Poco da dire, se non la solita siccità che cronicamente ci affligge.

Molto interessante La Stampa di oggi, che parla dell'inverno 1820/1821, definito "caldo", che vide sbocciare le viole già al 10 febbraio e siccità dall'Epifania fino a fine marzo; o anche dell'inverno 1816/1817, definito "l'inverno più caldo mai visto dopo quello del 1747", con sole ininterrotto per 59 giorni, dal 22 gennaio al 21 marzo, siccità e venti da nord. Proprio nel 1817 la secca del Gesso durò fino addirittura al 18 maggio, segno probabilmente di una primavera secchissima e anche pochissima neve in quota: il 18 maggio 1817, la "venuta del Gesso" fu preceduta da due giorni definiti caldissimi, che fusero la neve in quota in breve tempo; nel compenso, un mese dopo, si ebbero piogge alluvionali che si portò via il ponte.

Più passa il tempo più mi accordo che questi ultimi anni (diciamo post 2005/2008) climaticamente stanno sempre più assomigliando all'Ottocento, ma in una versione molto più calda, quando si avevano siccità pesanti e alluvioni. Non a caso ormai da anni abbiamo un clima che oscilla perpetuamente tra queste due cose.