
Originariamente Scritto da
andrea.corigliano
Sembra ormai più di una certezza il fatto che ottobre chiuda con temperature fino a circa 7-8 gradi oltre la media del periodo e che tale ondata di caldo possa agguantare anche i primi giorni di novembre, rendendo abbastanza probabile il superamento di record anche per il nuovo mese entrante. Altro segno inequivocabile, questo, di come le medie del fatidico trentennio di riferimento ’61-‘90 vengano sempre più fatte oggetto di una sorta di “tiro al bersaglio” (ovviamente centrato) da parte delle temperature degli ultimi anni che quindi continuano imperterrite a surclassare, troppo facilmente e troppo frequentemente, i vecchi valori. In un contesto meteo-climatico preoccupante, caratterizzato da un’avvezione calda africana di notevole rilevanza che è prossima a toccare il massimo della sua intensitÃ* venerdì, possiamo forse scorgere la fine di questa fase anomala che stiamo attraversando, anche se il cambiamento della circolazione previsto dai modelli nel corso della prima decade di novembre inquadra solo una modifica della struttura dei campi di geopotenziale ma non apprezza cambiamenti sulla sostanza. Ovvero, ancora una volta, il tempo sull’Italia e sul Mediterraneo sarÃ* volutamente deciso da anomalie bariche positive che, se fino a questo momento hanno interessato direttamente la nostra penisola, tra una settimana circa potrebbero cominciare ad insediarsi sull’Oceano Atlantico Settentrionale. Per farla breve... nessuna piovosa perturbazione in arrivo da ovest ma, al suo posto, la prima intensa irruzione di aria fredda. Intensa per due motivi: sia per i valori che si potrebbero raggiungere a 850 hPa (circa -10 °C sulla Svizzera), sia perchè per il nostro organismo sarÃ* un trauma adattarsi, in meno di 10 giorni, ad un salto termico che potrebbe anche superare i 20 °C (notare il condizionale in grassetto). D’altro canto, arrivati a questo periodo dell’anno che vede circa un mese all’inizio meteorologico dell’inverno, la soluzione che potrebbe adottare l’atmosfera non può cercarsi altrove: ci troviamo contesi tra ciò che l’Africa è ancora in grado di produrre (e che stiamo sperimentando) e ciò che l’Artico comincia a produrre (e che sperimenteremo): prima o poi, in assenza di un Atlantico che provi a sminuire le pretese dei contendenti, era inevitabile arrivare a questo risultato. Tra l’altro, sappiamo anche che l’atmosfera cerca di riequilibrare gli eccessi adottando il minor tempo possibile e impiegando la strada più economica.
Dov’è la meraviglia, ormai?
Se da un lato l’evoluzione potrÃ* svegliare dal letargo gli amanti del freddo, dall’altro lato (più serio e preoccupante) mira in modo inequivocabile a plasmare una sempre più reiterata configurazione sul comparto Europeo e Mediterraneo davvero lontana agli standard del passato, che trova invece il suo punto di forza non più su una linearitÃ* intrisa di zonalitÃ* ma in quella “deviazione standard climatica” che, mai come in questi tempi (estate 2006 docet), contagia sempre più il nostro clima.
Un saluto a tutti
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