Citazione Originariamente Scritto da steph Visualizza Messaggio
Non ho capito quale è la novità. È ben nota - e da tempo - la differenza fra

a) variabilità naturale e

b) forzante/i esterna/e.

La prima si manifesta su scala intra- e interannuale, decennale, multidecennale. Stamo parlando del tempo che fluttua e che imprime al clima il suo segnale. Ma è la seconda che spiega il trend di fondo. Sono note anche le principali sorgenti della variabilità e la difficoltà - da parte dei modelli - di prevederne l'insorgenza e/o la durata e/o l'intensità (ENSO...).

Se parliamo della prima (a), ci stiamo riferendo ad un problema di condizioni iniziali che influenzano sia deterministicamente (sul breve) la variabilità ad altissima frequenza (il noise stocastico che determina il tempo) e sia quella a frequenza alta, intra- e interannuale.

Se parliamo della seconda (b), ci stiamo riferendo ad un problema di condizioni limite ("boundary"), la maggior parte delle quali relazionate al bilancio energetico. È quello che fanno i modelli climatici.

Latif e il suo gruppo (ma non è l'unico, si veda ad es. il paper quotato sotto, scritto da 20 autori, fra i quali Antonio Navarra ), da un po' di tempo, stanno tentando di estendere la proiezione dalla scala annuale a quella decennale (ed ev. bi-decennale). È un'estensione della variante a, ma - come lo stesso Latif dichiara nella sua presentazione in ppt - non inficia per nulla la variante b. Al limite, come già postato mesi e mesi fa, può essere utile in fase di hindcast un confronto con i modelli (ad es. quelli inseriti nell'AR4).






Eh, mica tanto. Intanto non è detto che le oscillazioni oceaniche siano sempre in fase con quelle solari, poi correlation is not causation, poi bisognerebbe capire di quali oscillazioni parli (ENSO? IPO? PDO?...), poi ancora bisognerebbe capire a quali cicli solari ti riferisci.

Sul resto: ok, ma guarda che molto probabilmente l'incidenza dei GHG antropogenici c'era già prima del 1970, solo che - fra gli anni 50 e gli anni 80 - fu mascherata dall'effetto di dimming dei solfati (infatti occorre sempre considerare anche aerosol e non solo ghg e land use).

PS: non tirarmi fuori le solite "palette" e "manopoline" di Lindzen. Sto postando da Berna (sul BB) dove oggi alle 16 ho seguito un interessantissimo seminario su global dimming e brightening tenuto all'Università da Martin Wild. Che dici: inviamo una copia del resoconto (o di alcuni suoi papers) al buon vecchio Dick??

Quali oscillazioni oceaniche?:

Qui c'è un bell'articolo, ma non è una peer reviewed

ciclo solare New ice age

dopo Landscheindt c'è anche Scafetta (EPA 2009) che ne parla e si riferisce all'AMO.

Il Sole e le variazioni decadali nelle temperature terrestri | Climate Monitor

Cito: "Analizzando i dati è anche emerso che il ciclo di 60 anni del CMSS corrisponde perfettamente al ciclo della Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO), con un lag di 5 anni."

Certo che i periodi di lag sono diversi a seconda degli oceani interessati.

I solfati nel raffreddamento 45-75 possono aver avuto un'influenza nell'emisfero nord ma non posso essere la causa del raffreddamento globale:

News

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- La concentrazione dei solfati cresce quando il raffreddamento è già in atto da 10 anni
- La concentrazione dei solfati è ai picchi massimi tra il 1975 e 1985 quando è già iniziato il riscaldamento da 10 anni
- La concentrazione dei solfati aumenta a spot nell'emisfero nord e pochissimo nel sud
- il raffreddamento del periodo è strettamente correlato ai cicli solari.