In effetti è molto probabile, se prendo ad esempio quanto avverrà da me:
a) attualmente in questi primi 3 giorni di gennaio, siamo a circa +2/+2,5°C sulla 1971/2000 e sulla 1981/2010 (praticamente i due trentennii OMM hanno medie identiche);
b) la veloce avvezione artica porterà una -8°C a 850n hPa sulla mia zona, ma dato l'asse della colata si rischia il doppio impatto, prima sul versante svizzero della catena alpina, poi su quello padano della displuviale alpino-appenninica ligure. Per cui, quella che in partenza è un'anomalia negativa di circa 8°C a 850 hPa all'apice dell'irruzione, potrebbe tradursi in un molto più modesto -3/-4°C al suolo nella giornata di sabato 7 gennaio e da domenica si avrebbe un'ulteriore limata verso l'alto di 1/1,5°C, questo almeno nelle zone non soggette a inversione termica e irraggiamento notturno.
c) da martedì, torneremo a una situazione simile a quella vissuta nel periodo post natalizio, ossia in discreta anomalia termica positiva (diciamo tra 1 e 2°C), sperando di evitare tracimazioni di favonio alpino verso il Mar Ligure e giornate con temperature da fine maggio nel cuore di gennaio.
Ergo: è molto probabile una (debole?) anomalia positiva delle temperature sulla 1971/2000 e sulla 1981/2010, almeno per quanto riguarda la prima metà di questo mese di gennaio 2017... poi, per carità sarà inverno lo stesso...
Ultima modifica di galinsoga; 03/01/2017 alle 17:47
direi oltre che per differenze orografiche, sono anche due capacità limitate artificialmente, non dimentichiamoci che i materiali hanno differente capacità termica.
Per esempio una pista aeroportuale non ha la stessa capacità termica del terreno.
L'irraggiamento notturno intorno ad un quartiere con un piano in più è diverso da quello con un piano in meno.
L'ambiente intorno alle stazioni termometriche è cambiato e la gestione della logistica dei sensori non è cambiata ed è rimasta a portata di mano anzichè adeguarla all'ambiente circostante mutato (media 1901-2000).![]()
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