Sto terminando la tesina per la maturità. Mi sarebbe piaciuto avere una prefazione fatta da qualcuno di voi esperti del sito, l'argomento ovviamente della tesina è la meteorologia.
Ogni aiuto sarà ben accetto specie se arriverà entro stasera siccome domani mattina la mando in stampa.
La prefazione sarà pubblicata all'interno del lavoro con tanto di citazione dell'autore quindi tranquilli che non fingerò che sia mia!!!![]()
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già che ci siete una anche x me...tema: il riscaldamento globale...
Dall’archivio del PC ho trovato quello che vedi scritto sotto. È la storia della meteorologia a partire dall’antichità fino alla fine del 1700. Non si tratta ovviamente di una panoramica completa, visto che mancano gli ulteriori passi avanti fatti nel 1800 fino ai giorni giorni. Per completare, prova cercare su wikipedia o google “Organizzazione Meteorologica Mondiale” e vedere come si è arrivati alla sua istituzione (siamo intorno al 1853) e poi “Scuola di Bergen” (nata tra il 1918 e il 1923): con una sintesi di queste dovresti avere un quadro completo su come si è evoluta questa scienza nel tempo. Spero che ti possa essere d’aiuto.
Auguri!!!
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La parola “meteorologia” fu coniata dai saggi dell’antica Grecia. Il primo trattato su questa scienza del tempo porta, infatti, il nome “Meteorologica”: si tratta di un testo scritto da Aristotele nel 350 a.C. che raccoglie alcuni studi su quelle che il filosofo chiamava “…le cose sollevate da terra”, di cui più della metà inerenti proprio ai fenomeni atmosferici. Anche la storia più antica, tuttavia, è ricca di riferimenti a questi eventi, ma si osserva tuttavia un accostamento sbagliato tra il tempo meteorologico e l’osservazione degli astri celesti. Gli egiziani, infatti, fin dal lontano 3500 a.C., studiavano il moto delle stelle per prevedere le alluvioni ed i periodi di siccità. Ed è proprio in Egitto che, se vogliamo, nasce la più antica “previsione del tempo” quando, nel libro della Genesi, Giuseppe interpreta i sogni del faraone prevedendo le famose sette piaghe tra cui compaiono la grandine e la siccità. Noè, sempre nell’Antico Testamento, “prevede” il diluvio universale. Tra l’altro, la conferma di un fenomeno atmosferico così distruttivo ci perviene anche dalla traduzione di alcune tavolette trovate a Ninive e decifrate nel 1872, nel palazzo di Assurbanipal e in seguito da altre versioni meno complete e con dettagli differenti attribuite al Noè sumero. Il testo, infatti, narra: “Dopo che per sette giorni e sette notti il Diluvio ebbe spazzato la terra, e l’enorme barca fu sballottata dalla tempesta sulle acque, Utu (il dio Sole) comparve…”. Al di là della descrizione di un evento atmosferico che appare distruttivo, in generale si nota come l’atmosfera fosse divinizzata a tal punto che quasi tutte le civiltà primitive tributavano sacrifici e offerte agli dei perché fossero benevoli. In Mesopotamia, ad esempio, Marduk era considerato il dio della pioggia, mentre in Scandinavia l’arrivo dei temporali era voluto dal dio Thor, simbolo delle saette.
Se nell’antichità la meteorologia era vista come il mezzo attraverso il quale gli dei dimostravano la loro presenza, è soprattutto con il Rinascimento che si ebbe lo sviluppo del pensiero scientifico, affiancato dall’invenzione di molto strumenti meteorologici. L’inizio del XV secolo, infatti, fu contraddistinto da numerose conquiste scientifiche. Ad esempio la teoria di Copernico (1473-1543) che sosteneva che la Terra ruotasse su se stessa e intorno ad un Sole stazionario, permise di fornire una spiegazione soddisfacente dell’alternarsi delle stagioni. Ma il passo decisivo verso una meteorologia più vicina a quella dei giorni nostri fu compiuta nel secolo successivo grazie a Galileo Galilei (1564-1642), noto scienziato pisano che fu il primo a mettere a punto una sorta di termometro ad aria che chiamò termoscopio. Evangelista Torricelli (1608-1647), allievo di Galileo, costruì il primo barometro. Egli riempì di mercurio un tubo di vetro lungo circa 1.20 m e ne capovolse l’estremità aperta in un recipiente colmo del medesimo metallo liquido. Constatò così che la maggior parte del mercurio restava dentro il tubo invece di defluire nel recipiente sottostante, e che lo spazio lasciato libero dal mercurio nell’estremità superiore del tubo era in condizioni di vuoto. Da questo esperimento concluse che la colonna di mercurio era sostenuta dalla pressione dell’aria esercitata sulla superficie libera del liquido nel recipiente e che le variazioni della sua altezza erano dovute a cambiamenti della pressione atmosferica stessa.
Lo studioso Blaise Pascal (1623-1662) fu invece il primo a intuire che queste variazioni di pressione potessero essere legate ai cambiamenti del tempo: questo intuizione importante fu quella che, di fatto, aprì la strada all’utilizzo del barometro per la previsione meteorologica. A lui, inoltre, si deve l’esperimento sul Puy de Dome, dimostrando come la pressione atmosferica diminuisce con l’altitudine. Sempre intorno a questo periodo, fiorisce in Toscana nel 1657 l’Accademia del Cimento, grazie al granduca Ferdinando II de’ Medici. Il cenacolo scientifico portò alla progettazione e alla realizzazione di strumenti di misura più perfezionati, come l’igrometro a condensazione e i termometri fiorentini. Già nel 1654, Ferdinando II aveva avviato la prima rete di osservazioni meteorologiche conosciuta costituita, tra l’altro, dalle seguenti città italiane e straniere: Firenze, Pisa, Parma, Bologna, Milano, Parigi e Varsavia. I dati acquisiti di pressione, direzione del vento, temperatura, umidità e stato del cielo venivano inviati all’Accademia a fino di confronto. Purtroppo, questa rete osservativi cessò la propria attività nel 1667, quando l’Accademia fu chiusa.
Chi furono, però, i primi meteorologi moderni? Grazie allo studio della fisica e dei grandi progressi che si ebbero dalla fine del 1600 e per tutto il 1700, dobbiamo cominciare con il francese Louis Cotte (1740-1815), autore di un famoso Traité de météorologie (1774) che costituì una rete di osservazione meteorologica che nel 1784 poteva contare su ben 73 meteorologi che operavano in Europa e negli Stati Uniti. Furono introdotti i concetti di misura o ora fissa e vennero affrontati problemi legati alla confrontabilità degli strumenti e dei siti di installazione, elementi che sono alla base della moderna meteorologia scientifica. Antoine de Lavoisier (1743-1794) volle estendere questa iniziativa al mondo intero, ma fu ostacolato dalle difficoltà di trasmissione dei dati (il primo telegrafo ottico fu inventato nel 1742, quello elettrico nel 1840). Benjamin Franklin (1706-1790) fu un attento ricercatore dei fenomeni atmosferici: a lui si deve l’invenzione del parafulmine. Tra l’altro, Sulla base di cronache riportate dai giornali, dimostrò nell’ottobre del 1743 il movimento di una tempesta dalla Georgia al Massachusetts, producendo la prima analisi meteorologica al suolo.
Ultima modifica di andrea.corigliano; 17/06/2007 alle 17:37
Io anche sto sviluppando una tesina proprio sulla storia della meteorologia
Ti ringrazio per il testo postato Andrea, potrebbe essermi molto d'aiuto![]()
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