Venerdì.
Dopo una notte di nebbia che ha deciso di sostare poco sopra Mirto offuscando
le stelle, e fatto rimanere la temperatura inchiodata a nove gradi senza darle il permesso di scendere,
la giornata si apre con il sole che fa capolino tra le nubi. Nell'aria, malgrado la temperatura si sia alzata, l'odore dei camini,
che un pò stride con la vista delle palme che adornano il paese.
L'ho detto tante volte: Mirto mi piace anche per questo: è un posto "di confine", tra abeti e palme, tra fichidindia e pini, tra ulivi e larici, tra montagne e mare, e questo contrasto è uno dei regali più belli che madre Natura abbia potuto fare a questo posto.
L'aria non è tersa, ma il verde della valle è comunque acceso.
Il profilo di uno dei tanti paesini vicini si staglia all'orizzonte,
incastonato nella vegetazione.
Uno dei tanti campanili che adornano il paese si innalza tra le casette,
mentre dal mare arrivano folate di vento.
Gusto il solito caffè, e proseguo la mia passeggiata: lontano dal frastuono
della città, con gli uccellini che cinguettano in sottofondo, mi sembra di essere pienamente a contatto con la natura.
Da qui vedo la montagna, lievemente offuscata dalle nubi passeggere.
Ora fa più caldo, e i camini iniznao a non fumare più.
Tocco il mio ruvido cappotto, e cerco di nuovo la digitale. Non posso
non immortalare anche stavolta l'orologio he reca la firma del mio prozio:
per me un vanto, per chi mi conosce il capriccio di un cittadino che fa lo snob al contrario, fiero dei suoi avi paesani: non posso nascondere che ci sia del vero.
Arrivo in piazza, mentre il vento inizia a soffiare più forte.
Più sotto c'è "Aritu", il belvedere alla fine del paese.
Da qui, sotto un sole ormai alto, appare Mirto, questo piccolo villaggio dei Nebrodi dove ho i ricordi più belli.
Le acque cristalline del Tirreno oggi lo sono un pò meno, a causa del mare mosso, ma il panorama è ugualmente mozzafiato.
E di nuovo, da un'altra angolazione, riappare il paesino che avevo già osservato.
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Non pago del mio percorso, salgo sulla montagna che domina l'abitato.
Da qui Mirto sembra davvero un presepe.
Lo sguardo si sofferma dapprima sull'insieme, cogliendo via via i dettagli.
Riscendo in paese, mentre tutti mi salutano, guardando incuriositi le mie peripezie: i mirtesi hanno un "body language"tutto particolare, dal quale deduco la loro perplessità. Il cielo è tornato a offuscarsi.
Uno spicchio di sole illumina la Chiesa di San Nicolò.
Il "Duomo"cerca di difendersi dal sole, ma non ci riesce, in questo rincorrersi di nubi e luce che sembra non dover finire mai.
Le margherite, intanto, rivelano una primavera ormai avanzata.
Una casetta caratteristica spunta dal nulla, bianca come quella delle Isole Eolie.
Un vicoletto come tanti, ed ecco riapparire l'orologio del mio prozio.
Il cielo torna a offuscarsi, e passo da Palazzo Cupane, intitolato a un botanico originario proprio di Mirto: e come poteva non esserlo, visto il nome del paese e l'eccezionale vegetazione che lo circonda.
Arrivo nel Corso principale: qui la strada si inerpica fino alla montagna.
Nel pomeriggio, la processione del Venerdi' Santo, molto suggestiva: le fiaccole per le vie del paese, la banda, e qualche goccia di pioggia. Stasera gruppi di persone di tutte le età , davanti alle Chiese, intoneranno canti in dialetto ispirati alla Pasqua. Fa freddo adesso, e il sole tramonta.
Salgo velocemente sulla terrazza di casa mia.
Da qui, vedo un banco di nuvole basse prova ad anticipare il riposar del sole, mentre i camini tornano a fumare.
Alicudi e Filicudi, sullo sfondo, coronano la fine di questa giornata.
Presto ritornerò a casa, allo studio, ai rumori della città.
Ma ora sono in un altro pianeta.
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Splendide, Nino![]()
belle
Racconta anche com'è andata la notte![]()
Belle foto Nino!![]()
"....[I]E vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire con le nubi del cielo[/I]."
[B]Gesù Cristo[/B] (Marco 14,62)
[B][URL="http://www.luceraweb.eu"]
[/URL][/B]
Come al solito encomiabile.
Ai vart semp ant l'aria
è un'alba spettacolare, complimenti![]()
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