molto interessante, claudio
la questione quindi pare tutta politica, o sul ruolo politico della scienza:
dire esattamente (in modo prettamente scientifico) come stanno le cose (anche coi dubbi del caso, che non sono di poco conto), rischia di favorire la peggior parte degli interessati alla questione (leggi malintenzionati)
è un paradosso notevole
la politica sa benissimo come sbrogliare la situazione, da macchiavelli in poi (ma anche prima) ha spregiudicatezza sufficiente...
la scienza però dovrebbe essere più "pura" e distaccata, e spiegare semplicemente le cose come stanno, con tutti i rischi del caso (ve ne sono a decine nella storia, es. bombe atomiche)...
ai posteri (auguri a loro)
![]()
Io credo (parere personale a pelle) che è attivo un processo naturale di riscaldamento globale sul quale le attività umane stanno dando un contributo "robusto".![]()
cmq anche il nuovo grafico rifatto da Mann è assolutamente molto vago ...
finalmente si vedono chiaramente sia il PCM e la PEG ma quest'ultima mica può essere rappresentata da un picco intorno al 1700 e poi sempre sopra i -0.6 ?
apparte che dal 1700 in poi cmq, anche se con pochi dati di solo poche città, possiamo ricavare dati reali dell'Emisfero Nord
Non so se ho capito bene il quesito, parli dell'inizio del XX o del XXI secolo?
Quindi non so se la risposta sarà a tono....
L'aumento della CO2 e degli altri gas serra è rilevante negli ultimi 150-160 anni, la temperatura ha un andamento più irregolare presentando una interruzione nella crescita dopo il 1940 per riprendere acrescere con il più recente picco.
La mia opinione è che negli ultimi decenni l'influenza antropica sia prevalente, ma ci sia naturalmente una componente di cause naturali che nel caso specifico del massimo termico del 1940 potrebbe in parte essere stata determinata da concomitanti fasi positive di AMO e PDO.
Marco Pifferetti Albinea - Reggio E.
http://marcopifferetti.altervista.org/index.htm
Questa è l'ipotesi di Ruddiman (insieme al metano).
Stento un po' a crederlo (pur essendo, il tizio, uno dei massimi paleoclimatologi, Uni of Virginia), mi pare un'ipotesi un po' estrema, ma sto finendo di leggere il suo interessante libro "L'aratro, la peste, il petrolio" (ed. UBE), poi semmai ti dirò.
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Provo a fornire qualche cauta ipotesi:
-variabilità stocastica**;
-IAV e MDV, quest'ultima associata a PDO e soprattutto AMO;
-variabilità delle Warm Pool, soprattutto Indo-Pacifica;
-variabilità solare;
-eruzioni vulcaniche (sostanzialmente ininfluenti fra i primi anni del XX secolo e gli anni 60);
-fattori antro: GHG, land use, aerosol (soprattutto i solfati ai quali si ipotizza l'effetto raffreddante, o calmierante sul trend rialzista*, del dimming);
-TLC: NAM (AO/NAO), SAM, PNA --> spiega gran parte della varianza associata ai pattern teleconnettivi. Solamente AO/NAO e PNA, da sole, sono responsabili di più del 50% del noise climatico! (Quadrelli e Wallace 2004**.
*effetto-crack borsistico??![]()
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Il problema della divergenza, comunque, non è che sia cosa nuova, misconosciuta e liquidata sui due piedi.
L'ipotesi di Berto80 della risposta non lineare fra forcing climatico e crescita è conosciuta almeno da 30 anni, ma a questa, nel frattempo, se ne sono aggiunte altre.
Nell'interessante paper di Wilson et al. 2007 citato a fine post #1 da Berto, oltre a proporre/suggerire un tentativo di rimediare al problema, nell'introduzione si passa velocemente in rassegna tutta una serie di ipotesi sulle possibili cause. Queste, oltre a quanto scritto prima, vanno da stess idrico indotto dalle temperature ad inquinamento locale, da una risposta di crescita differenziata a temperature massime, minime o medie fino a cause che, su larga scala, sono associate al cambiamento nella concentrazione di ozono stratosferico o agli effetti sulla fotosintesi della diminuzione dell'irraggiamento solare dovuto al fenomeno del dimming.
“The causes of the divergence are also not well understood and are difficult to test because of the existence of several covarying environmental factors that may potentially impact recent tree growth. Some suggested causative factors from local/regional studies include temperature-induced drought stress, complex nonlinear responses, local pollution, differential growth response to maximum, minimum and mean temperatures and ‘‘end effect’’ issues related to the detrending of TR data. […]
Large-scale causes may be related to changes in stratospheric ozone concentration or the effects upon photosynthesis rates of the global dimming phenomenon.”
Nella conclusione, la metodologia suggerita:
“The ‘‘divergence problem’’ needs to be addressed and explored at the local/regional scale. For those TR records where the divergence effect can be attributed to anthropogenic influences (i.e., related to pollution or dimming etc.) the data can be truncated at the point where divergence starts, and the rest of the data used Alternatively if these effects are seen to be the result of detrending ‘‘end effects’’, correction can be made using improved detrending techniques. […]
Therefore, for those TR chronologies which express a significant response change with climate (e.g., a weakening in temperature response due to an increase in moisture stress), these series should be used with caution (or in some cases not at all) for such large-scale reconstructions of past temperatures.”
Per quel che concerne l'arco alpino, cmq, le più accrediate ipotesi di spiegazione del fenomeno, oltre alla risposta non lineare o ad incertezze metodologiche nelle tecniche di calibrazione e detrendizzazione, fanno leva soprattutto sul possibile shift di risposta fra precipitazioni e temperatura (Büntgen et al. 2006), su cambiamenti nella lunghezza della stagione di crescita (Frank e Esper 2005) oppure sulla risposta di crescita alle temperature massime piuttosto che a quelle medie (Wilson e Luckman 2003).
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E' per caso lo stesso che qualche anno fa ha pubblicato un articolo su Le Scienze in cui teorizzava che le emissioni industriali non sono l'unico fattore e forse nemmeno il più importante, ma che i mutamenti climatici da attività antropiche sono iniziati nel momento in cui l'uomo ha smesso di essere cacciatore e si è dato ad agricoltura e pastorizia?
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