La curva di Phillips è una relazione "ceteris paribus", che considera cioè ferme tutte le altre variabili. Il problema è che il mondo reale non funziona in questo modo, ma d'altra parte i modelli economici non hanno la pretesa di descrivere il mondo reale in maniera perfetta.
Di conseguenza, se si considera la relazione di Phillips come: + inflazione = minor disoccupazione e si prende come intervallo temporale il singolo istante...beh, questa relazione è stata smentita diverse volte nella storia in presenza di shock dal lato dell'offerta (Covid, guerra ecc.).
Negli anni '70, quando si era in presenza di una stagflazione simile a quella attualmente in essere, la curva di Phillips fu messa sotto accusa in quanto, non prevedendo la possibile coesistenza di inflazione e disoccupazione, non dava indicazioni alcune alla politica economica in tale contesto.
Se però la consideriamo in un'ottica di breve periodo e al netto di eventuali problematiche dal lato offerta, la curva ha una sua logica di base assolutamente coerente e direi anche un buon riscontro empirico.![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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Secondo me in questa situazione lo spread sottostima i problemi.
Mi spiego: essendo una misura relativa può pure essere bassissimo ma se il punto di riferimento sprofonda nella melma ti porta giù con sè...
Se poi tu ci metti del tuo (che è quello che misura lo spread) allora #sivola![]()
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Sto vedendo cose su questa dichiarazione che mi danno ancora più l'idea di quanto siamo andati a fondo (non "stiamo andando", bensì "siamo già andati").
Il dettato legislativo è tendenzialmente oscuro.
Il battage pubblicitario è ignobile, sono senza parole su quanto clickbait si riesca a fare su un "bonussucolo" del genere.
Anche i consulenti e le case software stanno andando in confusione totale. Molti hanno fatto da tempo emettere ai propri clienti una dichiarazione, da far firmare ai dipendenti, in cui si afferma di non aver percepito più di 35.000 euro di reddito nel 2021. Tuttavia, il DL 50/2022 non richiede, "pare", tale requisito ai dipendenti (mentre è richiesto ai pensionati ad esempio). La fondazione studi dei consulenti del lavoro è intervenuta il 9 giugno rilasciando un modulo di dichiarazione nuovo in cui basta dichiarare di non avere redditi da pensione e simili, senza riferimento ai 35.000 euro nel 2021, e molti consulenti ora devono far firmare nuovamente le dichiarazioni ai dipendenti, con raddoppio di tempi e lavoro. Peraltro, chissà se la storia è finita qui...
Io, dal canto mio, sto attendendo con calma e non preparo ancora nulla; poiché il bonus dovrà essere erogato sulla mensilità di luglio non vedo che fretta ci sia a far firmare subito una dichiarazione ai dipendenti. Capisco però molti colleghi che, presi da millemila adempimenti, certe beghe preferiscono togliersele subito, ma così facendo, secondo me, contribuiscono alla confusione generale, ormai imperante.
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
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Always looking at the sky
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Finchè si andrà avanti di bonus e basta non si risolverà mai nulla, e infatti non risolveremo mai nulla. Già eravamo messi pessimamente coi conti, ora è tutto un fiorire di bonus ovunque e per qualsiasi cosa, chissà come potrà mai migliorare la situazione... Senza considerare che sono tutti contributi che cercano di ridurre il disastro, non di certo migliorare la situazione economica, quindi nessuna speranza di ripresa. Cioè, con sconti buoni e quant'altro la benzina è comunque molto più alta di prima, quindi costo più alto per lo stato e costo più alto per il cittadino
La riduzione delle accise sui carburanti non è un bonus, ma una misura di detassazione temporanea, che peraltro è stata attuata anche da altri paesi europei. Ha diversi problemi ma mi limito a segnalarne tre:
1) è temporanea e non strutturale (avrebbe più senso abbattere definitivamente l'IVA ma creerebbe un buco consistente nelle entrate dello Stato);
2) sarebbe preferibile ridurre le tasse sui redditi prima di diminuire quelle sui consumi;
3) bene o male il consumo di combustibili fossili andrebbe disincentivato in ragione della transizione ecologica e per emanciparci dal ricatto di paesi autoritari, che oggi sono la Russia ma domani potrebbero essere benissimo l'Arabia Saudita e gli Emirati.
D'altro canto in un paese in cui praticamente tutta la logistica viene fatta per lunghi tratti su trasporto stradale o autostradale l'impatto del prezzo dei combustibili andrebbe a scaricarsi rapidamente sul prezzo finale delle merci trasportate... a questo punto tanto varebbe fissare un tetto massimo temporaneo alla pompa, sapendo comunque che i gestori tenderebbero a portare il prezzo in prossimità del tetto anche in caso di riduzione del costo dei carburanti, in altre parole, se temo che la benzina arrivi a 3 euro al litro, mentre ora è a 2 e stabilisco che il tetto è 2,3 quel tetto sarà con ogni probablità avvicinato rapidamente e molto probabilmente, qualora i prezzi della materia prima diminuissero sensibilmente ma il tetto restasse, i gestori non se ne discosterebbero troppo verso il basso. Peraltro dubito che, se non si arriverà a una recessione pesante (simil 2007-2009) con una drastica distruzione della domanda, il prezzo dei carburanti possa tornare ai livelli pre-Covid... anche perché quella alla base degli attuali aumenti è una dinamica che risale alla fine del 2018...
Ultima modifica di galinsog@@; 15/06/2022 alle 10:24
Vero. Molto meglio avere tasse più alte per finanziare i tagliapelidelculo...
C'è lo stesso problema di buco di cui sopra...
E qui casca l'asino (che non sei tu).
Siamo tutti favorevoli alla transizione ecologica, alla riduzione delle emissioni, al cercare di fermare il GW ecc. ecc. ecc.
Poi però si scopre che in pratica questo passa necessariamente dal disincentivo all'utilizzo dei combustibili fossili che vuol dire, per farla breve, aumento del prezzo per sperare di arrivare alla riduzione della domanda. E questo vuol dire carburante più caro, riscaldamento più caro, energia elettrica (in questo momento) necessariamente più cara.
E di conseguenza tutta la catena che dipende da questi più cara (compresi i cibi che hanno il difetto di non nascere sulla tavola nè al supermercato, ma vanno trasportati).
E allora apriti cielo, governo ladro, spekkkkkulazione ecc. ecc. ecc.
Che è il motivo per cui ritengo la riduzione delle emissioni impossibile finchè non si arriverà a Waterworld e, contemporaneamente, continueremo ad essere dipendenti da Russia, Arabia ecc. ecc. ecc.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
E infatti su 'sta roba ci andremo ad incartare e a rinfocolare i populismi (Macron l'ha vissuto sulla sua pelle nel 2018), a meno che non si torni al suffragio censitario o definitivamente alla "Servitù della gleba", ma non mi paiono grandi "progressi" in chiave liberal-democratica...
Qualche domanda generale sulla "formazione del prezzo" dei prodotti petroliferi invece ce la dovremmo porre, perché quello che attualmente viene venuto a 120 dollari al barile (e magari a settembre potrebbe costarne 170) costa all'estrazione 14-15 dollari... Io per la verità me la pongo dal 2007, quando per il Brent si superarono i 140 dollari al barile (e all'epoca il costo di estrazione era di 9-10 dollari).
Lì però le risposte temo non possano arrivare né dai singoli stati né dall'UE...
Ultima modifica di galinsog@@; 15/06/2022 alle 11:17
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