Spettacolosa gita del CAI Pisa quest’oggi intorno al Monte Altissimo, del quale abbiamo anche raggiunto la cima. Un itinerario fantastico di "archeologia marmifera" che ci ha portato inizialmente dalle Gobbie (m 1037) al Passo degli Uncini (m 1380) per il sentiero 33. Tempo buono, cielo poco nuvoloso, foschia e calduccio (13°C alle Gobbie alle 9).
Qui non abbiamo salito la vetta per la via normale ma siamo scesi per tracce di sentiero sul versante sud del monte, perdendo circa 350 metri di quota, fino a ritrovare a poco più di 1000 metri la vecchia marmifera che sale da La Polla, sopra Azzano. Oggi tale marmifera è attiva fino alla Cava Macchietta (quota 800 ca.) ma in passato ha servito anche la cava Fitta, sui 1100 metri, alla quale siamo infatti saliti salendo quel che resta della strada, avendo sopra di noi l’altra antica cava dei Colonnoni, a cui pure, in tempi relativamente recenti, giungeva un ramo secondario della stessa marmifera.
Ma se dalla Cava Fitta si alza lo sguardo verso l’alto si vede, infissi nella parete verticale, i sostegni del percorso dei "Tavoloni", quello con cui i cavatori raggiungevano dalla cava della Tacca Bianca, di cui scriverò poco sotto. I ferri sostenevano infatti passerelle in legno arditamente sospese sul vuoto e non deve essere uno scherzo soprattutto preparare questo percorso, ormai da tempo in rovina (ma qualche "tavolone" ancora si vede).
Da Cava Fitta una scala e a seguire un sentiero ripido "di cava" ci hanno portato in breve alla Cava della Tacca Bianca, intorno quota 1200, quella dove si dice che Michelangelo in persona sia venuto a scegliere lo statuario della Pietà. Questa cava veniva raggiunta dai cavatori di Arni attraverso un percorso che saliva dall’alto paese apuano al Passo del Vaso Tondo, valico a quota 1380 sulla cresta est dell’Altissimo, per poi scendere un ripido vallone per un centinaio di metri e quindi raggiungere la cava sfruttando una cengia che taglia la parete quasi verticale. Si tratta di un percorso facile quanto esposto, che noi abbiamo percorso a ritroso, ovvero risalendo fino al Vaso Tondo.
Giunti al Passo, parte del gruppo ha deciso di tornare subito a valle, altri, tra cui io e la mia famiglia, hanno voluto nobilitare la gita anche con la salita alla vetta, che dal passo richiede poco più di mezz’ora. Ma in questa mezz’ora il tempo è peggiorato, due temporali si sono formati, uno verso le Panie, l’altro lo abbiamo visto arrivare dal Sella, fatto sta che appena arrivati in cima si è messo a piovere, dapprima debolmente poi più forte, soprattutto dopo aver ripreso il percorso fatto all’andata al Passo degli Uncini. Il temporale ha portato anche un calo termico: 11°C agli Uncini alle 15.30, 12°C alle Gobbie meno di un’ora dopo.
- Sul versante sud dell’Altissimo (in discesa dagli Uncini, quota 1100 circa)
 - Nevaio a quota 1045 sul versante marittimo!
 - I Tavoloni visti da Cava Fitta
 - Alessandro sulla scaletta sopra Cava Fitta
 - Interno di Cava Fitta
 
Giovanni
Avatar: la grande nevicata a Peio il 20 gennaio 2009
6 Vista sul Carchio salendo verso Cava Tacca Bianca
7 Tavoloni da Tacca Bianca
8 Ancora i Tavoloni da Tacca Bianca
9 Tacca Bianca, l’arrivo della teleferica
10 Inizia il tratto esposto
Giovanni
Avatar: la grande nevicata a Peio il 20 gennaio 2009
11 Più facile di come sembra
12 Un percorso davvero aereo questo lungo la cengia
13 Salita verso il Vaso Tondo
14 Arriva il temporale dal Sella
15 Discesa dagli Uncini verso le Gobbie sotto la pioggia
Giovanni
Avatar: la grande nevicata a Peio il 20 gennaio 2009
Belle! Ma non c'era il cordino per tenersi sui tratti esposti?![]()
La questione "cordino" sul percorso della Tacca Bianca è molto controversa.
Il sentiero non è di "competenza" di nessuna sezione CAI nè di altre associazioni escursionistiche. Non è infatti neppure segnato e non appare nelle carte escursionistiche della zona.
Alcuni CAI assicurano temporaneamente i tratti più esposti per le gite sociali, altri, come ha fatto il nostro oggi, limitano l'iscrizione ai soci e cercano (non sempre con successo, in verità) di "selezionare", in sede di iscrizione, i partecipanti.
Quando lo usavano i cavatori un cordino lo avevano messo. In alcuni tratti c'è ancora, ovviamente in pesisme condizioni, quindi non solo inutile ma pericoloso, perchè c'è chi istintivamente vi si aggrappa quando è evidente che in caso di necessità non offre alcuna sicurezza.
Scariche? Vado in Apuane da oltre 20 anni, con gente anche espertissima. Il capogita di ogi, per dire, un incredibile quasi ottantenne, ha aperto molte vie sul Pizzo d'Uccello negli anni '50 e '60 ed è uno degli autori della guida CAI-TCI delle Apuane. Ebbene, mai ho sentito accennare a rischi di scariche su quel percorso. Purtroppo le nostre Apuane di incidenti, anche mortali, ne vedono tanti e anche dovuti a scariche (io stesso assistetti a un incidente simile sulla ferrata del Procinto, con un escursionista senza casco che fu colpito a una tempia da un sasso e perse temporaneamente i sensi), ma lì non ce ne sono mai stati.
Probabilmente il fatto positivo è che la montagna è un "blocco" compatto di marmo, nè ci sono percorsi al di sopra da cui accidentalmente possano arrivare sassi smossi da altri escursionisti. A volte in Apuane il pericolo sassi viene dalle capre, ma la parete che sovrasta la cengia della Tacca è impraticabile anche per loro, a causa della verticalità.
Giovanni
Avatar: la grande nevicata a Peio il 20 gennaio 2009
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