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Purtroppo negli ultimi anni si tende sempre di più a livello politico, mass-mediatico e giornalistico a semplificare eccessivamente un sistema estremamente complesso come quello climatico, arrivando a banalizzazioni molto pericolose in sede di scelte politico-economiche per la salvaguardia del Pianeta.
Quando si parla di Clima si intende un sistema di una complessitÃ* estrema, in buona parte ancora incompreso dagli scienziati e tuttora assolutamente improducibile nella sua totalitÃ* dai più potenti computer. Ed invece incredibilmente il mondo politico-mediatico tende a ridurre tale complessitÃ* a semplificazioni che non solo rasentano la banalizzazione, ma rischiano, in quanto inesatte, di divenire pericolose interpretazioni del funzionamento del sistema.
Intendiamoci, la divulgazione scientifica è cosa sacrosanta: senza di essa non esisterebbe nessuna possibilitÃ* di estendere al mondo non specialistico le conoscenze complesse della Scienza, ma direi di più; non esisterebbe neppure la cultura occidentale come noi la conosciamo. Ma tra corretta divulgazione ed erronea semplificazione ce ne passa. Per citare Einstein: "Bisognerebbe rendere tutto il più semplice possibile, ma non troppo semplice".
I rischi maggiori sono naturalmente a livello delle scelte economico-politiche in materia di sfruttamento, salvaguardia e gestione dell'ambiente. Cercherò in questo articolo, sulla base di un interessantissimo scritto di Roger Pielke Sr e Roger Pielke Jr tratto dal numero di Limes "Tutti giù per Terra", di evidenziare quali sono gli elementi più sottovalutati per una corretta comprensione del sistema climatico.
L'attuale definizione di cambiamento climatico include qualsiasi cambiamento nel corso del tempo, non importa se dovuto alla variabilitÃ* naturale o all'attivitÃ* umana. Tale definizione allargata e corretta si scontra con quelle ristrette in auge anche nella comunitÃ* scientifica fino a qualche anno fa tuttora sfruttatissime nei dibatti politico-giornalistici, che limitavano il concetto solo al ruolo diretto o indiretto dell'uomo.
Ora finalmente si è incominciato a capire che molti possono essere i fattori scatenanti e i feedback positivi o negativi che sono in grado di determinare cambiamenti climatici nel breve e nel medio-lungo termine, e soprattutto non tutti attribuibili all'uomo.
Quindi si comincia a guardare ai Gas Serra di origine antropica (soprattutto CO2 e Metano) come una parte anche importante del Global Warming attuale, ma non alla sola. Anzi, alcuni studiosi affermano che "i livelli di temperatura e di precipitazioni regionali nei prossimi decenni dipenderanno sostanzialmente dall'uso che gli uomini faranno del territorio" (J. Feddema).
La gestione del suolo è divenuta uno degli elementi fondamentali per la comprensione del meccanismo climatico. Pensiamo infatti all'isola di calore urbana, o alla deforestazione, solo per fare alcuni esempi.
Non meno importante sta divenendo lo studio e la ricerca del ruolo effettivo del motore primo del sistema climatico terrestre: il Sole. Sappiamo infatti che il clima, come tutti i sistemi termodinamici chiusi, aumenterebbe la sua entropia fino al disordine totale senza l'energia del sole in pochi anni. Ora il sole, come tutte le stelle, è soggetto a variazioni di emissione flusso energetico ad intervelli più o meno regolari. E non parliamo solo della radiazione compresa tra gli UV e gli Infrarossi (la più importante per il riscaldamento terrestre), ma soprattutto del flusso solare (solar wind) che sembra avere importanti ripercussioni sull'atmosfera terrestre di tipo magnetico e climatico. Lo studio delle macchie solari e delle loro variazioni nel corso del tempo permette di individuare oscillazioni, tra cui celeberrima è quella undecennale, ma probabilmente una delle meno importanti.
Inoltre non va dimenticato il ruolo degli oceani: "circa il 90% delle variazioni di calore ha luogo negli oceani e la temperatura della superficie terrestre ci dÃ* solo una pallida idea di quel che avviene in questi grandi mari" (Pielke). Pensiamo solo alle possibili conseguenze di un rallentamento o addirittura del blocco della Corrente del Golfo!
Fondamentale anche lo studio della criosfera, cioè della parte della superficie terrestre occupata più o meno a lungo dai ghiacci e dalle nevi. L'effetto albedo è un elemento determinante per valutare il corretto approvvigionamento energetico della Terra.
Ed infine il ruolo dei Vulcani, da sempre protagonisti non solo di immani devastazioni, ma anche di cambiamenti climatici a livello planetario, anche se di breve durata.
Tutto quanto sopra scritto ci deve far riflettere sulla complessitÃ* di un sistema la cui variazione e comprensione viene spesso ridotta alla sola emissione di CO2. Vorrei infine ricordare che i modelli climatici sono strumenti utilissimi, si potrebbe dire indispensabili, per comprendere i meccanismi del clima, ma ancora assolutamente incapaci di prevedere con precisione i mutamenti del sistema. Secondo Pielke sono tre le applicazioni dei modelli climatici: studi di sensibilitÃ*, diagnosi e previsione. Ebbene, a tuttora, "poiché i modelli di circolazione atmosferico-oceanica globale non includono tutte le importanti variabili attive e retroattive i loro risultati non possono essere interpretati come previsioni, ma più appropriatamente si possono definire studi di sensibilitÃ*, in grado di fornire importanti informazioni sul funzionamento del sistema climatico, ma non accurate previsioni sulla sua evoluzione nei prossimi decenni." (Pielke).
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vedo che il pezzo è piaciuto![]()
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Originariamente Scritto da Aldo Meschiari
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In questo periodo i discorsi seri e scientifici sono un po' tralasciati,nel forum aleggia l' estate e la sete...
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Il mio blog meteo http://www.comunicaveloce.it/blog_meteo.php
Originariamente Scritto da Tony UD
me ne sono accorto![]()
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