Questo mi chiedevo quest'oggi, vedendo le margherite ancora fiorite, l'Aspromonte senza un filo di neve, le zanzare che imperversano, il vento, una caratteristica di Messina, sempre meno intenso e persistente, specie lo scirocco. Quel vento che ti dava l'illusione del freddo, un freddo finto ovviamente, ma sempre di freddo si trattava. E mi chiedo se sia una necessità ontologica, quella del clima a cambiare anche repentinamente, o contingente, legata a fattori antropici.
Quando nei primi anni novanta andavo a Lodi le prime volte, nei mesi invernali, e vedevo giornate di sole che si susseguivano, senza nebbia ma solo con un pò di debole brina sui tetti(le nebbie, le galaverne, le giornate di ghiaccio c'erano ma erano già poche, del resto il disastro è iniziato nell'88, chiedevo ai miei zii che ci vivevano già dalla metà degli anni settanta: "E la neve?Mamma e papà mi raccontano che quando venivano qui anni fa c'era spesso neve a terra, e il cielo neanche lo vedevi"sentivo dire: "Non è più come prima", e mi chiedevo il perchè.Immaginavo le sciure avvolte nei loro mantelli, nella prima metà dello scorso secolo, che camminavano immerse nella nebbia, con metrate di neve ai bordi della strada che non si scioglievano. Immaginavo giornate di ghiaccio consecutive, e le stalattiti che pendevano dai tetti. Forse esageravo, ma quelle scene, che i vecchi lodigiani raccontano, erano vere. Immaginavo le prime industrie, negli anni '50, con gli operai che salivano da giù per lavorare nelle fabbriche del Nord, infreddoliti. E invece oggi l'industria di Tavazzano, che tra l'altro a quanto so è anche la più grande produttrice di tumori in Europa, è sempre più immersa nel sole, un sole a volte caldo e implacabile, come negli ultimissimi anni, anche in pieno autunno.
Ma mai avrei pensato che poco più di dieci anni dopo Lodi non sarebbe stata più neanche quella della mia infanzia: a fine Novembre, viole fiorite, quindici gradi, sole a picco, anche se meno potente che dalle mie parti(almeno questo è rimasto), zanzare che sembrano elicotteri inferociti.
Io l'autunno degli anni '90 lo ricordo diverso: piovoso, uggioso, ma neanche questo è rimasto. Del resto mai avrei potuto pensare che a fine Aprile avrei trovato 25 gradi, sempre a Lodi, come se il Nord-ovest avesse più di ogni altro una maledizione.
Neanche il mio paesino, Mirto, è quello della mia infanzia: d'estate ricordo il fresco piacevolissimo e caldo solo con lo scirocco che spirava dai monti e rendeva l'aria secchissima. Dal '98 ricordo invece giorni e giorni di caldo atroce e infernale senza scirocco, a quasi cinquecento metri di quota. A Mirto nessuno ricordava inverni senza neve eppure è successo anche questo: nel 2001 solo tepore, per poi sfiorare l'assurdo: oltre trenta gradi a Marzo. La neve è arrivata a fine Aprile, dopo un inverno surreale. A fine Aprile.
Mi chiedevo se anche la Lisbona di Pessoa, il grande poeta, fosse nebbiosa e grigia come ne parlava lui negli anni '30, o se la "falla barica" abbia modificato tutto.
Vi confesso: sono disorientato, e un pò atterrito. Tutto muta con troppa rapidità, e la Messina che conoscevo, quella dello scirocco che soffia a 130 km/h facendoti sentire freddo anche a Maggio, quella delle piogge invernali che duravano giorni senza scaricare in un botto millimetri su millimetri, quella dove bastava una -6 per far nevicare in città mentre oggi con una -9 cadono quattro fiocchi in croce e i monti rimangono grigi, beh quella Messina è scomparsa: qualche annata come il 2003 prova a risalire la china, e proprio quell'inverno è stato compensato da una delle estati più bollenti che si ricordi.
Mi mancano gli odori, i colori, i suoni di quando ero bambino. Mi manca il suono delle campane di Lodi mentre il campanile era immerso nella nebbia, mi manca il colore marrone chiaro dei monti che circondano Mirto già a settembre, mi manca l'odore di mare che sentivo a Messina quando arrivava lo scirocco e faceva volare tutto, mentre il mare in burrasca mi faceva sentire vivo. Non ci voglio credere, non può essere cambiato tutto così: ho ventidue anni, non ottanta, e il clima non è più lo stesso.
Tutto mi sembra irreale, non voglio fare il catastrofista ma a volte mi verrebbe voglia di lasciar perdere la meteo per uscire da un incubo che non ho più voglia di avere.
Non lo farò, è ovvio, ma questo mi sembra: un incubo.