Gigio docet

Siccome abbondano annunci da parte dei soliti mandolinari e trombonisti da web che mostrano per la prossima settimana condizioni tipiche dell’Alaska settentrionale, vediamo come potrebbe andare con tutte le approssimazioni del caso.
Partiamo da temperature attuali folli per il periodo, vicine ai valori storici massimi assoluti per la prima decade di gennaio (vedere grafico ARPAE linea nera). Nella prossima settimana si scenderà giacché arriverà uno spiffero di aria fredda continentale da Nord-Est che porterà progressivamente a valori medi un po’ al di sotto della norma (occhio, è una media regionale compresi i rilievi, nelle pianure e sulle coste gli effetti saranno edulcorati per tutta una serie di motivi).
Il livello di confidenza sulla probabilità del manifestarsi della fase fredda è buono fino al 10-11 gennaio, poi per i giorni successivi lo spread ensemble aumenta e l’incertezza domina, quindi nulla si può dire post 11 gennaio.
Il picco del freddo dovrebbe aversi il giorno 11 con un’anomalia termica media regionale di circa -4°C (base clima 1991-2020 quindi un periodo già tiepidino); sottolineo anomalia eh, non temperatura media. Comunque il valore previsto è sotto il 25mo percentile della serie storica utilizzata che è già un mezzo successo.
Però occorre precisare che la stessa previsione d’insieme mostra, per l’11, un 90mo percentile della distribuzione dei valori di 1,2°C e un 10mo di -1,6°C per una differenza di 2,8°C, che non è poi così poco (del resto all’11 mancano 6 giorni).
L’estremo storico dell’11 gennaio è datato 1985 con un’anomalia di -9,2°C rispetto al clima considerato, cioè 9°C più basso rispetto alla previsione mediana (EPS ECMWF).
Dunque, di estremo non ci sarà assolutamente nulla (con buona affidabilità) e, incredibile ma vero, sembrerà gennaio con una tipica fase fredda invernale nel mese statisticamente più freddo dell’anno. Grafico interattivo a cura di ARPAE.

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