1992, dicembre.
Stanno succedendo tante cose, qui in Sicilia.
Nella splendida Palermo, ci sono le catene umane contro la mafia.
Sembrano essersi svegliate le coscienze, anche se io capisco solo vagamente quello che accade attorno a me.
Ci sono stato a Palermo, da poco.
Da Capo D'Orlando, un centro costiero vicino Mirto(o meglio, è Mirto ad essere vicino a Capo D'Orlando), dove Gino Paoli ha scritto "Sapore di sale", canzone che ben descrive le atmosfere orlandine, Tano Grasso-che da grande vedrò più volte-tuona contro il pizzo. Mio padre mi ha portato al comizio di
Leoluca Orlando, che sembra essere, adesso, l'eroe della "primavera palermitana": non so cosa significhi, ma il nome mi piace.
Nel frattempo, su al Nord, Bossi tuona contro tutti, adorato da folle osannanti.
Si parla di politica in casa mia, e io mi interesso un pò. Ma è altro che
mi affascina.
Stiamo per andare a Lodi, dai miei zii. Mi hanno detto che d'inverno, lassù, fa la neve. Che fino all'85, l'ultimo anno in cui i miei son saliti,
hanno visto tanta neve, tanta nebbia, tanto ghiaccio.
Io, che queste cose le ho viste solo nei film
americani, sono eccitato all'idea. Tormento mia madre, meteoappassionata(in futuro si pentirà di avermi trasmesso questa passione), chiedendole cosa succeda in quei posti. Vedo le previsioni di Caroselli, ma mi chiedo perchè il simbolino della neve non comprenda quasi mai Messina, e quando succede, perchè la mia città non venga mai visitata dai fiocchi.
-------------------------
Il treno ferma a Lodi.
Il rumore del treno che si ferma è assordante. Mi sono appena svegliato di soprassalto, per ammirare ciò che mi aspetta.
Sceso dal treno, la bocca fuma. E pensare che noi bambini messinesi giochiamo a farci fumare la bocca quando nelle mattine fredde scendiamo a sei gradi, tanto è raro il fenomeno. Di gradi, dice mia zia, ce ne sono tre.
L'odore, nell'aria, è quello della campagna padana, fatto di umido che si taglia col coltello e di concime naturale. Sarà poco gradevole, ma è questo l'odore che mi accompagnerà in questi dieci giorni passati su al Nord.
Non riesco a toccare più nulla senza che la cosa mi dia fastidio, le mie mani non sono abituate a questo freddo.
Ancora non ho scoperto il caffè, e l'unico sapore che ho in bocca, mentre mi metto il cappellino, è quello della merendina appena mangiata.
I miei zii ci accompagnano a casa loro. Davanti a me scorrono case antiche, palazzi ben curati, giardini pubblici ordinati, biciclette e il suono delle campane che costantemente fa da sottosfondo a questa atmosfera tanto diversa dalla mia.

Dieci giorni bellissimi, fatti di brina sui tetti, ghiaccio sulle auto, freddo pungente, termometri col segno "meno"con una disinvoltura che mi sembra quasi presunzione. Ma senza neve, e senza nebbia. Sole, un sole pallido, velato, trasparente, ma sempre sole.

Un sole che mi accompagna nelle passeggiate con mio padre in mezzo alle vie medievali di Lodi, di luce fioca che entra nelle fessure di queste splendide case, di tramonti fatti di aria ferma e fredda e sagome dei campanili.
Dov'è finita la neve che mi hanno promesso?
Dov'è la nebbia che non ti fa vedere al di là dell'uscio di casa?
Mia zia risponde che non posso pretendere che tutto l'inverno ci sia neve, e comunque ne faceva molta di più prima. E ogni anno è sempre meglio(peggio, per me).
Mi chiedo se un giorno arriverà un inverno in cui non cadrà nulla se non quattro fiocchi, in cui i gradi anzichè essere otto, come nelle ore centrali di queste giornate di sole(comunque pochi per un siciliano come me), saranno venti, in cui in quest'aria ferma arriverà anche il suono del vento.
La realtà ha superato la fantasia.