Giovanni Tesauro
Responsabile Rete Stazioni Meteorologiche MeteoNetwork-Meteo.it
Dati in diretta da Capiago Intimiano (CO, 375 m s.l.m.) http://www.dropedia.it/stazioni/intimiano_sud/index.htm
Gio, le visioni e le dicerie popolari te le tieni per agorà.![]()
Qui si parla di scienza, quindi: nessuno ha mai dimostrato quale possa essere l'influenza della gravità lunare sull'atmosfera terrestre; i calcoli fatti, per adesso, dicono che abbia influenza trascurabile. Quando qualcuno porterà le prove scientifiche che questo è sbagliato, saremo tutti ben felici di sapere una cosa nuova.![]()
Ultima modifica di Gio; 19/11/2006 alle 09:30
Giovanni Tesauro
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Agli ordini. Volevo solo aggiungere che la luna gira intorno alla terra in 29 giorni e influenza e regola il flusso femminile: ciclo mestruale, fertilità, procreazione e ***** del nascituro. Inoltre regola le maree e i ritmi biologici delle piante come la vita degli animali stessi....ecc ecc..![]()
Ma quando la neve si scioglie, il bianco dove va a finire?
Ma quale vino e ciclo femminile, ma non scherziamo, sono tutte credenze popolari!
http://www.caffescientifici.ch/docum...della_Luna.pdf
Giovanni Tesauro
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Mi lascia perplesso il seguente passaggio dell'autore dell'articolo contenuto nel link che proponi:
"Un effetto gravitazionale della luna sulla pressione atmosferica terrestre è effettivamente misurabile, la luna genera piccole maree atmosferiche con delle oscillazioni massime di 0,007 mm. di mercurio all'Equatore. Variazioni di questa entità non hanno evidentemente nessuna influenza sulla meteorologia."
A parte il fatto che la doppia negazione mi risulta equivalere all'affermazione, a meno che nel frattempo la lingua italiana non sia cambiata a mia insaputa (anch'essa ha le sue regole), non riesco a capire anche qui il motivo di tanta assoluta sicurezza.
E' stato citato il meteorologo Edward Lorenz, il quale durante le "prove generali" di quella che poi diventò la famosa teoria del caos si accorse che fra due inizializzazioni bastava variare la sesta cifra decimale per ottenere risultati totalmente differenti (in questo caso l'unità di misura era la temperatura); perchè allora un'oscillazione di 0,007 mmHg (o anche inferiore, visto che quello è il valore max) dovrebbe avere un'influenza pari a zero?
Credo che anche qui almeno il dubbio sia legittimo, poi nel caso il difficile starà proprio nella dimostrazione rigorosamente scientifica.
Però la scienza secondo me proprio a questo serve, perchè se si limitasse a provare il già provato sarebbe ancora all'età della pietra!
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Saluti a tutti, Flavio
Durante la fase che precede il passaggio delle grandi perturbazioni del tempo, quelle le cui nuvole abbracciano aree di 1000-2000 km, la pressione cala di solito di 5-10 unità in 24 ore, un valore nei confronti del quale la diminuzione di 0.1- 0.2 unità provocato dalla luna al plenilunio sembrerebbe trascurabile e quindi incapace di influenzare il tempo. Ma le cose vanno proprio così? Immaginiamo una perturbazione sul Medio Atlantico, diretta verso l’Italia. Quando la parte avanzata della perturbazione è distante 700-1200 km, i tiepidi venti atlantici che ad alta quota la precedono, raggiungono le nostre regioni nord occidentali, ove pertanto il peso dell’intera colonna d’aria inizia ad alleggerirsi. Ed ecco allora che qui il barometro inizia a scendere, in media al ritmo di 0.3-0.6 unità all’ora. Ma nelle aree ove la pressione diminuisce, ovviamente si genera al suolo una bassa pressione la quale, a sua volta, richiama aria dalle zone circostanti onde colmare il vuoto atmosferico che altrimenti si creerebbe in loco. Ma l’aria che da tutte le direzioni converge verso il neonato centro di bassa pressione, non potendosi accumulare tutta in loco, è costretta a sfuggire verso l’alto, ad una velocità di 2-5 cm al secondo. Ma quanto impiegano moti verticali così lenti a portare l’aria umida prelevata al suolo fino alle quote ove il progressivo raffreddamento da espansione le fa condensare sotto forma di nubi e poi in pioggia? In media 24-36 ore. In realtà la presenza delle nubi non è condizione sufficiente di per sé per assicurare che le microscopiche goccioline della nuvola si aggreghino in gocce più grosse che poi cadono al suolo come pioggia. In effetti la formazione delle gocce di pioggia è garantita soltanto se le velocità verticali ascendenti superano una certa soglia. Potrebbe allora capitare che quel giorno, con quelle particolari condizioni meteo, dalle nubi non siano cadute piogge perché le velocità verticali ascendenti hanno raggiunto, ad esempio, 2.5 cm al secondo mentre per l’innesco delle piogge sarebbe stato necessario, nella circostanza, il superamento del valore critico di 2.7 cm al secondo. Ebbene - ed è questo il punto focale del problema - l’eventuale presenza della luna, proprio quel giorno, sulla verticale del luogo, potrebbe aggiungere alle velocità verticali quel piccolo decimale in più, sufficiente per far passare l’atmosfera dalle condizioni di “pioggia no” a quella di “pioggia sì”. “Dimostrazione scientifica impeccabile” - voi direte - “ma le prove“? Ebbene, già nel 1962, G.W.Brier, un astronomo delle New Jork University, nell’esaminare l’andamento delle precipitazioni nel precedente cinquantennio in rapporto alle fasi lunari, aveva notato, non senza sorpresa, che nell’85 % dei casi le piogge si erano verificate nella settimana a cavallo con la luna piena. I risultati dello studio furono pubblicati nel 1965 sulla prestigiosa rivista americana Monthly Weather Review. A dir il vero una analoga correlazione era stata scoperta dall’Abate Toaldo, Astronomo e geografo, già nel 1700. Ma ecco una prova ancor più recente e, per di più, di casa nostra. Nel 1987 alcuni ricercatori del CNR e dell’ENEL effettuarono una indagine sulle “Componenti mareali a scala mensile dei dati di precipitazione sull’Italia settentrionale”, pubblicata poi nel medesimo anno nel Bollettino Geofisico. L’indagine, condotta su 44 stazioni pluviometriche del Norditalia ho mostrato che la piovosità segue appunto un ritmo quindicinale in armonia con il ciclo lunare.
(articolo tratto dall’opera “Se non ci fosse la luna… “ : autore Mario Giuliacci; Mursia Editore)
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Caro Colonnello, la ringrazio per l'interessante intervento! Il bello della scienza è quello di porsi nuove frontiere e quindi alcuni meccanismi che legano una forza debole come la gravità ad esempio con le forze "forti" che dominano il mondo dell'atomo saranno il futuro della ricerca e magari ci spiegheranno anche l'eventuale ruolo della luna sul nostro clima.
Ma se rimaniamo ai dati attuali la situazione è piuttosto vaga e impedisce secondo me di prendere una posizione galileiana in merito. Gli studi dei tre americani di cui Brier faceva parte, notava una certa correlazione tra periodo sinodico (29,5 giorni) e precipitazioni INTENSE. Sottolineo intense perchè anche i successivi studi del Fisabt (CNR) correlavano una ciclicità LUNI-SOLARE (18,2 anni ovvero Ciclo di Saros) sempre ai fenomeni precipitativi INTENSI. Mi ricordo che il Dott. Cevolani del CNR era eccitato da questa idea correlando episodi alluvionali piemontesi a distanza di 18 anni (era il1994) ma aimè la frequenza di questi eventi ha avuto una ciclicità ben diversa negli ultimi 15 anni...
Il primo articolo, quello del 1962, se non erro (ma ebbi occasione di leggerlo più di 20 anni fa sigh....) metteva in correlazione per gli Stati Uniti che le precipitazioni intense avvenivano di preferenza la prima e la terza settimana del mese sinodico. Questione mareale? Ma la marea è giornaliera, la nostra rotazione ci fa ripresentare dalla parte della luna ogni 24 h più i minuti che servono a "rifasarci", ok varia l'intensità quando si verifica un alineamento luni-geo-solare, ma allora sono solo le maree sigiziali quelle che contano? Allora conta anche la sommatoria con il Sole? Ma poi resta l'eccentricità dell'orbita lunare ci sono ben 50.000 km su 400.000 che variano nella distanza terra-Luna e questo delta di perigeo si riallinea con la fase lunare ogni 18 anni.... O come ipotizzano altri è un problema di illuminazione e/o energia che riceviamo dal nostro sateliite?
E se il discorso di Brier et al. valesse per gli stati uniti cosa diciamo per le altre zone della terra? Che io sappia non esistono altre correlazioni meteo-sinodiche che siano supportate da un rigoroso criterio scientifico.
Il problema è ancora aperto, direi apertissimo ma chissà un domani se queste considerazioni finalmente svelate riescano ad aiutare i modelli nella previdibilità del tempo, oppure dei terremoti, visto che gli effetti mareali vengono da taluni correlati ad una ciclicità sismica ancora tutta da dimostrare.
Insomma anche io mi sono lanciato, forse la foga mi reso un po' prolisso e contorto.....
la ringrazio ancora mario per la qualità dei suoi interventi, molto preziosi per tutto il forum e la nostra "crescita"!
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Enrico Montanari
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