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Discussione: meteostoria di venezia

  1. #1
    Vento fresco L'avatar di paolo zamparutti
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    Predefinito meteostoria di venezia

    se non sbaglio su sto forum si chiedeva dei testi presenti a suo tempo su storia meteo di venezia presso lavespa, ora offline

    ho trovato in cache sul pc questo:

    FENOMENI METEOROLOGICI STRAORDINARI IN VENEZIA E NEI DINTORNI RICORDATI DAI CRONISTI.
    Le notizie degli avvenimenti più antichi sono assai frammentarie, o peggio ancora, assai incerte. La serie più completa fu raccolta dal Gallicciolli nelle sue Memorie con un paziente sfoglio delle cronache, ma non da sempre affidamento, perché egli accettò le testimonianze, quali gli si offrivano, senza alcun esame critico del valore delle fonti utilizzate.
    Le fonti sicure antiche sono poche; il Chronicon del Diacono Giovanni, un tempo attribuito ad un ipotetico Sagornino, e gli Annales Breves di un anonimo.
    Vengono poi, trascurando il Chronicon Altinate, Martin da Canale e Andrea Dandolo e il Chronicon di Pietro Giustiniani. Con il procedere del tempo, i testi valgono per i fatti più prossimi, mentre le notizie degli avvenimenti precedenti, riassunte dalle scritture anteriori, furono sottoposti a contaminazioni e a contraffazioni, che indussero anche alla duplicazione in anni diversi di un medesimo avvenimento.
    Cercando perciò di ristabilire una più esatta esposizione cronologica verranno solo segnalate le testimonianze sicure e al loro più probabile termine cronologico.


    Dal secolo V al VIII
    538. » Anno di siccità e di freddi intensi
    540. » Ancora siccità e freddo
    589. » In seguito ad abbondantissime pioggie, tutti i fiumi veneti si misero in rotta, travolgendo strade e lo stesso loro alveo. L’Adige alla Cucca (Veronella) rompeva, raddrizzando il suo corso, prendendo una via più breve al mare. Sembra che il Medoacus Minor (ramo settentrionale del Brenta) proprio in quell’anno abbia cessato di esistere
    590. » Siccità dopo le inondazioni dell’anno prima

    Dal secolo VIII al XI.

    840 circa. » Sotto i Dogi Giovanni e Maurizio apud Venetiis adeo excrevit mare ut omnes insulas
    ultra modum cooperiret.(acqua alta in laguna) (Giovanni Diacono).
    852. » Glacies immensa Venetiis, anno, quo Maurus Episcupus Olivolensis cretus est.(Giovanni Diacono)
    854. » Mense julii stella de Oriente in modum faculae visa est pertransisse, quae fere totum mundum illuminavit (un bolide). Post cuius transitum visum est hominibus in coelo audisse in modum sonitus portarum, cum aperiuntur et clauduntur, et propterea dicebant, quad coelum apertum esset et clausum. Tunc Victor Patriarcha Grandensis ex hac luce migravit. (GiovanniDiacono).
    885. » Sotto il Doge Orso, diluvium aquarum maximum, acclesias et domos penetravit. (acqua alta). (Giovanni Diacono)
    1010. » Carestia e peste (Annales Breves)


    Dal secolo XII al XIV.
    1102. » 9 marzo. Terremoto (vedi terremoto di S. Marcuola), grande inondazione con bufera e turbine. (Atti di traslazione del vescovado di Malamocco)
    1118-1122. » Freddo intenso e carestia. (Annales Breves)
    1140. » Grave minaccia di inondazioni da parte del Brenta, per cui i padovani tagliano l’argine,danneggiando fortemente il terreno di S. Ilario, che i monaci di S. Servillo avevano ottenuto in dono dai Partecipazi (Annotazioni del patto del 1144)
    1181. » (Padova) Carestia dovuta a tempesta.
    1184. » (Padova) Cataclismi e tempeste.
    1234. » Gelò la laguna, che vi si andava sopra in terraferma. (Manoscritto Svajer, n. 865)
    1259. » Orribil turbine, che rovinò molte fabbriche ad Silerem seu Siletum, incipiendo a capite palatae. (Redusio)
    1280. » Crebbe furioso il mare e allagò parte della città (Deliberazioni del Maggior Consiglio)
    1283. » Un inturgidimento del mare coperse (bensì per poche ore) tutta la nostra città di Venezia (ivi)
    1286. » 18 gennaio. Crebbe l’acqua fino al di seguente all’ora di terza. (ivi)
    1314. » al fine di novembre. L’acqua inonda la città. (Sansovino)
    1341. » 25 febbraio. L’acqua crebbe due piedi o circa, più che si ricordasse, guastando pozzi infiniti e arrivando fino alla loggia di Mestre. (De Monacis)
    1385. » L’incremento dell’acqua fu 8 piedi più del solito. (Gallicciolli)
    1388. » a di 7 giugno domenica a ora di vespero, turbine, con pioggia, tempesta e tuoni, una saettainfiammò ad un tratto il turlon di legno del Campanile di S. Marco. (Contarini Domenico).
    1394. » A Padova un uragano danneggiò seriamente la Basilica del Santo.


    Secolo XV.
    1410. » 31 maggio. Crebbe sommamente l’acqua. (Morosini)
    1410. » 10 agosto. "Fo grandissimo temporale, e per alguni di avanti fo grandissimo terremoto, de notte, e aqua grande crescete per tutta la terra, che non fo mai veduto plui a questo tempo tal inondazion de aque" (Dolfin). Turbine con tempesta (grandine) e pioggia. Perirono molte barche, e di quelli venivano dalla fiera di Mestre, e altri luoghi s’annegarono quasi 1000 persone. Caddero molti camini, il campanile di S. Fosca, con rovina di molte case, e quello del Corpus Domini, con gran parte della Chiesa. Si scoprì la torre grande di Mestre e fu gittato il coperto nelle paludi. Restarono rovinate molte case e spiantati alberi. Comparvero meteore orribili, e strideva l’aria orribilmente. (Galliciolli)
    1413. » 3 agosto.Orribile temporale con tempesta e pioggia fuor di modo. Sopratutto il vento orribilmente furioso rovesciò e affondò navigli, sradicò e trasportò lontani molti alberi, atterrò edifici, e fra questi il campanile di san Domenico, e delle nuvole comparvero come immagini spaventose (Cronaca marc.)
    1419. » in ottobre. Si annottò il cielo per dense accavallate nuvole e direttissima cadde la pioggia che allagò fino le più alte strade sul Rivolto. Breve, ma strepitoso e fortissimo, si levò un vento che atterrò innumerevoli camini e mura di cinta, si affondarono parecchie barche. Furono veduti volar per l’aria molti mostruosi uccelli, non mai visti in queste Lagune, e grosse cavallette infestarono gli orti della Giudecca e delle vicine isolette. (Cronaca marc.)
    1420. » 10 agosto. Giorno di san Lorenzo, accadde un furioso turbine in Venezia. Non durò che solo mezz’ora, ma recò un orribile danno. (ivi)
    1423. » Acqua altissima. (Pace, nel Cerem. Di San Marco)
    1425. » Dal dì XI novembre fino al 27 febbraio mai piovette, né nevicò. Così poi dal dì 1 marzo fino agli 11 di agosto. (Erizzo)
    1428. » 2 marzo. L’acqua crebbe 5 piedi sopra comune con scirocco, (Cronaca marc.)
    1430. » 1 aprile. Turbine e pioggia orribile.Nel vicinato si affondarono 75 navigli e sopra la Sicilia 7 navi venete. (Erizzo)
    1430. » 10 ottobre. L’acqua sormonta e rovina moltissimi ponti e fondamente. (Erizzo)
    1431. » 6 gennaio. "El fu si gran fredo in Veniezia, et fu la giazza sì grande, sì grossa et sì dura, per tuta Veniezia el se podeva andar da Veniezia a Mestre per suso; et venne una carretta con un cavallo su per la ghiazza, da Mestre per finir a Canarejo, et tolse una novizza (sposa) de Veniezia et menolla a Mestre su per la ghiazza, et questa ghiazza durò fino a dì XXII de fevrer". (Erizzo)
    1440. » Acqua grandissima. (Ms. Svajer, n. 942)
    1441. » 7 aprile sabbato. Gran temporale di garbino, rovesciò molte barche e si annegarono 300 persone. Quasi tutte le navi, rotte le gomene, entravano nel canale di San Marco (Cronaca marc.)
    1442. » 3 marzo. Turbine tremendo, che atterrò camini e case, un fulmine sui campanili di S. Giorgio Maggiore, di S. Antonino (o S. Antonio), e di Pietro di Castello. Questo turbine recò rovine nella terraferma, spiantando lungo il Canale di Brenta molti palazzi, case, alberi, e facendo terribile strage del convento e chiesa di S. Ilari di Gambarare. (Cronaca marc.)
    1442. » 1 novembre. Nevicò per 8 giorni di continuo. (Sanudo)
    1442. » 10 novembre. "V’ebbe una mai sofferta inondazione d’acqua di mare.L’acqua crebbe quattro passi sopra l’ordinarietà. Soffersero terribilmente i magazzini di mercantatura. Il danno delle merci ascese oltre un milion d’oro. Furono di subito creati dei Savi sopra le Lagune". (Cronaca marc.)
    1442. » Agiaciò di decembrio e si andava a Mestre e Murano per terra e così poi 1475, 1476, et 1490, nevicò 12 giorni continui. (Sanudo)
    1445. » Turbine e grandine. In finestre rotte portò più di ducati 6000 di danno. (Erizzo)
    1486. » Venne una grandissima neve, la qual comenzò la notte de Nadal e nevegò per un mese continuo, de sorte che in terra ferma tutte le vide moritte, e fu tanto freddo e giazza, che venivano gli homeni a cavallo da Marghera fino a Canaregio in fin a Marghera come sul Teragio, attorno de Venezia non se vedeva se non neve sovra la giazza; el canal che va da S. Marco alla Zuecca senza pericolo alcuno; se aggiaziò tutto el Canal Grando in Venezia, le barche se tiravano con l’alzana da un lai all’altro. L’anno seguente fu poi grande abbondanza di biave, che el formento valeva in Venezia L. 6 circa el staro. (Cronaca marc.)
    1489. » 11 agosto. Vigilia di S. Chiara alle ore due di notte fu un temporale così orrendo di vento, pioggia e folgori, che cadde una saetta e diede nella cima del campanile di S. Marco, in cui accese il fuoco, e lo arse, mantenuto dal gran vento, e si era risentita fino el piano delle campane. La cima di questo campanile era in legname antichissimo, coperto di rame indorato. Il fuoco fu così ardente che ne risentirono anche buona parte delle muraglie. (Cronaca marc.)
    1490. » Neve immensa "quel verno… fu così freddo et così lungo per le nevi che in gran copia caddero, che tutte le paludi, che intorno alla città sono, agghiacciarono; intanto che gli huomini del contado non solo a piè, ma eziandio a cavallo venivano con le vettovaglie alla città senza alcun pericolo; et il Magistrato di Mestre venne sopra un carro fino a S. Secondo, che è nel mezzo delle paludi. Et in quelli medesimi giorni alcuni Stratioti a cavallo per gioco con le lance armati corsero l’uno contro l’altro nel Canal Grande della città, per lo qual solo vanno le navi grosse; essendosi gelata l’acqua per lo gran rigore del freddo, et nevicatovi sopra". (Pietro Bembo. Dalla historia viniziana, Vinegia, 152, lib. I)
    1494. » 20 giugno. Fu tal caldo che i pesci morirono nell’acqua. (Ms. Savjer, n. 865)

    Secolo XVI.
    1503. » Il Po gelato resse le artiglierie di Papa Giulio II. (Toaldo)
    1504. » 9 luglio. Vento per cui s’annegarono 150 persone, (Ms. Savjer, n. 865)
    1506. » Venezia piogge abbondanti, poi siccità estrema all’inverno e terremoto. (Sanudo)
    1511. » Die XXVI mensis maii fuit magnus terremotus circa horam XX et scissum est campanile S. Marci in angulis eius et ceciderunt quatuor statue lapidee in forma regum magne, que erant super ecclesia santi Marci versus plateam a latere statue divi Marci in summitate dicte ecclesie existensis, que firma remansit. Corruerunt etiam alia edificia in multis locis huius civitatis, que causa brevitati omitto. Item die XXVIII dicti mensis, circa horam XVIII, fuit alius terremotus minoris cuncussionis non corruens nec dirrumpens edificia. Die vero sabbati XXVIII dicta mensis creverunt aque maritime supra ascendentes Rivoaltum, putheos devastantes cum maxima pluvia grossis vaporibus immixta haustu eorum amaritudine offendentibub. Fuerunt postae alii terremotu nostre partim et partim circa diliculum cum tremore et sine ruina, cum maximo tamen omnium civium timore, ieiunis, orationibus, processionibus, et lectaniis Deum optimum maximum deprecantium ut misereatur nobis (Arch. Stato, esaminador, Vendizicon, 19)
    1514. » Tal secco che non piovette per mesi 6. (Ms. Svajer, n. 865)
    1514. » Gelò la laguna, e da Fusina a S. Giorgio. (Ms. Svajer n. 865)
    1517. » Acqua notabile per tutta la città (Sanudo)
    1518. » "El mese d’april fo tanti scombri, che si vendeva in questa terra 20 e 25 al soldo grandi più di una quarta: a Chioza se vendeva da 50 al soldo. Se diseva che quando sono tanti quell’anno son gran morbo. E nota non fo morbo". (Ms. Svajer, n. 161)
    1521. » 15 luglio. Di notte fu gran turbine di vento e di pioggia, con tempesta (grandine) grossa e fitta, sicchè fu un terribilissimo temporale. Dio sa quanto danno avrà fatto dove ha toccato. Certo Murano lo ha saputo, che furono infrante le lastre delle finestre delle case, e due Monache di S. Giacomo di Murano si affogarono, volendo passare il canale con barca , che si rovesciò, ed essendo in tre una sola fu salva. (Sanudo)
    1521. » 16 di ottobre. Fu grandissima fortuna di vento e di pioggia sul far del giorno, e vi fu alta marea, per cui si difficultava l’uscir di casa, così fattamente era l’acqua, la pioggia e il vento. La precedente notte era stata pregna di sì fitte nebbie che si poteva dire fossero palpabili. La mattina di tal terribile temporale pria che scoppiasse conseguitarono ad essere si dense le nebbie che non davano campo all’occhio di vedere le cose che si toccavano cin mano. Pochissimi del Collegio, si ridussero ai loro uffizi, non potevano traslocarsi nemmeno con le barche. Ruinò la fondamenta della Pietà in più luoghi, tanto forte era il vento. Un burchio che vendeva vinoa San Basegio venne con furia e ruppe in rio di S. Lorenzo. (Sanudo)
    1527. » Gran fame e carestia (Sanudo)
    1532. » Nel dicembre fu grande la neve, accompagnata da vento eccessivo. Il Collegio non potè riunirsi, mentre non si camminava per terra, né potevasi recarsi in nessun luogo con barche. Una nave di messer Tommaso Mocenigo che proveniva da Costantinopoli, carica di seterie di lane ed altro per ducati 40000, patron Francesco De Rossi, e di botte 400, la quale era sopra porto pericolò mentre era per entrare in porto a Malamocco. Perirono rompendosi altre due navi, l’una di Alvise Dolfin ed’un Correr di botte 1200. Molte barche in Laguna si affondarono e molti uomini rimasero affogati. (Targioni, Cronaca)
    1535. » 9 e 10 marzo. Nevicò per due giorni continui. (Sanudo)
    1535. » 3 ottobre. Domenica mattina. Crebbe l’acqua che de’ pozzi si guastarono. (Ms. Svajer, n. 942)
    1535. » 20 decembre. Crebbe l’acqua, entrò nelle case e guastò i pozzi. (Sabbatino)
    1539. » Carestia per cui molti morirono di fame. (Ms. Svajer, n.865)
    1540. » Quest’anno fu climaterico, che vi fu una siccità di cinque mesi, infine ai quali successero caldi micidiali. Arsero le selve spontaneamente, le ghiacciaie della Svizzera si squagliarono subitamente, terremoti e temporali si susseguitavano. Due anni dopo cioè nel 1542 il caldo fu precoce, cosicchè si fece la raccolta tutta nel maggio. (Targioni, Cronaca)
    1543. » Rottura del Lido di Caroman
    1548. » Pel gelo principato 21 gennaro le barche de’ tragitti tiravansi con corde, e si a piedi dalle Zattere alla Zuecca. (Cristoforo Zaccaria). Si trovò al Lido un naviglio con 6 persone gelate; non vi si poteva dare aiuto per il ghiaccio, due valenti Greci vi si azzardarono, condussero quelli in terra ad uno ad uno mezzi morti. Ebbero in dono 2 ducati a testa. Il freddo durò poco. Nel mese di aprile precedente, nel giorno di Pasqua fu una gran neve. (Savina)
    1549. » Gelò la laguna, canal della Giudecca fino a Muran. (Ms. Svajer, n. 865)
    1549. » Estrema carestia. I contadini venuti a Venezia avevano riempita la città di mendicanti. (Savina)
    1550. » 14 gennaio. Tonuit saepenumero et fulmina. Questa nota fu trovata dal Galliciolli scritta sui cartoni di un suo vecchio libro, e confermata dalle memorie di Alessandro Cegia.
    1550. » 21 novembre. Tonuit et mare ad immensam excrevit altitudinem Venetiis. Anche questa nota fu trovata dal Galliciolli scritta sui cartoni di un suo vecchio libro, e confermata dalle memorie di Alessandro Cegia.
    1559. » Dopo 5 mesi principiò a piovere il giorno di Tutti i Santi. (Ms Svajer, n.421)
    1559. » 2 novembre. Acqua alta un braccio sopra le strade. (Sansovino)
    1560. » In gennaro nevicò tre giorni continui e gelarono i canali. (Ms Svajer, n.421)
    1564. » 27 dicembre, a mezzogiorno, lampi, tuoni e tempesta (grandine) per mezz’ora, poi pioggia per tutto il rimanente della giornata. (Cronaca marc.)
    1569. » Nevicò per tre giorni. Seguì freddo che gelarono i canali. A dì 6 ottobre principiò grandissima carestia di viveri. (Galliciolli)
    1574. » 12 ottobre. Lunedì notte venendo il martedì crebbe l’acqua con grande impeto di vento, piucchè nel 1550. (Alessandro Cegia). Altri scrivono che crebbe dalle ore XI alle XVI alli 25 di Luna un braccio sopra comune con scirocco. Un altro dice che in Venezia era un orrore per l’oscurità fitta, per l’acqua che crebbe con grande impeto e fremito di vento, diluviando le cateratte del cielo, per cui il martedì andavano le barche per tutta la Merceria, la calle degli Spaderi, quella dei Fabbri.
    Ruppero a diritta e a sinistra nella terraferma ed innondarono tutte le campagne, turgidi e rovinosi fiumi. Annerava e fremeva alta la marea e non frangevasi al Lido, ma lo rompeva ed atterrava. Il Lido di Chiozza si ruppe in cinque luoghi. Questo cataclisma precesse la pestilenza del 1575. (Ms. Svajer)
    1577. » Per tutta la luna di novembre apparve una cometa, che oscurava la stessa luna. (Alessandro Cegia, Memorie del suo tempo)
    1598. » Freddo, per cui morì in Laguna, venendo da Torcello il Procuratore Francesco Zorzi quo. Alvise. (Ms. Svajer, n. 865)
    1599. » L’acque alte portarono danni notabilissimi. (Sansovino)
    1600. » 25 aprile. Neve e grandissimo freddo. (Savina)
    1600. » 8 dicembre. Inundatio Venetiis sex pedum, tempore scirocco. (Toaldo)
    1600. » 18-19 dicembre. Orribilmente mugghiando si alzò il mare verso il cielo, incutendo a tutta Venezia uno spavento terribile. Crebbe il mare, con tanto impeto, che rotto in diversi luoghi il Lido, corsero così alte l’acque nella città che le barche andavano per la piazza di S. Marco, e per altre strade con danno notevolissimo di molte merci, guastando quasi tutti i pozzi, e non c’era memoria che l’acque sieno state per l’addietro a tal segno. S’erano scatenati gli aquiloni e gli austri, addensate in cupa notte le nubi, in mezzo alle stesse ruotolavano orrendamente fragorosi i tuoni, e balenavano con un funebre lucicare i fulmini e un diluvio di pioggia cadeva dal cielo. (Sansovino).


    Secolo XVII.
    1601. » 2 febbraio. S’agghiacciò la Laguna e i canali interni per otto o dieci giorni. (Sansovino)
    1608. » Nel principio dell’anno fu un freddo in Venezia quasi insopportabile, che recò perfino a tanti la morte, sì grande che superò la memoria degli uomini. Cadde tanta neve che, non si poteva transitar per le strade, né uscir di casa. I tetti per l’ingente pondere di esse nevi, ebbero incredibile rovina, dappoichè alcuni si aprirono, altri caddero. E durò questo dissesto, anzi generale rovinio, intorno a tre mesi; in capo ai quali poterono uscir di casa; ricuperando nal frattempo le vettovaglie coi cesti per i balconi; e si incominciarono a riempire le chiese di gente, mentre molto spesso rimaste erano chiuse alla ufficiatura nel tempo dell’eccesiva neve. (Sansovino)
    (Questa storica nevicata che durò per 40 giorni ininterrottamente fu ricordata anche da Galileo Galilei, durante il suo soggiorno a Padova)
    1613. » Per turbine caddero senza alcun danno due stendardi in piazza (Ms. Svejer)
    1657. » 5 agosto. Si levò capo di vento a guisa di una bianchissima nube (tromba) ma di mostruosa grandezza, vicino a S. Giorgio d’Alga, la quale gettando l’acqua in alto a ghiusa di piramide, alto a vista d’occhio, piegò verso la città di Venezia: et essendo il cielo sereno, subito si intorbidò con tuoni e pioggia grandissima, la quale cessata, si fece chiaro ma di un chiaror terribile, come fosse ardentissimo fuoco. Subito si udì a guisa di un mugito spaventevole rimbombare come se uscisse da un antro cavernoso. Il maggior danno fu alle monavhe di S.M. Maggiore, che disfece il Monastero più della metà da fondamenti; passò sopra Canal grande, sempre in forma di nube, urtò le fabbriche e ne rovinò molte e molti palazzie campanili, portando via le campane, e dove arrivava questa ventosa nube pareva riempisse di fuoco le case. Insomma ruinò campanili e case e le statue della chiesa di S. Marco, levò i piombi del ponte di Rialto, dissipò il convento della Celestia, alcuni volti dell’Arsenale, levò feriate di finestre, levò camini infiniti, gondole rovesciate, e altre barche levate da aria cariche. Finalmente arrivato in Canal dei Marani, dove stanno le navi in contumacia, gli spararono molte cannonate, che fu lacerato in molte parti e così svanì. (Cronaca Barlendis)
    1659. » 9. agosto. Giorno di sabbato, vigilia di S. Lorenzo, intorno alle 16 si levò un turbine così impetuoso dalle parte di ponente, che gettò a terra molti camini di case e palazzi principali, distrusse qualche parte medesimamente di altre case e palazzi, spalancò le finestre di essi, levando e sedie e tavolini con altre simili cose da quelli, portandole per aria, come fece di altri utensili in altre case minori. Forò diverse muraglie, portò via alcune terrazza di leganme poste sopra i tetti, chiamate altane. Ruppe e scavezzò molte gondole, che si trovavano in Canal Grande. Trasportò persone di sbalzo da un luogo all’altro. Levò lo scudo con le insegne del Pontefice dalla porta del Nunzio, e lo portò per aria fino all’Arsenale, facendo lo stesso di una gran finestre di vetri in forma di mezzaluna, levata dalla Cappella maggiore della chiesa della Celestia, Disperse alcune borgate, che erano distese; con altri danni notabili e meravigliosi, Fece Iddio per sua bontà, che durasse poco spazio di ora; chè se avesse continuato avrebbi disfatto gli edifizi interi. (Sansovino)
    1659. » 6 dicembre. Martedì notte venendo il mercoledì, alle ore 6 apparve sopra il campanile di S. Marco un fuoco in aere come un razzo in forma di cometa (bolide). Si sparpagliò in diversi fuochi, pur tutti a guisa di comete, e poi sparvero. (Savina)
    1684. » gennaio. Gelata la Laguna. Nevicò per dieci giorni continui. Morirono le viti, e molto uomini pel freddo. (Galliciolli).
    1686. » 10 luglio. Turbine che danneggia la città. (Galliciolli)
    1686. » 16 luglio. Ore 16. Venne vento così gagliardo che rovesciò molte barche e gettò a terra molti camini, e altre cose strane si videro. A dì 29 luglio poi, a ore 22, fu grandissimo turbine nella terraferma, il quale spiantò molti palazzi, case, arbori e ville intiere, e scorse dal Friuli fino a Brescia, con gran rovina e morte di animali. Alli 22 settembre dello stesso anno, a ore 23 di domenica, venne un gran turbine, che rovesciò molte barche, e si annegarono 60 persone. (Galliciolli)
    1687. » 6 agosto. Turbine che fece molto danno a Castello. (Galliciolli)


    Secolo XVIII.
    1709. » 6 gennaio. Principiò l’orrido freddo. Le lagune gelarono giorni 18 circa, e sopra carri portavansi viveri a Venezia. (Galliciolli).
    1716. » Nel gennaio freddo non minore di quello del 1709. Durò meno. Gelarono le Lagune. (Galliciolli).
    1719. » 22-23-24 ottobre. Ha piovuto continuamente, inondazioni di fiumi. (Benigna A., Memorie, cod. marc. It. VII, 1620)
    1727. » 21 dicembre. L’acque arrivarono agli scalini dell’ Altar maggiore di S. Antonino come pure nel 1750, 9 novembre. (Galliciolli).
    1728. » 4 febbraio. Dalla metà di ottobre p.p. fino oggi che quasi ogni giorno ha piovuto, e così anche per tutta Italia, havendo cagionato danni notevolissimi. Per tale effetto venne un giubileo per Roma, Italia, Isole, ecc. (Benigna)
    1728. » 31 dicembre. Fu l’acqua del mare altissima, essendo molti anni che non fu simile escrescenza, havendosi rovinato quasi tutti i pozzi e moltissime mercanzie. In questo autunno furono continue pioggie con danni notevolissimi. (Benigna)
    1729. » 9 marzo. Gran freddo, gran vento e gran ghiaccio. (Benigna).
    1729. » 7 ottobre. Acqua alta. (Benigna).
    1729. » 28 ottobre. Gran vento e pioggia con uccisione e annegamento di molte persone. (Benigna)
    1730. » gennaio. Dalla metà del mese di gennaio sino alla fine fu quantità di raffreddori, cagionando febbri, e durarono 5 o 6 giorni e quasi l’universale ha provato questo incomodo, e nella vecchiaia vi fu delle mortalità essendone morti in questo mese qui a Venezia N. 955. (Benigna)
    1731. » 30 gennaio. Pioggia e gelo. (Benigna).
    1733. » 23 marzo. Tempo fulminante in Venezia, Padova ed altri luoghi con saette. (Benigna).
    1735. » 8 giugno. E’ callata dal cielo nelle campagne in moltissimi luoghi dello Stato nostro e anche negli altri stati una certa nebbia, che ha succhaito tutto il formento, essendo restata la sola scorza, con danni notevolissimi. (Benigna).
    1737. » 18-19 giugno. Per le grandi pioggie cadute vi furono molte innondazioni e rotte. (Benigna).
    1737. » 5 novembre. Con Decreto del Senato, per essere stato quasi tutto il mese di ottobre pioggie fortissime, fu esposta la Madonna di S. Marco. (Benigna).
    1737. » 16 dicembre. Lunedì, hore una di notte. Si ha principiato a vedere nel cielo uno splendore come di fuoco, chiamato un’aurora boreale, ed è andata girando tutti li venti, havendo durato tutta la notte. E questo fu veduto per molti regni e stati. (Benigna).
    1739. » 29 marzo. Vento pioggia e neve. (Benigna).
    1739. » 19 luglio. Pioggia: si sospende la processione al Redentore. (Benigna).
    1740. » In quest’anno non vi fu primavera, essendo stato freddo sino a tutto il mese di maggio, che sono stai otto mesi d’inverno. (Benigna).
    1740. » 25 luglio. Scion (tromba marina)alla Dogana ed in Canal Orfano, con annegamento di persone. (Benigna).
    1742. » 19 luglio. Tempesta orribile in Chioggia ed in altri luoghi. (Benigna).
    1742. » 5 e 28 novembre. Acqua altissima. (Benigna).
    1742. » 10 dicembre. Pioggia e scirocchi sterminati, et li 21 sino 28 venti freddi rigorosissimi con raffreddori. (Benigna).
    1744. » 10 giugno. Fu un atempesta horrida. (Benigna).
    1745. » 16 gennaio. Freddo rigoroso. 17 detto Domenica notte susseguente neve alta, et il lunedì neve massima con freddo rigido. 19, 20, 21 freddo mite. (Benigna).
    1745. » 13 aprile. Saetta nel campanile di S. Marco, con mortalità di quattro persone. (Benigna).
    1745. » novembre e dicembre. Pioggie continue.
    whatever it takes

  2. #2
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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    gran bel lavoro Paolo!
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  3. #3
    Vento fresco L'avatar di paolo zamparutti
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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    Citazione Originariamente Scritto da Andrerus Visualizza Messaggio
    gran bel lavoro Paolo!
    veramente direi bravo a chi il lavoro l''ha fatto, io devo solo ringraziare google desktop che mi trova tutto nel casino pazzesco che è il mio pc
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  4. #4
    Burrasca L'avatar di Ben
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    bravo Paolo!

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  5. #5
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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    Bravissimo Paolo c'era prorpio la parte che mi mancava!!!!.

    Io ho ritrovato la parte mancante che avevo salvato.

    intanto vi posto la parte mancante dal 1746 alla fine del 1700:

    1746. » gennaio 9, 10, 11. Esposta la BV. In S. Marco. Miracolo prodigioso di buon tempo. (Benigna)
    1746. » 22 gennaio. Gran vento. (Benigna).
    1746. » 1 maggio. Principiata la processione per serenità dell’aria. (Benigna).
    1746. » 8, 18 luglio. Caldo eccessivo. (Benigna).
    1746. » 31 ottobre. Acque altissime, pioggie e venti. (Benigna).
    1747. » 9 gennaio. Freddo grande nei giorni 10, 11, 12 agghiacciata la Laguna. 13, 14, 15 continua, 16 raddolcito. (Benigna).
    1747. » ottobre. Rotte di fiumi. Pioggie esterminate. Scirocchi. (Benigna).
    1748. » gennaio. Per tutta Italia nevi esterminate. (Benigna).
    1748. » 8 aprile. Bissabova nel canal della Salute e in Piazza. (Benigna).
    1748. » 16, 24 maggio. Gran caldo. (Benigna).
    1748. » 25 maggio. Vento grande con fiera tempesta. (Benigna).
    1748. » 28 maggio. Vento grande con fiera tempesta. (Benigna).
    1748. » 18 agosto. Pioggie torrenziali con grandissimi danni. (Benigna).
    1748. » 4 novembre. Acqua altissima. Otto giorni continui di pioggia. Processioni. (Benigna).

    1748. » 10 novembre. L’acqua della laguna quasi dolce (1), et anche nel canal Grande. (Benigna).
    Fenomeno che lascia perplessi: la notizia meriterebbe ulteriore conferma.

    1748. » 20 novembre. A mezzanotte venendo il 21 si è levato una Levantera sì orribile che ha sbandato l’intero ponte della Salute, e fu anco tremendo in mare. Vento furioso tutto il giorno ed anche il seguente. (Benigna).

    1749. » Da 4 giugno fino alla fine del mese pioggie esterminate con freddo. (Benigna).

    1749. » 7 luglio e segg. Caldo eccessivo. (Benigna).
    1749. » 22 settembre. Aurora boreale. (Benigna).
    1749. » 31 ottobre. Andavasi in barca per la Piazza. (Benigna).

    1751. » Pioggie e inondazioni fino a maggio. Luglio, agosto, settembre fino 3 ottobre 1751 buon tempo con siccità. (Benigna).

    1752. » 26 maggio. Gran pioggia, tempesta con diverse saette. (Benigna).

    1752. » 1 ottobre. Dopo aver patito un gran caldo tutto il mese di settembre, da questo giorno gran freddo e gran vento con burrasca, e così il 2, 3, 4 detto. (Benigna).

    1755. » La laguna di Venezia si congela due volte, portando la gente sopra il ghiaccio; lo spessore del ghiaccio fu di 15 pollici veneti. L’inverno fu senza neve. (Toaldo).

    1755. » 1 gennaio. Il giorno primo gennaio 1755 anno Domini, 2° e 3° freddo grande, li 4, 5, 6, 7 freddo più acuto e vento con ghiaccio nella Laguna. Li 8 cessato il vento et la mattina ghiaccio grande. In detto giorno raddolcito, tuttavia li 9, giovedì, sono venuti da Mestre due soldati. In detto giorno partiti in n. 6 da Venezia per andare a Mestre per condurre dei castrati et fecero il viaggio.
    In detto giorno continua a venir poca gente da Mestre.

    Li 11 detto sabato, processione a S. Marco per la pioggia. Continua a vegnir gente da Mestre.

    Li 12, 13 continua il simile, e la sera in vero con poca pioggia.

    Li 14 raddolcito, cessa la gente di venire da Mestre. Pioggia alla notte, con il mare gonfio e acqua alta.
    Di nuovo 21, 22, 23 detto, vento acuto, 24 e 25 cessato il vento et la sera ritornato il ghiaccio in Laguna.

    Li 26 e 27 detto. Brenta agghiacciato et sopra il fiume Adige camminavano li bovi con carri.

    Li 28, 29, 30, 31 detto e 1 febbraio. Buon tempo con aria freddissima.

    Li 2, 3 detto, freddo grande.

    Li 4 detto. Ghiaccio di nuovo sulla Laguna e nei rii, continuando anche li 5 detto.

    Li 6 detto. Giovedì grasso, dopo pranzo nuvolo et alle ore 3 di notte neve in poca quantità.

    Li 7 detto. Venerdì ghiaccio molificato e poi disfatto.

    Li 8, 9, 10, 11, 12. Scirocco.

    Li 13. Pioggia per ore sette.

    Li 14 detto. Venuta della barca di Padova, ma le corriere di Bologna, Ferrara e Modena non potute venire.

    Li 15 sabbato, hore 16, partita la corriera di Modena, essendo che dalli 4 gennaio non si fa viaggi, et in questa sera 15 febbraio arrivata la corriera di Bologna.

    Li 18 detto martedì. Capitato il corriere di Ferrara e Modena, et liquefatto interamente il ghiaccio da pertutto
    Caso veramente memorabile. (Benigna).

    1755. » 30 aprile. Per giorni 20 continui caldo veramente straordinario, e dopo tempi freddi con tempeste e danni nei formanti. (Benigna).
    1755. » 15 ottobre. Scirocco esterminato, con caldo grande, la sera gran pioggia. (Benigna).

    1756. » 29 febbraio. Inverno dolcissimo. (Benigna)

    1756. » 27 luglio. Turbine in Vicenza. (Benigna).

    1756. » 17 agosto. Turbine in Venezia e Padova. (Benigna). (2)
    Il tremendo turbine di Padova scoperchiò il Salone. I pezzi di piombo giunsero fino a Vigonovo (VE).

    1756. » 18 settembre. Mare altissimo in Trieste ed Amburgo. (Benigna).

    1757. » 3 giugno. Bissabova (tromba), sioni (turbini) e pioggia. (Benigna).

    1774. » Il febbraio incominciò con una neve eccessiva. Nella notte dal 2 al 3 sorse uno spaventevole temporale con lampi, tuoni, saette e granuole. Nei libri di agricoltura trovasi annotato che se tuona di gennaio o ai primi di febbraio si deve attendere un ritorno, o continuazione di freddo. Ciò si verificò appunto nel 1774, poiché tutta la primavera fu freddissima. La sera del 9 comparve una leggera aurora boreale, verso Mestre, ch’è la sua plaga ordinaria, ma svanì presto. Il 27, di mattina, cadde il campanile di S. Giorgio Maggiore in Venezia, e nella sera di questo giorno, era domenica, si levò un temporale, araldo di primavera, da Ostro e Scirocco; e fu da un fulmine colpito il campanile delle Gambarare. (Toaldo, riportato dall’ "Astrologo del passato")

    1777. » Inverno intero senza pioggia né nevi; ma l’estate fu fertilissimo di tutto. (Galliciolli)

    1777. » Nella notte dai 18 ai 19 agosto fu colpito da un fulmine il campanile di san Francesco della vigna di Venezia, e danneggiato a tal forma che convenne demolire e rifabbricare l’intera guglia. La veneta Signoria adottò la pratica dei conduttori (parafulmini), ed uno, ad istanza di quei buoni Padri Minori Osservanti, ordinò che fosse posto a quel campanile. Era già posta la catena , ma in parte restando vuoto alcuno punto. La mattina del 24 maggio dell’anno seguente, scoppiò sul campanile stesso un altro fulmine, che fece qualche squarcio nel sito dell’interruzione. L’aere era senza pioggia, ma d’una fitta oscurità; ne si dileguò la bufera che dopo breve ma furioso vento, e dirottissima pioggia. (Tealdo)

    1779. » 20 aprile. Oggi soltanto piove dopo quattro mesi, cioè dalla metà di dicembre 1778. la siccità continuò poi per un altro mese. (Co. A. Angelo Cavanis)

    1788. » 30 dicembre. Per la rigidezza estraordinaria di questa invernata, che cominciò a rimarcarsi a rimarcarsi nella metà circa del mese cadente, con copiose nevi cadute, arrivarono a congelarsi l'acque delle nostre Lagune, talmente che questo giorno cominciarono ad affidarsi varie persone di Mestre e così pure della città Dominante a passar la Laguna stessa a piedi; sopra del ghiaccio. Ciò riuscito loro facilmente, ne fu seguito l'esempio nei giorni appresso da tanta gente, che si rese continuo il transito dall'una all'altra via sopra del gelo, seguendo però tutti le pedate de' primi, che hanno battuto il cale meno azzardoso, cominciando cioè per quanto fu possibile sopra le Paludi, e dentro dei pali, che indicano dove l'acqua corre più profonda, e il Canale a uso giornaliero, nel qual luogo però l'acqua era similmente congelata. Sempre più si confermarono questi agghiacciati passeggeri a battere costantemente tutti lo stesso trozzo, o cale suddetto fatto dai primi, per l'infausta esperienza veduta nella persona di un incauto Chierichetto d' anni 17 circa, figlio di Antonio Buta Comandador del Collegio Ecc.mo de' XXV, che essendosi scostato dalla strada battuta, contro anche il consiglio ed eccittamento d' ogn' altro, che s'incontrò a vederlo, perì miseramente nell'acqua sotto del ghiaccio, che si è spezzato, ne potè esser trovato a tempo. Intanto tutti quelli che andarono e vennero in città formarono uno spettacolo sorprendente, sebbene con loro azzardo, non solo per il loro numero copiosissimo, fra quali vi furono delle Dame, e Cavalieri di Rango, che passarono dall’ una all' altra sponda sol per diporto, taluni di essi per pura cautela scortati avanti dai loro Barcaioli, o altri di servizio, ma più di tutto fu rimarchevole la gran quantità de' commestibili d'ogni genere, che vennero portati a Venezia da' contadini principalmente e da qualunque altra persona, avendo introdotti questi in grandissimo numero col continuo loro passaggio Sacchi di Pane, Barili di Vino, quarti di Bue, e carne porcina, o sulle spalle o con civiere, strascinandole talora a guisa di slitte, e sino cassoni grandi di Bottiri, portati con le mazze da più persone, e nel tempo stesso asportandosi da altre persone di Venezia a Mestre in simil modo continuamente Formaggine salate, Baccaladi, e Castradine in moltissima quantità. Resosi intanto il ghiaccio sempre più fermo, ed essendo altrimenti impossibile il transitare, dovettero venir per il ghiaccio sino i Carri, con gli tramessi, e Lettere di Trevigi e di Vienna, giacché avevano cominciato i passeggeri a condurvi a torme de' grossi animali vivi con buon effetto, e già io medesimo tratto dalla curiosità, che mosse la città tutta a veder tale spettacolo, andato con la Sig.ra Madre e con la Sorella in una casa sopra la Fondamenta di Canal Regio, dove appunto smontavano tutti quei viaggiatori, fui testimonio di vista del continuo arrivo e partenza di persone in folla cariche dei generi sopradetti, o altri ancora, tutti però commestibili, essendo permesso il passaggio di questi soli in circostanza, che senza tale suffragio in breve la città tutta sarebbe restata priva del necessario sostentamento, e in tale incontro viddi sia chi condusse buon numero di castrati, e due bovi vivi. Ciò viddi io stesso, come ho già detto, nella mattina 5 gennaio 1788 M. V. Non fu però senza qualche luttuoso effetto (oltre la morte del Chierico soprad°) quell' azzardoso, insolito cammino, poiché più di un contadino venendo carico soverchiamente o con Barile di Vino, o con quarti di Bue, e per il peso o stanchezza, o per fatalità caduto sul ghiaccio fu ritrovato assiderato e morto sul ghiaccio stesso, del che però se ne sono raccontati due soli casi. Altri nulla ostante ballavano, e pazzamente si azzardavano sul ghiaccio stesso, tentando da stolti la sua durezza con legni, e con salti della persona, ad onta del lor pericolo di restarvi profondati. Altri poi vi scherzavano sopra in diverso modo, preparandovi tavole, e più sedili intorno ad esse, il che tutto viddi io medesimo detto giorno, nè sò se la tavola che ho veduto drizzata al traghetto di S. Lucia abbia poi servito per il pranzo di quei quattro o cinque, che v' erano seduti intorno, o solo per loro diporto, o giocarvi sopra, mentre allora ch'io passai si trovavano questi in atto di movimento, ne per il pranzo era 1' ora conveniente.
    Insieme dunque con le Lagune si agghiacciarono anche tutti gli intemi canali, eccettuato in parte quel solo della Giudecca, il quale attesa la correntia più forte dell' acqua, restò libero, quasi per metà in lungo, cioè dalle Zattere tutte sin a mezzo il Canale circa restando però anche questo poco ingombrato continuamente da pezzi di ghiaccio provenienti dalla Laguna, che conduce a Fusina, che appariva bensì parimenti tutta gelata, ma non essendo per colà il passaggio tanto sicuro per la larghezza del canale, senza paludi, pochissimi si azzardarono a venire per quella parte; e dalle maestranze dell’ Arsenale, che furono spedite subito con battelli in buon numero, dalla Pubblica Vigilanza a romper per ogni parte, potè colà esser superato e rotto più facilmente, sicché ne discendevano i pezzi suddetti.
    Non fu però mai interrotto il transito per questo canale da Venezia alla Giudecca, sebbene non potevasi arrivare, se non in pochi siti di quella sponda, e questi mantenuti con continua fatica de’ Barcaioli in grossi battelli. Per li traghetti poi interni dovettero appigliarsi que' Barcaioli rispettivi ad un ripiego stravagantissimo, non potendo lavorare le loro barche come restarono inoperose anco tutte l’altre de' nobili e benestanti. Si provvidero essi Traghettanti di una Burchiellina di quelle che stanno legate ordinariamente dietro de' Burchi, e difesa decentemente all'interno colle loro zenie per decenza de' passeggeri d'ogni genere, che dovevano contentarsi di essere serviti in questo curioso modo, scoperta del tutto la tiravano dall' una all'altra parte, con doppia corda assicurata alla due punte della Burchiellina stessa, che strisciava per il ghiaccio, benché tenuto possibilmente rotto dai medesimi con maggi e mazze in quel solo filo, che era la strada necessaria dall'una all'altra riva, senza poter mai voltare la Burchielletta. In questo modo supplirono essi al servizio degl' abitanti in un passaggio tanto necessario e così frequente. Nel qual caso si divisero gli barcaiuoli stessi in due squadre, lavorando una per giornata, e questa divisa ancora metà per riva, traendo a vicenda la corda respettiva sempre che v' erano persone da traghettare, ed il guadagno fu diviso di giorno in giorno ugualmente fra di loro, senza distinzione, essendo la fatica stata eguale fra di essi tutti. Ciò però occorse interrottamente, e nè ogni giorno, nè a tutte le ore, quando più fu indurito il ghiaccio, il che peraltro ha durato dei giorni intieri.
    Intanto la rigidezza eccessiva dell'aria si rese fatale ai poveri, che morirono in molto numero per il freddo, e per il bisogno, attesa la carestia sopraggiunta, sebbene venissero introdotte tante cibarie, perch' erono queste vendute a prezzo ad arbitrio de' proprietari, ai quali due pericoli occorrendo la Pubblica Carità, tosto che ne ha conosciuto il bisogno, fece dispensare alle fraterne de' poveri buona quantità di stelle dell’Arsenale e con ordini risoluti a tutti li venditori di commestibili, particolarmente le carni, proibì loro domandare prezzi 'indiscreti,
    In pari tempo era imminente un altro disordine per la penuria d'acqua, che consumandosi tutto giorno dai pozzi, non poteva essere sostituita coll’ aiuto .della Cerinola gelata anch'essa, con la Brenta e con le Lagune, ne v'era speranza che potesse venir rimessa dal colamento delle nevi sudette troppo indurite, né da pioggia, per essersi mantenuto il tempo sempre sereno. Ma a ciò pure pose riparo, per quanto fu possibile, la Patema Pubblica Vigilanza, impedindo con ordini risoluti, che non ne fosse fatto uso soverchio, e però facendo chiudere i pozzi delle Contrade, e permettendo solo a' Capi di Contrada di lasciar prendere un secchio ogni giorno per ogni casa.
    Finalmente il Sommo Iddio, si è degnato di consolarci nelle angustie sudette che ogni giorno più crescevano col rigore dell'aria (1), e col transito impedito anche in ogni Canale interno, in modo che restò sospesa la riduzione di più Magistrati; e sino degli Ecc.mi Sig. Capi dell'Ecc.mo Consiglio dei X, per tutti li primi 11 giorni di gennaio, facendo che il tempo cambiasse da rigido in sciroccale, ma però dopo dell' altra neve copiosa, caduta il 9 d. per il qual sospirato cambiamento furono subito dalla Pubblica attenzione spediti ordini risoluti, onde nessuno più si azzardasse a por piede sopra del ghiaccio, a scanso d'ogni luttuosa conseguenza. (Co. Antonio Angelo Cavanis) (2).

    1792. s vigilia del S. Natale. Notabile incremento dell'acqua. (Galliciolli).

    1793. s 21 luglio. Pioggia dirotta con vento, che impedì la solita processione della festa
    del Ss. Redentore. Erano 80 anni che non succedeva un simile inconveniente. (Co. A. Angelo Cavanis, diario).
    (1) La temperatura discese quest'anno a Venezia ad una minima di -18° C, che è la più bassa misurata di cui si trovi memoria. Sembra che ancor inferiore fosse la minima nel 1709.
    (2) Questa descrizione è tolta (come le due memoriette precedenti) dal ms. inedito del contino Antonio Angelo Cavanis, intitolato « Memorie rimarchevoli scritte da Anton' Angelo Cavanis, figlio di Giovanni». Il contino aveva all'epoca del fatto l'età di 16 anni

    1794. » giorno del Natale. Fino alla metà circa del dicembre la stagione fu mansuetissima; indi il soffiar dei venti per parecchi giorni rese così cruda l'aria, che il freddo a tutti era molestissimo, sebbene le giornate fossero ordinariamente serene. Il gelo già principiato minacciava grandemente la Laguna eziandio. Nel giorno della Vigilia del Natale il ciclo era tenebroso, e si ebbero alcuni spruzzi di neve, con freddo molesto all' estremo. Ma la notte, verso le ore 5, la poca neve caduta cominciò a stillare, sicché nel tempo delle sacre funzioni cadde molta pioggia con scirocco così gagliardo, che uscendo di casa il giorno di Natale sentivasi tepore nell' aria. L' acqua cominciò a crescere dopo le ore 12, e crebbe fin oltre le 19, essendo il quinto giorno di luna. Il riflusso fu assai poco, e però furonvi alcuni luoghi nei quali l'acqua si conservò molto tardi sopra le basse strade. Questo incremento fu quasi un mezzo braccio minor di quello del 1792, e tuttavia il Piave e altri fiumi mondarono con gran danno e spavento, perché succeduta l'innondazione all' improvviso. Alcune barche perirono in mare, e le nevi sciolte per la violenza del scirocco rovinarono argini, e uccisero uomini ed animali. (Galliciolli).

    1795. ». Le nevi e i venti ed il freddo oltre ogni credere molesto continuarono dal Natale del 1794 fino alli due ultimi giorni del Carnovale, che furono serenissimi: ma la notte precedente al primo giorno di Quadragesima, e tutto il giorno soffiò d'improvviso il vento così furioso che perirono parecchi legni e molti si annegarono: anzi dicevasi che nelle acque di Messina erano periti 16 vascelli. Seguitò il freddo e gelo, e le nevi e i mali tempi fino verso il terminar del febbraio, poi furonvi alcuni giorni di pioggia.
    Ultima modifica di Meteostar; 06/03/2007 alle 22:37

  6. #6
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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    1700 Seconda parte:

    1777. » Inverno intero senza pioggia né nevi; ma l’estate fu fertilissimo di tutto. (Galliciolli)

    1777. » Nella notte dai 18 ai 19 agosto fu colpito da un fulmine il campanile di san Francesco della vigna di Venezia, e danneggiato a tal forma che convenne demolire e rifabbricare l’intera guglia. La veneta Signoria adottò la pratica dei
    conduttori (parafulmini), ed uno, ad istanza di quei buoni Padri Minori Osservanti, ordinò che fosse posto a quel campanile. Era già posta la catena , ma in parte restando vuoto alcuno punto. La mattina del 24 maggio dell’anno seguente, scoppiò sul campanile stesso un altro fulmine, che fece qualche squarcio nel sito dell’interruzione. L’aere era senza pioggia, ma d’una fitta oscurità; ne si dileguò la bufera che dopo breve ma furioso vento, e dirottissima pioggia. (Tealdo)

    1779. » 20 aprile. Oggi soltanto piove dopo quattro mesi, cioè dalla metà di dicembre 1778. la siccità continuò poi per un altro mese. (Co. A. Angelo Cavanis)

    1788. » 30 dicembre. Per la rigidezza estraordinaria di questa invernata, che cominciò a rimarcarsi a rimarcarsi nella metà circa del mese cadente, con copiose nevi cadute, arrivarono a congelarsi l'acque delle nostre Lagune, talmente che questo giorno cominciarono ad affidarsi varie persone di Mestre e così pure della città Dominante a passar la Laguna stessa a piedi; sopra del ghiaccio. Ciò riuscito loro facilmente, ne fu seguito l'esempio nei giorni appresso da tanta gente, che si rese continuo il transito dall'una all'altra via sopra del gelo, seguendo però tutti le pedate de' primi, che hanno battuto il cale meno azzardoso, cominciando cioè per quanto fu possibile sopra le Paludi, e dentro dei pali, che indicano dove l'acqua corre più profonda, e il Canale a uso giornaliero, nel qual luogo però l'acqua era similmente congelata. Sempre più si confermarono questi agghiacciati passeggeri a battere costantemente tutti lo stesso trozzo, o cale suddetto fatto dai primi, per l'infausta esperienza veduta nella persona di un incauto Chierichetto d' anni 17 circa, figlio di Antonio Buta Comandador del Collegio Ecc.mo de' XXV, che essendosi scostato dalla strada battuta, contro anche il consiglio ed eccittamento d' ogn' altro, che s'incontrò a vederlo, perì miseramente nell'acqua sotto del ghiaccio, che si è spezzato, ne potè esser trovato a tempo. Intanto tutti quelli che andarono e vennero in città formarono uno spettacolo sorprendente, sebbene con loro azzardo, non solo per il loro numero copiosissimo, fra quali vi furono delle Dame, e Cavalieri di Rango, che passarono dall’ una all' altra sponda sol per diporto, taluni di essi per pura cautela scortati avanti dai loro Barcaioli, o altri di servizio, ma più di tutto fu rimarchevole la gran quantità de' commestibili d'ogni genere, che vennero portati a Venezia da' contadini principalmente e da qualunque altra persona, avendo introdotti questi in grandissimo numero col continuo loro passaggio Sacchi di Pane, Barili di Vino, quarti di Bue, e carne porcina, o sulle spalle o con civiere, strascinandole talora a guisa di slitte, e sino cassoni grandi di Bottiri, portati con le mazze da più persone, e nel tempo stesso asportandosi da altre persone di Venezia a Mestre in simil modo continuamente Formaggine salate, Baccaladi, e Castradine in moltissima quantità. Resosi intanto il ghiaccio sempre più fermo, ed essendo altrimenti impossibile il transitare, dovettero venir per il ghiaccio sino i Carri, con gli tramessi, e Lettere di Trevigi e di Vienna, giacché avevano cominciato i passeggeri a condurvi a torme de' grossi animali vivi con buon effetto, e già io medesimo tratto dalla curiosità, che mosse la città tutta a veder tale spettacolo, andato con la Sig.ra Madre e con la Sorella in una casa sopra la Fondamenta di Canal Regio, dove appunto smontavano tutti quei viaggiatori, fui testimonio di vista del continuo arrivo e partenza di persone in folla cariche dei generi sopradetti, o altri ancora, tutti però commestibili, essendo permesso il passaggio di questi soli in circostanza, che senza tale suffragio in breve la città tutta sarebbe restata priva del necessario sostentamento, e in tale incontro viddi sia chi condusse buon numero di castrati, e due bovi vivi. Ciò viddi io stesso, come ho già detto, nella mattina 5 gennaio 1788 M. V. Non fu però senza qualche luttuoso effetto (oltre la morte del Chierico soprad°) quell' azzardoso, insolito cammino, poiché più di un contadino venendo carico soverchiamente o con Barile di Vino, o con quarti di Bue, e per il peso o stanchezza, o per fatalità caduto sul ghiaccio fu ritrovato assiderato e morto sul ghiaccio stesso, del che però se ne sono raccontati due soli casi. Altri nulla ostante ballavano, e pazzamente si azzardavano sul ghiaccio stesso, tentando da stolti la sua durezza con legni, e con salti della persona, ad onta del lor pericolo di restarvi profondati. Altri poi vi scherzavano sopra in diverso modo, preparandovi tavole, e più sedili intorno ad esse, il che tutto viddi io medesimo detto giorno, nè sò se la tavola che ho veduto drizzata al traghetto di S. Lucia abbia poi servito per il pranzo di quei quattro o cinque, che v' erano seduti intorno, o solo per loro diporto, o giocarvi sopra, mentre allora ch'io passai si trovavano questi in atto di movimento, ne per il pranzo era 1' ora conveniente.
    Insieme dunque con le Lagune si agghiacciarono anche tutti gli intemi canali, eccettuato in parte quel solo della Giudecca, il quale attesa la correntia più forte dell' acqua, restò libero, quasi per metà in lungo, cioè dalle Zattere tutte sin a mezzo il Canale circa restando però anche questo poco ingombrato continuamente da pezzi di ghiaccio provenienti dalla Laguna, che conduce a Fusina, che appariva bensì parimenti tutta gelata, ma non essendo per colà il passaggio tanto sicuro per la larghezza del canale, senza paludi, pochissimi si azzardarono a venire per quella parte; e dalle maestranze dell’ Arsenale, che furono spedite subito con battelli in buon numero, dalla Pubblica Vigilanza a romper per ogni parte, potè colà esser superato e rotto più facilmente, sicché ne discendevano i pezzi suddetti.
    Non fu però mai interrotto il transito per questo canale da Venezia alla Giudecca, sebbene non potevasi arrivare, se non in pochi siti di quella sponda, e questi mantenuti con continua fatica de’ Barcaioli in grossi battelli. Per li traghetti poi interni dovettero appigliarsi que' Barcaioli rispettivi ad un ripiego stravagantissimo, non potendo lavorare le loro barche come restarono inoperose anco tutte l’altre de' nobili e benestanti. Si provvidero essi Traghettanti di una Burchiellina di quelle che stanno legate ordinariamente dietro de' Burchi, e difesa decentemente all'interno colle loro zenie per decenza de' passeggeri d'ogni genere, che dovevano contentarsi di essere serviti in questo curioso modo, scoperta del tutto la tiravano dall' una all'altra parte, con doppia corda assicurata alla due punte della Burchiellina stessa, che strisciava per il ghiaccio, benché tenuto possibilmente rotto dai medesimi con maggi e mazze in quel solo filo, che era la strada necessaria dall'una all'altra riva, senza poter mai voltare la Burchielletta. In questo modo supplirono essi al servizio degl' abitanti in un passaggio tanto necessario e così frequente. Nel qual caso si divisero gli barcaiuoli stessi in due squadre, lavorando una per giornata, e questa divisa ancora metà per riva, traendo a vicenda la corda respettiva sempre che v' erano persone da traghettare, ed il guadagno fu diviso di giorno in giorno ugualmente fra di loro, senza distinzione, essendo la fatica stata eguale fra di essi tutti. Ciò però occorse interrottamente, e nè ogni giorno, nè a tutte le ore, quando più fu indurito il ghiaccio, il che peraltro ha durato dei giorni intieri.
    Intanto la rigidezza eccessiva dell'aria si rese fatale ai poveri, che morirono in molto numero per il freddo, e per il bisogno, attesa la carestia sopraggiunta, sebbene venissero introdotte tante cibarie, perch' erono queste vendute a prezzo ad arbitrio de' proprietari, ai quali due pericoli occorrendo la Pubblica Carità, tosto che ne ha conosciuto il bisogno, fece dispensare alle fraterne de' poveri buona quantità di stelle dell’Arsenale e con ordini risoluti a tutti li venditori di commestibili, particolarmente le carni, proibì loro domandare prezzi 'indiscreti,
    In pari tempo era imminente un altro disordine per la penuria d'acqua, che consumandosi tutto giorno dai pozzi, non poteva essere sostituita coll’ aiuto .della Cerinola gelata anch'essa, con la Brenta e con le Lagune, ne v'era speranza che potesse venir rimessa dal colamento delle nevi sudette troppo indurite, né da pioggia, per essersi mantenuto il tempo sempre sereno. Ma a ciò pure pose riparo, per quanto fu possibile, la Patema Pubblica Vigilanza, impedindo con ordini risoluti, che non ne fosse fatto uso soverchio, e però facendo chiudere i pozzi delle Contrade, e permettendo solo a' Capi di Contrada di lasciar prendere un secchio ogni giorno per ogni casa.
    Finalmente il Sommo Iddio, si è degnato di consolarci nelle angustie sudette che ogni giorno più crescevano col rigore dell'aria (1), e col transito impedito anche in ogni Canale interno, in modo che restò sospesa la riduzione di più Magistrati; e sino degli Ecc.mi Sig. Capi dell'Ecc.mo Consiglio dei X, per tutti li primi 11 giorni di gennaio, facendo che il tempo cambiasse da rigido in sciroccale, ma però dopo dell' altra neve copiosa, caduta il 9 d. per il qual sospirato cambiamento furono subito dalla Pubblica attenzione spediti ordini risoluti, onde nessuno più si azzardasse a por piede sopra del ghiaccio, a scanso d'ogni luttuosa conseguenza. (Co. Antonio Angelo Cavanis) (2).

    1792. s vigilia del S. Natale. Notabile incremento dell'acqua. (Galliciolli).

    1793. s 21 luglio. Pioggia dirotta con vento, che impedì la solita processione della festa
    del Ss. Redentore. Erano 80 anni che non succedeva un simile inconveniente. (Co. A. Angelo Cavanis, diario).
    (1) La temperatura discese quest'anno a Venezia ad una minima di -18° C, che è la più bassa misurata di cui si trovi memoria. Sembra che ancor inferiore fosse la minima nel 1709.
    (2) Questa descrizione è tolta (come le due memoriette precedenti) dal ms. inedito del contino Antonio Angelo Cavanis, intitolato « Memorie rimarchevoli scritte da Anton' Angelo Cavanis, figlio di Giovanni». Il contino aveva all'epoca del fatto l'età di 16 anni

    1794. » giorno del Natale. Fino alla metà circa del dicembre la stagione fu mansuetissima; indi il soffiar dei venti per parecchi giorni rese così cruda l'aria, che il freddo a tutti era molestissimo, sebbene le giornate fossero ordinariamente serene. Il gelo già principiato minacciava grandemente la Laguna eziandio. Nel giorno della Vigilia del Natale il ciclo era tenebroso, e si ebbero alcuni spruzzi di neve, con freddo molesto all' estremo. Ma la notte, verso le ore 5, la poca neve caduta cominciò a stillare, sicché nel tempo delle sacre funzioni cadde molta pioggia con scirocco così gagliardo, che uscendo di casa il giorno di Natale sentivasi tepore nell' aria. L' acqua cominciò a crescere dopo le ore 12, e crebbe fin oltre le 19, essendo il quinto giorno di luna. Il riflusso fu assai poco, e però furonvi alcuni luoghi nei quali l'acqua si conservò molto tardi sopra le basse strade. Questo incremento fu quasi un mezzo braccio minor di quello del 1792, e tuttavia il Piave e altri fiumi mondarono con gran danno e spavento, perché succeduta l'innondazione all' improvviso. Alcune barche perirono in mare, e le nevi sciolte per la violenza del scirocco rovinarono argini, e uccisero uomini ed animali. (Galliciolli).

    1795. ». Le nevi e i venti ed il freddo oltre ogni credere molesto continuarono dal Natale del 1794 fino alli due ultimi giorni del Carnovale, che furono serenissimi: ma la notte precedente al primo giorno di Quadragesima, e tutto il giorno soffiò d'improvviso il vento così furioso che perirono parecchi legni e molti si annegarono: anzi dicevasi che nelle acque di Messina erano periti 16 vascelli. Seguitò il freddo e gelo, e le nevi e i mali tempi fino verso il terminar del febbraio, poi furonvi alcuni giorni di pioggia.
    Ultima modifica di Meteostar; 06/03/2007 alle 22:34

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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    Secolo XIX

    1814. ». febbraio 22. Ultimo giorno di carnovale. Infuria il vento ed il freddo eccessivo, crudissimo ed insoffribile (- 5° R.). La Laguna congelerebbe se non fosse molto agitata dal vento. Carnovale triste, tutti amano stare a casa. (Mangiarotti) (1).
    febbraio 23. Freddo e vento come ieri. Molti canali interni sono agghiacciati.(Mangiarotti).
    febbraio 24. Gli abitanti di Chioggia e la guarnigione del forte di Marghera hanno sofferto penuria di viveri nei giorni scorsi perché il vento e li enormi pezzi di ghiaccio che si trovano nella laguna ne impedirono il trasporto. Oggi è cessato il vento e qualche poco è minorato il freddo : vari danni però ha recato.
    1822. ». giugno 24. Dopo lunga siccità in tutto l'estuario ed un caldo straordinario negli ultimi venti giorni, in questa data si ebbe in Venezia un furioso uragano.
    Alle ore 8 e 20 minuti pomer. il termometro segnava 22',6 R e il barometro 28,4 quando si scatenò il turbine con tanta furia che nessuno dei viventi sa ricordarne uno simile e si sostiene da chi ne fu testimonio che non fosse così violento quello avvenuto 37 anni addietro.
    Il ruggito dell'uragano, la frequenza dei lampi, il fragore dei tuoni, il fracasso della caduta tempesta, il precipitare dei fumaiuoli, lo spezzarsi delle invetriate e delle tegole, formavano una scena di orrore e di spavento. Soffrirono danni tutti i bastimenti ancorati nel Canale Grande e due del Porto franco ed uno presso - il bacino furono rovesciati. La coperta di .piombo di alcune cupole e dei tetti di diverse chiese, segnatamente del Redentore, di S. Giorgio, delle Zitelle, di S. Marco, della biblioteca Marciana, del Palazzo Reale fu in parte levata e portata via o smossa.
    La grandine si rovesciava sulla città a torrenti e con grani di ogni grandezza da quella di un pisello fino al volume di una noce e d'un uovo di gallina e molti se ne trovarono di sette once e fino di oltre una libbra. Si contano molte vittime colte dall'improvvisa bufera nei canali che mettono alla terraferma e alle isole circonvicine. (2)

    1857. ». febbraio 18, ore 7 ½ , pom. Aurora boreale a N e NE fino alle 11 ½ (3).

    1839. ». dicembre 5. Burrasca da N. Acqua alta fino ai primi gradini della porta del Seminario alle Zattere, ore 7 antimeridiane.

    (1) POMPEO MANGIAROTTI, Giornale che contiene quanto è accaduto di militare e politico
    In Venezia e circondario durante l'assedio cominciato col giorno 3 Ottobre 1813 e terminato nel /9 Aprile 1814.
    Venezia, 1814, dalla Fond e Stamperia di Giov. Parolari.
    (2) Vedi la “Gazzetta-di Venezia” 25 giugno 1822.
    (3) Questa notizia e quelle che seguono sono ricavate dai registri dell' Osservatorio del Seminario
    Patriarcale, che incomincia le osservazioni regolari nel 1835.

    1845. » agosto 15, alle ore 10 ½ ,. Burrasca terribile da N, fulmini pioggia dirotta e grandine.

    1846. » maggio 28, ore 6 pom. Da NW temporale e grandine di oncie 3, pioggia e vento.

    1855. » luglio 19. Alle ore 11 ½ pom. da E vento fortissimo che schiantò 50 grossissimi alberi nei pubblici giardini, pioggia tutta la notte.

    1854. » 20 ottobre. In questa mattina scoppiò nella nostra città il turbine più furioso che da 32 anni ricordi la nostra gente. Alle ore 7 pom. del 19 incominciò la pioggia dirotta e il vento che continuò con diversa violenza per tutta la notte finché stamane cresciuto l'impeto del vento cadde per otto minuti una tremenda grandinata. Vicino al teatro Malibran furono trovati pezzi di gragnuola più grossi di un uovo. Il sestiere di Castello rimase pressoché incolume, ma la bufera imperversò specialmente su quelli di S. Marco, S. Polo, Cannaregio. Non si deplorano vittime.

    1855. » gennaio 29. Nell'acqua dei canali galleggiano pezzi di ghiaccio.

    1855. » marzo 25. Dopo un grande temporale con vento SE si trovano sparsi per la città semi di carubbe trasportati dal vento, probabilmente dai depositi delle Birrerie.

    1855. » luglio 6. All'orizzonte N. una tromba terrestre per la durata di 10 minuti e si diresse velocemente verso E, percorrendo 30°.

    1855. » dicembre 21. Nella notte del 21 dicembre si gelarono vari canali fra Venezia e terraferma, di modochè furono interrotte le comunicazioni, e si ebbe a deplorare qualche vittima. Anche nei canali delle Città le rive erano contornate di ghiaccio. Alla mattina del 21 si vedevano galleggiare nel Canale Grande considerevoli pezzi di ghiaccio ed il 22, alle ore 4 pom., quando improvvisamente sopravvenne l’ aria calda ed umida, il Canal grande era quasi coperto di ghiaccio che si staccava da canali di comunicazione fra Venezia e la terraferma : anche il 24 si vedeva galleggiare del ghiaccio.
    Temperatura minima —8°,8 la mattina del 21.

    1872. » giugno 23. Turbine impetuoso dalle 3 e 42 pom. alle 4 ½ circa, da SE. Scariche elettriche fortissime continue, grandine grossa come noci. Atterrati camini, smossi muri vecchi e tegole. Distrutte le viti al Lido, rotta una quantità di vetri ; fra cui in Piazza S. Marco tutti quelli dei fanali, che ebbero anche i bracciuoli contorti.
    In Seminario un chicco di grandine perforò il vetro di una finestra con buco netto del diametro di 18 mm. (1).

    1872. » agosto 1. Alle 5 ¾ pom. temporale da W con grandine e vento furioso.
    Una gondola tra la Piazzetta di S. Marco e S. Giorgio fu rovesciata : vi erano dentro tre frati Carmelitani Scalzi, uno dei quali, il P. Amedeo Rossi, rimase annegato.

    1874. a agosto 5. Temporale alla mattina. Alle ore 9 e 10 un fulmine passò sopra l’ Osservatorio, e lo scosse in modo da mettere in moto 1' orologeria del sismografo Cavallieri.

    (1) II registro delle osservazioni dice 18 centimetri, ma è evidente l'errore.

    1878. » giugno 5. Fenomeno singolare : alle ore 10 ¼ di sera fuvvi un magnifico arcobaleno lunare. La luna era ad Ovest e 1' arco si formava a SE. Alle 9 e 20 pom. si era avuto grande temporale, con pioggia dirotta.

    1891. » gennaio 17. Alle ore 9 precise apparve un magnifico bolide, che giunto verso terra, scoppiò con detonazione. Sembrava che partisse dallo zenit e che si tuffasse qualche frantumo in Laguna verso Lido.

    1897. » giugno 17. Tromba d'aria e poi pioggia temporalesca.

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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    Secolo XX

    1916. » novembre 21. Nella mattina vento forte da S e poca pioggia. Alta marea, straordinaria: l'acqua arrivò al secondo gradino della Basilica della Salute : dopo le 8 incominciò a decrescere (1).

    1920. » settembre 28. Ore 17. In Laguna tre trombe marine: una si formò dietro a S. Giorgio, la seconda un po' a W di Sacca Sessola, la terza dopo svanite le due prime, all' incirca al posto dove era apparsa la seconda.

    1922. » aprile notte 29-30. Caduta di polvere meteorica rossiccia, insieme con la pioggia.

    1925. - agosto ore 23 ½ del 12 a 0 ½ del 13. Temporale violento con pioggia e vento furioso (una tromba?) e grandine grossa come noci. In Osservatorio un chicco di grandine ruppe il radio integratore Wilson. Velocità massima del vento 40 metri al minuto secondo per cinque minuti, a 23h 40 m.

    1927. » luglio 23. Dopo lunga siccità ed una giornata afosa (30°) a 20 h circa si scatena un furioso uragano da W. La fronte del vento, in forma di colonna orizzontale cilindrica, ruotante sul suo asse lascia cadere un nubifragio di pioggia violentissima, mista a molta grandine grossa come nocciuole. Il vento improvviso ebbe in una raffica la velocità massima di chilometri 2,55 al minuto, donde disastri in città e tempesta in Laguna.
    Indescrivibile lo scompiglio al Lido ; la furia degli elementi travolgeva le capanne dei bagnanti, scardinava gli alberi, abbatteva i pali della luce elettrica, sicché all'oscuro si fermarono le vetture, e veniva in certi luoghi Intercettato il passaggio ai fuggenti. I vaporetti carichi di passeggeri che percorrevano la laguna corsero gravissimo pericolo. Camini crollati, terrazze strappate, pezzi di vecchi cornicioni, lamiere di tettoie, portati in aria. All' ospedale per il crollo del grande camino della lavanderia si ebbero tre vittime, un giovane perì in Laguna presso Murano, ed una signora americana presso il Cimitero. Cinque vittime in Venezia, ma in altri luoghi il tremendo uragano fece altre cinque vittime umane, e molte vittime nel bestiame.
    In Venezia fu una ecatombe di alberi: un centinaio di alberi bellissimi furono abbattuti nei Giardini Pubblici e nel Giardino Papadopoli, tre in quello del Seminario e parecchi in altri luoghi (2).

    (1) Vedi i PIVA Sac. VITTORIO, L' Osservatorio Metereologico-Geodinamico del Seminario di Venezia. Memorie storiche. Venezia, Tip. Emiliana, 1924, pag. 151.
    (2) Vedi F.S.ZANON, L'uragano del 23 luglio 1927, in Annuario dell'Osservatorio Geofisico del Seminario Patriarcale di Venezia, Venezia, 1928, Tip. del Gazzettino.

    1929. » febbraio. Nelle due prime decadi freddo intensissimo straordinario. Congelamento della Laguna e dei Canali interni della Città; con danni assai gravi e conseguenze nella vita e nell'economia civile. Il freddo arrivò ad un minimo di -13° C il giorno 12 febbraio, e questa è la più bassa temperatura osservata dopo il freddo tremendo del 1788 (1).

    Considerazioni generali sul clima veneto (se si fa eccezione per una relativa frequenza di freddi invernali e congelamenti della Laguna) non si possono ricavare dalle notizie riportate, che non sono scarse, ma non sono neppure molto abbondanti, e sopratutto perché, in generale, si tratta di notizie vaghe e non omogenee.

    Si può però osservare che nessuna periodicità risulta nei fenomeni meteorologici
    straordinari considerati.

    FRANCESCO SAVERIO ZANON

    (1) Vedi F. S. ZANON, L'inverno 1928-29 in Venezia, in Rivista della Città di Venezia, Aprile, 1929.


    L’INVERNO DEL 1929



    Non si ha memoria di congelamento dell'acqua del mare Adriatico, mentre il congelamento parziale delle Lagune Venete è un fenomeno che si osservava in quasi tutti gli anni; ne erano esclusi solo pochi inverni, quelli eccezionalmente miti.
    Il congelamento ha inizio agli orli della Laguna, situati verso terraferma, e qui ostacola la navigazione non solo di imbarcazioni leggere, ma in qualche anno anche dei vaporetti, tanto che qualche volta, anche fuori dell' inverno famoso 1928-29, come il 15 gennaio 1926 (1). si dovette per il ghiaccio sospendere le corse del vaporetto che fa servizio tra Fusina e Venezia.
    Talora il congelamento dagli orli di terraferma si estende sino al centro di Venezia e si congelano anche i canali interni, in parte o tutti.
    Sotto questo aspetto. negli ultimi due secoli, sono rimasti famosi gli inverni del 1789, del 1864 (2), del 1929 e del 1985; nei quali tutta la Laguna, da Mestre sino alle Fondamenta Nuove, era una distesa compatta di ghiaccio, su cui a volte potevano muoversi liberamente e con piena sicurezza i pedoni, trasportarvi carichi a spalle o con slitte. Solo i canali in comunicazione diretta coi porti canali sino al bacino di S. Marco erano liberi lungo il filone, ma anche agli orli dei medesimi si stendeva una grossa crosta di ghiaccio.
    Naturalmente un tale fenomeno fa scalpore nella Storia di Venezia, non tanto per il grande freddo che naturalmente lo accompagna e per gli aspetti insoliti che assume la città, quanto per le modifiche e i danni enormi che arreca al traffico e alla vita cittadina e per gli effetti letali sulla vita dei pesci nelle valli.

    (1) II dicembre 1925 era stato tra i più freddi, in seguito, dopo un mitigamento nella 1 decade di gennaio 1926, la temperatura scese bene in basso nella seconda, specie durante l'infuriare della Bora tra il 12 e il 15, cosicché al 13 la media diurna della temperatura fu —6°,2 a Trieste, —5°,0 a Venezia e a Padova, — 10° ,0 al Venda.
    (2) PILOT A, Il freddo a Venezia nel 1788, Rivista mensile della città di Venezia, Nov. 1924

    Le conseguenze sulla vita cittadina erano certo più gravi nel passato, quando mancava 1' acquedotto e non c'era il ponte ferroviario, poiché allora il rifornimento dell'acqua e le comunicazioni con la terra ferma erano assicurate dai soli natanti.

    Si descriveranno qui gli aspetti più importanti e gli effetti più caratteristici dell'inverno del 1929, inverno di rigidità eccezionale in tutta Italia e nell' Europa meridionale e centrale, e nel quale il congelamento della Laguna assunse proporzioni mai raggiunte precedentemente e più raggiunte in seguito (I).
    Dopo il minimo registrato il 29 gennaio, per un paio di giorni la temperatura sale. Successivamente, ai primi di febbraio, si manifesta un' altra ondata di freddo, durante l'imperversare di una Bora molto violenta (le medie diurne della velocità del vento nei giorni 1, 2, 5 sono : a Trieste Km/h 35,8, 45,2 e 44,8. al Venda 52,2, 29.4, 19,2, a Venezia 21,4 52,5 18,1).
    Si verifica un leggero innalzamento di temperatura dal 4 all'8, non accompagnato da precipitazioni, subito dopo la temperatura diminuisce rapidamente nella Venezia Giulia, nella Venezia Euganea ed in montagna, fino a raggiungere il massimo rigore invernale.
    Nella Valle dell'Adige (Trento) le due ondate di freddo ai primi di febbraio non portano il termometro così in basso, come nell'Alto Adriatico.
    Dal 10 al 14 e dal 18 al 21 compresi, soffia una Bora violenta, per cui la media della velocità del vento, nei singoli giorni, a Trieste, a Venezia, al Venda supera notevolmente i 20 Km/ora, raggiungendo in certi giorni oltre 50 Km/h. A Trento e a Bolzano soffia vento prevalentemente tra E ed ENE, ma con violenza molto minore : raramente la velocità media diurna supera i 10 Km/h.
    Il congelamento parziale delle acque lagunari è iniziato, come fenomeno abituale di quasi tutti gli anni, nelle zone più lontane dai porti, verso la metà di gennaio a Pagliaga, dove sfociano i fiumi Dese e Osellin, verso la fine dello stesso mese a Conche e a Cavallino, dove minore è 1' espansione della marea. È tale il raffreddamento delle acque che al 10 febbraio, malgrado esse siano agitate dall'imperversare della Bora, ha inizio il congelamento della Laguna e al 14 quasi tutta essa era gelata soltanto nei grandi canali lagunari non è avvenuto il congelamento (fig. inferiore della

    (1) Ricordiamo qui alcune pubblicazioni che trattarono gl'inverni 1928~29 in Italia sotto i riguardi meteorologici ;
    ALIPPI T., Le anormali condizioni atmosferiche dell'inverno I928~29 in Italia. Ann. Ufficio Presagi, Voi. UI, Roma 1930.
    CRESTANI O., L'inverno 1928~29 nelle Tre Venezie. Estratto dagli Annali idrologici, Anno 1929, dell' Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque, Venezia 1932.
    GUERRIERI E., // freddo straordinario dell' inverno 1928~29. Rivista di Fisica, Matematica e Scienze Maturali. Napoli, Serie II, Anno 4, Fase. 6.7, Marzo-Aprile 1930 (Vili).
    ZANON F. S., L'inverno I928~29 a Venezia. Rivista della città di Venezia, anno 1922, fascicolo di aprile. Venezia 1930.

    L'acqua però, che dal vento veniva sbattuta sulle sponde o sui natanti, vi si congelava subito, cosicché tutte le Dighe dei Porti e le parti emergenti dei battelli in navigazione risultarono rivestite con incrostazioni, caratteristiche dei paesi nordici, dello spessore dai 15 ai 20 cm. e in qualche punto anche più. Il casello mareografaco all'estremità della diga S del porto del Lido aveva, su tutta la facciata NE, in corrispondenza della porta, un rivestimento di ghiaccio di circa 90 cm. e si è dovuto usare il piccone per romperlo. '
    Lo spessore del ghiaccio nella Laguna non era uniforme, in alcuni punti oltrepassava i 20 cm.. specie là dove per azione del vento si era accumulata la neve e si erano accavallati i lastroni di ghiaccio, rotti per effetto delle variazioni di marea e trasportati alla deriva.
    Dalle Fondamenta nuove si poteva raggiungere il Cimitero camminando sul ghiaccio. Un transito sul ghiaccio era stabilito da Cavallino alle case di Falconera e alle Mesole ed era possibile transitare anche con carriole cariche di provviste.
    Un vaporino dell' Azienda Comunale di Navigazione Interna è rimasto bloccato alcuni giorni nel Canale Vittorio Emanuele III, un altro nel Canale Casson, presso Cavallino. Le isole della Laguna superiore sono rimaste prive di comunicazione, finché non è stato possibile accedervi con battelli attrezzati a rompighiaccio.
    In alcune zone riparate dal vento il ghiaccio era meno spesso e meno consistente e così pure nelle zone più prossime ai porti e ai grandi canali, dove però galleggiavano alla deriva blocchi di ghiaccio di considerevoli dimensioni.
    Lo spessore maggiore del ghiaccio fu raggiunto nei fossi interni alle isole coltivate e ai litorali, e nelle valli da pesca, dove spesso il ghiaccio toccò il fondo, con danni gravissimi all' ittiofauna, questa per le basse temperature fu danneggiata anche nel mare Adriatico

    Dal 12 febbraio al 17 tutta una distesa di ghiaccio continua permetteva di andare a piedi da Venezia a Mestre.
    Qualche inizio di sgelo si ha al 18; tuttavia, solo a partire dal 20, esso avviene in maniera abbastanza progressiva, ma pur sempre irregolare. I primi ad essere liberati dal ghiaccio sono stati i canali, nei quali l'escursione della marea provocò la rottura del ghiaccio che durante il riflusso veniva trasportato al mare; successivamente, per lo stesso fenomeno, furono liberati i grandi specchi Lagunari in diretta comunicazione coi canali ed infine i laghi interni alle barene emergenti, nei quali il ghiaccio ha persistito fino ai primi di marzo.

    Che le cose si siano svolte in questo modo ce ne fornisce una prova 1' orientamento dei pali abbattuti, tutti disposti per traverso al canale, ossia coricati perpendicolarmente all' asse del medesimo, indipendentemente quindi dalla direzione del vento. Si spiega quest’ orientamento osservando che il ghiaccio aveva chiuso come in una morsa detti pali, poi, scendendo alla deriva durante il riflusso, li aveva inclinati verso il canale, fino a che le loro teste toccarono 1' acqua (1).

    Nel Po (2) e in tutti i fiumi veneti in vicinanza alla foce lo spessore e la compattezza del ghiaccio erano considerevoli e permettevano di attraversare i fiumi camminando.
    Il Sile, le cui acque sono di risorgiva, è il solo corso d' acqua sul quale non venne notata alcuna formazione di ghiaccio.
    Dopo il 24 febbraio il ghiaccio si trovava solo in vicinanza delle sponde e dove l'alveo era poco profondo ; notevole però era ancora la quantità di lastroni di ghiaccio alla deriva.

    Caratteristica essenziale della situazione isobarica nel periodo più freddo è la persistenza di un anticiclone sull' Europa centrale, che si è quasi sempre, si è mantenuto attorno ai 1040 hp., superando anche talvolta i 1050 (!!!!!!) hp, in prosecuzione dell’alta pressione Russo-Siberiana.
    Sull' Europa l'anticiclone ha trovato ragioni d'intensificarsi e di persistere nel raffreddamento dell' aria, causato anche dal manto nevoso che ricopriva tutto il continente Europeo, in particolare la parte orientale.
    Qui Il freddo fu fortissimo, tanto che, secondo le notizie dell'Osservatorio Meteorologico centrale russo riportate dal Köppen, in tutto il territorio russo tra il Volga e il confine occidentale, la media di febbraio fu di 10° sotto la normale, e in Crimea di 7°.
    Contemporaneamente anche la distribuzione isobarica sull' oceano Atlantico risultò differente da quella solita in questa stagione. Sulla parte settentrionale dell' Atlantico, sull' Islanda e sulla Groenlandia, si ebbe maggior pressione che sulle Azzorre.
    Nell’estremo nord e specialmente in Groenlandia, contrariamente a quanto si verificò sul continente Europeo, l'inverno fu eccezionalmente mite.

    (1) I maggiori danni si verificarono alle mude (pali isolati); resistettero meglio i pali di legno che non quelli di cemento armato. Secondo i dati raccolti dalla Sezione Marittima del Genio Civile di Venezia, i danni apportati dal ghiaccio ai segnalamenti nella Laguna di Venezia furono così rilevanti che, per la rimessa a posto, si spesero oltre 500.000 lire.
    (2) GlANDOTTI M., La formazione dei ghiacci nel Po nell'inverno 1929, Annali dei Lavori Pub-blici, Roma, 1929.


    Le perturbazioni atlantiche nei loro spostamenti verso levante più volte durante questo periodo percorsero il Mediterraneo ; si presentarono complessivamente per ben 28 volte tra gennaio e febbraio.
    Quando lo scontro tra 1'aria fredda polare e 1'aria calda meridionale avveniva nelle nostre regioni, cadde fitta la neve. Durante le nevicate naturalmente, si verificò una breve attenuazione del freddo.
    Successivamente però, il freddo, specialmente in pianura a causa del suolo ricoperto di neve, ebbe un' ulteriore intensificazione; prova ne sono, per es. le basse temperature raggiunte a Padova il 29-30-31 gennaio, dopo le nevicate dei giorni precedenti, valori ben più bassi che a Trieste, Venezia e anche del Venda, fenomeno, questo, dovuto principalmente al fenomeno dell’inversione termica.
    Inquadrando questa situazione Europea nel quadro della circolazione generale atmosferica nell' emisfero settentrionale, si evince come durante questo periodo siano risultate due sole circolazioni dominanti, mentre abitualmente ce ne sono tre o quattro; questo minor numero è tutto a vantaggio della persistenza e della stabilità delle condizioni atmosferiche.
    In conclusione, il periodo di freddo dell'inverno 1928~29 che comprende la seconda e la terza decade di gennaio e le due prime decadi di febbraio, una quarantina di giorni circa, forse non è stato il più rigido in assoluto (superato dai picchi dell’inverno del 1985), ma sicuramente il più lungo.
    A Venezia la media mensile —2°,2 del febbraio 1929 e la minima assoluta — 15°,0 (l’una e l'altra misurate al Seminario Patriarcale) sono state comunque le più basse dal 1836.
    Nel gennaio 1864 a Venezia si ebbe una media di — 1°,75 e una minima assoluta — 11°,3.
    A Padova la minima di — 14°,1 segnata alla Specola Astronomica nel febbraio 1929 parrebbe che fino allora fosse superata solamente dai — 15°,4 del 30 dicembre 1788 e dai — 15°.5 del 1 gennaio 1789.
    (A Venezia, all' Osservatorio U. I. R. M. A. al Lido, nel febbraio 1929 la media mensile fu —2°,2, la minima assoluta — 12°,4. A Padova, all' Osservatorio « G. Magrini ». nel febbraio 1929 la media mensile fu —4°A la minima assoluta — 16°,4)
    Inoltre, mentre precedentemente negli inverni rigidi i freddi più acuti si sono verificati tra dicembre e gennaio (1788~89). oppure in gennaio (1829~30, 1857~58, 1863~64, 1879~80, 1984~85), nell' inverno 1928~29 il freddo; cominciato in gennaio, ebbe il suo periodo più acuto attorno alla metà di febbraio e se ne risentirono le conseguenze anche nei mesi successivi marzo e aprile.
    A questa persistenza di basse temperature senza interruzione si deve il generale e forte congelamento delle lagune e dei fiumi.
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  9. #9
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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    Ok ora abbiamo tutto arrivava fino al 1929

    ciao

  10. #10
    Vento fresco L'avatar di paolo zamparutti
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    Predefinito Re: meteostoria di venezia

    cioè l'autore di quanto sopra meriterebbe un premio davvero
    whatever it takes

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