Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Forse si dimentica un particolare importante ... . L'imprenditore che chiude (e contempliamo pure l'ipotesi della più estrema delle procedure concorsuali, ovvero il fallimento) lascia "a bocca asciutta" anche i propri dipendenti. E ci dimentichiamo, inoltre, che le tasse che i dipendenti pagano in busta paga sono, in realtà, versate dal datore di lavoro. Il lavoratore autonomo non ha tredicesima (anzi, in molti casi non ha nemmeno la dodicesima perché in agosto non lavora), viene pagato - quando va bene e se viene pagato - a 90/120 gg dalla data di emissione della fattura e, aspetto non trascurabile, è soggetto agli studi di settore (i quali non gli permettono di evadere più di tanto, pena la dichiarazione di non congruità con conseguente impennata del rischio di controlli ed indagini di natura fiscale).
Qualcuno, a questo punto, potrebbe rilevare nei miei scritti una profonda contraddizione. Infatti sostenevo, in precedenza, che la politica si è sovvenzionata in passato ed ancora si alimenta, oggi, con ingenti capitali frutto di fondi neri. Ma se al piccolo imprenditore, per via degli studi di settore, è oggi impossibile evadere più di tanto come possono, le grandi società, accantonare milioni e miliardi da depositare nei paradisi fiscali gestiti dalle banche svizzere e dalla corona inglese (giusto per rifarmi all'ultimo post)? Semplice: possono permettersi commercialisti "di lusso" e dottori di primo rango usciti dalle "migliori" facoltà di economia del pianeta i quali, sfruttando le leggi ed i regolamenti di Stati che non dovrebbero esistere (e che invece, stranamente, esistono), rendono pulito - con operazioni di fine contabilità - ciò che nasce sporco. Ed è questa l'evasione (o meglio, l'elusione) che strozza il tessuto imprenditoriale - ed onesto - del nostro paese (ove per onesto si intende anche l'imprenditore che evade il minimo per sopravvivere e per evitare il licenziamento dei propri dipendenti). Credete forse che aziende come Montedison e Parmalat (e mi fermo a soli due nomi) si siano servite dei dottori, dei commercialisti e dei ragionieri di cui si sono servite e si servono le ditte del mobile della Brianza (ammesso che vi sia rimasto qualcosa)? Certo che no. Si tratta di "cervelli" dal sangue "blu", ben istruiti ed indottrinati, allevati e formati nelle più prestigiose università di quei paesi che noi, assurdamente, consideriamo come un modello da seguire (anche se, tra queste università, rientra pure la nostra Bocconi).
Un articolo per rinfrescare la memoria:
Finanza&Potere | Bank of America si serviva di Parmalat per creare fondi neri/La requisitoria di Francesco Greco parte II
L'artigiano che evade poche centinaia di euro al mese (e non esiste quello che non lo fa), quindi, andrebbe - in molti casi - quasi premiato perché tutela i propri figli e, contemporaneamente, i figli dei propri dipendenti. In caso di fallimento quest'ultimi sarebbero, comunque, tutelati dallo stato attraverso, ad esempio, in fondo di garanzia INPS per i crediti da TFR e per le ultime tre mensilità. Al lavoratore autonomo (a maggior ragione se strutturato in forma di ditta individuale o società di persone), invece, spesso non resta nemmeno la casa in cui vive ed acquistata con sudore e fatica (lavorando 7 giorni su 7 per 16 ore al giorno, senza le tutele riservate ai dipendenti). Tuttavia, nonostante gli ammortizzatori sociali e le tutele, tra un datore di lavoro fallito e uno non fallito credo che il dipendente prediliga, senza se e senza ma, quello non fallito (che continua a pagargli lo stipendio). Se una piccola impresa chiude, smettono di mangiare anche i figli dei dipendenti per i quali, forse, sarebbe meglio che i genitori continuassero a lavorare (pur essendo al corrente, quest'ultimi, che l'azienda per la quale lavorano non fattura - per ragioni fiscali e di sopravvivenza - il 100% di quanto produce). Tra i due "mali" è sempre preferibile, forse, quello che è in grado di generare un "bene".
Ma la cosa "strana" è che i fallimenti che si registrano oggi non riguardano mica le aziende ideali e modello, dove viene versato fino all'ultimo centesimo di tasse (aziende che non esistono). Falliscono e chiudono tutti quei soggetti che nel produrre, comunque, omettevano di fatturare la totalità di quanto loro commissionato. Ciò è indice del fatto che nemmeno il "correttivo" utilizzato dall'imprenditore responsabile è sufficiente, oggi, per mantenere aperta una partita iva.
Lo Stato ha vinto anche sulla piccola evasione (nel senso che non vi è più alternativa, se non la chiusura).
Con questo voglio dire che non esistono aziende di piccole e medie dimensioni che non si approfittino dell'attuale crisi per orchestrare un fallimento e scaricare, sullo Stato, tutti i costi e tutti gli oneri connessi alla chiusura dell'attività (tra i quali quelli dei dipendenti garantiti, guarda caso, da un fondo di garanzia)? No. Questi imprenditori disonesti esistono, ma si situano già ad un livello che sta tra l'artigiano (o piccolo imprenditore) e la grande società (stile Motedison e Parmalat).
Mi è capitato sovente di vedere s.r.l. che hanno incrementato, nel corso degli ultimi anni di "programmata attività", la loro quota di nero (accantonata all'estero) con l'obiettivo - quello si "immorale" ed addirittura penalmente perseguibile" - di giungere ad una dichiarazione di fallimento utile a scaricare i costi di chiusura sullo Stato (e, quindi, su tutti i contribuenti). E la cosa grave è che, in tutto ciò, ho visto la connivenza di organizzazioni sindacali ben consapevoli di contribuire a truffare lo Stato ed i cittadini che, insieme a loro, spesso manifestano sventolando bandiere.
Ultima modifica di Senmut; 26/01/2015 alle 17:39
Ah non ci piove. Ma se qualcuno, specie in Italia, prova a farmi credere che "si evade per il bene dei dipendenti" riesco solo a mettermi a ridere, mi dispiace...
E allora? Sempre soldi del dipendente sono, indipendentemente da chi effettua fisicamente l'operazione di versamento.
O intendi che il sostituto d'imposta dovrebbe essere pagato per il servizio? Nel caso l'ho detto e ripetuto varie volte: se lo si vuole abolire domani io sono favorevole.
Sugli studi di settore mi sono già espresso più volte nel 3d economico: sono una bestialità giuridica da una parte e gli effetti sull'evasione sono minimi.
Quanto al resto visto che quoti il mio messaggio non mi pare di aver mai difeso evasione ed elusione a categorie alterne.
Insomma un diversamente onesto.
A questo punto rivaluto i borseggiatori, i piccoli rapinatori, i furti nei supermercati. Bisognerà pur sopravvivere in qualche modo...
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Premetto che il mio post era un pochettino più ampio in rapporto a quanto quotato ... .
Eppure è ciò che accade. Se ci pensi lo fa anche FIAT (ora FCA), delocalizzando e spostando, all'estero, la propria sede legale e fiscale. L'unica differenza è che, nel caso di FCA, sono proprio le norme a permettere tutto ciò e non si può parlare, formalmente, né di evasione né di elusione. Una ditta individuale artigiana con tre dipendenti, invece, per fare la stessa cosa di FCA è costretta ad agire come da mio precedente post (pena la morte per "metastasi fiscale"). Il tutto anche per il bene del personale in forza alla ditta medesima.
Sono soldi del dipendente che il datore di lavoro, nel rispetto delle regole giuslavoristiche, del contratto di riferimento e della normativa fiscale e previdenziale, versa a favore del dipendente. Lo so che è la stessa cosa, ma io preferisco dirla e raccontarla in questo modo. Se questo sistema, per assurdo, non esistesse, il lavoratore sarebbe costretto a fatturare al datore di lavoro pagando, autonomamente, ogni onere connesso alla propria prestazione. E allora sarebbero guai, perché il dipendente scoprirebbe cosa significa essere pagati a 90gg - in media - dalla data di emissione della fattura (quando va bene) e saprebbe cosa significa anticipare, allo Stato, oneri derivanti da prestazioni non ancora onorate. Riceverebbe avvisi bonari e cartelle esattoriali a causa di ritardi non direttamente imputabili al soggetto passivo d'imposta e magari, col tempo, vedrebbe i propri beni immobili ipotecati. Non avrebbe TFR, tredicesima, permessi, ferie retribuite ed ogni altra forma di tutela e garanzia oggi concessa, al dipendente, dall'ordinamento. Sono quindi certo che, in presenza di questo livello di pressione fiscale, chiederebbe di poter non fatturare tutte le ore effettivamente lavorate. Questa, infatti, è la situazione di molti artigiani e - in generale - di molti lavoratori autonomi. Per capirla, tuttavia, occorre provarla (come tante altre cose).
Siamo d'accordo.
No, onesto al pari di FCA.![]()
Se un lavoratore deve fatturare al datore, farsi pagare a X giorni con X a piacere, non avere ferie, tredicesima ecc. ecc. ecc. tu non stai abolendo il sostituto d'imposta, ma stai proprio abolendo il concetto di lavoro dipendente.
E questo invece è proprio diverso.
Ripeto un concetto espresso varie volte in passato: come non ordina il dottore di fare i dipendenti, non ordine il dottore di fare gli autonomi. Se lo sforzo di essere autonomi è troppo posti per dipendenti in giro ce ne sono tutto sommato. Non molti in questo periodo...
Però il ghetto di questo 3d penso sia l'unico a cui ho sentito dire, pubblicamente almeno, che avrebbe smesso di fare l'autonomo.
Mentre di gente che si lamenta, da ambo le parti eh, e poi non si sposta di 1 mm dalla sedia, così scomoda, che occupa ne ho sentita da perdere il conto...
Ahimè no. Perchè piaccia o meno è la legge a stabilire cosa è onesto e cosa non lo è. E' seccante, me ne rendo conto, ma l'alternativa è la giungla. E lì c'è una sola certezza: prima o poi c'è sempre un leone più forte...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
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Era appunto un esempio drastico (non a caso ho scritto "per assurdo") utile a far comprendere, al volo, come il concetto di "sostituto d'imposta" non muti quella realtà che, nella sostanza, vede il datore di lavoro nelle vesti di pagatore - non solo formale - degli oneri a carico del dipendente. Quando lancia il proprio prodotto sul mercato, infatti, l'imprenditore cerca di farlo ad un prezzo tale da intercettare la domanda. Il costo, tuttavia, deve anche coprire - in proporzione - il lordo della busta paga del dipendente (e non il netto). Lo stipendio lordo (e tassato) del lavoratore subordinato, quindi, è il frutto del rischio d'impresa del datore di lavoro (un rischio che il dipendente non si assume affatto, anche se proprio da lì vengono fuori i soldi per pagare le sue tasse e i suoi contributi).
Posti per i dipendenti ...?
E se tutti facessero i dipendenti, chi darebbe lavoro ai dipendenti medesimi?
E' invece fattibile e possibile il contrario. Tutti - ragionando ipoteticamente e, con le attuali regole, per assurdo -potrebbero dotarsi di partita iva e fatturare ogni tipo di prestazione lavorativa. Se un mondo di soli dipendenti non è immaginabile, è invece ipotizzabile un mondo di soli lavoratori autonomi ... .
Pensa un po' ... : cesserebbe di esistere, di colpo, una tipologia di cuneo fiscale.
Tornando seri, guarda un po' cosa accade tutti i giorni (questo è il sesto tribunale d'Italia):
Portale dei Fallimenti di Monza
Come mai sucede tutto ciò?
Quindi se FCA, grazie alla legge, evita di pagare le tasse in Italia (limitando, in tal modo, i licenziamenti) è tutto ok. Se lo fa il piccolo artigiano, evadendo (anche se in misura estremamente limitata e per sfamare la propria famiglia) ovvero facendo, illegalmente ed in misura infinitesimale, ciò che è consentito fare ad FCA legalmente, questo (l'artigiano) si tramuta in una specie di farabutto da mettere alla gogna.
Avendo una mente improntata al diritto, posso dirti che il tuo ragionamento non fa una piega. Con occhio umano, tuttavia, vedo una profonda disparità di trattamento e per questo dico, con fermezza, che tale sistema è profondamente ingiusto in quanto premia, nella realtà, i veri disonesti.
Tra la preda ed il predatore, io - per come sono fatto - sto dalla parte della preda ... .![]()
Sulla parte in grassetto , è un classico paradosso all'italiana assurdo tra l'altro, so benissimo di cosa stai parlando perchè mio suocero sta aspettando pagamenti di fatture dal 2013, inoltre per avere il giusto corrispettivo sta facendo i salti mortali
.
In questo periodo di crisi questo fenomeno ha preso il sopravvento e ci sono persone che come mio suocero stanno aspettando i pagamenti di fatture vecchie e la risposta che ricevono più delle volte "c'è crisi il tizio non mi ha pagato"![]()
Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
"Non c'è nulla" (notare le virgolette) di formale, solo di pratico: il sostituto d'imposta versa per conto del dipendente.
1. E grazie al bip!Certo se riesce a convincere i dipendenti a lavorare gratis si risparmia un costo da coprire.
2. Il lordo sono i soldi che spettano al dipendente. Punto. E che il datore di lavoro li dia al dipendente oppure che dia il netto al dipendente e la differenza allo Stato non cambia assolutamente nulla in termini economici. Il sostituto d'imposta al massimo è lo smaronamento (che effettivamente un costo, marginale, potrebbe pure averlo). Ma io ribadisco: fatti promotore di una richiesta di eliminazione dell'istituto. Io ti sostengo. Poi a versare le mie imposte ci penso io...
Vedo che siamo tornati all'ABC. Secondo te perchè si chiama rischio d'impresa?
Perchè fare impresa è un'attività più a rischio del lavoro subordinato. Che, come è giusto che sia, rischia meno e incassa meno.
Dire che l'unica risposta possibile è "e che tessuto economico sarebbe quello che vede solo autonomi"?
Chissà come mai non esiste... Perchè con le iperboli si va dove si vuole, ma poi tocca chiedersi come mai la realtà la vede diversamente.
Come come battuta quella del cuneo fiscale non è male.
Come mai succede che aumentino fallimenti in periodo di crisi nel quale, peraltro, un Paese in crisi fiscale è costretto a usare la leva fiscale in modo pro-ciclico? Era una domanda retorica suppongo.
Spero non serva spiegare la differenza tra pagare le tasse in un Paese diverso e non pagarle affatto.
Dici che il meccanismo è un meccanismo un po' perverso per far sì che chi è più grosso possa scegliere di aprire sedi dove si pagano meno tasse? Vero.
L'alternativa qual è? Avere la stessa identica imposizione fiscale ovunque in modo che questo fattore non sia più una discriminante? Nel caso di faccio parlare direttamente con Stau.
Io invece tendo a stare dalla parte di non fa, come molto volgamente si dice da queste parti, il frocio col culo (in questo caso rappresentato da chi le tasse, per amore o per forza, le versa tutte fino all'ultimo centesimo) degli altri.
Perchè se io devo sopravvivere quindi potendo non pago le tasse allo Stato ladro mi aspetto coerenza ovvero di non usufruire dei servizi messi a disposizione di un ladro; altrimenti sa di complicità in furto.![]()
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Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
E questo lo sanno tutti, non c'è alcun bisogno di sottolinearlo. Infatti non è questo il punto.
Ma il problema grosso, e che forse si tende ad ignorare, è che il prodotto deve reggere la concorrenza in un mercato globale dove si sono abbattuti - e si continuano ad abbattere - i costi del lavoro. In che modo? Sfruttando la manodopera di quei paesi dove i salari, grazie a diverse tutele giuslavoristiche e minori costi della vita, sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli dei dipendenti italiani. E' ovvio quindi che, producendo in Italia, l'artigiano è costretto a ridurre drasticamente i margini di profitto (proprio per rendere concorrenziale il proprio prodotto) fino a portarli sotto la soglia della sostenibilità fiscale. L'altra "leva" su cui può intervenire è la qualità del prodotto. Quindi o punta in alto, riservandosi un mercato di "nicchia", oppure - come spesso avviene - risparmia sulla materia prima, producendo un bene più scadente (che alla lunga, però, il mercato boccia). Egli non può sostanzialmente intervenire, invece, sul salario del dipendente che risulta "protetto", e mi spiace dirlo, da tutele e regole ormai anacronistiche che conducono - unitamente alla pressione fiscale alle stelle - alla chiusura di molte attività. Non sto dicendo che il dipendente abbia colpa. Sostengo, semplicemente, che il sistema economico attuale - estremamente competitivo in ottica globale e, per me, da riformare completamente - sta uccidendo la possibilità di fare impresa in vaste zone del pianeta dove, grazie ad una cultura giuslavoristica maturata nei decenni scorsi e "blindata" in una serie di leggi difficilmente "riformabili" (e non dico che sia aprioristicamente giusto riformarle), il prestatore d'opera gode ancora di una serie di garanzie che fanno impennare il costo del lavoro (rendendolo, purtroppo, insostenibile). L'incremento del fenomeno del "dumping sociale", pur se mascherato dai criteri di un mercato comune aberrante che non pone - per tutti - le stesse regole del gioco, è proprio la diretta conseguenza di quanto sopra descritto.
E da ciò nasce la mia provocazione al lavoratore subordinato che, a mio avviso senza costrutto e seguendo ciecamente il pensiero comune, è sempre pronto a scagliarsi contro il lavoratore autonomo (vuoi artigiano o piccolo imprenditore commerciale) il quale, per innegabile necessità, evade quel poco per poter sopravvivere. Pensi, quel dipendente, al suo "equipollente" rumeno che, per produrre la medesima sedia (e prendiamo l'esempio della "cadrega" che va sempre bene), è pagato € 200,00 al mese. E pensi, invece, alla situazione in cui gode in Italia pur essendo consapevole che il suo datore di lavoro, per mettere sul mercato quella stessa sedia nella medesima divisa monetaria, deve pagare, a lui, € 1.000,00 netti in più al mese (escludendo la quota di tredicesima) e, allo Stato, oneri di gran lunga superiori rispetto a quelli chiesti dalla Romania. E da qui, quindi, la mia ulteriore provocazione: si metta, quel dipendente, momentaneamente nei panni dell'imprenditore italiano ed immagini, anche solo per un istante, di dover far fronte- autonomamente - a tutti gli incombenti del soggetto titolare di partita iva. Come tale (soggetto titolare di partita iva) si scordi, sempre per un istante - di poter aggrapparsi a tutte le garanzie ed a tutte le tutele elargite, dallo Stato, al lavoratore dipendente (ferie, rol, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, cassa integrazione, mobilità ... ) e si tuffi, a capofitto, nel marasma di un mercato concorrenziale ed agguerrito su scala globale. Computi le sue spettanze, quindi, non sotto forma di "busta paga" (con il calcolo di tutte quelle voci che figurano al lordo ed al netto, in ossequio alle norme di natura fiscale e giuslavoristica di cui non gode il lavoratore autonomo) bensì, come detto, alla stregua di un titolare di partita iva che fattura la propria prestazione. Inserisca pure tutte le spese relative ai consumi di carburante per il raggiungimento del luogo di lavoro, le spese per l'eventuale pranzo e computi - tenendo conto della concorrenza di chi, per fame, è disposto a lavorare ad un prezzo orario inferiore - le sue spettanze per ogni ora di lavoro. Sul lordo incassato, paghi le tasse ed i contributi alle scadenze imposte dall'erario e conti, alla fine, quanto di netto gli resti in mano per sé e per i propri figli. Non dorma, la notte, al sol pensiero di perdere il lavoro senza poter contare su alcuna forma di ammortizzatore sociale e speri, vivamente, che nessuno si proponga al suo "cliente" ad un prezzo orario inferiore e, come tale, più concorrenziale. Io dico che, tenendo conto di tutti questi fattori (e ne ho elencati solo una minima parte) quel lavoratore - esattamente come è costretto a fare un artigliano - chiederebbe di poter lavorare, almeno in parte, in nero (e ciò per via della pressione fiscale - insostenibile - cui sarebbe soggetto in un mercato concorrenziale che punta, con decisione, al ribasso dei costi).
Questa, infatti, è la situazione che vive un artigiano quotidianamente (senza poter contare sull'aiuto dello Stato).
Nella provocazione sopra esposta (utile solo a far comprendere come si parli con eccessiva leggerezza di "evasione", facendo di tutta l'erba un fascio) vi sarebbe, però, anche un risvolto positivo. I costi di produzione calerebbero drasticamente rendendo, così, il prodotto più concorrenziale ed idoneo ad intercettare la domanda in un mercato globalizzato. La "concorrenza salariale" (e lasciami passare il termine appena coniato) produrrebbe, infatti, un effetto positivo sull'offerta e, in generale, sul mercato del lavoro interno.
E se è vero, come sostieni tu "provocatoriamente" (nel senso buono e stimolante del termine), che non è il dottore ad ordinare a una persona di scegliere se fare l'imprenditore o il lavoratore dipendente, è anche vero che nessuno ordina al dipendente di fare il dipendente in Italia. Altrettanto provocatoriamente (e venendoti, paradossalmente, incontro) dico a quel dipendente che, se vuole rimanere tale e non sa da chi farsi assumere in Italia, può trasferirsi pure in Romania con tutta la famiglia e decidere di vivere, in quel paese, con 200,00 euro al mese. Troverà certamente molti imprenditori italiani che, seguendo l'esempio di FCA (anche se con "sfumature" differenti), saranno disposti a pagarlo "financo" 250,00 euro al mese .... .
***
Non quoto i passaggi intermedi in quanto assorbiti dalle righe che precedono.
***
Io ritengo di poter giungere, senza alcun problema, anche all'XYZ ... .
So benissimo cosa sia il rischio d'impresa e, con altrettanta sicumera, dico che molti soggetti che aprono una partita iva, oggi, lo fanno perché guidati da una rilevante dose di inconsapevolezza sull'entità del rischio medesimo (o, meglio, sull'entità delle sue sfaccettature fiscali). Ritenere, oggi, che un artigiano incassi tanto (facendo l'equivalenza "lavoratore autonomo = denaro") è quasi una barzelletta buona per le serate da passare in compagnia e in allegria.
La domanda era solo parzialmente retorica. La domanda vera che pensavo fosse intuita all'istante è, invece, la seguente:
"Hai mai esaminato, in una procedura fallimentare, uno stato passivo reso esecutivo dal giudice ed hai mai notato a quanto ammonti, generalmente, il debito del fallito nei confronti della Stato (tra tassazione ed oneri vari)? Se si, pensi che quella componente - letta all'unisono con tutti gli altri "fattori" - sia rilevante od irrilevante nella dichiarazione di un fallimento?
Fammi parlare pure con Stau; vorrà dire che scatenerò impetuosi venti di caduta ... .
Il problema è che, pur evadendo il minimo (perché costretto, e non perché disonesto), il "piccolo evasore" ottiene, dallo stato, servizi di gran lunga inferiori - proporzionalmente - alle tasse versate. E non credo, sul punto, che sia necessario ri-parlare degli sprechi della PA.![]()
Ultima modifica di Senmut; 31/01/2015 alle 15:39
Il che di sicuro non è il problema principale dell'imprenditore, ma potrebbe diventarlo del dipendente...
Certe tutele saranno anche anacronistiche; ma, per esempio, una legge sul salario minimo ce l'anno pure gli ultraliberisti USA; e da sempre.
Cosa che in questi termini noi, per esempio, non abbiamo; o meglio, abbiamo solo per alcuni.
Sul discorso del mercato globale, mutamento epocale direi che non ci piove. E se il mercato è diventato globale o si è competitivi globalmente o si chiude. Per triste che sia è così. La storia insegna che nel tempo son sparite delle intere civiltà. Se noi viviamo il periodo in cui sono destinate a sparire certe figure professionali toccherà prenderne atto.
Tutto vero. Ma nessuno vieta all'imprenditore di spostarsi in Romania e accontentarsi, al pari del dipendente rumeno, dei margini rumeni.
O se riesce a convincere "l'italiano" a comprare a 1000 il prodotto da 200 meglio ancora.
Uno dei belli del mercato globale è la possibilità di spostarsi più facilmente. E magari fare impresa dove, per esempio, la pressione fiscale è più bassa.
Magari se lo facesse più gente qualcuno comincerebbe a capire...
Ti quoto all'n-esima potenza.
A parte che si potrebbe discutere di cosa sia tanto.
Ma se è veramente poco non vedo perchè insistere: se devo faticare il doppio per 4 spiccioli anche no grazie. Va bene che il lavoro nobilita, ma a tutto c'è un limite...
Non ho esperienza in materia nè, soprattutto, una base statistica sul fenomeno. Quindi non so rispondere.
E chi le paga tutte le tasse, proporzionalmente, che servizi ottiene? Più alti o più bassi di chi evade parzialmente?![]()
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
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