Qualche tempo fa in un mio lavoro pubblicato dal comitato scientifico (e che non ritrovo più sul sito
) illustravo quantitativamente la formazione dei blocchi atmosferici mettendo in risalto come questi, sopratutto per cause orografiche (a tal proposito mostravo matematicamente come un semplice modello baroclino a due livelli con aggiunta dell'orografia può portare alla genesi di onde risonanti orografiche e lo facevo accantonando le cause termiche in quanto il campo di vorticità dipendeva da questo in maniera più complessa
) possono comportare dei regimi di persistenza. Oggi voglio accennarvi brevissimamente
al fatto che gli anticicloni sub tropicali presentano un numero di problematiche e in particoalre che questi sono più forti in estate sul nord emisfero. Infine vi accennerò come anche questa volta... entra in gioco l'orografia. 
Come voi sapete, anticiclone africano è sempre sinonimo di condizioni meteorologiche molto calde nel periodo estivo. Negli ultimi 30 anni, il suo 'ruggito' è divenuto una delle caratteristiche del tempo sul Mediterraneo. La particolarità è rappresentata non sono dalla sua ricorrenza ma anche dal fatto che a volte può determinare temperature 'estreme'. Questi eventi sono stati osservati anche nel semestre invernale associati a siccità, mancanza di precipitazioni sia delle piogge che delle nevi. E' inoltre documentato il fatto che le ondate di calore hanno un impatto negativo sulla salute della popolazione.
La loro frequenza può infatti comportare gravi rischi per la salute delle persone molto anziane o 'suscettibili' a questi fenomeni (Haines et al, 2006, Morabito et al 2005). Ma ripercussioni sono evidenti anche sull'ambiente circostante con unaumento dell'aridità del suolo e del processo di combustione (Colacino) avviato attraverso la piaga degli incendi, in gran parte di origine dolosa. Per ondata di calore si intende un periodo in cui la temperatura supera di almeno 5°C la temperatura media stagionale.
Se volessimo essere rigorosamente più precisi, la temperatura deve essere oltre il 90° percentile della media stagionale e persistere per almeno 3-5 giorni. A seconda della loro durata, è possibile classificarle in ondate di calore di breve o lunga durata. Utilizziamo la definizione data da Colacino e dal compianto Michele Conte (1998), per differenziarle. L'ondata di calore di 'breve durata' si intende un periodo in cui la temperatura supera i valori stagionali per almeno 5 giorni. Sono causate dallo spostamento verso le alte latitudini del Getto Subtropicale, che alimenta il campo di alte pressioni sul bacino del Mediterraneo centrale. Infatti, i moti discendenti generati dal getto determinano una compressione dell'aria nei bassi strati ed un generale riscaldamento. In quelle di 'lunga durata', invece, le temperature elevate durano per tempi attorno i 7 giorni o anche più. In questo caso, il riscaldamento è causato dal trasporto di aria molto calda direttamente dal Sahara. A volte si possono poi anche associare gli effetti di subsidenza del Getto Subtropicale.
Gli anticicloni africani e le ondate di calore, stanno divenendo una caratteristica molto familiare sul bacino del Mediterraneo (Conte, Colacino, 1995). La loro posizione dipende infatti dal gradiente di temperatura nello strato medio-alto troposferico (tra 3000 e 9000 metri circa). Quando questa differenza aumenta, come accade ad esempio nei mesi invernali, gli anticicloni migrano verso sud e viceversa. Maggior dettagli li potete trovare su un mio approfondimento sul portale di 3bmeteo.
La frequenza e la potenza degli anticicloni subtropicali presenta poi un numero di problematiche In particolare, il riscaldamento associato con le piogge monsoniche, modifica la circolazione sugli oceani attraverso l'azione delle Onde di Rossby e di Kelvin (Matsuno, 1966, Gill, 1980, Heckley e Gill, 1984). Ora, attrverso i calcoli delle velocità verticali osservate e tramite i contributi sia del riscaldamento diabatico, sia del termine di avvezione nell'equazione dell'energia termodinamica, mostrano come nelle principali aree di subsidenza , il contributo di avvezione orizzontale supera di 2 volte quello del raffreddamento adiabatico. Questo risultato è rappresentato nella simulazione proposta da Gill. Tuttavia a questo meccanismo proposto nel 1988 viene data una più esaustiva spiegazione un po' ostica da spiegare a parole, meno attraverso i conticini....
I punti fondamentali sono quattro:
1)Il riscaldamento associato col monsone continentale si muove verso nord in primavera-estate generando un aumento di aria discendente . Quest'aria che discende è alimentata dalle correnti occidentali piuttosto che dal braccio discendente della cella di Hadley
2)I moti verticali discendenti sopprimono la convezione aumentando il raffreddamento radiativo.
3)Sotto il livello di massima discesa si mette in moto un forte flusso diretto verso l'equatore. (La teoria mostra poi che questo è tenuto in considerazione dal bilancio di vorticità )
4)Il flusso diretto verso l'equatore causa una risalita di acqua più fresca attrvaerso l'"Ekman drift” promuovendo ogni soppressione della convezione.
Rodwell ed Hoskins (1996), utilizzando le equazioni primitive del tipo non lineare (non in approssimazione quasi-geostrofica), mostrano infatti che la risposta dell'atmosfera al riscaldamento nelle regioni del monsone determina un aumento dei moti verticali discendenti sul Mediterraneo orientale
. Il processo su menzionato, infatti, darebbe luogo ad un onda di Rossby nella regione occidentale subtropicale che si estenderebbe alle medie latitudini riscaldando l'atmosfera. Semazzi (1997) spiega inoltre che la catena montuosa dell'Atlante e dell'Ahaggar svolgerebbero un ruolo importante nella localizzazione dei moti di subsidenza sul settore orientale del Mediterraneo. A presto
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