Leggendo un po' tutte queste risposte, che approssimativamente danno voce alla questione GW, che nel suo complesso è frutto di numerosi fattori (forzante antropica, cicli solari, periodi di caldo prolungati, ENSO+, e vari altri fattori che mi sembrano più un effetto che una causa) mi viene subito da fare una domanda...
È possibile trovare una correlazione esatta (ma non accurata per via della variabilità atmosferica) fra riscaldamento globale e alterazioni del campo barico?
La seconda domanda, che viene spontanea alla prima, è il perché durante la PEG si presentavano più scenari crudi rispetto ad oggi, e non si registravano periodi di grande caldo, seppur in modo sporadico, in pratica il contrario di oggi.
La risposta a quest'ultima domanda potrebbe essere: semplicemente perché il mondo era più freddo, l'Artico più esteso e le isoterme scendevano più facilmente. Ok, ma ciò non giustificava il motivo della rara episodicità delle ondate di caldo in quel periodo eccezionalmente freddo, i continenti sono sempre lì, e le ondate di caldo se richiamate da cadute del getto percorrono sempre la stessa distanza qualunque sia il periodo...
Eventi estremi di freddo si sono completamente estinti anche già agli inizi del XX secolo in molte zone del globo ancor prima che iniziasse la vera febbre planetaria, come se andassero a pari passo eventi estremi di freddo e PEG.
Viceversa nell'epoca del GW, gli eventi di estremo caldo hanno facilità a raggiungere le alte latitudini, un po' come se avessimo traslato la cella di Hadley verso nord, vedendo una scomparsa/diminuzione degli eventi di freddo... eppure l'Artico è sempre quello, più caldo, più libero dai ghiacci, ma il serbatoio è lì.. si ha invece una predominanza delle figure anticicloniche che spingono più verso nord..
In tutto questo è teorico che sta influenzando il fattore riscaldamento su scala planetaria a livello barico, perché è da considerare che una diminuzione del gradiente termico poli/tropici determini una debolezza della corrente a getto. Se l'Atlantico settentrionale risente di questo riscaldamento, sarà molto facile determinare cadute del getto che finirà sempre nelle stesse aree non a caso, tanto per parlare del quadro Europa, a differenza di quanto accadeva mediamente più di un secolo fa quando le regioni polari erano più fredde delle medie latitudini di quanto lo siano oggi, con un getto che curva ad omega in area Atlantica in grado di creare azioni meridiane sull'Europa. E la NAO ne è solo un riflesso, ma altre teleconnessioni (predittive) restano allarmanti (come l'AMO) misurando una situazione complicata.
Mi sembra scontato che si sia creata una specie di barriera semipermanenete alle nostre latitudini che sbarra la strada alle perturbazioni che si formavano in atlantico e che correvano più o meno lungo i paralleli,e questo fattore ha un'influenza abnorme sul nostro clima.Come del resto la quasi scomparsa dell'influenza dell'anticiclone delle azzorre,sostituito sempre più spesso dal più secco e caldo anticiclone subtropicale.Questi fattori hanno innescato una serie di cambiamenti climatici che vanno al di la del misero grado di aumento o giù di li della temperatura globale in un secolo,misero naturalmente nella percezione della massa delle persone.Piove poco.I suoli sono secchi.Arriva l'hp africano con valori di pressione notevoli.A causa di suoli secchi e dell'aria non eccessivamente umida le temperature massime nelle zone meno soggette alle brezze marine schizzano non di un grado(come potrebbero ipotizzare stupiti quelli che si mettono il piumino a metà ottobre)ma 6-8 gradi oltre la media,con una facilità sconosciuta 40 anni fa.In inverno l'hp azzorriano latita sostituito dall'invadente africano,nella pianura padana l'aria poco umida unita alla radiazione solare inibisce l'inversione e la formazione del famoso cuscino,le nebbie che si formano non sono più persistenti come un tempo,ad una leggera brinata notturna fa riscontro in una giornata di gennaio una massima di + 12 quando 40 anni con condizioni(apparentemente) simili si sarebbe fermata a + 2 con nebbia fitta o alta.Sulla costa ligure,segnatamente a Genova e Savona,a causa della sempre più rara formazione della bassa pressione del mar ligure si innesca con difficoltà la tramontana scura,e se lo fa porta aria dalle pianure piemontesi un po moscia a causa delle suddette inversioni poco efficaci,risultato quelle zone costiere al posto di parecchie giornate con tramontana gelida a 6-8 gradi e occasionalmente tempeste di neve a -1 vedono una serie di gradevoli giornata con 16 gradi di massima.Sulle coste adriatiche la mancanza della formazione di uno strato di aria gelida nei balcani(anche li anticicloni termici sostituiti dal subtropicale anche in inverno??)più un'altra serie di concause fa si che la formazione di basse pressioni sui mari meridionali che richiamano aria continentale sia sempre più rara,addio alle nevicate costiere sulle coste abruzzesi,molisane,pugliesi,alle bufere sugli appennini meridionali.E così via,si potrebbero fare tanti esempi sui microclimi italiani e come il cambiamento climatico abbia impattato su di essi,ben al di la come dicevo del misero 1,3 gradi del gw.
Onore a tutti i fratelli caduti nella lotta contro il potere e l'oppressione.
"nel fango affonda lo stivale dei maiali..."
Ci credo, respiravamo catrame.
Non era assolutamente merito esclusivo del microclima padano, che le Alpi tutt'intorno continuerà ad averle anche nei prossimi 1000 e più anni.
Poi dai Novanta, con la graduale rimozione delle schifezze dall'aria, sono sparite le nebbie ma viene data la colpa al GW, come se se ne fosse accorto solo 30 anni fa pur essendoci dalla seconda metà del 1800.
Mi ha sempre fatto sorridere, per non dire altro, la spiegazione semplicistica e prezzemolistica molto diffusa che attribuisce al clima globale la modifica di una condizione microclimatica estremamente locale.
Tanto per dire, coi palloni arancioni dell'inverno scorso ho registrato qui l'inverno più nebbioso degli ultimi (almeno) 25 anni e con temperature mostruose in quota mi sono pure beccato uno tra i nebbioni più belli che abbia mai visto, precisamente a capodanno, quando con la temperatura fissa di 0.1° e la visibilità inferiore ai 10 metri i botti dei petardi erano ovattati anche a molto meno di 30-50 metri di distanza.
Il vero problema delle inversioni è che se manca il freddo da irruzione loro da sole ne possono fin là.
perdonami può sembrare pedante ma devo fare delle banali correzioni al tuo intervento, visto che siamo in un forum di clima ma anche metereologia
l'anticiclone delle azzorre non è altro che un campo anticiclonico subtropicale oceanico
l'anticiclone definito africano invece al suolo non esiste, ci sono solo le due alte pressioni subtropicali oceaniche (Azzorre e nord Pacifico) e le zone continentali più calde sono invece caratterizzate da bassa pressione al suolo, non solo in Africa ma anche in Medio Oriente e Asia
Le elevate temperature del suolo africano fanno sì infatti che negli strati inferiori della troposfera si formi una bassa pressione termica (processo ovviamente inverso a quello dell'alta siberiana). Per metterla meramente in termini di nomeclatura, è appropriato il termine di promontorio subtropicale, che denota una struttura di alta pressione complessiva di tutta la colonna d’aria troposferica (circa 13-15 km in questo periodo alle nostre latitudini); al suolo si usano i termini ciclone ed anticiclone, mentre in quota rispettivamente saccatura e promontorio
infatti i valori di pressione notevole a cui fai riferimento con un promontorio continentale non li avrai mai, attenzione che un conto sono i geopotenziali, un conto i valori di pressione al suolo
C'ho la falla nel cervello
Ti ringrazio per le precisazioni,non ho mai avuto ne il tempo ne le basi per un approccio più "scientifico" alla materia,fatto sta che per me,empiricamente,il succo del discorso cambia poci:siamo raggiunti con una maggiore frequenza,per usare un eufemismo,da masse d'aria stabilizzanti e più secche che in passato al posto di masse d'aria magari più miti altrettanto stabilizzanti,e gli effetti sono in certe aree macroscopici.
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di niente, figurati
sì certo, ma occhio che anche da questo punto di vista c'è molto da capire
è il discorso che faceva l'utente Liverpool circa le modifiche circolatorie indotte da un determinato bilancio termico
ad esempio abbiamo visto quanto sia cambiata la circolazione estiva per le latitudini subpolari e artiche approssimativamente tra il primo e il secondo decennio dei 2000 sino ai nostri giorni
e due decenni sono nulla dal punto di vista climatico
su scala locale poi le differenze pur in regimi circolatori simili possono essere ancor più rilevanti
vedi ad esempio le risultanze bariche ma in parte anche termiche in europa tra due estati con getto teso e nao mediamente positiva come la 2017 e '18
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C'ho la falla nel cervello
In realtà anche nella PEG si ebbero fasi di caldo intense, un mondo più freddo porta con sè infatti una maggiore varianza, viceversa un mondo più caldo. Tuttavia quelle fasi di caldo intenso erano rare/molto rare, pur raggiungendo magari per picco l'intensità dei fenomeni odierni, e questo è dovuto al fatto che oggi la cella di Hadley si è realmente sollevata in estate, un vero e proprio shift delle latitudini tropicali a nord di svariati gradi.
In un simile quadro l'Europa meridionale si becca di base le isoterme medie che decenni fa erano tipiche del Mediterraneo africano, e quando ci sono ondate di caldo intense si becca isoterme sopra la +24 che un tempo erano molto più rare.
Fuori dall'estate il caldo non deriva da questo ma da altri fattori, spesso la causa è l'invadenza dell'anticiclone oceanico. Perchè ciò stia avvenendo negli ultimi 10 anni non lo so, ma il GW non fa altro che amplificare le anomalie positive che una simile configurazione già porta con sè.
La diminuzione degli eventi freddi deriva dal sollevamento del fronte polare verso nord per via del riscaldamento. Allontanandoci dal fronte polare diminuisce anche la frequenza delle ondate di freddo.
Il tutto poi deriva anche dalle configurazioni su scala continentale, ad esempio la NAO+ invernale sta determinando una frequenza leggermente più alta, negli ultimi 10 anni, di isoterme gelide estreme tra basso Adriatico, Grecia e Turchia.
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