di questi sistemi si
intensifica ogni anno, per i mutamenti climatici che stanno riducendo
l'innevamento naturale
GABRIELLA ZIPOLI
La prima neve ha già imbiancato le montagne alpine, e la stagione degli
sport invernali è ormai alle porte. Dato che i capricci del clima, o meglio
gli effetti del riscaldamento globale, rischiano di compromettere i grossi
profitti legati agli sport della neve, da qualche anno le piste da sci
vengono trattate con neve artificiale. Un solo esempio: nella passata
stagione in Francia la neve artificiale è stata riversata su 4mila ettari di
piste, in 185 stazioni sciistiche. Si potrebbe pensare quindi che non ci
siano problemi per l'economia alpina, ma sulla neve artificiale i pareri
sono molto discordi: chi guarda solo all'oggi - se operatore turistico, per
trarne profitti economici, oppure se «sportivo» per il proprio immediato
godimento nel praticare lo sci ad ogni costo - considera come una vera manna
la neve sparata dai cannoni; ma per chi invece ha compreso che l'unico
turismo davvero possibile, a media come a lunga durata, è quello
eco-compatibile, la neve artificiale è peggio del fumo negli occhi.
Già nel 1990 una ricerca, finanziata dal ministero francese del turismo e
dell'ambiente, aveva evidenziato nella neve artificiale la presenza di
goccioline d'olio lubrificante, provenienti dalle macchine usate per
produrla; ovviamente, nei fiocchi di neve che dalle nubi volteggiano fino a
terra l'olio non c'è, e quindi la neve artificiale si era rivelata un facile
veicolo per inquinanti.
Additivo ad alto impatto
Attualmente, un gruppo di ricercatori dell'Università di Torino in
collaborazione con il Cemagref (un ente pubblico francese di ricerca
scientifica e tecnica, che si occupa dell'ambiente montano e di quello
rurale) ha studiato l'impatto ambientale di un additivo, lo snomax: prodotto
e commercializzato da una ditta statunitense, si usa sui campi da sci da
circa vent'anni. Finora nessuno aveva mai analizzato gli effetti
sull'ambiente di questo prodotto, autorizzato in alcuni paesi (in Svizzera,
ad esempio), regolamentato o vietato in altri (come in due provincie
austriache).
Lo snomax si ottiene dalla coltura del batterio Pseudomonas syringae , che
normalmente si trova sulle foglie di moltissime piante e solo raramente è
libero nel suolo, ed è una proteina della parete cellulare in grado di
accelerare la cristallizzazione della goccia d'acqua. Le cellule batteriche
vengono liofilizzate e commercializzate in pellets, che vengono disciolti
nell'acqua destinata alla produzione della neve artificiale. La «proteina
che fabbrica il ghiaccio» raggiunge il suo effetto a temperature più alte
del solito (circa -3° invece dei normali -6°): in questo modo si risparmia
energia, perché non è necessario raffreddare tanto l'acqua per trasformarla
in neve. La ricerca ha voluto verificare che non ci fosse traccia dei
batteri né nella neve prodotta né nella vegetazione e nel suolo al disgelo;
e per questo ha monitorato, in tre stagioni invernali consecutive, due
località innevate artificialmente: Antagnod in Val d'Aosta e Valloire nella
Savoia francese. Nessuna traccia di Pseudomonas nella neve, anche se piccole
differenze rilevate nella vegetazione estiva hanno portato i ricercatori «a
non poter escludere deboli effetti a lungo termine». Grande soddisfazione
quindi sia per il committente della ricerca - guarda caso proprio il
produttore dell'oggetto delle analisi, l'americana York Snow Inc. (80
dipendenti ed un volume d'affari di 40 milioni di euro per il 2003!) - sia
per gli operatori turistici che «vivono» sulla neve artificiale. Ma di
solito il meccanismo della ricerca scientifica si avvicina a quello delle
scatole cinesi: ogni risultato può aprire la via ad un nuovo ramo di
indagine; e così è anche in questo caso, dato che nella stazione francese si
è osservata la presenza, sia nella neve artificiale che nei cannoni
impiegati per produrla, di batteri fecali in quantità superiore al normale.
Ecosistema delicato
Il problema non è la presenza di questi microrganismi, che si trovano
normalmente sia nell'ambiente sia nella neve naturale, quanto la loro
quantità e la loro velocità di propagazione: al momento sembra che lo snomax
funga da «brodo di coltura» per i batteri, che quindi si riprodurrebbero
molto più in fretta del normale, col rischio di una pesante contaminazione
ambientale.
L'ambiente montano è caratterizzato da ripidi pendii, la cui stabilità è
precaria. L'habitat della vegetazione, al di sopra del livello del bosco, è
molto delicato a causa del clima rigido: il periodo vegetativo è molto breve
e le gelate notturne sono frequenti. Se si altera l'equilibrio ecologico, è
difficilissimo ripristinarlo: occorrono molte decine d'anni perché un'erba
autoctona -cioè tipica di una zona - torni a ricoprire il pendio. Lo si vede
molto bene dove si spianano i fianchi della montagna per realizzare piste da
sci: per avere una nuova copertura erbosa a rapida crescita bisogna
riseminare tutti gli anni, e utilizzare concimi chimici. Esistono studi che
evidenziano come l'innevamento artificiale, arricchendo di acqua il suolo,
favorisca la crescita dell'erba; non si può però generalizzare, dato che
questo vale solo nel caso di un pendio o di un prato particolarmente
asciutti: più acqua fa crescere di più, ma solo le specie vegetali che hanno
bisogno d'acqua, e queste non sono mai quelle tipiche dell'habitat di alta
montagna. Ci può essere quindi anche un aumento del verde, ma sempre con una
grave e irrimediabile perdita di biodiversità in uno degli ecosistemi più
delicati.
La neve artificiale è inoltre molto più pesante di quella naturale: da 400 a
500 chili al metro cubo, mentre quella naturale è fra i 100 e i 200. Questo
perché il cristallo della neve artificiale, avendo forma sferica, chiude
meglio gli interstizi fra le particelle e lascia passare poca aria: si
riduce la capacità di isolamento e quindi il freddo raggiunge il suolo molto
più in fretta, ghiacciando la superficie del manto erboso e mettendo in
forse la sua ricrescita nella stagione estiva; inoltre, l'innevamento
prolungato fino a stagione inoltrata comporta un ritardo di circa 20 giorni
per l'inizio dell'attività vegetativa.
Erosione accelerata
In questo modo i pendii vengono esposti ad erosione accelerata, aggravata
dall'aumento dello scorrimento superficiale delle precipitazioni che non
possono infiltrarsi nel terreno a causa dell'impermeabilizzazione svolta
dagli strati ghiacciati: le conseguenze in termini di dissesto idrogeologico
sono ben note.
Quanta acqua ci vuole per fare la neve artificiale? Dipende dallo spessore
dello strato bianco, comunque non meno di 200 litri al metro quadrato:
questo è un grosso problema, perché nelle Alpi i corsi d'acqua sono in magra
proprio nei mesi invernali. In Francia, dove l'80% delle stazioni invernali
usa la neve artificiale, i cannoni consumano annualmente 10 milioni di metri
cubi d'acqua, l'equivalente del consumo annuo di una città di 170mila
abitanti (i calcoli sono dell'Agenzia francese per il bacino
Rodano-Mediterraneo-Corsica). Il confronto dei dati per unità di superficie
evidenzia che l'innevamento artificiale consuma molto di più di una
coltivazione di mais. Di questo passo, si arriverà a conflitti d'uso
dell'acqua, soprattutto nei mesi invernali: lo dice l'Ufficio parlamentare
francese per la valutazione delle scelte scientifiche e tecnologiche
(Opecst), che ha monitorato la situazione negli ultimi due anni.
Sul Notiziario speciale per la Presidenza del consiglio (gennaio 2004) nelle
«norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da
discesa e da fondo» si legge che «lo Stato, nel limite massimo di 5 milioni
di euro per l'anno 2003, interviene a sostegno dell'economia turistica degli
sport della neve, mediante la concessione di finanziamenti a favore delle
imprese turistiche operanti in zone colpite da situazioni di eccezionale
siccità invernale e mancanza di neve nelle aree sciabili, con particolare
riguardo alla copertura degli investimenti relativi agli impianti di
innevamento artificiale». Chi pensava che le norme di sicurezza
riguardassero l'obbligo per i gestori degli impianti di apporre sulle piste
la segnaletica necessaria, oppure un comportamento responsabile richiesto
agli sciatori, o ancora l'uso del casco per i minori di 14 anni, rimarrà
certamente sorpreso.
Se è vero che sciare su una pista male innevata espone lo sciatore a rischi
elevati per la propria incolumità, è altrettanto vero che gli stanziamenti
previsti per la neve artificiale superano di gran lunga la necessità di
coprire i sassi sulle piste. Mountain Wilderness protesta, facendo notare
come i cannoni da neve, inizialmente semplici garanti dell'innevamento,
siano oggi usati per aprire nuove piste a quote sempre più alte: il
riscaldamento globale infatti sta provocando l'innalzamento (si prevede
anche di 300 metri) del limite medio delle nevicate.
Tutto come una volta?
A fronte del mutamento, a quanto pare irreversibile, delle condizioni
meteo-nivali (sempre meno neve, sempre meno giorni di neve) la neve
artificiale è abilmente utilizzata per indurre la convinzione che tutto sia
come una volta: il numero degli sciatori può essere mantenuto alto e
costante, anche se l'innalzamento della quota di partenza degli impianti di
risalita (in basso non c'è neve) comporta un «inevitabile» adeguamento degli
impianti (sempre più veloci, e quindi sempre più voraci di energia). E alti
e costanti sono anche i profitti immediati degli operatori turistici. In
ogni caso, come per ogni palliativo, la situazione è destinata a durare
pochi anni: gli impianti per la neve artificiale producono un pesante
impatto ambientale e quando anche la neve artificiale si scioglie, le
pendici montane appaiono ogni anno più marroni e più secche.
Lo sviluppo (anche turistico) sostenibile è oggi questione generale di
sopravvivenza: dove sono gli investimenti per combattere le vere cause
dell'innalzamento del limite delle nevicate? E'giunto il momento di adattare
le nostre abitudini al clima che cambia: sviluppo (turistico) sostenibile
vuol dire che si scia se c'è neve, e se non c'è si fanno passeggiate.
Come funzionano i cannoni per la neve
Il fiocco di neve naturale ha una struttura piana, generalmente esagonale;
la neve artificiale è invece costituita da granelli tridimensionali e per
questo è più resistente al traffico sciistico, ai raggi solari e alla
perdita di coesione. Il cannone nebulizza l'acqua, cioè la riduce in
microscopiche goccioline che vengono raffreddate al di sotto di 0° C,
passando allo stato solido; se il sistema è a bassa pressione, la
nebulizzazione viene favorita da un piccolo compressore, e l'espulsione
delle gocce è ottenuta mediante l'impiego di una grande ventola in grado di
produrre una corrente d'aria sufficiente al trasporto delle gocce a grande
distanza. Nei cannoni ad alta pressione invece la nebulizzazione dell'acqua
è ottenuta da una miscela di acqua e di aria fortemente compressa: a
contatto con l'aria a pressione atmosferica normale, l'aria compressa si
espande rapidamente, determinando un sensibile raffreddamento dell'acqua che
così diventa neve artificiale a temperature superiori rispetto al sistema a
bassa pressione.
Il meccanismo è piuttosto semplice; qual è il suo impatto ambientale?
Occorre acqua in quantità davvero gigantesche: per coprire una superficie di
3600 metri quadrati (l'equivalente di circa 1/2 campo da calcio) con uno
strato di 15 centimetri di neve saranno necessari 283 metri cubi d'acqua,
cioè 283.000 litri d'acqua, che riempirebbero 10 Tir. Per ottenere la
nebulizzazione, la pressione dell'acqua deve essere molto elevata: si usano
quindi compressori potenti (e rumorosi) che assorbono una grande quantità di
energia elettrica (inquinamento dislocato) o bruciano notevoli quantità di
gasolio (inquinamento locale). E poi ci sono gli oli lubrificanti ed i
batteri che la neve artificiale distribuisce sul suolo al momento del
disgelo... (G.Z.)
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Al di la' di questo, una domanda:
La Natura impiega gasolio o kerosene per imbiancare i monti?![]()
Come se fosse antani...
always looking at the sky
''E' nei ritagli ormai del tempo che penso a quando tu eri qui''
Vasco.
come se uno facesse il Pesto con l'Edera...
(Claudioricci, lunedi' 8 gennaio 2007)
Sempre da documento che ho postato
Excursus: additivi per neve
Quando le temperature si innalzano eccessivamente, sempre più spesso vengono impiegati degli additivi che influiscono sulla temperatura, alla quale l’acqua ghiaccia. Lo SNOMAX della ditta York è di gran lunga l’additivo più noto. Con lo SNOMAX, è possibile un innevamento economicamente so-stenibile anche a -3°C e con un’umidità dell’aria molto bassa, addirittura sino intorno agli 0°C.
Il principio attivo dello SNOMAX è il batterio Pseudomonas syringae che viene allevato in speciali serbatoi, liofilizzato e, secondo il produttore, ucciso mediante la sterilizzazione. I batteri agiscono da germi dei cristalli di ghiaccio e generano un processo di cristallizzazione più rapido, a temperature elevate. In tal modo, si può produrre neve a temperature, alle quali l’acqua priva del principio attivo non gela.
Lo SNOMAX consente quindi la produzione di neve con un minor consumo di acqua ed energia. I suoi sostenitori definiscono pertanto lo SNOMAX “compatibile con l’ambiente“, senza però disporre di studi di lungo periodo sui possibili effetti di questi additivi sull’uomo e sull’ambiente.
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