
Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Molto molto interessante...
Aggiungo quanto ho raccolto riguardo il periodo definito "gelido", che dovrebbe collocarsi grosso modo tra il
533 e il
542 d.C.
Si iniziano a verificare aberrazioni climatiche: scarsità del riscaldamento solare, ridotta crescita delle specie arboree, neve estiva, grandi piogge, raccolti molto ridotti.
Il sole perse la sua luminosità, tanto da somigliare alla luna. Zaccaria di Mitilene scrisse che, dal 24 marzo 536 al 24 giugno del 537 il sole era rimasto oscurato tutti i giorni e che anche di notte la luna era coperta. Giovanni da Efeso (Asia Minore) scrisse che l'oscuramento durò diciotto mesi, e di giorno il sole si poteva vedere per non più di quattro ore. I frutti non maturavano e il vino inacidiva, in Cina nevicò anche d'estate (in agosto, nel periodo delle Dinastie del Nord e del Sud), che ovunque fu freddissima, e l'intero decennio 531-540 pare sia il più freddo degli ultimi 2300 anni. Secondo la paleoclimatologia, la temperatura in Europa perde 0,5° nel 535 e addirittura 3,37° nel 536, diventando probabilmente l'anno più freddo di sempre, e l'anomalia negativa permane per tutto il ventennio seguente. Importante è l'epistola n. 25 che Flavius Magnus Aurelius Cassiodoro, uomo politico e prefetto pretorio del governo gotico, scrisse al suo collaboratore Ambrosius; la datazione dell'epistula è incerta, ma si ritiene possa essere stata scritta nella tarda primavera del 533, del 534 o del 538. Riporta l'epistula tradotta: "[...] Il Sole, prima delle stelle, sembra aver perso la propria luce abituale, e appare di un colore bluastro. Ci meravigliamo di non vedere l'ombra del nostro corpo a mezzogiorno, e di sentire il possente vigore del calore solare sprecato in debolezza, e di cogliere fenomeni che accompagnano un'eclissi transitoria prolungarsi per un anno intero. Inoltre la Luna, anche quando è piena, è priva del proprio naturale splendore [...] Abbiamo avuto in inverno senza tempeste, una primavera senza mitezza e un'estate senza calore. Cosa possiamo sperare per il raccolto, se i mesi che avrebbero dovuto maturare il grano sono stati raffreddati dalla bora? [...] Queste due influenze, il gelo prolungato e la siccità inopportuna, appaiono in conflitto con tutte le cose che crescono [...] La sua straordinaria estensione ad un periodo prolungato ha prodotto questi effetti disastrosi, spingendo il mietitore a temere il gelo, rendendo i frutti induriti quando dovrebbero essere maturi e facendo invecchiare l'uva acerba". Il riferimento all'uva farebbe pensare che la missiva sia dell'autunno 534, e cioè al termine del primo anno di carestia, dopo che il 533 fu, secondo i racconti, anno di produzione abbondante, ma discorderebbe con un'altra importante testimonianza delle aberrazioni climatiche, cioè dallo storico bizantino Procopio di Cesarea, che nella sua Istoria delle Guerre Vandaliche (libro secondo capo XIV) narra di quando il generale Belisario si insediò a Siracusa e "Tutto quell'anno fu segnalato da un grandissimo prodigio, apparendo il sole privo di raggi e simile alla luna, cercato invano dagli umani sguardi, spoglio del suo ordinario chiarore, era invece oscuro e fosco". L'anno decimo dell'imperatore Giustiniano va dal 10 agosto 537 al 10 agosto 538, per cui la lettera di Procopio potrebbe effettivamente essere del 538 e non del 534. Gli Annali di Ulster parlano di carestia del 536, gli Annali di Inisfallen estendono la carestia in tutti gli anni dal 536 al 539. Si ebbero anche nebbie spesse e asciutte in Medio Oriente, in Cina e in Europa, nonchè una siccità in Perù, che colpì la civiltà Moche. Le analisi degli anelli degli alberi, dall'Irlanda alla Svezia, dalla Finlandia alla California, mostrano un'anormale minima crescita nel 536 e un'altro shock nel 542; le analisi delle carote di ghiaccio in Groenlandia e in Antartide mostrano evitenti depositi solforosi intorno all'anno 534. La causa di questo raffreddamento globale fu probabilmente una colossale esplosione vulcanica: potrebbe essere il vulcano Rabaul (Papua Nuova Guinea, avvenuta probabilmente i primi giorni del marzo 536), o il famoso Krakatoa, mentre alcuni pensano all'esplosione della caldera del vulcano Ilopango in El Salvador. Secondo lo storico giavanese Ranggawarsita fu l'esplosione di un vulcano indonesiano, nel 535, quando "il mondo intero fu scosso fin dalle fondamenta, e si scatenarono violenti boati di tuono accompagnati da forti piogge e tremende tempeste (...) e infine il Kapi esplose con un ruggito terribile, andò in pezzi e sprofondò nelle viscere della terra". L'eruzione è talmente violenta da sconvolgere la vita locale, si interrompe perfino la tradizione storiografica locale, altrimenti ricchissima: nei 18 anni successivi al 535 meno di un quinto di essi presenta qualche notizia.
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