Tanto per rimanere in tema, posto un mio approfondimento che troverete anche su Meteo e Previsioni del tempo in Italia | 3B METEO sulle depressioni Africane, in virtù dell'esempio del ciclone che sta coinvolgendo le Isole e il Sud in genere. Buona lettura
E' noto che il Mediterraneo si essere una delle zone al mondo con il maggior numero di ciclogenesi. Gli ingredienti fisici e i fattori che contribuiscono, non necessariamente tutti assieme a questi vortici alla base del tempo sulla nostra Penisola, possono essere così riassunti: i flussi di calore latente e sensibile, l' orografia, la temperatura del mare, la convezione, il grado di baroclinicità, l'intensità delle anomalie della vorticità potenziale e gli apporti umidi dovuti al low level jet. In accordo con la teoria di Hoskins, la ciclogenesi deriva dalla sovrapposizione di una anomalia della vorticità potenziale in quota su di una zona frontale. Ma altri ingredienti possono alterare il processo di ciclogenesi che avvengono tutte, inizialmente, per instabilità baroclina. L'orografia infatti svolge un ruolo fondamentale (Speranza et al). Il rilascio di calore latente è poi un meccanismo ulteriore per sostenere e intensificare il processo. Questo ultimo effetto sembra essere importante sul Mediterraneo orientale quando sopraggiunge un ciclone dal deserto e che tende ad intensificarsi sul mare (Alpert and Ziv, 1989). L'aumento dell'instabilità baroclina in aria satura (Fantini, 1995) influenzata dal rilascio del calore latente, anche senza convezione verticale, può essere un altra sorgente per capire l'attività ciclogenetica sui nostri mari. In questo trattato vogliamo però discutere di una categoria di cicloni che, specie, nel periodo primaverile ma anche autunnale, popolano i nostri mari più meridionali. Infatti, in primavera e in misura minore in autunno, le osservazioni mostrano una più frequente formazione dei cicloni sottovento la Catena dell'Atlante. Questo accade di norma quando la corrente di aria più fredda si inoltra nel cuore del continente africano entro una saccatura. La Catena dell'Atlante blocca infatti l'aria fredda da nord producendo anche una anomalia termica nei bassi strati. Trasportati poi dal flusso in quota, questi vortici migrano verso le coste del nord Africa, muovendosi verso est e seguendo la costa meridionale del Mediterraneo. La loro formazione deriva anche dal gradiente termico orizzontale tra il Mediterraneo e il Nord Africa. Esso diviene più intenso durante la primavera quando le temperature del continente aumentano considerevolmente rispetto al mare ancora fresco. È infatti noto che la baroclinicità, in primavera, ha un maggior impatto sulla loro genesi. Questi vortici vengono denominati 'Sharav cyclones' o anche 'Khamsin depression'. L'attività di questi cicloni è poi correlata con il getto sub tropicale. Conte e Capaldo (1986) vedono l'intrusione di piccole depressioni africane verso le medie latitudini. Gli importanti fattori al loro sostentamento sarebbero il Low Level Jet, una intensa baroclincità, l'influenza tra due rami dei getti (polare e sub tropicale) e il rilascio di calore sensibile e latente. E' possibile infatti che possano poi evolvere in 'bombe mediterranee'. Il ruolo della corrente a getto è fondamentale nel produrre una circolazione verticale dominata almeno da tre meccanismi: baroclinicità a larga scala, una forte baroclinicità nei bassi strati e la circolazione diretta e indiretta legata proprio alla corrente a getto. Il ruolo della circolazione indiretta nel left exit region del Jet streak è poi cruciale. Ma quali sono le caratteristiche di questo ciclone rispetto a quello 'invernale' quale quello di Genova? In primis questo tipo di fenomeno è tipicamente primaverile. Ma è possibile trovare una buona percentuale di formazione anche nel periodo autunnale, in particolare in Ottobre e Dicembre. In genere, il loro percorso avviene alle basse latitudini, muovendosi lungo il gradiente termico quasi parallelo alla costa del nord Africa. A differenza del ciclone invernale che ha un attivo fronte freddo, in genere temporalesco, il ciclone Sharav ha invece nel fronte caldo il suo cavallo di battaglia. Il suo fronte freddo è invece piuttosto debole e ben definito alla superficie. Si muove con una velocità più elevata almeno di un fattore due rispetto a quello invernale. Di norma la sua estensione verticale è limitata nei primi 5 km di quota a differenza di quello di Genova che si estende per tutta l'intera troposfera. Ma questo dipende come detto dalle interazioni quota-suolo. È poi associato ad un asse di saccatura posto ad ovest rispetto al minimo al suolo ( e che appare più sviluppato). La scala spaziale orizzontale è sui 500-1000 km, quello invernale è invece di 1500 km. A volte essendo la loro taglia piuttosto piccola, possono essere scambiati per Medicanes. Il loro transito è associato anche a tempeste di sabbia, in particolare nel settore caldo, oltre da abbondanti precipitazioni e venti forti. Da un punto di vista analitico, anche per il ciclone Sharav è stato fatto uso di un modello baroclino a due livelli per spiegare la sua formazione La generazione di questo vortice è una conseguenza principale di effetti orografici della catena dell'Atlante. Ma il tasso di crescita ed approfondimento, anche in questo caso è una conseguenza del meccanismo dell'instabilità baroclina da cui preleva energia (energia potenziale zonale che si converte in energia cinetica dell'onda). A questo effetto partecipano anche gli effetti energetici di calore sensibile e latente attraverso una variazione della stabilità statica e, in aggiunta, aumentando la baroclinicità per mezzo di un aumento del vento termico. Tutti fattori che portano ad un ulteriore contributo al loro mantenimento e sostentamento di queste strutture vorticose molto affascinanti da vedere.

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