Oggi sulla stanza dei romagnoli ho letto un posto di Pierluigi Randi. Una persona del forum chiedeva delucidazioni su quanto fosse affidabile basarsi su indici come il NAM. Ecco la risposta di Randi:

Il
NAM, che è uno dei tanti indici, predittivi e non, di cui si abusa sul web (senza peraltro quasi mai sapere esattamente di cosa si tratta) può avere una sua influenza come no. Preso singolarmente può andare bene per farci il battuto dei cappelletti oggi a pranzo. Valutato assieme ad altre variabili può avere una sua valenza, anzi ce l'ha.
Ma è molto difficile per un amatore o anche un professionista attribuire il giusto peso ad ognuna della variabili (in un sistema caotico come quello atmosferico); i modelli sono stati creati anche per questo (inclusi quelli di clima o quelli lanciati per scenari a lunghissimo termine).
Prendere il NAM con il suo valore in forecast e sentenziare come saranno i prossimi due mesi è come revisionare un'auto controllando solo la manovella del finestrino. La materia è molto più complessa di come la vogliono fare apparire taluni, e ci vuole un gran manico. Io neppure mi ci metto, mi affido ai modelli perchè sono più bravi di me a soppesare le forzanti.
Un indice, preso singolarmente, vale poco o nulla.
Che fine ha fatto l'OPI? Lo ricordate? E ricordate quando muovevo critiche alla eccessiva semplificazione "geometrica" di dinamiche estremamente complesse facendo la figura del bacchettone a prescindere?
Gli stessi studi di Cohen sull'Eurasian snow cover trovano non poche critiche (fondate a mio avviso) presso una bella fetta di comunità scientifica, anche se siamo su un piano ben diverso rispetto ad indici improvvisati.
La morale della favola è che in un sistema caotico non c'è spazio per la semplificazione forzata; senza calcolare che alla stratosfera viene data eccessiva importanza (in giro nei forum); non che non ne abbia, ma prendere 2-3 indici a caso, frullarli nel minipimer e tirare fuori il forecast stagionale è un esercizio che va bene per il baracchino delle piadine davanti al molo di Cesenatico.

Questo discorso fatto da Randi è molto importante. Prendiamo il caso dell'indice AO. Sappiamo che per valori negativi abbiamo un rallentamento del vortice polare il quale comporta maggiore ondulazione nel getto. Ma questo è sempre sintomo di irruzioni fredde? NO.
Meglio dire che c'è la possibilità di irruzioni fredde e questa è maggiore quando l'AO è negativo rispetto a quando è positivo.
Infatti un ondulazione maggiore del getto consente semplicemente all'aria fredda di abbandonare il vortice polare, richiamando aria calda verso di esso. Perciò anche con AO negativo ti puoi beccare un bell'anticiclone ad omega e ciao ciao neve.
Questa è la dimostrazione che gli indici presi singolarmente danno informazioni, ma non bastano.
Poi io ho fatto l'esempio con l'indice AO. Ritengo che l'indice NAM abbia complicazioni maggiori, ma ritengo che il succo del discorso sia lo stesso.

Conclusione: gli indici predittivi (teleconnessioni) vanno usati molto con le molle e bisogna sapere bene cosa ci sta dietro, e quindi sapere cosa altro analizzare. Sempre utilizzando l'esempio dell'AO:
vedo un AO negativo e penso: ok, forse ci saranno irruzioni di aria fredda, ma dove? Allora arrivato a questo punto guardo i modelli per vedere dove mi piazzano saccature e promontori.

La NAM ha bisogno sicuramente di più passaggi di logica.

Ciao