La danza degli indici teleconnettivi ne aveva già posto le premesse e difatti l’ingresso dell’autunno sulla scena europea è stato furibondo,tuttavia il picco glicemico seguito a cotanta energia,ha causato ben presto un brusco calo delle forze in gioco e ha portato sulla nostra Penisola un generale,seppur temporaneo assopimento dell’irruenza nordica.
Questo preambolo è necessario per comprendere che la prevista disposizione meridiana dei flussi,dovuti a un Vortice Polare disturbato,di per sé non sarebbe sufficiente a portare il cambio di stagione propriamente detto,molto dipende infatti anche dalla direzione di affondo dei suoi tentacoli.
Nel nostro emisfero infatti le onde planetarie,o atmosferiche di Rossby ,che ruotano attorno al vortice(comandate dalle correnti a getto),possiedono una scala dei tempi di propagazione dell’ordine di 20-40 giorni,ma subiscono sovente una serie di attriti a causa dei passaggi sulle corrugate superfici continentali,unitamente ai salti termici tra queste e gli oceani,fatto che condiziona i principali centri barici di controllo (anticicloni e depressioni) ,collocandoli entro posizioni piuttosto stazionarie con possibili blocchi a volte favorevoli alle irruzioni fredde,altre invece propense ad invasioni di aria più mite.
Parlavamo di Vortice Polare,orbene nella stratosfera la neonata trottola si sta dimostrando attualmente ben in tiro,tuttavia l’indice GLAMM (media globale del momento angolare) ha raggiunto in settembre il valore record di -2,53 (eguagliato dal 1958 ad oggi solo in tre occasioni e tra gennaio e febbraio),inoltre la QBO (Oscillazione quasi biennale dei venti stratosferici equatoriali) seguita a rimanere parimenti molto negativa,con l’ultimo valore,registrato sempre a settembre,estremamente basso,pari a -28,14.
Schematicamente,un siffatto contesto indurrebbe,come è noto,all’orientamento meridiano delle onde di Rossby le cui creste anticicloniche,costrette ad allungarsi oltre il loro punto di rottura ,si spezzerebbero penetrando con i loro cocci caldi entro il Vortice Polare Stratosferico invernale,disturbandolo fino a disgregarlo secondo il fenomeno conosciuto come “stratwarming”,ossia forte e improvviso riscaldamento della stratosfera.
L’aria gelida in esso contenuta schizzerebbe quindi con prepotenza verso latitudini meridionali e,grazie ai flussi tecnicamente conosciuti come Eddy Heat Flux e E-P-Flux,unitamente allo schema proposto da Baldwin e Dunkerton,si aprirebbe un varco anche verso la sottostante troposfera determinandone i relativi pattern per i successivi 15-60 giorni.
Tutta la manovra e le sue conseguenze possono essere monitorate normalmente grazie ad un notevole abbassamento dell’indice NAM (north annular mode,a tutte le quote) e del corrispondente AO (Artic Oscillation,al livello del mare).
Ecco la situazione attuale dell’AO e le relative proiezioni:
Ma in sostanza,dove colpirebbero i prossimi affondi perturbati?Per questa analisi ci affidiamo alle ultime valutazioni degli indici teleconnettivi
e,amalgamandoli con gli outlook stagionali ufficiali,perveniamo alle seguenti conclusioni probabilistiche già ampiamente dibattute da 4cast nel suo 3D,pagina 5:
http://forum.meteonetwork.it/showthread.php?t=61563&page=13
1-La Nina del Pacifico permane in fase debolmente negativa,come confermato dall’ente americano NOAA.
2-Il fenomeno,come riprendono gli americani dell’IRI,si protrarrà fino ai primi mesi dell’anno,tendendo a rinforzarsi fino al periodo primaverile.
3-Il semestre invernale,quando caratterizzato da una debole Nina,risulta termicamente sotto media e le precipitazioni dipenderebbero essenzialmente dall’andamento dell’indice AMO (oscillazione ultradecennale delle SST atlantiche). Attualmente quest’ultimo è ancora positivo e pertanto,per i prossimi tre mesi,si prospetterebbe una fase precipitativa complessivamente nella norma,mentre in deficit risulterebbero il Nord Ovest e l’estremo Sud (attuale responso dell’IBIMET e del CFS).
4- Per il Nord Ovest,stante questa configurazione,l’indice NAO diventerebbe l’ago della bilancia. Nel dettaglio,gli americani di CFS,limitatamente al mese di ottobre,prevedono proprio una NAO debolmente negativa nella seconda metà del mese,il che agevolerebbe l’arrivo delle piogge anche al Nord Ovest,mentre per novembre e dicembre l’indice NAO è previsto in moderata risalita e comunque si attesterebbe su valori più elevati dell’AO. La conseguenza sarebbe un posizionamento alquanto meridionale delle depressioni,con possibilità di fragorose entrate fredde da est,favorevoli alle precipitazioni sul versante adriatico e al Sud,ma con un clima prevalentemente freddo e secco al Nord,sul versante tirrenico e sulla Sardegna ( proiezioni Roeder per dicembre).
Proprio le Roeder,come spesso accade,fanno storia a sé e ci prospettano un ottobre caratterizzato da un clima mediamente anticiclonico a cuore europeo,asciutto e termicamente in linea o appena sotto media,ma con successivi sfondamenti atlantici che dovrebbero caratterizzare un novembre più mite e piovoso al Centro Nord e Sardegna,asciutto e mite al Sud e Sicilia (dello stesso parere in quest’ultimo caso gli americani dell’IRI e l’IBIMET). Dicembre,come accennato poc’anzi,vedrebbe infine una classica configurazione invernale di stampo gelido,con un robusto anticiclone sulla Scandinavia e una fascia depressionaria estesa dal Mediterraneo centro occidentale fin sul vicino Atlantico. Sull’Italia le correnti miti sud orientali in quota si sovrapporrebbero cosi a quelle gelide nord orientali di origine continentale al suolo,gettando in tal modo le premesse per la costruzione di un poderoso impianto nuvoloso foriero di possibili storiche nevicate.
Il tutto naturalmente da considerare con tutte le precauzioni del caso.
Un saluto a tutti,Luca![]()
Ultima modifica di Luca Angelini; 06/10/2007 alle 01:09
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speriamo, speriamo davvero![]()
Ciao Lucacomplimenti per l'analisi...Però non ho capito un paio di cose
...Quando dici:
"Schematicamente,un siffatto contesto indurrebbe,come è noto,all’orientamento meridiano delle onde di Rossby le cui creste anticicloniche,costrette ad allungarsi oltre il loro punto di rottura ,si spezzerebbero penetrando con i loro cocci caldi entro il Vortice Polare Stratosferico invernale,disturbandolo fino a disgregarlo secondo il fenomeno conosciuto come “stratwarming”,ossia forte e improvviso riscaldamento della stratosfera."
"L’aria gelida in esso contenuta schizzerebbe quindi con prepotenza verso latitudini meridionali e,grazie ai flussi tecnicamente conosciuti come Eddy Heat Flux e E-P-Flux,unitamente allo schema proposto da Baldwin e Dunkerton,si aprirebbe un varco anche verso la sottostante troposfera determinandone i relativi pattern per i successivi 15-60 giorni"
Ma non dovrebbe essere al contrario?Cioè l'onda planetaria può sfondare verso la stratosfera nel caso l'EP-Flux sia convergente e in questo caso provocare un riscaldamento stratosferico più o meno intenso.A questo punto, se c'è un buon coupling, il riscaldamento si espande verso il basso generando un'alta pressione di tipo dinamico a livello troposferico con successivo possibile split del VP.....Cioè in pratica non è l'aria fredda che "precipita"verso la troposfera,ma l'aria calda che sale fino alla stratosfera.O forse non ho ben capito io che vista l'ora è probabile![]()
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Filippo
Analisi da inchino!! complimenti
Esatto mi sono espresso male io,infatti l'EP Flux convergente trasporta calore nella stratosfera provocando lo splittamento del VPS: il riscaldamento poi si espande verso il basso generando al posto del VPT l'alta pressione. I cocci di quest'ultimo si propagano quindi verso latitudoni meridionali determinandovi le note irruzioni gelide.
Un salutone e buonanotte![]()
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Chapeau!
E incrociamo le dita...
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