E quali sono quelle attività che non impattano scusa? il mondo è fatto di alberi, fiumi non è una stanza climatizzata. Si siamo d'accordo entro certi limiti il PIL è anche qualcosa di immateriale implica le transazioni e gli scambi commerciali, ma bisogna avere buon senso per capire che questo discorso ha le gambe corte, un pò come le bugie. Il PIL cresce soprattutto se il sistema è inefficiente, dal momento che aumentano le transazioni inutili, mettiamola così. Il COVID hai detto qualche intervento fa, ha rilanciato l'economia, bello!Le guerre poi non ne parliamo. Anche a voler essere cinici questo giochetto ora non potrà funzionare più, la natura non perdona se messa alle strette.
La tranvata già l'abbiamo presa e non ci è bastata, avanti così cogli allevamenti intensivi, che poi anche se si propaga qualche altro virus il PIL crescerà e ci salverà...
Il PIL è totalmente inadeguato per affrontare le sfide e le crisi che ci aspettano. Non capisco questo attaccamento viscerale a vecchi schemi. Ma perchè trovare un indice meno peggio no? Che consideri altri parametri, come (è solo un esempio) i servizi ecosistemici o il welfare?
Un sistema altamente efficiente farà crollare il PIL, ma non piangerei per questo. Penso che l'iperattivismo sia una forma di nevrosi e il PIL la legalizza. Dunque essere meno nevrotici ed equilibrati implica trovare un sistema che economizzi non solo le risorse ma anche le nostre azioni che inevitabilmente impattano sull'ambiente chi più chi meno.
Il problema è che fai degli esempi virtuosi che sono in netta minoranza, così è proprio il sistema nel suo complesso che non funziona. Basta vedere quanto aumenta la monnezza, quella è la spia principe dell'inefficienza. Prima o poi si dovrà arrivare a una gestione globale dell'economia e dell'ambiente, partecipata quanto più possibile è chiaro e meno possibile imposta dall'alto, lo si voglia o no, pensare all'economia come a un processo autoorganizzantesi è ormai un pensiero tragicamente obsoleto...
Ma sono anche guarda caso i paesi dove il PIL aumenta meno. Va anche considerato che i nostri stati sfruttano risorse da altri paesi come nel caso dell'Italia, quindi anche per quello le cose vanno così bene, l'inquinamento e le ingiustizie sociali ahimè li esportiamo in altri paesi.
Vorrei almeno farvi capire che proprio la crescita esponenziale dei capitali non è sostenibile, questo per me è chiaro come il sole. Io che ho più di 50 anni so perfettamente quello che sto dicendo. Basta farsi un giro su google earth ogni tot anni e si vede come le devastazioni aumentano a ritmo incalzante in quasi tutte le aree del pianeta. Quello che colpisce sono i nuovi impianti, i nuovi silos le nuove cave i nuovi disboscamenti che sono sempre almeno il doppio come dimensioni di quelli di 20 prima. E' proprio connaturato alla crescita esponenziale.
E a questo BISOGNA PORRE RIMEDIO senza se e senza ma, al di la delle miopi ideologie politiche. Non è opinabile, è un fatto. Siccome la cosa mi sta molto a cuore (come dovrebbe stare a cuore a tutti), ho fatto vari giri del pianeta ultimamente per rendermi conto di questo e con molta amarezza vedo che l'andazzo è quello. In particolare Russia, Africa, Cina, Amazzonia, quasi tutte le aree tropicali ma in generale un pò ovunque, Italia compresa, a parte qualche area boschiva in espansione, più perchè ha avuto la fortuna di essere dimenticata che per altro.
Ora, ammettendo che oggi siamo al 5-6% di urbanizzazione e cementificazione che sembra poco, questa è già raddoppiata dagli anni 2000 e diventerà il 12% nel 2040. Già qui si porranno problemi seri di sostenibilità. Ma cosa succederà nel 2060 quando la superficie sfruttata (non per l'agricoltura ma per attività industriali o abitative) sarà del 24%?. Nel 2080 sarà dei quasi il 50%. Forse non si arriverà nel 2100 al 100% perchè i disastri saranno tali e tanti che il sistema crollerà molto prima. Per adesso non c'è affatto un rallentamento di quest'andazzo, anzi. Vogliamo porvi rimedio prima che sia troppo tardi? E non sarebbe il caso di cambiare sto cavolo di PIL o sostituirlo con qualche indice più attuale non pensato da qualche illustre capitalista dell'800 con i baffoni ben pettinati? (in realtà non lo so ma era giusto per rendere l'idea dell'anacronismo!).
Se non ci saranno policies sovranazionali l'economia senza regole si comporterà come un gas in espansione in tutte le direzioni e a poco serviranno incentivi e cosucce del genere.
Queste cose ovviamente andrebbero decise di comune accordo tra stati, è difficile ma prima o poi (meglio prima che poi) ci si dovrà arrivare. Noi cittadini intanto dovremmo fare le nostre scelte in termini di stile di vita e di privilegiare i prodotti e i sistemi a basso impatto, questo è di per se già molto importante e potrebbe incidere parecchio sulle scelte dei governi e del mondo produttivo.
Prova a riflettere un attimo con un approccio un po' più concreto: se in termini astratti, anche in base alla percezione secondo cui il consumo di suolo sembra continuare ad aumentare, la previsione dell'"esponenzialità" potrebbe avere senso, in termini empirici mi sembra quantomeno improbabile (per dire un eufemismo) avere il 50% dei suoli occupato...occupato da cosa? Negli Stati sviluppati, anche per via della stabilizzazione del numero di abitanti, non vedo tutte queste esigenze di espansione, costruzione e consumo di suolo, non come nel dopoguerra e nel periodo del boom economico, a me sembra abbastanza evidente. Le abitazioni quelle sono dato che la popolazione non aumenta, effettivamente molti continuano a provare a costruire strutture per esercitare nuove attività economiche in generale ma queste da sole non è che sono in grado di "consumare" tutto quel suolo, ma proprio no (poi trovo che il dibattito sul consumo di suolo sfoci spesso in estremizzazioni palesi, ad esempio qualcuno si lamenta addirittura per il consumo di suolo di rifugi e bivacchi montani: ma che impatto potrà mai avere nel concreto un'occupazione di un'area così ristretta nel contesto di un territorio sconfinato? Eppure ho visto costruire bivacchi che non poggiano sul terreno giusto per risparmiare quei due metri contati posti tra l'altro in alta quota su terreno persino privo di vegetazione......)
Per il resto, dato che hai citato in un altro post gli allevamenti intensivi, torno a fare emergere il problema di un approccio apposto: se passi dagli allevamenti intensivi all'agricoltura intensiva (è inevitabile, se non vuoi uno devi prenderti l'altro, sia a livello locale che a livello globale non le sfami migliaia o miliardi di persone senza occupare suolo, anzi ovviamente l'agricoltura intensiva lo aumenterebbe senza alcun dubbio).
In generale, credo che si debba adottare una prospettiva meno ideologica. Vanno anche bene le ideologie, ma poi devono essere tradotte nel concreto con il rispetto di parametri e economici, di benessere sociale e così via: anche il PIL non è un'opinione, non è un'invenzione di qualche capitalista con i baffi, ma è strettamente correlato al benessere sociale. In più non capisco come si potrebbe usare e per quali scopi un indice alternativo
gentile ale 97
forse vivendo in Sardegna (una regione che al confronto con la Lombardia può apparire essenzialmente disabitata) si può avere la "percezione" che il consumo di suolo sia un qualcosa di ideologico.
Credimi non è lo è. Non c'è nulla di più concreto e meno ideologico del problema cementificazione (sarà un caso se gli inglesi il calcestruzzo lo chiamano "concrete"?)
Ci sono aree come la provincia di Monza dove circa la metà del suolo è interamente occupata da costruzioni e buona parte della fascia pedemontana lombarda, che corre lungo i grandi assi autostradali sta subendo la stessa sorte. Il paesaggio è completamente deturpato, le isole di calore crescono, la bruttezza e la banalità dilagano, il traffico perenne sulle strade, servizi ecosistemici che smettono di funzionare, campagne smembrate, intere aree che perdono completamente la loro indentità...
Forse prima di scrivere di argomenti che non si conoscono sarebbe bene informarsi. ISPRA lancia allarmi da anni sui danni anche economici del consumo di suolo.
Un paio di link che potrebbero esserti d'aiuto:
Il consumo di suolo, una calamita innaturale - Icona Clima
Consumo di suolo, l'Italia rischia 99 miliardi di euro e la nostra sicurezza
Lui parlava del 50% di occupazione del suolo (in termini di cementificazione) a livello nazionale, quindi discutere dell'hinterland di Milano (che ho ben presente) non ha alcun senso.
Inoltre si parla di aumento ("esponenziale") del consumo di suolo: quello dell'hinterland di Milano e di tutte le altre aree metropolitane ormai è già stato attuato ma presumibilmente non aumenterà a dismisura in futuro, anzi lo escludo. (e comunque il consumo di suolo così elevato non è altro che la conseguenza di un'elevata popolazione e in particolare di un'elevata sua concentrazione in un'area che ha permesso negli ultimi decenni le migliori opportunità economiche, favorendo pertanto l'espansione dell'area metropolitana in questione). Nient'altro.
Non aumenterà a dismisura in futuro, ma proprio perché in quelle aree il suolo è una risorsa preziosa occorre prestare attenzione, invece si continua a vaneggiare di nuove autostrade, nuovi centri commerciali, sempre più grandi tra l'altro (vedi Arese o il nuovo centro commerciale in programma vicino a Linate). Basta guardare anche a Roma l'enorme dispersione al di fuori del GRA: 40 anni fa, con una popolazione leggermente inferiore, quasi tutti gli abitanti stavano al suo interno, ora quasi un milione di persone vivono al di fuori.
Al di là delle estremizzazioni sui rifugi e bivacchi, ti basterebbe fare un giro nella costa gallurese per osservare l'enormità di seconde case costruite negli anni, che rimangono vuote per buona parte dell'anno. È un problema reale e serio. No, purtroppo la cosa assurda è che la cementificazione sembra essere slegata dalla crescita demografica. Decine di progetti, complessi edilizi, centri commerciali in programma, le autostrade sono piene di camion, e invece di spostare, in parte, le merci sui treni, pensano a costruirne nuove. A proposito dell'agricoltura estensiva, anche gli animali vanno nutriti. Il 70% della superficie agricola dell'UE serve a sfamare gli animali
No ma hai ragione, è effettivamente un problema.
Solo che io parlavo dell'ipotesi di crescita infinita di consumo dei suoli, appunto: e non credo in questa ipotesi sinceramente nonostante tutto.
Come fai notare, tra l'altro, la Sardegna è uno dei territori in cui il consumo di suolo, seppur quantitativamente più modesto di altre aree magari, è quasi sempre decisamente evitabile (la costruzione delle abitazioni nelle aree metropolitane per dare una casa a tutti è ahimè necessaria ed è stata necessaria negli scorsi decenni, le seconde case da occupare magari tre settimane all'anno no). Infatti intendevo mettere in luce solo alcune estremizzazioni, non contestare l'esistenza del problema, assolutamente.
Per quanto riguarda l'agricoltura estensiva e gli animali quello che dici è vero, ma di certo il passaggio dagli allevamenti intensivi non produrrebbe una riduzione del consumo dei suoli direi
Se parliamo del nostro orticello italico, come ho scritto sopra, addirittura attualmente c'è più superficie forestale che negli ultimi secoli.
Il consumo di suolo è un problema relativo nel nostro Paese, mentre in altri è importante perchè lo sviluppo è inevitabile porti a consumo di suolo, il nodo qui non è nell'impedire il consumo di suolo ma nel renderlo massimamente efficiente così da ridurre gli impatti soddisfando i requisiti di benessere che ci si impone.
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