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  1. #81
    Burrasca forte L'avatar di Wetter
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da Thomyorke Visualizza Messaggio
    Molti scrivono come se gli uomini fossero il punto di arrivo dell'evoluzione della specie, come se la terra fosse un sistema intelligente creato ad hoc per l'uomo che non correrebbe alcun pericolo di essere scalzato dall'eterno trasformarsi delle forme di vita.
    Sono posizioni arcaiche che lasciano trasparire un antropocentrismo integralista e scellerato: semplicemente assurdo pensare ad una risposta "intelligente" del pianeta in seguito ad un avvelenamento della natura da parte dell'uomo. In natura le cose funzionano in un modo molto meno cervellotico e molto meno pietoso rispetto ai discorsi tranquillizzanti e "mistici" dei negazionisti: molto probabilmente l'effetto delle operazioni di sfruttamento-inquinamento antropico non sarà affatto quello di un riequilibrio del sistema terreste pacifico e e graduale. Rischiamo di scomparire per mano della nostra arrogante e stupida considerazione di essere fuori dalla natura, di non dipendere da un sistema che non dominiamo affatto del tutto; il punto di non ritorno vuol significare proprio questo concetto, la possibilita non proprio così remota e metafisica di scomparire per la mancanza di mezzi di adattamento alle nuove situazioni climatiche ed alla eventuale mancanza di risorse per far fronte ai cambiamenti repentini in atto.
    Per favore, meno mistica antropocentrica e cattolica, più uomini di scienza consapevoli dei limiti che gli uomini hanno, consapevoli di essere darwinianamente parte della natura e di essere al mondo per un puro caso che però va sfruttato (non nel senso dello sfruttamento scellerato e poco lungimirante delle risorse energetiche) nel migliore dei modi, con responsabilità.

    Intervento molto alto!!!

    Condivido anche le virgole e la punteggiatura tutta!

    Wetter
    Avatar: Caspar Friedrich, Der Wanderer über dem Nebelmeer (Il viandante sul mare di nebbia) 1817 Kunsthalle, Hamburg

  2. #82
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Mescolando tutti i fattori, ripeto, non mi stupirei che già fossimo arrivati, ora, alle temperature dell'optimum (o comunque da quell parti) e che ciò che ci manchi sia solo qualche decennio. Il tutto, come dicevo all'inizio, con un panorama che è fatto di 6 miliardi di persone e di vaste zone del pianeta deforestate e convertite a uso agricolo.
    Se per ora intendi questo ultimo anno in varie parti d'Europa, direi che abbiamo anche superato quello medievale.
    Probabilmente siamo ai limiti massimi olocenici.
    Bisogna vedere, come tu dici, quanto resterà cosi o come muterà..anche in periodi più caldi ci saranno state fluttuazioni da un anno all'altro attorno ad una media.
    Ci accorgeremo presto se abbiamo varcato il Rubicone...


    ciao

  3. #83
    Enrico_3bmeteo
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Per la deforestazione: ha agito pesantemente in Valle, almeno sino alla peste, quando la popolazione in quota era molto maggiore sia di quella di ora (e non ci vuole molto) ma sia a quella che all'epoca abitava il fondovalle. Le montagne erano enormemente più sfruttate, e così il terreno. La stessa limitazione dei boschi (mi è stato detto da autorevoli forestali locali) è stata in larga misura imposta. Oggi c'è un limite (più o meno intorno ai 1000 metri) di brusco passaggio da latifoglie a conifere. In origine la cosa doveva essere più graduale, con boschi misti sino a quote più elevate. Così le esigenze di pascolo sopra i 2000 hanno portato alla deforestazione di tutto ciò che non fosse in forte pendio.
    Ripeto un concetto che ho già espresso in passato: non ho un'opinione su quanto sta accadendo perché non possiedo le competenze necessarie a districare la matassa delle - troppe - informazioni che continuamente piovono dai tavoli dei ricercatori.
    Mi limito ad osservare l'ambiente che mi circonda dal quale estrapolo alcuni - fatti - non ipotesi o teorie.
    Attualmente, stanti le - attuali - condizioni pedoclimatiche, all'altezza della torbiera del rutor, ma anche ai 2400m del rifugio Defeyes, i consorzi misti di conifere submontani e montani di stampo atlantico o subatlantico (nello specifico del sito in questione mi riferisco a pinete di pino uncinato miste con abete) non troverebbero le condizioni necessarie ad un loro affrancamento. In base a quello che ricordo della valle principale, il limite attuale potenziale nella zona di La Thuile potrebbe raggiungere al massimo i 2000m, contro i 1800-1900 della più arida valle principale
    Tuttavia, l'attuale fase di riscaldamento, accompagnata da un generale inaridimento del nord, pone interrogativi piuttosto complessi poiché l'innalzamento delle temperature da un lato favorirebbe una risalita degli orizzonti forestali, ma il calo delle precipitazioni dall'altro la ostacolerebbe......
    Direi che c'è abbondante materiale di studio

  4. #84
    Bava di vento L'avatar di ilbonardi
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Lo so che nel medioevo la situazione era diversa e che certi passi alpini ora chiusi per 9 mesi all'anno erano aperti per molto più. Ma il mio sacro timore è che il solo effetto persistenza (senza quindi dover ricorrere ad ulteriori aumenti di temperature) sia sufficiente a creare una situazione e un paesaggio totalmente differente da quello odierno. Cioè: lasciamo le temperature dell'ultimo decennio per 100 anni (l'ottimo medievale ne durò 300, se non ricordo male) e vediamo cosa resta.

    Per la deforestazione: ha agito pesantemente in Valle, almeno sino alla peste, quando la popolazione in quota era molto maggiore sia di quella di ora (e non ci vuole molto) ma sia a quella che all'epoca abitava il fondovalle. Le montagne erano enormemente più sfruttate, e così il terreno. La stessa limitazione dei boschi (mi è stato detto da autorevoli forestali locali) è stata in larga misura imposta. Oggi c'è un limite (più o meno intorno ai 1000 metri) di brusco passaggio da latifoglie a conifere. In origine la cosa doveva essere più graduale, con boschi misti sino a quote più elevate. Così le esigenze di pascolo sopra i 2000 hanno portato alla deforestazione di tutto ciò che non fosse in forte pendio.

    Insomma: ci sono molti discorsi connessi tra loro. Dulcis in fundo, la persistenza avviene anche in acqua. Se il mare, anche lui un sistema inerziale, alla fine si riscalda "in misura compatibile" con le attuali temperature, è possibile che risulti più caldo di oggi. E un mare più caldo provoca effetti su lunga scala.
    Mescolando tutti i fattori, ripeto, non mi stupirei che già fossimo arrivati, ora, alle temperature dell'optimum (o comunque da quell parti) e che ciò che ci manchi sia solo qualche decennio. Il tutto, come dicevo all'inizio, con un panorama che è fatto di 6 miliardi di persone e di vaste zone del pianeta deforestate e convertite a uso agricolo.
    Una volta tanto non ti quoto del tutto.
    La questione dei passi alpini aperti nel Medioevo per molti più mesi all'anno è una favoletta tutta, ma proprio tutta, da dimostrare. Nasce dall'altra favoletta dei walser che vanno e vengono dal Vallese alla Valle d'Aosta per molti mesi all'anno senza nevi o ghiaccio al suolo (come se fossero di necessità incapaci di muoversi sulla neve o su un ghiacciaio!). Su questo fatto non esistono prove documentarie di ampio (e neppure medio) respiro.

    Per contro, condivido appieno la tua analisi sull'"effetto di persistenza".
    "Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente"
    ZDENEK ZEMAN

  5. #85
    Burrasca L'avatar di steph
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da simone3500 Visualizza Messaggio
    Se per ora intendi questo ultimo anno in varie parti d'Europa, direi che abbiamo anche superato quello medievale.
    Probabilmente siamo ai limiti massimi olocenici.
    Bisogna vedere, come tu dici, quanto resterà cosi o come muterà..anche in periodi più caldi ci saranno state fluttuazioni da un anno all'altro attorno ad una media.
    Ci accorgeremo presto se abbiamo varcato il Rubicone...


    ciao
    Da PFISTER e LUTERBACHER,

    Variazioni CLIMATICHE IN europa DOPO L'ALTO medioevo: NUOVI APPROCCI E RISULTATI



    "quanto FU CALDO IL periodo caldo medievale (PCM)?

    Il termine PCM designa un intervallo (dal 900 d.C. al 1300) di temperature elevate identificato per la prima volta nel nord Europa. Per questa ragione il progetto principale della Intemational Geosphere-Biosphere Program (IGBP), noto con il nome di PAGES (Past Global Changes) identifica il PCM come periodo focale per ricostruzioni dettagliate di parametri climatici, per mezzo di comparazioni con i valori attuali. Una migliore comprensione dei regimi del clima che fu in un periodo caldo, può essere veramente vitale se vogliamo distinguere tra variabilità naturale e risultato delle influenze antropogeniche sul sistema climatico. In questo senso, i cambiamenti regionali e stagionali durante il PCM forniscono uno scenario climatico per il XX secolo senza perturbazioni antropogeniche. La maggior parte delle ricostruzioni climatiche del PCM si basano su indicatori indiretti, come gli anelli di accrescimento degli alberi, antiche morene glaciali, ecc. che sono però relativi al periodo caldo dell'anno. Pochi sforzi sono stati fatti, invece, nella ricostruzione delle temperature invernali. Con Jürg Luterbacher abbiamo tentato una ricostruzione, su un arco di tempo di 550 anni, delle temperature invernali del Primo e Alto Medioevo nell'Europa centro-occidentale, a partire da dati documentari indiretti che si riferiscono a processi in atto nell'ambiente naturale connessi all'andamento delle temperature (ghiaccio, neve e attività delle piante). In seguito mi sono dedicato al periodo 1100/1300. Al fine di risparmiare tempo non starò in questa sede a spiegare come sono state prodotte le stime della temperatura, per le quali rimando al nostro lavoro (Pfister et al., 1998).

    Innanzitutto si è potuto concludere che il PCM non è stato un periodo durante cui gli inverni erano omogeneamente caldi; piuttosto esso consiste in un'alternanza di periodi caldi e freddi come nella Piccola Età Glaciale (PEG). La lunghezza d'onda di queste fluttuazioni varia fra 20 e 40 anni, dato questo che si accorda con quello della circolazione termoalina sull'Oceano Atlantico Settentrionale (Stocker, 1995). Il clima invernale nel corso dei 240 anni tra 1090 e 1329 può essere diviso in tre periodi. Durante il primo, dal 1090 al 1179 le temperature medie invernali dell'aria, erano a livello dell'ultima fase della PEG (1700-1900). Nel secondo periodo (1180-1299) l'inverno medio era caldo come quello del periodo 1961-1990. Nella parte iniziale di questo periodo caldo (1180-1209) le temperature invernali erano perfino un po' più alte di quelle del periodo 1961-1990, ma sotto il livello degli anni '90. Nel periodo 1210-1299 esse erano vicine al periodo 1961-1990. Riassumendo: gli inverni dal 1180 al 1300 furono caldi come quelli del XX secolo. In questo senso, il clima invernale in questa fase del PCM era fondamentalmente diverso da quello della PEG. Il raro verificarsi di inverni rigidi nel periodo 1180-1300 sembra aver promosso la coltivazione di alberi subtropicali nella Valle del Po e perfino nella Valle del Rodano e in Germania, dove essi non sono più ricresciuti. Ciò è desumibile da varie evidenze. Il più autorevole testimone è St. Alberto Magno, noto come teologo, filosofo e naturalista. Nel trattato "De vegetalibus" descrive gli alberi noti nella Valle del Reno. Nella lista include melograni e fichi "che sono abbondanti a Colonia e in alcune parti della Valle del Reno vicino alla città. Gli alberi di fico fruttificavano tre volte l'anno, eccetto che negli autunni freddi. St. Alberto descrive anche la coltivazione dell'ulivo. Un cronista di Colonia riporta il congelamento di "viti, fichi e ulivi in Italia, Francia e Germania" per effetto dei forti ghiacci. Un altro cronista menziona un'estesa moria di fichi e ulivi attorno alla città di Parma nello stesso anno.
    I modelli di temperatura invernale derivati dallo spostamento verso nord delle piante mediterranee si accordano, di conseguenza, con quelli derivati da evidenze documentarie., indicanti un regime climatico dove i freddi estremi erano meno frequenti e meno pronunciati. Attorno al 1300, si realizzò un improvviso passaggio da inverni caldi a inverni freddi. Dal 1300 al 1329 gli inverni furono di circa 1°C più freddi di quelli del periodo 1961-1990. Tale raffreddamento degli inverni, segna la transizione tra PCM e PEG nel centro Europa."




    PFISTER, Christian; LUTERBACHER, Jürg; SCHWARZ-ZANETTI, Gabriela; WEGMANN, Milène: Winter air temperature variations in Central Europe during the Early and Highe Middle Ages (A.D. 750–1300). in: The Holocene 8/1: 547–564.
    ~~~ Always looking at the sky~~~








  6. #86
    Burrasca L'avatar di steph
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Poi, certo, non bisogna cadere nel determinismo climatico tout court, che è sempre sinonimo di riduzionismo.

    Come ci ricorda Le Roy Ladurie, ad es. il confine settentrionale della coltivazione dell'ulivo risale verso nord per tutta la durata della PEG, e in particolare durante i decenni particolarmente freddi tra il 1550 e il 1600.

    Questo apparente paradosso sarebbe dovuto agli sforzi degli ulivicoltori, nel tentativo di estendere le loro piantagioni verso nord per soddisfare le richieste del mercato (una sorta di globalizzazione ante litteram!).

    Ergo: diffiderei di teorie che cercano di dare una spiegazione climatica ad ogni sorta di attività umana (crisi o sviluppo che implichi).
    ~~~ Always looking at the sky~~~








  7. #87
    Enrico_3bmeteo
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da steph Visualizza Messaggio
    Da PFISTER e LUTERBACHER,

    Variazioni CLIMATICHE IN europa DOPO L'ALTO medioevo: NUOVI APPROCCI E RISULTATI



    "quanto FU CALDO IL periodo caldo medievale (PCM)?

    Il termine PCM designa un intervallo (dal 900 d.C. al 1300) di temperature elevate identificato per la prima volta nel nord Europa. Per questa ragione il progetto principale della Intemational Geosphere-Biosphere Program (IGBP), noto con il nome di PAGES (Past Global Changes) identifica il PCM come periodo focale per ricostruzioni dettagliate di parametri climatici, per mezzo di comparazioni con i valori attuali. Una migliore comprensione dei regimi del clima che fu in un periodo caldo, può essere veramente vitale se vogliamo distinguere tra variabilità naturale e risultato delle influenze antropogeniche sul sistema climatico. In questo senso, i cambiamenti regionali e stagionali durante il PCM forniscono uno scenario climatico per il XX secolo senza perturbazioni antropogeniche. La maggior parte delle ricostruzioni climatiche del PCM si basano su indicatori indiretti, come gli anelli di accrescimento degli alberi, antiche morene glaciali, ecc. che sono però relativi al periodo caldo dell'anno. Pochi sforzi sono stati fatti, invece, nella ricostruzione delle temperature invernali. Con Jürg Luterbacher abbiamo tentato una ricostruzione, su un arco di tempo di 550 anni, delle temperature invernali del Primo e Alto Medioevo nell'Europa centro-occidentale, a partire da dati documentari indiretti che si riferiscono a processi in atto nell'ambiente naturale connessi all'andamento delle temperature (ghiaccio, neve e attività delle piante). In seguito mi sono dedicato al periodo 1100/1300. Al fine di risparmiare tempo non starò in questa sede a spiegare come sono state prodotte le stime della temperatura, per le quali rimando al nostro lavoro (Pfister et al., 1998).

    Innanzitutto si è potuto concludere che il PCM non è stato un periodo durante cui gli inverni erano omogeneamente caldi; piuttosto esso consiste in un'alternanza di periodi caldi e freddi come nella Piccola Età Glaciale (PEG). La lunghezza d'onda di queste fluttuazioni varia fra 20 e 40 anni, dato questo che si accorda con quello della circolazione termoalina sull'Oceano Atlantico Settentrionale (Stocker, 1995). Il clima invernale nel corso dei 240 anni tra 1090 e 1329 può essere diviso in tre periodi. Durante il primo, dal 1090 al 1179 le temperature medie invernali dell'aria, erano a livello dell'ultima fase della PEG (1700-1900). Nel secondo periodo (1180-1299) l'inverno medio era caldo come quello del periodo 1961-1990. Nella parte iniziale di questo periodo caldo (1180-1209) le temperature invernali erano perfino un po' più alte di quelle del periodo 1961-1990, ma sotto il livello degli anni '90. Nel periodo 1210-1299 esse erano vicine al periodo 1961-1990. Riassumendo: gli inverni dal 1180 al 1300 furono caldi come quelli del XX secolo. In questo senso, il clima invernale in questa fase del PCM era fondamentalmente diverso da quello della PEG. Il raro verificarsi di inverni rigidi nel periodo 1180-1300 sembra aver promosso la coltivazione di alberi subtropicali nella Valle del Po e perfino nella Valle del Rodano e in Germania, dove essi non sono più ricresciuti. Ciò è desumibile da varie evidenze. Il più autorevole testimone è St. Alberto Magno, noto come teologo, filosofo e naturalista. Nel trattato "De vegetalibus" descrive gli alberi noti nella Valle del Reno. Nella lista include melograni e fichi "che sono abbondanti a Colonia e in alcune parti della Valle del Reno vicino alla città. Gli alberi di fico fruttificavano tre volte l'anno, eccetto che negli autunni freddi. St. Alberto descrive anche la coltivazione dell'ulivo. Un cronista di Colonia riporta il congelamento di "viti, fichi e ulivi in Italia, Francia e Germania" per effetto dei forti ghiacci. Un altro cronista menziona un'estesa moria di fichi e ulivi attorno alla città di Parma nello stesso anno.
    I modelli di temperatura invernale derivati dallo spostamento verso nord delle piante mediterranee si accordano, di conseguenza, con quelli derivati da evidenze documentarie., indicanti un regime climatico dove i freddi estremi erano meno frequenti e meno pronunciati. Attorno al 1300, si realizzò un improvviso passaggio da inverni caldi a inverni freddi. Dal 1300 al 1329 gli inverni furono di circa 1°C più freddi di quelli del periodo 1961-1990. Tale raffreddamento degli inverni, segna la transizione tra PCM e PEG nel centro Europa."

    PFISTER, Christian; LUTERBACHER, Jürg; SCHWARZ-ZANETTI, Gabriela; WEGMANN, Milène: Winter air temperature variations in Central Europe during the Early and Highe Middle Ages (A.D. 750–1300). in: The Holocene 8/1: 547–564.
    Alla fine, se sovrapponi le pestilenze europee ai cicli climatici mi sa tanto che fai bingo..

  8. #88
    Burrasca L'avatar di Aliseo
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da Thomyorke Visualizza Messaggio
    Molti scrivono come se gli uomini fossero il punto di arrivo dell'evoluzione della specie, come se la terra fosse un sistema intelligente creato ad hoc per l'uomo che non correrebbe alcun pericolo di essere scalzato dall'eterno trasformarsi delle forme di vita.
    Sono posizioni arcaiche che lasciano trasparire un antropocentrismo integralista e scellerato: semplicemente assurdo pensare ad una risposta "intelligente" del pianeta in seguito ad un avvelenamento della natura da parte dell'uomo. In natura le cose funzionano in un modo molto meno cervellotico e molto meno pietoso rispetto ai discorsi tranquillizzanti e "mistici" dei negazionisti: molto probabilmente l'effetto delle operazioni di sfruttamento-inquinamento antropico non sarà affatto quello di un riequilibrio del sistema terreste pacifico e e graduale. Rischiamo di scomparire per mano della nostra arrogante e stupida considerazione di essere fuori dalla natura, di non dipendere da un sistema che non dominiamo affatto del tutto; il punto di non ritorno vuol significare proprio questo concetto, la possibilita non proprio così remota e metafisica di scomparire per la mancanza di mezzi di adattamento alle nuove situazioni climatiche ed alla eventuale mancanza di risorse per far fronte ai cambiamenti repentini in atto.
    Per favore, meno mistica antropocentrica e cattolica, più uomini di scienza consapevoli dei limiti che gli uomini hanno, consapevoli di essere darwinianamente parte della natura e di essere al mondo per un puro caso che però va sfruttato (non nel senso dello sfruttamento scellerato e poco lungimirante delle risorse energetiche) nel migliore dei modi, con responsabilità.
    Scusami cerca di evitare di citare il cattolicesimo in un discorso che non ne vede l'esigenza di intervento. Poi vedo che hai poco chiari alcuni concetti, ma non voglio andare off TD. L'antropocentrismo sfrenato è frutto del relativismo darwiniano, l'esatto contrario di quello che hai detto. Evitiamo per cortesia, evitiamo! Cordialmente
    "....[I]E vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire con le nubi del cielo[/I]."
    [B]Gesù Cristo[/B] (Marco 14,62)

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    [/URL][/B]

  9. #89
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da Aliseo Visualizza Messaggio
    S L'antropocentrismo sfrenato è frutto del relativismo darwiniano, l'esatto contrario di quello che hai detto. Evitiamo per cortesia, evitiamo! Cordialmente
    Questo punto di vista mi interessa, anche perché (pur cattolico) sono di parere diametralmente opposto.

    L'evoluzione naturale, par Darwin è determinata da 2 fattori 1) La casualità e 2) la pressione ambientale che fa sì che una specie più adatta (non migliore!) abbia più chances di una non adatta. Punto.

    Ciò che si ritiene con l'evoluzione guidata o principio intelligente o Provvidenza è l'esatto contrario, vale a dire che l'evoluzione non parte affatto da un principio casuale (una casuale mutazione genetica) ma segue un principio preordinato che porta l'uomo ad essere una creatura del tutto speciale.

    Per Darwin l'uomo è una creatura animale come tutte le altre che si è evoluta esattamente come si sono evoluti i criceti: soggiacendo alle medesime leggi, dico. Per un cattolicio traditional il mondo e l'evoluzione sono stati finalizzati ad una concezione di uomo superiore a quella degli altri animali.

    Quindi, mi pare, il contrario di ciò che affermi. Perciò che mi piacerebbe sapere il tuo punto di vista: perché da Darwin è uscito l'antropocentrismo più sfrenato?
    Maurizio
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    41:53:22N, 12:29:53E

  10. #90
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    Predefinito Re: Adesso ditemi secondo voi...

    Citazione Originariamente Scritto da steph Visualizza Messaggio
    Da PFISTER e LUTERBACHER,

    Variazioni CLIMATICHE IN europa DOPO L'ALTO medioevo: NUOVI APPROCCI E RISULTATI



    "quanto FU CALDO IL periodo caldo medievale (PCM)?

    Il termine PCM designa un intervallo (dal 900 d.C. al 1300) di temperature elevate identificato per la prima volta nel nord Europa. Per questa ragione il progetto principale della Intemational Geosphere-Biosphere Program (IGBP), noto con il nome di PAGES (Past Global Changes) identifica il PCM come periodo focale per ricostruzioni dettagliate di parametri climatici, per mezzo di comparazioni con i valori attuali. Una migliore comprensione dei regimi del clima che fu in un periodo caldo, può essere veramente vitale se vogliamo distinguere tra variabilità naturale e risultato delle influenze antropogeniche sul sistema climatico. In questo senso, i cambiamenti regionali e stagionali durante il PCM forniscono uno scenario climatico per il XX secolo senza perturbazioni antropogeniche. La maggior parte delle ricostruzioni climatiche del PCM si basano su indicatori indiretti, come gli anelli di accrescimento degli alberi, antiche morene glaciali, ecc. che sono però relativi al periodo caldo dell'anno. Pochi sforzi sono stati fatti, invece, nella ricostruzione delle temperature invernali. Con Jürg Luterbacher abbiamo tentato una ricostruzione, su un arco di tempo di 550 anni, delle temperature invernali del Primo e Alto Medioevo nell'Europa centro-occidentale, a partire da dati documentari indiretti che si riferiscono a processi in atto nell'ambiente naturale connessi all'andamento delle temperature (ghiaccio, neve e attività delle piante). In seguito mi sono dedicato al periodo 1100/1300. Al fine di risparmiare tempo non starò in questa sede a spiegare come sono state prodotte le stime della temperatura, per le quali rimando al nostro lavoro (Pfister et al., 1998).

    Innanzitutto si è potuto concludere che il PCM non è stato un periodo durante cui gli inverni erano omogeneamente caldi; piuttosto esso consiste in un'alternanza di periodi caldi e freddi come nella Piccola Età Glaciale (PEG). La lunghezza d'onda di queste fluttuazioni varia fra 20 e 40 anni, dato questo che si accorda con quello della circolazione termoalina sull'Oceano Atlantico Settentrionale (Stocker, 1995). Il clima invernale nel corso dei 240 anni tra 1090 e 1329 può essere diviso in tre periodi. Durante il primo, dal 1090 al 1179 le temperature medie invernali dell'aria, erano a livello dell'ultima fase della PEG (1700-1900). Nel secondo periodo (1180-1299) l'inverno medio era caldo come quello del periodo 1961-1990. Nella parte iniziale di questo periodo caldo (1180-1209) le temperature invernali erano perfino un po' più alte di quelle del periodo 1961-1990, ma sotto il livello degli anni '90. Nel periodo 1210-1299 esse erano vicine al periodo 1961-1990. Riassumendo: gli inverni dal 1180 al 1300 furono caldi come quelli del XX secolo. In questo senso, il clima invernale in questa fase del PCM era fondamentalmente diverso da quello della PEG. Il raro verificarsi di inverni rigidi nel periodo 1180-1300 sembra aver promosso la coltivazione di alberi subtropicali nella Valle del Po e perfino nella Valle del Rodano e in Germania, dove essi non sono più ricresciuti. Ciò è desumibile da varie evidenze. Il più autorevole testimone è St. Alberto Magno, noto come teologo, filosofo e naturalista. Nel trattato "De vegetalibus" descrive gli alberi noti nella Valle del Reno. Nella lista include melograni e fichi "che sono abbondanti a Colonia e in alcune parti della Valle del Reno vicino alla città. Gli alberi di fico fruttificavano tre volte l'anno, eccetto che negli autunni freddi. St. Alberto descrive anche la coltivazione dell'ulivo. Un cronista di Colonia riporta il congelamento di "viti, fichi e ulivi in Italia, Francia e Germania" per effetto dei forti ghiacci. Un altro cronista menziona un'estesa moria di fichi e ulivi attorno alla città di Parma nello stesso anno.

    I modelli di temperatura invernale derivati dallo spostamento verso nord delle piante mediterranee si accordano, di conseguenza, con quelli derivati da evidenze documentarie., indicanti un regime climatico dove i freddi estremi erano meno frequenti e meno pronunciati. Attorno al 1300, si realizzò un improvviso passaggio da inverni caldi a inverni freddi. Dal 1300 al 1329 gli inverni furono di circa 1°C più freddi di quelli del periodo 1961-1990. Tale raffreddamento degli inverni, segna la transizione tra PCM e PEG nel centro Europa."







    PFISTER, Christian; LUTERBACHER, Jürg; SCHWARZ-ZANETTI, Gabriela; WEGMANN, Milène: Winter air temperature variations in Central Europe during the Early and Highe Middle Ages (A.D. 750–1300). in: The Holocene 8/1: 547–564.
    Citazione Originariamente Scritto da steph Visualizza Messaggio
    Poi, certo, non bisogna cadere nel determinismo climatico tout court, che è sempre sinonimo di riduzionismo.

    Come ci ricorda Le Roy Ladurie, ad es. il confine settentrionale della coltivazione dell'ulivo risale verso nord per tutta la durata della PEG, e in particolare durante i decenni particolarmente freddi tra il 1550 e il 1600.

    Questo apparente paradosso sarebbe dovuto agli sforzi degli ulivicoltori, nel tentativo di estendere le loro piantagioni verso nord per soddisfare le richieste del mercato (una sorta di globalizzazione ante litteram!).

    Ergo: diffiderei di teorie che cercano di dare una spiegazione climatica ad ogni sorta di attività umana (crisi o sviluppo che implichi).
    Quindi il lavoro di questi autori (Pfister, Luterbacher, Le Roy Ladurie...certo non degli sprovveduti!!!) confuterebbe pienamente certe leggende che girano da tempo sul forum in ordine a favoleggiati periodi caldi medievali estremi e prolungati tali per cui, ad es., i ghiacciai alpini nell'attuale comprensorio elvetico sarebbero stati inesistenti (misteriose raffigurazioni sull'alta valle del Rodano risalenti a circa un millennio fa, qualcuno ci ha giurato, lo avrebbero provato...?!?), permettendo il transito dei walser per buona parte dell'anno , oppure tali per cui la sola testimonianza di una diffusione a più elevate latitudini di una specie coltivata sarebbe un'ulteriore prova provata...










































    ...ah, dimenticavo: quel tale che giurava di prestar fede a queste considerazioni, nel frattempo, avrà accumulato già una trentina di nick......
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