Forse c'è un motivo. È pur vero che spesso la Nina tende ad influenzare il settore euroatlantico in una modalità diversa fra fine autunno/inizio inverno e inverno maturo. Poi dipende anche da come sono le SSTA sull'area indo-pacifica e sull'Atlantico tropicale e in zona RM (possono esaltare o smorzare il segnale che l'ENSO induce sul nostro settore).
Tuttavia ho come il sospetto che l'amplificazione termica autunnale delle regioni artiche possa influenzare lo scacchiere teleconnettivo generale, agendo sia su scala temporale pluriennale (alla maniera dei predittori spiegati da cloover qualche post fa), sia però anche su scale più brevi, interannuali. Forse è in atto un climate shift di quelli che, solitamente, avvengono abbastanza improvvisamente.
Tempo fa lessi diversi studi molto interessanti a riguardo. Qui e qui ci sono 2 ottime schede riassuntive sull'influenza che le anomalie termiche e bariche nell'Artico possono produrre sulle medie latitudini.
In sostanza, la forte riduzione dei ghiacci marini estivi permette all'oceano di assorbire molto calore, energia che viene poi restituita dalle porzioni ancora libere da ghiaccio (e persino da sotto i sottili ghiacci giovani) in autunno. Questo flusso extra di calore che l'oceano restituisce all'atmosfera provoca un'innalzamento delle T della bassa troposfera artica e, quindi, ha buon gioco nell'irrobustire lo spessore fra le superfici isobariche e quindi nell'innalzare i gpt. Le conseguenze sono un mutamento nella circolazione emisferica che - nonostante la variabilità interna data da molti processi dinamici a bassa frequenza - tende a ripercuotersi nella vicina stagione invernale. Queste conseguenze possono essere una maggior propensione/maggior potenzialità ad avere un VP disturbato, contorto e plurilobato, AO- e dunque maggior invasione di sistemi depressionari e di aria fredda sulle medie latitudini (mentre magari regioni polari poste molto a nord subiscono invasioni di mite aria oceanica, vedi il didattico inverno scorso).
Domani proverò ad esplicitare questo discorso mostrando alcune mappe.
Prima parlavo di climate shift: guardate le T in bassa troposfera nelle regioni artiche fra settembre e dicembre. L'andamento mi pare abbastanza chiaro, al di là delle fluttuazioni interannuali e del trend sovrimposto, io ci noto un possibile cambio di regime con l'inizio degli anni 2000.
Ed è proprio da qui che ripartirò domani con l'aggiornamento del post.
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Concordo.Tuttavia ho come il sospetto che l'amplificazione termica autunnale delle regioni artiche possa influenzare lo scacchiere teleconnettivo generale,....
Anche se i dati AO di ottobre e novembre non mostrano particolarita' eclatanti tra gli anni subito precedenti il 2007 e quelli successivi rispetto al comportamento "medio" direi che il processo DEVE avere dei riflessi teleconnettivi quanto meno su certe zone.
Il "rigonfiamento" di temperatura nella macro-zona a nord di Bering, Aaska e Siberia est nei mesi autunnali non puo' non riverberarsi nell'impianto barico generale della zona del VP.
Non l'ho ancora analizzato bene e sono curioso di quanto elaborato da Stefano.
Per ora posso solo annotare le anomalie di temperatura in ottobre e novembre in quella zona (70-80°N, 150-220°E)
In ottobre sono molto forti al suolo e forti a 850hpa
In novembre cala parecchio ma rimane una sensibile anomalia anche a 850 e 500hpa:
La genesi e' difficile da individuarsi in questi grafici, ottobre ha uno step impressionante nel 2001, a novembre anche ma ci fu una forte ondata tra 1995 e 98.
.......semplicemente se alle alte latitudini c'è meno ghiaccio sul mare, c'è anche maggiore flusso di calore dal mare all'aria e quindi maggiori possibilità di formazione ed irrobustimento di HP alle alte latitudini (marine). Quindi mar di Norvegia, Islanda, mar di Cara, Barents etc etc. Sembra che nei prossimi anni questa maggiore presenza di HP alle alte latitudini sia quantificabile addirittura in un +300%. Mi aspetto quindi molte altre invernate con AO--- nei perrossimi anni.
Quanto ho scritto viene confermato recentemente da una seri di articoli pubblicati isul prestigioso Journal of Geophysical Research riguardanti una ricerca condotta da eminenti scienziati degli istituti Postdam Institute for Climate Impact Research, Germany, Leibniz Institute of Marine Sciences at the University of Kiel, Germany
A.M. Obukhov Institute of Atmospheric Physics RAS, Moscow, Russia.
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Citta' di Castello(PG):
http://www.tifernometeo.tk/
ineccepibile...però non posso pensare che la formazione "massiccia" di hp alle alte latitudini sia la sola causa di traiettorie piu occidentali di avvezzioni fredde....o comunque questa formazione di hp puo creare delle situazioni tali da poter favorire anche altre aeree"non occidentali"....non lo sappiamo con certezza visto che ciò in passato non è mai accaduto o raRAMENTE...
Citta' di Castello(PG):
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penso più per il Mediterraneo settentrionale che per il meridionale anche se non ho dati all mano.
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Molto interessante StefanoIn pratica la correlazione tra AO e ghiacci artici sarebbe una diminuita tensione zonale a causa dell'abbassamento del gradiente con le medie latitudini... Stanotte ci penso su
Però prima che si parli di GW,bisogna dire che fasi con AO/NAO molto negativi sono sempre esistite,magari in questo momento di "transizione"(NAO+ ----->NAO-) ci ritroviamo con un pack artico in evoluzione(riorganizzazione dei ghiacci secondo lo schema NAO-) che potrebbe in questa fase determinare quanto da te ipotizzato
Boh si sarà capito che voglio dire?
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Filippo Casciani membro del CSCT TEAM
La prima cosa che ho fatto - per vedere se e come ci sia un possibile effetto fra anomalie termiche autunnali nella bassa troposfera polare e successivi inverni europei - è il plotting dei compositi delle anomalie termiche polari a 850 hPa in ottobre e novembre (ho scelto i 2 mesi centrali del periodo sett-dic) che precedevano (A) 10 inverni europei particolarmente miti risp. (B) freddi, tutti più o meno connotati da AO/NAO+ risp. AO/NAO- (c'è una forte correlazione fra l'AO e la NAO e fra questi 2 indici e le anomalie termiche su scala continentale europea). Ho deliberatamente escluso gli anni post-2000, in ragione del possibile climate shift accennato.
Vediamo:
(A)
(B)
Più o meno, direi che la situazione corrisponde a quanto avevo ipotizzato nel precedente post. Anomalie termiche positive (negative) nella bassa troposfera artica tendono ad essere seguite da inverni freddi (miti) in Europa.
La mappa delle correlazioni fra anomalie termiche autunnali artiche e AO invernale corrobora questa situazione, in particolare è ottobre il mese meglio correlato (con l'AO di gennaio).
Ora: come interpretare la situazione relativamente nuova dell'ultimo decennio?
Queste le anomalie termiche:
Una simile forte ed estesa anomalia va analizzata in dettaglio, magari trovando qualche prerogativa. In effetti, analizzando i singoli autunni (carte non postate), si notano alcuni anni con forte anomalia positiva, spesso sui bordi continentali/insulari adiacenti al mar glaciale artico (2002 e 2003 centro dipolare su Groenlandia/Alaska, 2005 su Russia europea e Siberia centrale, 2006 su Siberia orientale, 2007 fra il mar siberiano orientale e i mari di Kara e Barents, 2008 su Siberia e su Canada con una striscia più fresca fra Alaska e Groenlandia, 2009 fra il core del mar glaciale artico e quello di Barents mentre il 2004 è l'unico anno a non presentare una vera e propria area relativamente uniforme di anomalie +).
Ques'anno, finora, la configurazione delle anomalie termiche si avvicina maggiormente a quella del 2008, pur se in un contesto più forte.
Come mai, dunque, nel lotto di questo decennio, a parità di condizione forzante, abbiamo avuto inverni in Europa dalle caratteristiche molto molto diverse, come ad es. 2006/07 e 2007/08 da un lato risp. 2005/06 e 2009/10 dall'altro?
Prima ipotesi: lo shift climatico ipotizzato è in atto proprio in questi ultimi anni, magari dopo un annata artica estrema come il 2007 (ricordo che l'inverno 2007/08 fu sì molto mite in Europa e quasi da record in Scandinavia ma al contempo fu assai gelido in Asia centrale e magari, in quel caso, gli effetti sono semplicemente "slittati" più all'interno del grande continente euroasiatico; d'altra parte ci sono molti altri fattori che condizionano la variabilità stagionale delle ML). Una sorta di tipping point...
Seconda ipotesi: altri fattori associati alle temperature troposferiche autunnali polari che fanno "da ponte" fra queste anomalie e la situazione invernale europea.
Proprio di quest'ultima ipotesi parlerò domani nell'ultimo post.
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Ottimo TD come al solitoDomani me lo rileggo con calma.Riguardo al quesito ne avevo discusso qlc giorno fa con 4ecast ed eravamo arrivati alla conclusione che in presenza delle medesime forzanti multidecadali(Ap index)l'evoluzione stratosferica può operare un forcing anche contrario invertendo o rafforzando il pattern.........Non so se ti interessa integrarlo nella tua analisi
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Filippo Casciani membro del CSCT TEAM
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