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Il run delle ore 12 di ieri del modello GFS lascia a dir poco senza fiato. Descrive infatti una configurazione barica su tutta l’Europa Centro-Occidentale veramente “imbarazzante”, se si può usare questo termine; e ciò sia per quanto riguarda il moto esclusivamente meridiano delle correnti, sia per quanto riguarda il continuo riproporre dello stesso scenario per almeno due settimane. Non desidero concentrare l’attenzione sull’aspetto della previsione, visto che sappiamo bene come tali mappe possano solo dare una linea di tendenza a lungo termine ma ciò che stupisce, almeno personalmente, è vedere come masse d’aria che muovono direttamente dal Polo riescano ad arrivare indisturbate fino al Portogallo e, parimenti, masse d’aria calda riescano a giungere, sempre indisturbate, fino alla Scandinavia. Migliaia di chilometri nord-sud e sud-nord che si snodano lungo corridoi ciclonici e anticiclonici sviluppati solo lungo i meridiani e che, a seconda della loro posizione, penalizzano sempre con la stessa circolazione calda o fredda una stessa regione.
Lasciando perdere il significato che diamo a queste mappe, attraverso di loro si spiega benissimo però il tipo di clima che stiamo vivendo e che, presumibilmente, vivremo nei prossimi anni. In questo run il modello GFS, esagerando anche un po’, mostra l’estremizzazione degli estremi, ovvero l’ultima catena di un processo di cambiamento climatico attraverso cui saremo costretti a passare. Probabilmente, in un futuro più o meno remoto, tale configurazioni potrebbero rappresentare proprio quella massima tensione elastica di cui ho sempre parlato e che potrebbe sopportare la corda climatica prima che si spezzi e disegni la sua nuova configurazione di equilibrio: Europa di nuovo nel freezer o ulteriore aumento della temperatura? Quale dei due contendenti avrÃ* il sopravvento?
Guardando sempre queste mappe, si ha quasi l’impressione che l’Oceano sia del tutto inerte nell’elargire quel suo mite respiro in grado di mitigare questi eccessi che hanno preso ormai il sopravvento. Sembra quasi che il nostro blocco marino si sia pietrificato, materializzato in zolle di terra. Quei disegni barici, infatti, potrebbero fare invidia anche configurazioni bariche a impianto continentale!
E sempre attraverso queste mappe ecco spiegati tanti perché:
1) perché non vadano più considerati eccezionali i 36-37 °C di una ondata di calore in piena estate;
2) perché non vada più considerato fuori norma un agosto decisamente fresco e piovoso;
3) perché non vada considerato anomalo un ottobre che, al momento, è autunnale solo sul calendario;
4) perchè non vadano considerate anomale quelle bombe d’acqua che, come mine vaganti, si accendono sempre più spesso sul nostro Mediterraneo
5) perché non vadano considerate anomale ondate di freddo invernale, anche intense e durature, come sembrano esser tornate a visitare l’Italia negli ultimi anni.
6) perché non vada considerato più anomalo qualsiasi fenomeno che vi stupisca in futuro.
Questa oramai, è la nuova norma climatica.
Siamo di fronte a due soli serbatoi di energia, alimentati da quel surplus di calore immagazzinato ad opera di un effetto serra modificato da mani d’uomo. Dobbiamo solo vedere sotto quale serbatoio la circolazione desidera posizionare la nostra penisola. Solo questo. Il resto, poi, viene da sé: basta poco per cambiamenti drastici. Cosa volete che sia ormai un… filo di isobara che separa questi due mondi?
Buona domenica
Ovviamente d'accordo su tutto, ma la parte in grassetto mi lascia un tantino perplesso. Secondo me le ondate di freddo sono diventate molto più frequenti ma meno incisive. Sulla meno incisivitÃ* da profano appasionato attribuisco la colpa proprio alla meridianizzazione continua, che non permette al comparto polare o a quello russo-siberiano occidentale di raffreddarsi a dovere, o per lo meno come facevano un tempo. Magari ho scritto una cavolata, ma gradirei opinioni su questo punto da parte dei più esperti...Originariamente Scritto da andrea.corigliano
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Caspita Andrea, un editoriale coi fiocchi! Me lo salvo...
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Quanto alle ondate di freddo... più intense e durature, mi riferisco in particolare al clima costiero. Ti faccio un esempio, magari un po' "ortocellistico" che vale per buona parte della Liguria: negli ultimi 6 anni la neve è comparsa ogni inverno, anche più di una volta durante l'intera stagione. Questo significa solo che il "serbatoio termico in quota" riesce a reggere più che bene, cosa che in passato non succedeva, visto che le uniche nevicate sono apparse nel 1985 e nel 1991.Originariamente Scritto da Euskadi1982
Grazie Francesco!Originariamente Scritto da albedo
Un salutone![]()
Originariamente Scritto da Euskadi1982
Io credo che le irruzioni di aria artica marittima siano analoghe al passato, sono quelle di aria artica continentale a difettare in incivisitÃ*. E guarda caso le configurazioni prevalenti negli ultimi inverni, come confermi anche tu, sono quelle "meridiane", cioè di aria marittima.
La causa? L'anticiclone siberiano non è più quello di prima, si espande meno in senso retrogrado (sganciando semmai gocce in quota, ma senza irruzione piena diretta).
Ma non è l'aria calda che viene da sud (meridiana anche questa) a riscaldarlo bensì, temo, il minore raffreddamento in loco.
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Io so (non so se mi sbaglio) che la neve in Liguria può cadere quando di forma un Genoa Low che richiama correnti nord-orientali dalla Pianura Padana. Ora io credo che i Genoa Low si siano sempre formati, non so con quali oscillazioni di frequenza. Non è che la maggiore frequenza di nevicate si può collegare a una presunta maggiore frequenza della formazione di cuscini freddi in sede padana, con quest'ultima circostanza favorita da prolungati periodi di tempo stabile e favorevoli a inversioni termiche? Chiaro che con un affonto artico-marittimo dalla porta del rodano il problema quasi non si pone, il freddo che alimenta le nevicate c'è e non si discute, ma se non ricordo male la tramontana gelida si è avuta anche con l'arrivo di semplici perturbazioni atlantiche. Forse ho scritto un'enormitÃ*, vorrei conferme proprio da te che sei del posto.Originariamente Scritto da andrea.corigliano
Guardando al mio orticello, confermo la tesi di albedo: qui da me non nevica bene dall'inverno 1993, con ben due affonti continentali con la formazione di depressioni sullo Jonio. Almeno sulla costa barese ci sono stati solo sporadiche nevicate che solo due-tre volte hanno portato accumuli ma di pochi cm. Molte invece le irruzioni di aria artica marittima, spesso dirette più verso la Grecia, irruzioni con aria gelida in quota ma T positivissime in piano: conseguenza, la neve la vediamo da un po' di tempo solo sotto forma di graupel o di fiocchi nei rovesci. Parlo della costa barese e immediato entroterra, ci tengo a precisare, perchè le cose sono andate meglio sulle Murge.
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Come si può vedere dalla prima immagine, le abbondanti nevicate liguri (che interessavano poi solo Genova e Savona) e della Val Padana negli anni 60, 70 e 80 avevano luogo solo quando, dopo un periodo freddo determinato da una fase con correnti siberiane, l’Atlantico si affacciava da ovest con una perturbazione e con minimo associato che richiamava aria calda dal Nord Africa che scorreva sopra il cuscinetto freddo. Le due province liguri, a dispetto delle altre, potevano beneficiare del “gelido catino padano” a causa dei rilievi modesti che hanno alle spalle e che permettono il travaso della tramontana scura. Per Imperia e La Spezia, il respiro caldo di scirocco era invece fatale: pioggia sulla costa e neve solo oltre i 6-700 metri. Alcuni dati per riflettere: a Genova, i numeri di giorni nevosi per decenni sono stati i seguenti: 37 nel decennio 1951-1960, 59 nel decennio 1961-1970, 38 nel decennio 1971-1980, 37 nel decennio 1981-1990 e solo 15 nel decennio 1991-2000. Ciò dimostra come le cosiddette GL, uniche responsabili dell’arrivo della neve a Genova, siano calate in frequenza a causa di un Atlantico meno produttivo.
La seconda immagine, invece, mostra il motivo per cui la neve, questa volta, riesce a spingersi anche sullo spezzino, ad esempio. Tale configurazione, infatti, mostra in risalto la diversa natura della massa d’aria che viene ad interagire sul Mediterraneo e, grazie alla sua maggior dinamicitÃ*, presenta probabilitÃ* di gran lunga più elevate rispetto al primo caso. Tali impianti barici sono stati ben più frequenti negli ultimi sei anni, favorendo stavolta fenomeni nevosi laddove prima erano portati solo da inverni eccezionalmente freddi e non se ne poteva fare a meno.
Un saluto
Ultima modifica di andrea.corigliano; 15/10/2006 alle 10:43
OttimoOriginariamente Scritto da andrea.corigliano
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Conferma anche la mia osservazione che la neve in Liguria è arrivata con affondi da noed-ovest. Grazie mille per i chiarimenti![]()
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