Sono abbastanza d'accordo, ma sul "terra bruciata" dissento.
Se togli una pavimentazione, la vegetazione arriva da sè in pochi mesi, non anni.
Ma anche se ti limiti ad abbandonare un selciato od una strada, od anche un edificio, allora è questione di anni, decenni, magari secoli, ma alla fine gli alberi pionieri spaccano tutto con le loro radici e cominciano a produrre suolo per specie più esigenti.
Sì, il problema è che molti dei pionieri di pianura sono specie aliene infestanti di cui faremmo a meno. E comunque un suolo vero, inteso nel senso completo del termine, in pochi anni non lo crei, ce ne vogliono almeno un po' di migliaia. Il resto non è suolo, ma terriccio.
Tutti i suoli che sono stati distrutti, non li recupereremo in nessun modo. E questo dobbiamo ficcarcelo in testa prima di cementificare altri terreni.
Riciclo delle aree dismesse, recupero, riqualificazione: questa è l'unica strada effettivamente praticabile.
Beh in realtà dipende anche cosa c'era su quel suolo (intendo di cementificato).
Alcune zone ex-cementificate possono benissimo tornare terra "vergine", certo non in modo immediato, ma non é affatto un suolo irrecuperabile.
Qua in Veneto da qualche anno c'é una legge regionale, che per contrastare il consumo di suolo, e concentrare il costruito solo in zone idonee e "ripulire" le zone rurali, permette il trasferimento dei volumi (identici o minori) di costruito da alcune zone ad altre, o il ritorno comunque del verde.
Nel paese vicino al mio per esempio fin qualche anno fa c'era questa casetta, diciamo fatta negli anni '60\'70, che é stata completamente tirata via.
Il risultato é questo appezzamento di terreno ora completamente tornato "verde". Come si vede il suolo c'è, magari la terra é un po' povera, ma col tempo o con eventuali riporti di terra piú fertile torna benissimo a com'era negli anni '50
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No. Il "suolo" non è il terriccio di riporto.
Dal punto di vista sia geologico che agronomico, si tratta di uno strato spesso e complesso, organizzato in più orizzonti, ciascuno con le sue caratteristiche e le sue funzioni, e formatosi in tempi lunghi.
Esistono poi molteplici tipi di suolo, in funzione del parent material e delle condizioni climatiche, alcuni più adatti all'agricoltura, alcuni adatti solo a determinate associazioni vegetali, alcuni del tutto improduttivi ma comunque con i loro caratteri specifici.
Si può pensare di riportare camionate di terriccio in un'ex area edificata, funziona alla medesima maniera che funziona per le aiuole dei condomini poste sopra i box e per i vasi sul davanzale della finestra.
Ma che si creda che con tale azione si riesca a recuperare il "vero" suolo nella sua integrità, ovvero la situazione naturale preesistente, è solo una beata illusione, pari a quella di chi pensa di ossigenare l'ambiente con gli alberelli nei parcheggi.
La qualità è completamente differente, e l'ambiente naturale originario non ritorna.
Questo è un elemento fondamentale che deve essere posto in evidenza e tenuto a mente sempre, soprattutto da parte dei pianificatori.
Quello che rende un terreno tale è la sua stratificazione dalla superficie e scendendo nei primi metri. Si va da un primo strato, mediamente di 30/50cm, che ha gran parte della sostanza organica (dai resti vegetali/animali in decomposizione, humus labile e infine humus stabile), legata alla struttura minerale, che sia argilloso, limoso, sabbioso, ghiaioso (in base al diametro delle particelle). Ovviamente poi ci sono i terreni misti (anzi la maggior parte), franchi limosi-argillosi, franchi sabbiosi-limosi-argillosi ecc. in base alla % di dei componenti rispettivi.
Questi con la sostanza organica formano la struttura del terreno, più o meno poroso, permeabile o compatto in base alla grandezza dei flocculi (e di conseguenza quella dei pori all’interno) che vanno a formarsi.
Tutto ciò permette la trattenuta di sostanze nutrienti, dai minerali all’azoto in forma nitrica o ammoniacale, nonché dell’acqua.
Scendendo in profondità solitamente aumenta la parte ghiaiosa, aumenta la presenza di ciottoli e massi, questa parte è fondamentalmente povera di sostanza organica. Poi si arriva alla roccia madre.
In media il terreno è strutturato grossomodo così, ovviamente cambia da luogo a luogo. Per arrivare a questo risultato però ci vuole molto tempo, uno strato di resti organici in decomposizione non rappresenta un terreno, manca la parte minerale e poi la parte sottostante, che ha la sua funzione di drenaggio.
Quando riesco, vado in piazza S. Silvestro a Roma, piazza da sempre senza alberi, però molto recentemente ci hanno piantato 4 alberi, 2 jacarande e 2 Melia azadiracth, che fanno belle fioriture.
Andrò a vedere come stanno
Dipende peró.
Quanto hai scritto non fa una piega, ma nella realtà non conta solo ció che per definizione é "suolo puro vergine" intoccato da millenni. Se con alcune tecnologie odierne o alcune leggi come nel caso che ho riportato prima, si fanno tornare alcuni suoli verdi e li si libera dal cemento (l'esempio che ho portato in foto è lampante mi pare), delle conseguenze positive e nette ce le hai.
Intanto hai liberato una zona che potenzialmente assorbe (per esempio) acqua piovana che prima non assorbiva.
Hai diminuiti in modo pur locale, ma pur sempre diminuito, l'effetto isola di calore dato dal cemento per perché pur in piccolo, hai comunque tolto un qualcosa che prima creava un effetto climatico diverso. E il microclima locale é variato (in genere in positivo essendo noi in un epoca climatica di riscaldamento globale).
A me non sembra poco, anzi.
Poi che il suolo lí non sia piú "vergine" è verissimo, sarà frutto di riporti, sarà fatto un giardino pubblico, sarà fatto quello che vuoi ma comunque c''é un'area verde in piú che prima non c'era e nella realtà é questo che conta![]()
Direi che laggiù il danno è irreparabile
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