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Comitato Tecnico Scientifico
Quali dinamiche per la primavera italiana ?
Quando si discute dei possibili esiti di un Final Warming occorrerebbe sempre ricordare alcuni aspetti non trascurabili che riguradano, in primis i legami sempre più deboli tra le dinamiche troposferiche e quelle stratosferiche e in secondo luogo delle maggiori opposizioni che la troposfera oppone nel momento in cui (ammesso e non concesso) la propagazione delle dinamiche tra i vari piani della stratosfera e tra questi e la troposfera dovesse aver luogo.
Partendo dai primi, la sovrapposizione tra reazioni puramente fotochimiche legate al riscaldamento radiativo che coinvolge tutti i piani della stratosfera ad iniziare dai più elevati e che trova forza e sostegno nella dissociazione delle molecole di Ozono ad opera dei raggi UV ( e non solo) con eventuali trasmissioni verticali ascrivibili a forcing dinamici veri e propri, rende molto difficile l'interpretazione delle risultanze ovvero delle dinamiche propagative che risultano molto essenziali ed efficaci in medio alta stratosfera mentre trovano opposizione maggiore in bassa stratosfera e ancora di più in troposfera.
Tutto questo dipende dalla componente dinamica che più che nei piani alti si ravvisa nella media e ancora meglio nella bassa stratosfera.
Nella valutazione a distanza, quindi nel long range, si pone peraltro il problema di non "scendere troppo" nelle quote troposferiche per non correre il rischio di incappare in dettagli dettati dalla bassa quota spesso e volentieri mutevoli e fuorvianti a grande distanza temporale.
Per cui, nel nostro concreto caso in fieri
, se dovessimo valutare sul primo punto l'efficacia della dinamica propagativa, scevra dall'amplificazione operata dal "rumor stagionale" ,
posteremmo certamente alcune proiezioni che, mi pare possano ad oggi attribuire alla probabilità di una dinamica artica anche importante, una buona percentuale di riuscita:



Nel momento in cui si deve operare tuttavia un restringimento di focus ma soprattutto valutare le componenti termiche e orografiche che incidono nelle dinamiche troposferiche, tenuta ben presente la componente stagionale che ha inciso da subito sulla riuscita di quest'azione (nulla è "nato" dall'oceano ma la dinamica è frutto di un'evoluzione di una componente dinamica alimentata dal suolo), si deve guardare alla contrapposizione opposta dai predetti elementi ed, in particolare, all'incidenza delle dinamiche vorticose innescate dai moti verticali oppositive ai vettori meridiani ascrivibili ai forcing dinamici ma non solo.
Gli effetti del forcing dinamico che in quota mettono in evidenza il sostanziale svuotamento di vorticità in sede Canado-groenlandese, non è detto si traducano pari pari in troposfera ove l'isolamento delle residue ma presenti vorticità nella stessa sede diventa condizione essenziale affinchè venga limitata al massimo la confluenza delle masse d'aria artica con quelle occidentali.
Limitazione che sembra ancora tutt'altro che scontata:

Per il momento possiamo tranquillamente dire che Russia, Penisola scandinava e parte dell'Europa settentrionale ed orientale troveranno sulla loro strada forse l'evento invernale più significativo (almeno sotto il profilo delle dinamiche) rispetto quelli NON avuti nella scorsa stagione
ma il terreno verso le latitudini più basse è per ora "irto di ostacoli" naturali.
Per tale motivo un'ottica prudente rimane a mio avviso un buon viatico.
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