Non metto in discussione che il marcio ci sia ovunque. E, ben inteso, la mia opinione sull'università italiana e ancor di più sul livello medio dei docenti universitari è assai negativa.
Però per dire che uno viene tagliato fuori perchè ci sono degli interessi sotto, ci vogliono le prove. Altrimenti si scade nel qualunquismo.
E poi, possibile che non esista un ricercatore che fosse uno in tutto il mondo, che non sia tentato dal raccogliere la "pappa pronta" per lavorarci su?
Perchè ci saranno pure dei rapporti di potere all'interno del mondo accademico italiano.. Ma sono così estesi a livello mondiale?
Che poi, ragionando per assurdo, in ambienti del genere ci sono anche lotte per scalzare dal potere chi già ce l'ha: cosa meglio di una ricerca con possibili risultati rivoluzionari per il mondo intero può spianare la strada per "togliere di mezzo" gli attuali detentori del "potere"?
Assumere come postulato "Giuliani ha ragione perchè dice qualcosa fuori dal coro mentre la scienza ufficiale ha torto perchè gli accademici vogliono mantenere il loro potere" non tiene in considerazione l'ipotesi che Giuliani dica cose sbagliate. Ragion per cui, il discorso è miope già in partenza.
La questione Giuliani in particolare mi interessa poco, per cui non sto a commentare la tua posizione. Che peraltro mi sembra militante. Ho la netta sensazione che più che capire come stanno le cose tu abbia una posizione da sostenere, e quindi non sto a dibattere.
Peraltro sopra non mi riferisco al marcio, ma al fatto che nella ricerca i gruppi e le organizzazioni non sono oggetti isolati e astratti ma esistono in un contesto (vincolante) dato e in presenza di relazioni e interessi dati (condizionanti). Tutta roba normale.
Certo è presumibile che se delle equipe osteggiano un approccio o una teoria perché devono ostracizzare chi lo sostiene, siccome le equipe in varie circostanze sono in concorrenza tra di loro prima o poi qualcuno raccoglierà l'approccio e lo svilupperà. Confido un po' nella competizione nella scienza. Certo bisognerebbe pagare di più e offrire migliori prospettive di carriera ai giovani ricercatori.
Il marcio ben è altro; come le multinazionali del tabacco che pagavano istituti universitari di mezzo mondo per ottenere rapporti di ricerca favorevoli. Che finanziavano i fondi pensione, le mutue private e le associazioni di sostegno dei medici e degli epidemiologi in modo che fossero debitori di qualcuno che non voleva che fossero manco investigate le conseguenze del fumo. Quello sì è un bel marcio. Altro che i tutto sommato innoqui concorsini all'italiana, che hanno come principale conseguenza di garantire l'arretratezza del sistema e la sua mancanza di meritocrazia, ma difficilmente accoppano qualcuno e certamente non fanno la strage che fa il fumo.
Il fatto che l'accademia non sia un'adamantino esempio di impegno intellettuale e disinteresse dal fango del mondo è un dato abbastanza inevitabile. Questo è male ma non è priorio marco spinto. Gli accademici sono donne e uomini come tutti gli altri, e il loro mestiere è produrre testi che qualcuno paga. Se il testo piace al potenziale acquirente è più facile venderlo, e se il progetto di stesura del testo piace al committente, è più facile che sia accolto e finanziato.
Ingenua è invece un'idea di accademia da cartoni animati, con il buon scienziato (dotato naturalmente di valori filantropici che i veri scienziati hanno) che non scende a compromessi e studia e pubblica eccetera anche in solitudine e magari poi salva anche il mondo in contrasto con le opinioni sbagliate e vetuste di tutti i suoi colleghi. In realtà se non sei in linea con le pretese del mainstream non ti fanno vincere il concorso di dottorato, se lo vinci non ti danno assistenza nella ricerca, poi non ti fanno vincere un concorso da ricercatore e se hai una buona rete e ti va bene scappi a lavorare all'estero. Se sei dentro ma non in linea con il mainstream, ti bocciano i progetti di ricerca, non te li finanziano, non ti invitano alle conferenze, ti bocciano in peer-review gli articoli (patetico, in un paese come l'Italia con quattro università e due persone per specialità l'idea che il reviewer e l'autore non sappiano ciascuno chi è l'altro) ecc ecc, fino a che non vai a coltivare le rape.
Il buon scienziato da cartoni animati che non si cura delle cose vane e vuole scoprire la verità vera senza riguardo per gli interessi dei vecchi dementi che ci sono in cattedra non arriva nemmeno a diventare ricercatore confermato. O lo mandano via prima o, isolato e sconvolto dalla nausea, se ne va lui.
Ultima modifica di Borat; 18/03/2010 alle 11:28
Non ho alcuna intenzione di difendere alcuna posizione, anche perchè non ho alcun interesse in merito.
Ho il dente avvelenato, questo si, perchè un anno fa mi venne detto di vergognarmi perchè dubitavo delle "previsioni" di Giuliani.
Oggi si viene ad aprire un thread per promuovere un libro da lui scritto, dove già dal titolo passa per vittima: permetti che chieda come mai nessuno ha sviluppato (che io sappia) la sua ricerca a distanza di un anno? Permetti che chieda conto di tutte le previsioni successive che non si sono verificate?
Infine, non ho voglia di approfondire tutte le questioni relative al mondo accademico e della scienza ufficiale in genere. Il mio era solo un controbattere all'idea che ha Conte del mondo, dove tutto ciò che è alternativo (si parli di terremoti come di medicina) è per forza migliore di ciò che è ufficiale.
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Dirò di più: io non credo che Giuliani sia un cretino e che le sue ricerche siano spazzatura. Può darsi che i dati sul radon possano davvero portare a conoscere meglio i terremoti ed aiutare a sviluppare tecniche che permettano l'allertamento della popolazione con un minimo di anticipo (fermo restando che i morti vanno evitati con la costruzione antisismica dei fabbricati e non, o in minima parte, con gli allarmi preventivi).
Credo però che abbia sbagliato l'approccio al problema, andando solamente a cercare il contatto con il pubblico e non rivolgendosi al mondo scientifico. Era così difficile trovare un geologo con cui pubblicare tutto il suo lavoro?
Gridare subito al complotto, ammesso che ci sia realmente stato, quando di fronte hai gente decisamente navigata come Bertolaso, Barberi e Boschi non è stato esattamente producente, sia per lui come persona che per ciò che voleva trasmettere.
Aggiungiamo poi che la non ufficialità delle sue notizie si prestava a travisazioni, divulgazioni incontrollate, ecc.. Per non parlare degli allarmi lanciati e poi caduti nel vuoto. Dimostrazione incontrovertibile che dimensionare in maniera precisa (e qui sta la forza del poter prevedere il terremoto) l'evento sismico in termini di luogo, potenza e tempistica non è ancora possibile.
Dicevo, qui stanno gli errori del passato.
L'errore del presente è di uscire con un libro, il cui titolo è già un programma. Con l'aggiunta di un sospetto: che il libro sia l'espediente per monetizzare, facendo presa su quella parte di lettori che si fanno spesso attrarre dalle teorie complottistiche.
Non si direbbe. A volte si ha netta la sensazione che tenda più a praticare advocacy a favore di questa o quella tesi (generalmente quella conservatrice e istituzionale) piuttosto che a cercare di capire come sono le cose. Parere personale naturalmente, ma sotto c'è un indizio pro questo sospetto.
Immagino che sia il caso di leggere il libro prima di dire questo. Può darsi che parli proprio di questo. Partire ad attaccare su questo punto senza aver letto il libro suona da advocacy, quello che dici sopra di non voler fare.
Questo ragionamento è sbagliato. Non è una valutazione personale la mia, ma una censura scientifica: hai detto epistemologicamente una cazzata, non è assolutamente così. Ti consiglio di mettere nel piano di studi l'esame di logica di corsa, sei ancora in tempo a rimediare. Per dimostrare incontrovertibilmente che una cosa non è possibile devi avere in mano o una conoscenza generale anzi universale delle "leggi" (termine con cui di solito si indicano le teorie dei fisici) che la governano da cui puoi ricavare matematicamente o logicamente (ad esempio con un'antinomia) l'impossibilità della cosa; oppure esaminare uno per uno tutti - ma proprio tutti - i tentativi possibili passati presenti e futuri e riscontrare che sono tutti empiricamente falliti. Quella sarebbe una dimostrazione incontrovertibile.
Detto questo, sospetto anch'io che ce ne voglia ancora un bel po' per stabilire in anticipo le dimensioni (spazio, tempo, intensità ecc) di un terremoto. Ma non abbiamo in mano nessunissima dimostrazione incontrovertibile.
Anche il fatto che tu attribuisca lo statuto di dimostrazione incontrovertibile a qualcosa che può fornire al massimo degli orientamenti esplorativi su base empirica non testimonia a favore della tua intenzione di non difendere alcuna posizione che ti attribuisci sopra. Chi ingrandisce le trote lo fa con qualche intenzione. Hai ingrandito la tesi negazionista trasformandola da collezione di esperienze deludenti a dimostrazione incontrovertibile. Che scientificamente parlando, ribadisco, è una balla e una cazzata.
Ricordami di non comprare mai un'auto usata da te. Ah, ma questo te l'ho già detto tempo fa...
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