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Discussione: Dita nella marmellata

  1. #51
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Citazione Originariamente Scritto da Borat Visualizza Messaggio
    A ogni modo, osservo che non mi pare di meritare complimenti. Dovresti dirmi invece "Bravo asino, ci hai lavorato attorno tutta la domenica quando bastava scaricare il rapporto dal sito del Ministero".

    Per il mio modo di pensare è l'esatto contrario.
    Se attraverso l'applicazione di una metodologia rigorosa sei arrivato alla stessa conclusione di una fonte ufficiale (che si spera altrettanto rigorosa ...) il lavoro vale doppio.

  2. #52
    Burrasca L'avatar di Borat
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    Per il mio modo di pensare è l'esatto contrario.
    Se attraverso l'applicazione di una metodologia rigorosa sei arrivato alla stessa conclusione di una fonte ufficiale (che si spera altrettanto rigorosa ...) il lavoro vale doppio.
    Beh, insomma... si trattava di dividere i casi per popolazione e moltiplicare per un milione e poi fare dei confronti che oltre a stimare la grandezza delle differenze ne valutassero anche il rilievo statistico, eh, non ci voleva mica Ronald Fisher. Il più è stato trovare i dati. Mi piace il fatto che adesso queste cose si pubblichino. Una volta certe cose esistevano solo come dossier sulla scrivania di qualche ministro, e adesso si pubblicano in internet. Certo quella roba mi ha sfatato alcune cosine che mi sembravano sensate e in cui credevo (in termini cognitivi, diciamo "di cui ero persuaso"), e questi aspetti mi hanno forzato a rivedere alcuni altri punti delle mie idee.

  3. #53
    Burrasca L'avatar di Borat
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Ho avuto un paio di lunghissime telefonate con un mio amico che avendo letto queste cose non le ha digerite e mi ha contestato una lunga serie di punti che a suo avviso limitano la validità dei risultati che ho presentato. Naturalmente gli ho risposto che se vuole una trattazione dettagliata e approfondita di questi argomenti più che nella stanza libera di un forum di meteorologia dovrebbe andarsele a cercare nelle riviste italiane e internazionali di criminologia, di scienza dell'amministrazione, di scienza politica e di sociologia.
    Una delle obiezioni che mi ha mosso a mio avviso contiene degli elementi di verità (in mezzo a tante stravaganze, come il sostegno all'idea di analizzare i numeri assoluti e non i tassi, cosa che ho già censurato e che respingo sdegnosamente), e quindi l'ho presa in considerazione.
    Il suo dubbio è che sarebbe opportuno, nel valutare il rilievo di un numero di casi di contestazione della corte dei conti, rapportarli in qualche modo alle dimensioni dell'apparato burocratico e amministrativo dei territori studiati piuttosto che alla popolazione, perché alcune aree (particolarmente le province e le regioni autonome) sono dotate appunto di apparati pubblici mastodontici (un po' come staterelli con assessorati che sono piccoli ministeri), primariamente per affrontare la grande quantità di competenze e materie che i loro statuti assegnano loro. OK, è vero, è così.
    Ora, visto che la cosa è fattibile in poco tempo e con poco sforzo, mi sono scaricato dal sito Istat l'elenco del comuni italiani, li ho raggruppati e conteggiati per regione e provincia autonoma (quando pertinente) e li ho fusi con il file delle denunce della Corte dei Conti del 2009 che contiene anche le informazioni del rapporto ministeriale sui dati dal 2004 al primo semestre 2009 per ulteriori analisi.

    Ora, se noi facciamo come dice il mio amico, cioè calcoliamo i tassi di corruzione contestazione ecc rispetto al mero numero di comuni, adottiamo una prospettiva monca: infatti nell'atto di corruzione e compagnia bella ci sono normalmente due attori, e non uno solo: nella cuncussione, un amministratore chiede soldi a un privato per concedergli un suo diritto e per fargli un favorino. Nella corruzione un privato offre soldi a un amministratore per ottenere un favorino o per taroccare qualche pratica o decisione in suo favore. Quindi se è vero che il numero di amministratori è proporzionale al numero di amministrazioni, il numero di potenziali privati (a cui possiamo chiedere soldi o che ce li possono offrire) è invece proporzionale alla popolazione e non al numero di amministratori. Nascondere la popolazione e non usare l'informazione che la riguarda avrebbe l'effetto di favorire le aree con apparati burocratici e decisionali grossi, e così - in qualche misura - di concedere un trattamento di favore alle regioni e alle province autonome, concedendo loro un denominatore più grosso per dividere il numero di casi, senza riconoscere invece che sviluppano il loro numero di casi con popolazioni a volte molto piccole (come nel caso delle autonomie provinciali). Insomma, non mi piace, non lo trovo scientificamente corretto, e non lo faccio. Magari lo faccio per curiosità, ma non sottoscrivo i risultati.

    Al contrario, a me pare che sia indispensabile tenere conto che le popolazioni, oltre che le amministrazioni, variano per regione, e che molti fenomeni sono effetti di interazione fra amministrazione/tore e popolazione (chiaramente esistono invece situazioni come l'appropriazione indebita da parte di un amministratore nelle quali la popolazione c'entra poco o niente: fanno tutti gli amministratori aprendo il cassetto e fregando i soldi). La questione può essere vista come un bilancio di vincoli e opportunità, in un mondo popolato di persone (non ci sono solo i comuni, il comune in sé non si fa corrompere, il comune è un'istituzione nella quale delle persone occupano degli uffici). Si tratta di capire se certi fattori (demografici, istituzionali, territoriali) costituiscano più vincoli (che frenano) o più opportunità (che incoraggiano).
    Ultima modifica di Borat; 27/02/2010 alle 13:02

  4. #54
    Burrasca L'avatar di Borat
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Orbene, da qui in avanti la questione diventa difficile. Devo dire che modellare i tassi non è la mia specialità e che introdurre in un modello simultaneamente due possibili denominatori nel calcolo della probabilità mi riesce complicato. Non tanto tecnicamente (fa tutto il computer) quanto nell'interpretazione sostanziale dei risultati della stima. Usando modello che ho presentato (http://forum.meteonetwork.it/1058116635-post34.html, seconda tabella) con una modifica per tenere conto del numero di comuni, si potrebbe argomentare che dobbiamo calcolare

    casi / pop = nord + centro + sud + autonom + piccole_autonomie + comuni

    piuttosto che

    casi /comuni= nord + centro + sud + auton + piccole_autonomie + pop

    e non mi è molto chiaro come procedere nella scelta fra i due approcci e come discriminare tra i loro significati. E' evidente che le due specificazioni sono concettualmente molto diverse e analizzano variabili dipendenti molto diverse. Bisogna che ci ragioni su. Oggi pomeriggio se non arrivano rompiballe ci lavoro un po'. Per ora ho effettuato un primo run esplorativo sui dati del 2009, applicato al caso discusso qui Dita nella marmellata con l'aggiunta del numero di comuni come variabile indipendente.

    Curiosamente, i risultati sono questi:
    Codice:
    . blogit casi pop centro sud auton  aobztn comuni
    
    Logistic regression for grouped data              Number of obs   =   59630680
                                                      LR chi2(5)      =     318.75
                                                      Prob > chi2     =     0.0000
    Log likelihood = -13170.885                       Pseudo R2       =     0.0120
    
    ------------------------------------------------------------------------------
        _outcome |      Coef.   Std. Err.      z    P>|z|     [95% Conf. Interval]
    -------------+----------------------------------------------------------------
          centro |   .9866402   .1155655     8.54   0.000      .760136    1.213144
             sud |   1.157964   .1041158    11.12   0.000     .9539012    1.362028
           auton |  -.1424832   .0900864    -1.58   0.114    -.3190493    .0340828
          aobztn |   1.741931   .1947034     8.95   0.000      1.36032    2.123543
          comuni |  -.0001464   .0001189    -1.23   0.218    -.0003794    .0000867
           _cons |  -11.55673   .1304477   -88.59   0.000     -11.8124   -11.30105
    ------------------------------------------------------------------------------
    ...e sono quasi identici a quelli ottenuti senza immettere il numero di comuni.

    In sintesi:
    1) al Centro un po' più che al Nord.
    2) al Sud più che al Nord e un po' più che al Centro (ma al pelo della significatività)
    3) effetto minuscolo e non significativo dell'autonomia di prevenire i casi
    4) nelle piccole autonomie (AO-BZ-TN) significativemente più che al Nord, con un effetto positivo maggiore di quello del Sud
    5) effetto microscopico e non-significativo del numero di comuni, ma di segno negativo: cioè il numero di comuni sembra ridurre il numero di casi anziché incrementarlo.

    Ora, dando una lettura più sostanziale che numerica direi:
    1) c'è variabilità territoriale con l'ormai usuale trend crescente da Nord verso Sud.
    2) l'autonomia complessivamente presa non sembra prevenire il verificarsi di casi
    3) ma le piccole autonomie sembrano ancora incoraggiare i casi
    4) mentre il numero di comuni (ciascuno con una sua amministrazione e competenze) non pare spiegare il tasso regionale/provinciale.

    Notare che il coefficiente delle piccole autonomie è leggerissimamente diminuito rispetto a quello ottenuto senza introdurre il numero di comuni. E' probabile che dipenda dal grande numero di comuni della provincia di Trento (217 comuni). Ma non capisco perché. Infatti l'effetto del numero di comuni pare quello di ridurre i casi anziché aumentarli.
    Un'ipotesi per questo risultato potrebbe essere questa: a volte si devono tirare fuori tangenti perché ci sono amministrazioni lontane e latitanti, che magari devono lavorare per troppa popolazione. Se ci sono tanti comuni è più verosimile che riescano - a pari popolazione - a smaltire meglio la burocrazia e impongano meno ai cittadini di dover tirare fuori una tangente per far valere i loro diritti.
    Ad esempio, se sulla scrivania c'è un pacco di due metri di domande di licenza edilizia, se non vuoi aspettare due anni devi ungere impiegato e assessore; se le stesse pratiche si dividono fra 5 sindaci, il pacco è alto un quinto, aspetti solo 5 mesi e non hai bisogno di pagare tangenti per non dover abitare sotto i ponti. Questo ragionamento suona bello e verosimile, solo che l'effetto del numero di comuni non è significativo...
    Vanno da sé tutte le valutazioni sulla contemporanea tendenza a ridurre il numero di comuni...
    Ultima modifica di Borat; 27/02/2010 alle 13:17

  5. #55
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Ho controllato un po' la relazione fra numero di comuni ed effetto delle piccole autonomie ma non ne sono venuto a capo. L'effetto delle piccole autonomie diminuisce immettendo il numero di comuni ma non capisco perché. Trento non è la provincia/regione autonoma di piccola scala col più alto numero di comuni per abitante (o il più basso numero di abitanti per comune). Questa palma spetta alla Val d'Aosta. Non ho chiarito però perché il coefficiente delle piccole autonomie diminuisca. Visto che il segno dell'effetto dei comuni è negativo, immettendo il numero di comuni, dovrebbe aumentare. Può essere che tenendo conto dei comuni peggiorino un pochino le posizioni di altre realtà e che questo di riflesso migliori la posizione relativa delle piccole autonomie. Certo la variazione dell'effetto è nell'ordine dei centesimi di logit, per cui niente di interessante.
    Sono colpitissimo invece dalle grandi popolazioni per comune della Puglia, circa 15.800 abitanti per comune. Cioè quando vai a fare domanda di licenza edilizia trovi sulla scrivania un pacco di 16000 domande prima della tua...

  6. #56
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata


    Niente male, il modello sopra pare predire ragionevolmente bene il numero di casi osservati per regione.



    (non badate troppo alla linea interpolante, c'entra fino a un certo punto, è un po' complicato spiegare che cos'è ma non è strettamente appropriata).

    Penalizza un po' Puglia, Campania e Marche (stimando per loro più casi di quanti non se ne verifichino) mentre premia un po' Calabria, Lazio e Umbria (stimando per loro meno casi di quanti non se ne verifichino). Per le atre regioni, mi pare passabile.

  7. #57
    Burrasca L'avatar di Borat
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Meglio stavolta. La linea diagonale grigia è la bisettrice con pendenza 1 e passante per il punto di coordinate 0,0.
    I casi più vicini alla linea sono quelli con previsione accurata e quelli lontani quelli con anomalie rispetto alla previsione.



    Benino benicchio benuccio tutto mi pare, a parte Campania e Puglia (sovrastima) e Calabria (sottostima). Occhio che in questo tipo di modelli è discutibile (e discusso) formulare previsioni per i singoli casi e valutarne la discrepanza rispetto ai valori osservati.
    Ultima modifica di Borat; 27/02/2010 alle 18:57

  8. #58
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    la Liguria però ho paura che sia così "bassa" nella classifica, per un solo motivo, anche chi dovrebbe controllare è probabilmente corrotto.


    "Quando sono stato comandante io, la ditta Bianchi Costruzioni non è mai stata controllata" - Riviera24.it

    Poi si seppe che in questa storia, il comandante della gdf acquistò da questo costruttore, un appartamento ed un garage a prezzo di favore.. (inutile dire quasi regalato)
    Tutti assolti perchè il fatto non sussiste e ciò mi lascia perplesso anche sui giudici

    troppo basso il numero ligure, si è sempre saputo che c'e' una tendenza al malaffare e tutte le volte ne escono puliti

    penso che la mia regione sia la più corrotta di tutte quelle che ho potuto vedere

  9. #59
    Burrasca L'avatar di Borat
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Senza dubbio il modello stimato sopra (come tutti i precedenti) lavora sotto assunto che la relazione di corrispondenza fra atto illecito e contestazione della corte sia fisso e invariante. E' invece ragionevole supporre che questa relazione sia variabile fra le regioni, senza bisogno di corruzione dei giudici e di nessun altro (cosa che non mi sento di escludere, ma che eventualmente dovrebbe essere dimostrata in tribunale a carico di chi la sostiene), per una serie di questioni strutturali/infrastrutturali ed economiche.
    In certe zone ci sono le strade e in altre no. In certe zone ci sono le reti informatiche e in altre no. In certe zone il postino che dovrebbe consegnare gli atti la mattina trova benzina nell'auto di servizio e riesce a partire e in altre no. In certe zone c'è tutto e in altre non c'è niente. In certe zone si riesce a pagare il conto della posta e la bolletta del telefono, così la posta consegna le notifiche e il telefono funziona, e in altre no. Giusto per fare qualche esempio.
    Ergo i fatti hanno a mio avviso maggior probabilità di essere scoperti e perseguiti con successo nei contesti dove ci sono le strade, le reti, le strutture, ecc ecc ecc, cioè dove le condizioni materiali sono più favorevoli e quelle economiche sono più floride. Bisogna vedere in che misura questo incida, se tanto o poco. Secondo me un tribunale con le lampadine e le fotocopiatrici che funzionano riuscirà quantomeno a evitare alcune prescrizioni, mentre dove i giudici si devono portare le pratiche a casa per stamparsele a spese loro sempre a mio avviso avrà più problemi a ficcare in galera i farabutti e a farsi dare indietro i soldi fregati.

  10. #60
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    Predefinito Re: Dita nella marmellata

    Bella trattazione statistica.

    Ora, esulando dallo studio rigoroso, se guardo la tabella finale e dico che la gente ruba i soldi solo se non sono suoi dico una cazzata? Sud+regioni automome del Nord.
    #NousAvonsDéjàGagné

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