
Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Molto molto interessante...
Ho a disposizione, raccolto nel tempo, questo, riguardo i periodi caldi del passato remoto:
6.000 – 2.500 a.C.: Optimum Climatico Olocenico: fu probabilmente uno dei periodi più caldi della Terra, con temperature stimate di 2-3° più alte di quelle attuali. Questo è supportato dal ritrovamento di piante tropicali in Scandinavia; il Nord Europa era ricoperto da un'impenetrabile foresta di tigli, olmi, abeti rossi e querce. In Danimarca sono state trovate ossa di vari animali terrestri e marini di climi più temperati: pesci spada, storioni, sardine, tonni, pellicani e tartarughe di terra. In Scozia, sui Monti Cairngorms, sono stati trovati fossili di di pini di 4.000-4.500 anni fa che crescevano intorno ai 650 metri sul livello del mare, un'altitudine che, ora, è il limite massimo per alcuni stentati arbusti. Sul Dartmoor, in Cornovaglia, è stata trovata un fattoria coltivata dell'Età del Bronzo a 450 metri di altitudine, quando ora il limite massimo delle coltivazioni è sui 300 metri. L'analisi dei fossili di legna sulle spiagge e della linea di costa del nord-est della Groenlandia mostra che era libera dai ghiacci marini durante l'Optimum Climatico Olocenico. E' stato calcolato che il ghiaccio marino raggiunse il suo minimo tra il 6.500 e il 4.000 a.C., quando il limite settentrionale del mare libero dal ghiaccio tutto l'anno era situato circa 1.000 km più a nord del presente, e in estate il ghiaccio ricopriva solo metà dell'area ricoperta nell'estate 2007, una delle peggiori estati per estensione dei ghiacci marini. Alcuni studi indicano che la temperatura mondiale della superficie dell'acqua era circa 5° maggiore di quella attuale. La calotta glaciale in Peary Land (Groenlandia del nord) fu carotata nel 1977. La carota di ghiaccio conteneva diverse fusioni e rifusioni di acque dolci fino alla roccia di fondo, il che indicava che non conteneva ghiaccio della Glaciazione di Weichsel: questo significa che la calotta glaciale più a nord del mondo fu completamente sciolta durante l'Optimum Olocenico, e che si è riformata solo quando il clima divenne più freddo intorno al 2.500 a.C. Quel periodo il clima del Nord Europa divenne un clima definito "Atlantico": un clima umido e piovoso con temperature estive più alte di 2-3° rispetto a quelle odierne. Il Mar Baltico, al tempo una calotta glaciale, fondette completamente, dando origine prima ad un lago freddo di acqua dolce, e poi ad un mare salato, collegato con l'Oceano; la vegetazione, costituita da steppe secche e tundra, venne sostituita da foreste di betulle, pioppi, salici e pini. Con la mitigazione del clima, con estati dalle temperature medie intorno ai +18°/+20° e temperature invernali che raramente scendevano sotto zero, la composizione delle foreste cambiò, e pini e betulle furono sostituiti da noccioli, olmi, querce, ontani, abeti e tigli.
Nell'Emisfero Australe, l'analisi dei sedimenti dei laghi australiani Frome e Woods mostra come il clima, nel primo Olocene (tra il 7.500 e il 6.000) e successivamente (tra il 5.000 e il 2.200 a.C.) era notevolmente più piovoso di quello odierno, e che le condizioni attuali, con le piogge periodiche stagionali, si stabilirono dal 2.000 a.C. Allo stesso modo l'analisi dei sedimenti nel Bacino Cariaco, in Venezuela, per lo stesso periodo mostra un clima molto più piovoso di quello attuale.
Durante l'Optimum Olocenico (ma forse anche in un periodo più ampio, le datazioni sono molto incerte) il Nord Africa visse un lungo periodo di clima molto più umido e piovoso dell'attuale. Dove adesso c'è il deserto c'era savana, prateria e alcuni alberi, e vivevano leoni, elefanti, giraffe e altri animali caratteristici dell'Africa del Sud. Le maggiori catene montuose come il Tibesti e l'Ahaggar, ora esclusivamente rocciose, erano coperte da foreste di noci, querce, tigli, olmi ed ontani, mentre le terre più basse, insieme ai rilievi minori, erano coperti di oliveti, ginepri e pini di Aleppo, e nelle vallate scorrevano fiumi. Le incisioni rupestri di quel periodo, ora in pieno deserto dove non potrebbe crescere neanche un filo d'erba, mostrano laghi, fiumi e uomini in barca, mente il Lago Ciad raggiunse la sua dimensione massima, circa 400.000 km quadrati, cioè più grande dell'attuale Mar Caspio, ed era circa 30 metri più alto dell'attuale. Il Deserto del Sahara raggiunse poi il suo aspetto odierno intorno al 3.500 a.C., quando la civiltà preisorica africana, colpita dalla siccità, fu costretta a vivere nella sola Valle del Nilo, dando poi origine alla civiltà egizia.
Anche il Deserto Arabico, il Medio Oriente, il Deserto del Rajastan tra India e Pakistan sperimentarono un periodo più piovoso nel primo Olocene, con un paesaggio simile alla savana, così come anche l'Asia Centrale visse un periodo più umido e piovoso, con estati dai 2° ai 2,5° più calde di quelle attuali. In Cina il riso potè essere piantato un intero mese prima, e il bambù cresceva fino a 3° di latitudine più a nord rispetto ad ora.
1500-1400 a.C: Periodo Caldo Minoico: il miglio, che ora cresce nelle zone tropicali e subtropicali o al massimo nelle zone temperate calde, arrivò a crescere fino in Scandinavia; nell'Emisfero Boreale la temperatura è stimata di circa 2° superiore a quella attuale.
250 a.C. - 400 d. C: Periodo Caldo Romano. Periodo insolitamente caldo in Europa e nell'Atlantico Settentrionale. Secondo gli studi condotti nel Golfo di Taranto, in quel periodo la temperatura della superficie e delle acque marine dell'Italia Meridionale erano simili a quelle odierne; a conclusione simile si arriva anche dalle prove dendrocronologiche del legno trovato al Partenone risalente al V secolo a.C. Un'analisi del polline proveniente dalla Galizia mostrò un periodo caldo circa dal 250 a.C. al 450 a.C., mentre una ricostruzione basata sulla granularità dei sedimenti oceanici profondi mostrò che l'apice del periodo caldo fu raggiunto intorno al 150 a.C. Più a nord, un'analisi degli isotopi di ossigeno trovati nei gusci dei molluschi in Islanda rivelò che l'isola artica visse un periodo particolarmente caldo dal 230 a.C. al 40 d.C. I legionari romani portano l'olivo in Piemonte, soprattutto nel Monferrato. Il clima mediterraneo doveva essere mite e piovoso: l'Africa del Nord e la Sicilia offrivano condizioni di vita rigogliose e divennero il "granaio" dell'Impero Romano. Non solo il Mediterraneo, ma anche il Medio Oriente: ne sono la prova i ponti romani costruiti in Siria, Giordania ed Iraq, ponti alti che attraversavano fiumi, ora completamente disseccati da migliaia di anni. Lucio Giunio Moderato Columella scrive, intorno al I secolo dopo Cristo, di "aree [in Italia] che precedentemente a causa del loro clima rigido non offrivano protezione alle piante di vite e olivo, ora producevano olive e vino in abbondanza". Teofhrastus (371 a.C – 287 a.C.) scrisse che le palme da dattero sarebbero potute crescere anche in Grecia, se fossero piantate.
All'interno di questo periodo c'è l'estate del 138 a.C., descritta come caldissima, memorabile, la più asfissiante mai conosciuta per l'epoca, e il periodo che va dal 53 al 117 d.C: che fu particolarmente caldo senza essere secco, quando l'Impero Romano riuscì ad espandersi verso nord, i valichi alpini erano transitabili per tutto l'anno e nelle zone alpine più elevate potè praticarsi attività mineraria in aree in cui, nel XIX e XX secolo, ci sarebbero stati ghiacciai. Negli scritti di Plinio il Vecchio si legge che vite e olivo erano coltivati molto a Nord delle Alpi, soprattutto nella Valle del Reno, mentre limoni e viti vennero coltivati in Gran Bretagna fino al Vallo di Adriano, presso Newcastle. Nel 120 d.C. Claudio Tolomeo descrive il clima di Alessandria d'Egitto per un anno intero, ed era diversissimo da quello attuale: piovve ogni mese eccetto agosto, con frequenti temporali anche in giugno e luglio, e giorni molto caldi comuni tra luglio e agosto. Descrive anche l'Arabia come una terra attraversata da quattro fiumi (ora inesistenti).
Sempre in questo periodo (stimato intorno 244 d.C.) è avvenuta probabilmente una fusione del Summit Groenlandese, mentre nel 309 l'Asia fu funestata da una siccità estrema, durante la quale fu possibile attraversare a piedi il Fiume Azzurro e il Fiume Giallo.
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